C’È LA QUINTA MORTE LUCANA
#Coronavirus ?, si tratta di una 86enne di Paterno morta al San Carlo. Era ricoverata al reparto Infettivo
Il quinto decesso lucano con #coronavirus è quello di una donna di 86 anni di Paterno, paese della zona focolaio della Val d’Agri, dove il Comune di Moliterno, da cui hanno avuto origine i contagi, e’ stato precauzionalmente “chiuso” da Bardi. Zona nella quale era stato anche chiuso l’ospedale di Villa d’Agri poiché uno pneumologo, residente sempre a Moliterno, era risultato positivo al virus.
La donna, infatti, era ricoverata nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Potenza. Positiva al coronavirus, aveva già patologie pregresse dovute anche all’età.
In totale sono quindi 5 i decessi lucani. Gli altri 4 decessi sono stati quello, da ultimo, di una donna di circa 80 anni ricoverata nel reparto di malattie infettive (e non in terapia intensiva come da taluni erroneamente riportato) dell’ospedale San Carlo di Potenza. La donna, pare non residente qui, era di origini di Spinoso, dove si trovava quando si è sentita male nei giorni scorsi. La morte è avvenuta dopo una forte crisi respiratoria. La donna era ricoverata al reparto infettivi perché positiva al Covid – 19. Il primo decesso, invece, è stato registrato al San Carlo, quello di un anziano di Marsicovetere arrivato al nosocomio potentino già in condizioni gravissime a causa di un edema polmonare probabilmente legato a una pregressa patologia oncologica. Per il paziente non c’è stato nulla da fare, è morto subito dopo l’arrivo in ospedale, infatti, il risultato del tampone positivo al coronavirus è arrivato solo post mortem.
Il secondo caso accertato è stato quello di un anziano di Rivello avvenuto a Sala Consilina, mentre il terzo è avvenuto sempre al San Carlo di Potenza e si è trattato del padre ottantenne dell’ex atleta potentino Donato Sabia, anch’egli attualmente ricoverato perché positivo, come altri componenti della famiglia, al coronavirus.
Intanto, almeno da Matera, ci sono buone notizie. È stato, infatti, dimesso l’operaio 60enne guarito, dopo essere stato anche in terapia intensiva, grazie alla cura sperimentale con il Tocilizumab, il farmaco per l’artrite remautoide.