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Caso Pitzalis/Piredda a nove anni dall’evento del rogo di Bacu Abis: la criminologa Elisabetta Sionis fa il punto della situazione

SIONIS: “Mi sento di sostenere che gli elementi a sostegno di una versione dei fatti completamente diversa da quella narrata da Valentina Pitzalis sono molti di più di quelli citati nel presente articolo e sono stati minuziosamente analizzati nei diversi elaborati da me depositati sin al Febbraio 2017 e poi riuniti in un documento unico, costituito dal quasi settecento pagine che fa parte del fascicolo di indagine della Procura di Cagliari”

Caso Pitzalis/Piredda a nove anni dall’evento del rogo di Bacu Abis: la criminologa Elisabetta Sionis fa il punto della situazione.
Giuseppe Piredda e Roberta Mamusa

Cari lettori, 

tra poche ora cade l’anniversario di un tragico evento di cronaca giudiziaria, che oltre a sconvolgere la vita di due famiglie e di una intera comunità, ha destato un fortissimo interesse mediatico nonché un grande dibattito scientifico, per cui è in corso una dettagliata indagine: l’indagine per omicidio volontario di Manuel Piredda ed incendio doloso, iscritta a carico di Valentina Pitzalis.

Per fare il punto della situazione, ci siamo rivolti alla dottoressa Elisabetta Sionis, criminologo clinico, esperto in psicologia giuridica, consulente di parte e coordinatrice del team difensivo dei genitori di Manuel, alla quale va riconosciuto il merito di aver raccolto tutti gli elementi sufficienti a far aprire l’indagine, a sette anni dall’archiviazione per morte del reo.

A Lei abbiamo formulato alcune domande, nel pieno rispetto di tutte le parti in campo.

Ribadiamo, infatti, che, ad oggi, Valentina è soltanto indagata e tale posizione garantista verso la sua figura verrà adottata nel corso di tutta questa intervista.

Dott.ssa Sionis, prima di addentraci nell’analisi dei commenti che hanno stimolato il nostro interesse, facciamo un piccolo excursus storico sulla vicenda.

SIONIS: “Nove anni fa, la notte tra il 16 ed il 17 Aprile 2011, in una frazione di Carbonia, in circostanze oggi in fase di indagini, perdeva la vita il giovane Manuel Piredda, mentre si salvava la sua ex moglie Valentina Pitzalis, rimasta sfigurata da un incendio partito dall’appartamento ove viveva Manuel.

La fermo un attimo. I due erano separati di fatto se non sbaglio. Ci può parlare della loro storia?

SIONIS: “Valentina e Manuel si erano conosciuti nel 2005 a Gonnesa, un piccolo centro del Sulcis iglesiente e luogo di residenza del giovane.

Valentina, ventiduenne, era convivente con un altro giovane del posto, e aveva conosciuto Manuel in una piazza del paese, luogo di ritrovo di un variegato gruppo di giovani e dove Valentina aveva inciso una frase d’amore, autografata,  rivolta a Manuel e presente sino allo scorso anno, quando fu filmata in un video depositato in Procura.

La ragazza, interrotti precocemente gli studi, era solita uscire dalla Sardegna per lunghi periodi alla ricerca di occupazioni stagionali e, sin dall’età di diciotto anni, aveva intrapreso una vita autonoma rispetto alla famiglia d’origine, tanto che con un precedente fidanzato, si era trasferita nel Settentrione.

Nel 2005, mentre si trovava in Germania, per lavorare come stagionale alla Ferrero, nonostante fosse impegnata sentimentalmente con un altro ragazzo, diede inizio ad una relazione epistolare e telefonica con Manuel e scrisse un diario in cui confidava i suoi stati d’animo e l’interesse che nutriva per quest’ultimo, auspicando in una unione con lui.

La relazione con Manuel si è consolidata il 17 Dicembre 2005 al suo rientro in Sardegna e col trasferimento presso la casa dei genitori del giovane, dalla quale è andata via definitivamente nel 2010, con la fine del  matrimonio celebrato il 4 Marzo 2006”.

Cosa accadde con la fine della loro relazione?

SIONIS: “Manuel, a fine 2010, trasferitosi a Bacu Abis, stava riorganizzando la propria vita  mentre proseguiva a lavorare presso l’impresa edilizia di famiglia. Aveva iniziato a ristrutturare l’appartamento e ripreso a frequentare altre donne. Tuttavia, come dimostrano numerose testimonianze, ma anche diversi sms scambiati tra i due, la coppia continuava a vedersi e Valentina era solita recarsi a Bacu Abis dove, non di rado, si tratteneva anche la notte. L’esame dei contenuti telefonici dimostra un interesse reciproco tra i due giovani e soprattutto evidenzia che Pitzalis avesse tentato di riallacciare, per prima, i rapporti con l’ex marito. Infatti, la notte di fine anno del 2010, è lei che per prima scrive degli sms a Manuel, così come è lei che lo contatta il successivo 06 Gennaio al fine di regalargli una calza della befana creata con una sua calza che, a suo dire, piaceva tanto a Manuel.

Come mai ritiene importanti questi comportamenti, nell’attuale fase di indagini?

SIONIS: “L’importanza della analisi delle predette condotte risiede nel fatto che una vittima di presunti abusi psicologici e alla quale, a suo dire, sarebbe stata costantemente ridotta la libertà personale, addirittura, costringendola alla prigionia ed al controllo serrato, anche attraverso il sequestro del proprio cellulare, una volta svincolatasi dal carnefice difficilmente avrebbe creato i presupposti per riavvicinarlo, scrivendogli, telefonandogli e recandosi più volte a dormire da lui. Questi atteggiamenti, a mio parere, smentiscono la presunta pericolosità di Manuel e fanno crollare tutta l’impalcatura tesa a dipingerlo come potenziale assassino e pregresso sequestratore”.

Da quanto narra, pare che, nel corso di queste indagini, un ruolo significativo abbiano avuto anche gli scritti di Valentina. Ce ne può parlare?

SIONIS:  “Il diario, attualmente parte integrante della grave indagine a carico di Valentina, costituisce una importante testimonianza circa la sua personalità e rivela diversi aspetti di interesse criminologico, giacché è costellato da espressioni che riportano a una ideazione suicidiaria di coppia, rimuginazione per non essere riuscita a convincere Manuel ad uccidersi assieme a lei e descrivono aspetti intimi del suo rapporto con se stessa e con l’Altro da sé.

Il manoscritto ricopre un importantissimo ruolo nella anamnesi personologica e criminologica dell’indagata considerato che lo ha redatto quando  aveva ventidue anni e, pertanto, la sua personalità era già strutturata. Inoltre, essendo il suo interlocutore intimo, riproduce istanze, descrive pulsioni, proiezioni, aspirazioni, sogni e delusioni in modo autentico e non filtrato,  e cristallizza alcuni aspetti personologici e caratteriali che non sono mai stati descritti dall’indagata nelle numerosissime interviste e nel suo libro testimonianza.

Di non minore rilievo sono alcune lettere inviate dalla Germania nel 2005 e depositate in atti, in una delle quali la Pitzalis giunse ad affermare che se non avesse atteso le di lei aspettative lo avrebbe ucciso con le proprie mani, come si evince dal documento numero 1 di questa intervista”.

Arriviamo ai fatti della notte tra il 16 e il 17 aprile 2011.

SIONIS: “La tragedia sembra essersi consumata intorno alla mezzanotte della vigilia di Domenica delle Palme. Valentina era andata a casa di Manuel, a suo dire, al fine di ricevere un certificato di residenza in cui sarebbe stato attestato che risiedesse presso l’ex marito.

Presumo, tuttavia, che, essendo separati, la residenza fosse diversa.

SIONIS: “In effetti questo elemento, ovvero la residenza, rappresenta una delle numerose incongruenze sulle quali tenta di far luce l’attuale indagine, considerato che nel certificato storico anagrafico acquisito formalmente dalla difesa della persona offesa, risulta che la Pitzalis non abbia mai effettuato cambi di residenza dal 1997 sino al Marzo 2017, neppure in costanza del matrimonio col Piredda, sebbene abbia vissuto per ben cinque anni a Gonnesa presso gli ex suoceri. Nemmeno in in passato, quando conviveva con l’ex fidanzato presso il nucleo familiare di quest’ultimo, aveva cambiato residenza.

In altri atti firmati ed autenticati dalla medesima Pitzalis, inoltre, si fa riferimento al fatto che si fosse recata da Manuel per ricevere alcuni documenti relativi ad una presunta pratica di separazione  e, pure in questo caso, non risulta alcuna traccia che dimostri quanto asserito e, al contempo, questa dinamica ribalta la posizione  di chi dovesse cedere e chi acquisire l’eventuale incartamento.

Non di meno, risulta francamente incongrua e bizzarra l’ipotesi che si sia determinata a cambiare residenza durante la separazione, considerato che non ha mai preso questa decisione mentre era sposata e convivente col Piredda.

Ci sono altre incongruenze che, a suo parere, meritano di essere approfondite o sono state approfondite?

SIONIS: “Molte dichiarazioni rilasciate dall’indagata rivestono interesse investigativo e l’attenzione va focalizzata, in particolar modo, sulle sommarie informazioni testimoniali del 27 Maggio 2011, che hanno determinato uno dei due pilastri su cui si è fondata la archiviazione per morte del reo.

L’indagine si è conclusa, infatti, sulla base della ritenuta attendibilità della testimonianza dell’unica   sopravvissuta alla tragedia e in considerazione del fatto che i carabinieri, intervenuti sulla scena del crimine, avessero certificato che Manuel Piredda indossasse dei guanti in gomma o lattice al fine di proteggersi dalle fiamme.

Gli esiti di indagine peritale autoptica hanno, invece, dimostrato quanto sempre sostenuto dal team difensivo delle persone offese, ovverosia, ciò che è stato scambiato per guanti, in realtà costituiva lo scuffiamento della pelle determinato dal grave insulto termico al quale è stato sottoposto il cadavere.

L’indagine è stata aperta il 5 Luglio 2017, proprio perché il pool difensivo dei Piredda ha evidenziato numerosi elementi che hanno messo in discussione la credibilità di Valentina Pitzalis e descritto scientificamente il cosidetto fenomeno delle mani a guanto, nonché smontata l’attendibilità delle sue sommarie informazioni attraverso l’analisi delle incongruenze, ridondanze e omissioni effettuate nel corso della dichiarazione testimoniale”.

Quale sarebbe stato il movente per pensare a una azione violenta compiuta dal Manuel?

SIONIS: “Manuel non aveva alcun motivo per tentare di uccidere o sfigurare Valentina e, a questo proposito, la testimone più attendibile è, paradossalmente, proprio Valentina. Infatti, ella ha sempre sostenuto che non fosse un violento e mai le avesse agito  o minacciato alcun tipo di aggressione. Le medesime dichiarazioni sono state effettuate da diversi testimoni tra i quali anche alcuni familiari della indagata”

Ieri notte, una donna, che sostiene di essere stata fidanzata con Manuel,  lo ha dipinto come persona mite ed amorevole, usando queste parole: “Sono stata in camera di Manuel e ancora prima che la conoscesse (fa riferimento alla Pitzalis, ndr). Sono una sua ex, ripeto e ribadisco Manuel non è mai stato violento, né ha dato segni di insanità mentale. Era un amore di ragazzo e posso assicurarvi che quella scrivania da lì non è mai stata spostata. Mi odia a morte, io mangio e dormo”. Faccio riferimento al documento n. 2 di questa intervista.

Per meglio chiarire se concretamente si tratti di una ex fidanzata di Manuel, mi sono consultata con i genitori del ragazzo e ho controllato la documentazione in nostro possesso. Posso confermare che si tratti di una persona che ha avuto una relazione sentimentale con lui, prima che intraprendesse il rapporto con la Pitzalis”.

A quale scrivania fa riferimento la donna?

SIONIS: “La donna fa riferimento alla camera ed alla scrivania di Manuel considerato che per anni, la Pitzalis, da quando ha iniziato la sua ascesa mediatica, ha sostenuto che l’ex marito, durante la convivenza coniugale presso la casa dei di lui genitori, ogni notte  la tenesse prigioniera in camera da letto per mezzo della chiusura della porta con lo spostamento della scrivania e di tutto il suo contenuto. Circostanza riportata dettagliatamente anche nel suo libro ma mai riferita in sede di testimonianza resa nel 2011 ai carabinieri delegati dal sostituto procuratore titolare della precedente indagine”.

Tale circostanza, ovvero lo spostamento notturno della scrivania, risulta confermata o smentita?

SIONIS: “Gli elementi oggettivi e testimoniali acquisiti smentiscono che la scrivania si potesse spostare. Infatti, essa fa parte di un unico blocco, costituito da una parete in legno e inserti in metallo, fissata al muro sempre nella stessa posizione sin dal suo acquisto quando Manuel aveva sei anni. Non è possibile spostarla proprio perché parte integrante della parete e in considerazione del fatto che la stanza sia mansardata, pertanto, gli arredi sono distribuiti da sempre in quel modo per via delle differenti altezze del muro. L’armadio è sempre stato alla destra per chi entra e non potrebbe essere trasferito in altra parete perché quello è l’unico punto con una altezza sufficientemente alta per poterlo contenere”.

Sono state depositate in Procura diverse fotografie scattate anche prima che la coppia iniziasse la convivenza in quella camera da letto e che ritraggono la scrivania sempre tassellata in quella parete, e in cui sono riprese  varie amiche, ex fidanzate e la medesima Pitzalis, seduta sopra la scrivania a dimostrazione della immutata posizione del mobile e della sua esistenza pregressa rispetto ai fatti narrati dall’indagata. Nei documenti numero 3 e 4 si vede la scrivania oggetto di discussione. La testimonianza dell’ex fidanzata, come tante altre, in tal senso, costituisce un prezioso contributo che si unisce ad altri, all’unico fine di ricostruire la verità dei fatti per la quale è stato di recente concluso un complesso ed articolato incidente probatorio”.

L’inamovibilità della scrivania, quindi, pare essere un punto dirimente l’intricata vicenda.

SIONIS: “Dimostrare che la scrivania non si potesse e non si possa spostare è un elemento di fondamentale importanza al fine di ricostruire l’intera vicenda. La ricostruzione dei fatti, all’inizio, si era basata solo sulla presunta attendibilità di chi è stata ritenuta vittima unicamente sulla base delle sue dichiarazioni e senza che elementi di carattere oggettivo e scientifico ne avvalorassero e confermassero la genuinità. Cito ad esempio una contestuale autopsia, l’acquisizione dei tabulati telefonici di tutti i soggetti interessati, l’individuazione delle celle telefoniche, l’esame dei dispositivi in uso alla coppia (cellulari, computer, telefoni fissi), la verifica ed acquisizione dei video  ripresi,  in quella giornata e nei giorni immediatamente precedenti, dalle telecamere di sorveglianza sparse nel vicinato e, soprattutto, nei distributori di benzina del circondario.

Ci sono altri particolari significativi, agli atti? Se si, ce ne può parlare o sono coperti dal segreto istruttorio?

SIONIS: “Se l’analisi della scrivania risulta un atto di significativa importanza, ve ne sono anche altri. Cito, ad esempio, la falsa circostanza che la porta di ingresso dell’appartamento di Bacu Abis fosse serrata da un pesante chiavistello, del tutto inesistente e frutto della fantasia di Valentina per sostenere che Manuel le avrebbe impedito di scappare. L’assenza di qualsiasi chiavistello è certificata dalle fotografie scattate dai carabinieri la notte della tragedia ed è elemento di prova agli atti della Procura di Cagliari, acquisti in corso di incidente probatorio”.

La fermo un attimo. Cosa è emerso all’esito dell’incidente probatorio?

SIONIS: “L’incidente probatorio ha rilevato l’assenza di ustioni nella lingua e nel palato di Manuel e nella parte del corpo e del cranio adiacente al pavimento. L’esame autoptico ha evidenziato la mancanza di particolato carbonioso nelle vie respiratorie e nella milza, inducendo a supporre che il giovane fosse già morto e steso in quella porzione di pavimento quando è stato attinto dalle fiamme. L’esito dell’esame peritale nel suo complesso, condotto dagli specialisti del giudice, ha messo in dubbio la dinamica cristallizzata nel 2011, considerato che anche le ustioni riportate da Valentina Pitzalis non sembrano essere compatibili con una azione dolosa agita da terzi, ma l’esito di un incidente da ritorno di fiamma. Convergono in direzione di una crimino-dinamica diametralmente opposta a quella cristallizzata nel 2011, numerosissimi altri elementi, tra i quali le ustioni riportate nella cavità buccale e nell’albero respiratorio di Pitzalis, nonché  l’inserimento di una cannula tracheostomica ed i vari lavaggi bronchiali ai quali è stata sottoposta per mesi al fine di ripulire l’apparato respiratorio dai residui fuligginosi.

Se Manuel avesse preso fuoco mentre era in vita, avrebbe dovuto respirare i fumi due volte: quando ha incendiato Pitzalis e quando le fiamme lo hanno avvolto lui. Quindi, avrebbe dovuto avere un quantitativo enorme di residui carboniosi ma avrebbe dovuto presentare anche una diversa topografia delle ustioni rispetto a quelle rilevate, che, lo ripeto, hanno interessato solo la parte di corpo rivolta verso il soffitto.”

La difesa di Valentina, però, ipotizza una morte per asfissia da confinamento.

SIONIS: “In realtà, la dinamica che ipotizza una morte per mancanza di ossigeno per asfissia da confinamento, va esclusa in quanto i verbali dei carabinieri e le fotografie dimostrano che la porta di ingresso fosse semiaperta. Inoltre un vetro molto grande della finestra della stanza in cui giaceva Valentina era rotto, la porta era spalancata, come pure le altre porte dell’appartamento, ed una finestra del bagno era aperta. Infine, le pareti, essendo la casa una costruzione antica, erano molto alte. Il documento numero 5 presenta il vetro rotto così e come rilevato dai CC.

In ogni caso, se Manuel avesse appiccato il fuoco alla ex moglie e poi fosse morto per asfissia da mancanza di ossigeno, avrebbe dovuto presentare, e questo dato non può essere scotomizzato, residui della fuliggine respirata prima di morire, così come avrebbe dovuto avere ustioni nell’apparato orale e nelle aree del corpo e della testa, compresi gli indumenti ed i capelli della zona occipitale e nucale, che contrariamente, sono restati illesi all’azione delle fiamme. Con alta probabilità, quindi, considerata la positività degli esami di laboratorio per l’asfissia, escluse tutte le altre ipotesi, e considerato che l’ossigeno non mancasse vista la quantità di aria che circolava all’interno della casa in quel momento, l’ipotesi maggiormente attendibile resta quella dell’asfissia meccanica con mezzi morbidi o soffocamento.

Dott.ssa Sionis, nel ringraziarla per la disponibilità, Le chiedo un commento finale:

SIONIS: “Mi sento di sostenere che gli elementi a sostegno di una versione dei fatti completamente diversa da quella narrata da Valentina Pitzalis sono molti di più di quelli citati nel presente articolo e sono stati minuziosamente analizzati nei diversi elaborati da me depositati sin al Febbraio 2017 e poi riuniti in un documento unico, costituito dal quasi settecento pagine che fa parte del fascicolo di indagine della Procura di Cagliari”.

 

 

 

 

 

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