L’OMICIDIO IN CASSAZIONE ~ Marco Vannini, il procuratore chiede un nuovo processo: “Vicenda disumana”
Un nuovo processo per la morte di Marco Vannini. A chiederlo la pg della Cassazione Elisabetta Ceniccola che ha chiesto, nella requisitoria, di annullare la sentenza di appello per Antonio Ciontoli, la moglie e i due figli, e fare un nuovo processo. La sentenza del terzo grado di giudizio è attesa in giornata
L’OMICIDIO IN CASSAZIONE ~ 07 FEBBRAIO 2020 ore 14:00
Marco Vannini, il procuratore chiede un nuovo processo: “Vicenda disumana”
LA REQUISITORIA
Caso Vannini, il Pg della Cassazione: “Riaprire il processo, vicenda disumana”
La morte di Marco Vanninifu omicidio volontario con dolo eventuale. Lo ha detto il procuratore generale della Cassazione Elisabetta Ceniccola che ha chiesto, nella requisitoria, di annullare la sentenza di appello per Antonio Ciontoli, la moglie e i due figli, e fare un nuovo processo
IL PROCESSO DI APPELLO E LA MORTE DI MARCO
Il procedimento vede imputata l’intera famiglia Ciontoli, padre, madre e due figli. L’appello, a Roma, si è chiuso nel gennaio del 2019 con la pena del principale imputato, Antonio Ciontoli, passata da 14 a 5 anni, e la condanna a tre anni, come in primo grado, per la moglie, Maria Pizzillo, il figlio Federico e la figlia Martina. Secondo la ricostruzione agli atti, Ciontoli, nel 2015 sparò, in circostanze mai del tutto chiarite, al 21enne di Cerveteri.
Il ragazzo morì, dissanguato, dopo una lunga agonia, portato in ospedale quasi due ore dopo lo sparo, perché Ciontoli nel timore di perdere il lavoro, aveva cercato di nascondere quanto accaduto. I fatti risalgono al 18 maggio 2015: Marco Vannini venne colpito dal proiettile sparato da una pistola che Ciontoli, padre della fidanzata del giovane, gli stava (forse) mostrando.
La vittima venne portata in ambulanza presso il punto di primo soccorso di Ladispoli, quando le sue condizioni erano disperate: il proiettile infatti, aveva provocato gravi ferite interne. Ai soccorritori, i Ciontoli avevano detto una serie di bugie: che il giovane era scivolato, poi che aveva avuto un attacco di panico dopo uno scherzo, e che si era ferito con un pettine.
Ciontoli, militare di carriera, ammise che il giovane era stato colpito, per errore, da un proiettile, solo davanti al medico di turno: la ferita che aveva sotto l’ascella destra, a prima vista, non lasciava pensare a un colpo di arma da fuoco, ma il giovane aveva perso oltre due litri di sangue. Il proiettile aveva ferito gravemente il cuore e i polmoni, ma se fosse stato trasportato subito in ospedale, secondo i periti del tribunale, con tutta probabilità si sarebbe salvato.
UNA VICENDA “DISUMANA”
Quella della morte di Marco Vannini è una vicenda “gravissima” e “disumana considerati i rapporti degli imputati con la vittima”, ha aggiunto il pg della Cassazione Elisabetta Ceniccola durante la requisitoria davanti alla prima sezione penale.
“Tutti, per ben 110 minuti mantennero una condotta omissiva, menzognera e reticente, nonostante, la gravità della situazione fosse sotto gli occhi di ognuno di loro”
Ha aggiunto Ceniccola che ha chiesto un nuovo processo di appello
“Se metto una bomba su un aereo non posso dire che non volevo far morire delle persone. Nel caso di Vannini, il proiettile è come la bomba di quell’aereo”
Caso Vannini, Pg Cassazione: riaprire il processo, fu omicidio volontario
“Marco Vannini non è morto per un colpo di arma da fuoco, ma è morto per un ritardo di 110 minuti nei soccorsi da parte della famiglia Ciontoli”, ha detto Elisabetta Ceniccola
“Fu omicidio volontario, serve un nuovo processo”. Lo ha detto il Pg della Cassazione, chiedendo di annullare la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma, che ha ridotto da 14 a 5 anni di reclusione la condanna per Antonio Ciontoli, accusato dell’omicidio di Marco Vannini, fidanzato di sua figlia. Il pg ha inoltre definito gravissima e quasi disumana” la vicenda.
“Marco Vannini non è morto per un colpo di arma da fuoco, ma è morto per un ritardo di 110 minuti nei soccorsi” da parte della famiglia Ciontoli, ha detto il Pg della Cassazione, Elisabetta Ceniccola, nella sua requisitoria davanti alla prima sezione penale Il ritardo nel chiamare i soccorsi “costituisce l’assunzione di una posizione di garanzia verso Vannini, presa da parte di Antonio Ciontoli e dai suoi familiari”, ha sottolineato Ceniccola.
Sentenza Cassazione Marco Vannini/ Il pg “Omicidio volontario, serve nuovo processo”
Durissime le parole utilizzate dal pg nella sua requisitoria, che chiede che venga rifatto un altro processo
Sono durissime le parole usate quest’oggi nella requisitoria dinanzi alla prima sezione penale, da parte del Pg della Cassazione, Elisabetta Ceniccola, in merito all’omicidio di Marco Vannini. “Fu omicidio volontario, serve un nuovo processo”, le parole del procuratore generale che chiede quindi che venga annullata la precedente sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma (che aveva ridotto da 14 anni a 5 di reclusione per Antonio Ciontoli), e che di conseguenza venga effettuato un nuovo processo. Il pg, come riporta l’edizione online di TgCom24.it, parla di vicenda “gravissima e quasi disumana. Marco Vannini non è morto per un colpo di arma da fuoco, ma è morto per un ritardo di 110 minuti nei soccorsi”. Un ritardo nel chiamare i soccorsi che “costituisce l’assunzione di una posizione di garanzia verso Vannini, presa da parte di Antonio Ciontoli e dai suoi familiari”
Ricordiamo che la sentenza è attesa in serata
SENTENZA CASSAZIONE MARCO VANNINI: OMICIDIO COLPOSO O VOLONTARIO?
«Prima nella giustizia ci credevo ora ci spero. Spero che sia arrivato il momento di fare veramente chiarezza e giustizia per Marco e ridargli rispetto»: a parlare è mamma Marina, la madre di Marco Vannini, arrivando questa mattina all’ultima sentenza (forse) dell’intero caso di omicidio che ormai da 5 anni preoccupa e angoscia la famiglia del povero bagnino di Ladispoli. In attesa che la Suprema Corte di Cassazione esprima la sua sentenza, Marina racconta di aver sempre avuto di fianco il marito Valerio come ancora di salvezza unica: «a mia roccia, il mio sostegno nei momenti di angoscia. Siamo io e lui». Intervistato ai microfoni di Chi l’ha visto ha parlato anche l’avvocato della famiglia Vannini, Celestino Gnazi, speranzoso di poter ribaltare la sentenza d’Appello contro la famiglia Ciontoli: «La Corte di Cassazione oggi può emettere tre tipologie di sentenze: confermare la sentenza di secondo grado; accogliere il ricorso presentato dagli avvocati della famiglia Ciontoli di togliere le aggravanti emesse nella sentenza di secondo grado; oppure che venga rifatto un nuovo processo. Noi – ha concluso il legale – confidiamo nella giustizia per Marco in quanto nella sentenza di secondo grado i principi di diritto sono stati mal esposti ed applicati». (agg. di Niccolò Magnani)
CASSAZIONE DECIDE SU OMICIDIO MARCO VANNINI
Il caso relativo all’omicidio di Marco Vannini è giunto al suo terzo e ultimo atto. Entro stasera è attesa la sentenza della Corte di Cassazione che si esprimerà su quanto avvenuto nella tragica notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, quando il giovane ventenne di Cerveteri fu raggiunto da un colpo di pistola esploso nell’abitazione di via Alcide De Gasperi a Ladispoli. Si tratta dell’abitazione di Antonio Ciontoli, padre di Martina, all’epoca dei fatti giovane fidanzata di Marco. Una morte assurda, per la quale in primo grado il capofamiglia era stato condannato a 14 anni con l’accusa di omicidio volontario, salvo poi vedersi ridurre la pena ad appena 5 anni in Appello per omicidio colposo. Dopo quasi cinque anni si è arrivati all’appuntamento finale con la giustizia. La Cassazione dovrà decidere se confermare la sentenza emessa nel secondo grado o se annullare e riformulare il reato di omicidio volontario. Ci sarebbe anche una terza possibilità: la Corte potrebbe accogliere il ricorso presentato dalla difesa dei Ciontoli e procedere con una riduzione della pena a carico di Antonio Ciontoli e assolvere il resto della famiglia. Il terzo grado potrebbe inoltre anche rinviare tutto ad un nuovo processo di Appello bis.
OMICIDIO MARCO VANNINI: LA SENTENZA DI TERZO GRADO
Sono ore di grande attesa quelle che separano dalla sentenza in Cassazionesull’omicidio di Marco Vannini. In tanti saranno presenti all’esterno della Suprema Corte a Roma in attesa del verdetto ed in centinaia provenienti da tutta Italia si stringeranno attorno ai genitori della giovane vittima, Marina Conte e Valerio Vannini, i quali confidano nella piena giustizia dopo anni di attesa e dubbi. Quanto accadde realmente quella maledetta sera di metà maggio nella villetta dei Ciontoli resta ancora un mistero. Nell’abitazione di Ladispoli sarebbero stati presenti Antonio Ciontoli, capofamiglia, insieme alla moglie Maria Pezzillo, al figlio Federico ed alla figlia e fidanzata di Marco Vannini, Martina, In casa anche Viola Giorgini, fidanzata di Federico. Secondo il racconto di Ciontoli senior, sottufficiale della Marina distaccato ai servizi segreti, quella sera Marco sarebbe entrato in bagno per fare la doccia. Si trovava nella vasca al momento della tragedia: secondo la versione dell’uomo lui sarebbe entrato in bagno per prendere le pistole custodite in un armadietto: “Marco ha riconosciuto il marsupio nel quale tenevo le armi e mi ha chiesto di vederle”, avrebbe detto in un primo momento, come riferisce il sito de Le Iene. “Con la mano destra ho estratto l’arma dal marsupio. Nel movimento il marsupio mi stava per cadere. Mettendo la mano sotto ho praticamente stretto l’arma che avevo impugnato e mi è partito il colpo. Pensavo fosse scarica”, ha aggiunto. Versione questa ritenuta inverosimile da un esperto in balistica.
I DUBBI E LE PRESUNTE BUGIE
Antonio Ciontoli avrebbe poi cambiato versione: “Ho preso l’arma convinto che era scarica. L’arma non mi stava scappando, l’ho presa, l’ho impugnata, l’ho scarrellata e per gioco, per scherzo, ho fatto finta di sparare. Invece c’erano i proiettili all’interno della pistola e mi è partito il colpo”. Anche in questo caso l’esperto balistico interpellato da Giulio Golia per Le Iene avrebbe intravisto una versione irrealistica. Un discorso a parte ha a che fare con i soccorsi allerti in ritardo da parte dei Ciontoli. In merito Antonio al 118 parlò di “un buchino” fatto con la punta del pettine e non di uno sparo. Si giustificò asserendo: “È la prima cosa che mi è venuta in mente, non so perché gliel’ho detta. Non volevo che questa cosa uscisse, volevo pensarci io direttamente dal dottore”. Nessuno in casa si rese conto del colpo di pistola esploso, scambiato per un “colpo d’aria”. Tra gli altri aspetti della vicenda che non tornano, anche gli spostamenti delle pistole e l’auto di Antonio Ciontoli. In riferimento al primo caso, sarebbe stato Federico a spostare le armi mentre una vicina di casa mai ascoltata dagli inquirenti avrebbero riferito che quella drammatica sera l’auto del capofamiglia non sarebbe stata parcheggiata dove era solito essere negli ultimi venti anni.
“Fu omicidio volontario con dolo eventuale”, sostiene la pg. Il procedimento vede imputata l’intera famiglia Ciontoli, padre, madre e due figli. L’appello, a Roma, si è chiuso nel gennaio del 2019 con la pena del principale imputato, Antonio Ciontoli, passata da 14 a 5 anni, e la condanna a tre anni, come in primo grado, per la moglie, Maria Pizzillo, il figlio Federico e la figlia Martina. Secondo la ricostruzione agli atti, Ciontoli, nel 2015 sparò, in circostanze mai del tutto chiarite, al 21enne di Cerveteri. Il ragazzo morì, dissanguato, dopo una lunga agonia, portato in ospedale quasi due ore dopo lo sparo, perché Ciontoli nel timore di perdere il lavoro, aveva cercato di nascondere quanto accaduto. I fatti risalgono al 18 maggio 2015: Marco Vannini venne colpito dal proiettile sparato da una pistola che Ciontoli, padre della fidanzata del giovane, gli stava (forse) mostrando.
La vittima venne portata in ambulanza presso il punto di primo soccorso di Ladispoli, quando le sue condizioni erano disperate: il proiettile infatti, aveva provocato gravi ferite interne. Ai soccorritori, i Ciontoli avevano detto una serie di bugie: che il giovane era scivolato, poi che aveva avuto un attacco di panico dopo uno scherzo, e che si era ferito con un pettine. Ciontoli, militare di carriera, ammise che il giovane era stato colpito, per errore, da un proiettile, solo davanti al medico di turno: la ferita che aveva sotto l’ascella destra, a prima vista, non lasciava pensare a un colpo di arma da fuoco, ma il giovane aveva perso oltre due litri di sangue. Il proiettile aveva ferito gravemente il cuore e i polmoni, ma se fosse stato trasportato subito in ospedale, secondo i periti del tribunale, con tutta probabilità si sarebbe salvato.
“Si tratta di una vicenda gravissima per la condotta degli imputati e addirittura disumana considerati i rapporti con la vittima. Marco era un ospite in quella casa e come tale andava trattato”, ha detto nel corso della requisitoria il sostituto procuratore generale della Cassazione. “Marco Vannini non è morto per il colpo di pistola ma per i 110 minuti di ritardo nell’allertare i soccorsi. Tutti per ben 110 minuti mantennero – ha sottolineato- una condotta omissiva menzognera e reticente. La gravità della situazione era sotto gli occhi di tutti loro. Se metto una bomba su un aereo non posso dire che non volevo far morire delle persone. Nel caso di Marco Vannini il proiettile è come la bomba di quell’aereo”
All’udienza era presente anche l’ex Ministro della Difesa Elisabetta Trenta: “Sono qui per esprimere vicinanza alla famiglia di Marco. Come sempre ho fatto anche in passato. Spero nello stesso esito nel quale confidano i familiari di Marco”, dice durante una pausa dei lavori.
Un nuovo processo per la morte di Marco Vannini. A chiederlo la pg della Cassazione Elisabetta Ceniccola che ha chiesto, nella requisitoria, di annullare la sentenza di appello per Antonio Ciontoli, la moglie e i due figli, e fare un nuovo processo. La sentenza del terzo grado di giudizio è attesa in giornata.
AGGIORNAMENTI ORE 18:00
LA CASSAZIONE DISPONE UN NUOVO PROCESSO per l’OMICIDIO di MARCO VANNINI si ritorna in 2º grado con una SITUAZIONE APERTA
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