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ALLA NOTO SONDAGGI NON È ANDATA GIÙ LA DIFFUSIONE DEI DATI

Ambienti vicino alla società torcono il naso: «Non era un sondaggio ma un monitoraggio, era rilevazione riservata. Affidamento regolare»

In piena emergenza Coronavirus in molti si sono chiesti se era davvero necessario che la Regione Basilicata commissionasse un “sondaggio” per testare l’apprezzabilità o meno, da parte dei lucani, dell’operato fino a oggi svolto dall’attuale Giunta regionale guidata da Vito Bardi. Premesso che si è trattato di una delle tre tranche già previste in tempi non sospetti (ottobre 2019), la bufera è comunque di quelle pesanti, destinate a non placarsi facilmente considerati i tempi.
Più di qualcuno ha puntato il dito sui costi sostenuti dalla Regione, altri sulla scelta del noto sondaggista, altri ancora sulla mancanza di dati e percentuali chiare come legge prescrive in materia di sondaggi sui metodi di rilevazione. Tutte questioni che, probabilmente, meritano di essere approfondite. Per questo abbiamo voluto vederci chiaro. Il vero problema potrebbe risiedere nel fatto che non sono veri e propri sondaggi ma trattasi di monitoraggio, e in quanto tali non andavano pubblicati come invece è stato fatto dalla Regione Basilicata. Questo è quanto abbiamo appreso da ambienti vicini alla Noto Sondaggio srl, società a cui è stato commissionato il monitoraggio, che specificano come proprio la determina di affidamento per i lavori dalla Regione Basilicata parli esplicitamente di una «Acquisizione servizi per una attività di monitoraggio da svolgersi con i sistemi di rilevazione CATI/CAMI e CAWI riferita ad un campione di 1500 cittadini, da effettuare tre volte nell’arco di sei mesi, per un totale di 4500 rilevazioni, per analizzare i bisogni e le attese dei cittadini lucani in ordine alle attività ed alle decisioni del governo regionale». Dunque non di un sondaggio. Non solo. Prima di tutto, ci hanno fatto sapere, che l’affidamento così come pervenuto in via diretta è pienamente legittimo ed è un’attività che costantemente viene impiegata da tutte le Regioni d’Italia. Inoltre, i 45.000 euro, da quanto abbiamo potuto apprendere, sono spalmati per tre ricerche da effettuare a distanza di qualche mese uno dall’altra. Infatti in quanto ricerca di mercato per capire l’orientamento del tessuto sociale ed economico della Basilicata, i risultati emersi nella prima tranche andavano considerati dati forniti in via riservata e non, invece, resi pubblici.
A quanto pare le indiscrezioni negli ambienti vicino alla “Noto” troverebbero riscontro anche nella spiegazione che l’assenza di informazioni ritenute per molti essenziali per la pubblicazione quando si parla di sondaggi sarebbe da imputare ad altri non a loro considerato che per i monitoraggi i parametri stringenti di metodo di campionamento, margine di errore, l’esenzione territoriale ecc.. non sarebbero necessari. Insomma, il testo diffuso dall’Ufficio Stampa della Giunta regionale, che avrebbe fatto riferimento a un “sondaggio” dell’Istituto demoscopico “Noto” realizzato in questa metà di aprile sarebbe errato.
Il lavoro pare essere stato svolto, dunque senza i crismi del sondaggio, ma con un certosino lavoro di acquisizione di informazioni per questo trattasi di giudizi netti e non un riferimento matematico –statistico. Quasi un centinaio le tabelle realizzate, così come la Noto sondaggi farebbe anche per gli altri governatori in Italia per analizzare le aspettative dei cittadini “su bisogni e attese in ordine alle attività e alle decisioni del governo regionale”. La società napoletana che avrebbe gia lavorato per la Basilicata in precedenza, doveva occuparsi di report che un dovevano fungere da monito all’esecutivo per poter “indirizzare” meglio le scelte politiche da attuare per andare incontro alle richieste dei lucani. Dunque il vero problema a questo punto parrebbe sia stato il fatto di aver divulgato quei dati che dovevano essere a uso interno per il board della Regione e soprattutto averli definiti sondaggi.

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