AttualitàBasilicata

COLDIRETTI: «SALVIAMO IL VINO LUCANO»

Il grido d’allarme rivolto dell’associazione in una lettera inviata all’assessore regionale alle Politiche Agricole e Forestali, Francesco Fanelli


«Se si decidesse di non intervenire si arriverà alla prossima vendemmia con giacenze particolarmente elevate in un contesto comunque di incertezze economiche e di mercato ancora importanti. Questo porterà inevitabilmente al blocco delle cantine e della possibilità di vinificare le uve per mancanza di capienza ad un crollo dei prezzi delle uve e dei vini mettendo a rischio la tenuta della parte agricola e dell’intera filiera». E’ il grido d’allarme rivolto da Coldiretti Basilicata in una lettera inviata all’assessore regionale alle Politiche Agricole e Forestali, Francesco Fanelli, in merito alle difficoltà che sta vivendo il comparto vitivinicolo, per via della situazione di emergenza sanitaria. «L’impatto effettivo, in termini di riduzione del consumo complessivo di vino, alla luce dei provvedimenti sanitari restrittivi – evidenzia Antonio Pessolani, presidente Coldiretti Basilicata – è ancora da verificare e non è semplice effettuare previsioni. Ciò nonostante è già evidente e comunemente condiviso lo scenario economico attuale e dei prossimi mesi: una fortissima riduzione, se non azzeramento, delle vendite nel canale Horeca e sul mercato estero, con effetti negativi soprattutto per i vini di categorie superiori, a denominazione di origine, vini con fascia di prezzo superiore, prodotti da aziende quasi sempre verticali e di medie/piccole dimensioni». Per Pessolani «in questa situazione è necessario intervenire sul fronte degli adempimenti e delle tempistiche connesse con le numerose misure previste dalla Ocm di settore, anche agendo sulla richiesta di possibili deroghe comunitarie. A riguardo, la distillazione è certamente utile per eliminare prodotti generici e per vini da consumarsi giovani; la sola misura di distillazione è poco appetibile per i produttori di vini che hanno come canale di vendita principale l’HORECA. Il prezzo di cessione per la distillazione non sarebbe remunerativo e avrebbe alternative più interessanti nel declassamento di partite verso categorie inferiori e vendita sfuso ad imbottigliatori che lavorano per GDO. I vini non di annata possono validamente essere trattenuti in cantina per essere immessi sul mercato quando ci saranno di nuovo le condizioni. I produttori che lavorano sulle denominazioni e sui vini di maggior valore che non sono presenti o solo in parte in GDO dovrebbero potersi preparare al meglio per la ripresa del mercato e della ristorazione. Piuttosto che distillare il prodotto dovrebbero poter aderire, anche per parte dell’azienda, alla vendemmia verde per ridurre o azzerare la produzione della vendemmia 2020”. Ma non solo. “Vanno messi in campo strumenti di sostegno alla liquidità e forme di fiscalità di vantaggio per la filiera di produzione, distributiva e di somministrazione dei vini Made in Italy – continua Pessolani – al fine di agevolare e preparare la ripartenza del settore e delle tantissime imprese del comparto vitivinicolo”. Per la confederazione agricola lucana su un piano più generale è opportuno iniziare a lavorare fin da ora per ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Basilicata che rappresenta una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale. “Serve pertanto porre le premesse per una forte campagna di comunicazione – conclude Pessolani – per sostenere i consumi alimentari con il vino che rappresenta un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non».

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