Quanto durerà? … oggi la risposta più ragionevole è “più di quanto possiamo immaginare”
Lunedì sono stato in università. Positivo il rigore che tutti rispettiamo e il risultato è … il deserto!
Didattica a distanza, esami a distanza, tesi di laurea a distanza, si fa il possibile nel rispetto reciproco. Nella ricerca di minimizzare gli effetti del virus sugli studenti, su chi lavora, siamo connessi in rete, continuiamo pubblicare papers, a candidare progetti di ricerca, a consolidare i legami con le istituzioni territoriali, a rispettare un programma di lavoro in cui riconosciamo il nostro ruolo in una comunità sofferente.
L’isolamento lucano oggi sembra vacillare. I nuovi contagi in Basilicata e il ritardo con cui si sono manifestati protrebbero diventare il nuovo indicatore di perifericità, ma ci richiamano a considerare la “preparedness” del nostro sistema.
Penso agli amici che vivono nelle grandi città europee, a Milano, a Parigi, a Londra. Penso a chi deve rispettare la propria quotidianità sul proprio posto di lavoro, ai professionisti che soffriranno amaramente l’inversione di priorità nell’agenda di istituzioni, privati, imprese, a chi il lavoro non c’è l’ha e deve rimandare i propri programmi a data da destinarsi.
La mia generazione non ha vissuto la guerra (semmai solo attraverso i media) ma questo tempo rimarrà scolpito in noi con i segni profondi di quanto sia fragile la struttura delle nostre comunità, di quanto possa essere poco lungimirante l’agire individuale e collettivo … tanto da misurarne le vittime.
Riconosciamo eroi in chi lavora in corsia di ospedale, in chi canta l’inno al balcone, in chi rispetta regole di isolamento. A casa prepariamo la pizza, facciamo lavoretti con i bambini…. Andrà tutto bene!