BasilicataCronaca

PALAZZO S.GERVASIO: ORRORE AL CENTRO MIGRANTI

Inchiesta della Procura di Potenza: al Cpr droga, abuso di pesanti sedativi e violenze fisiche


Scoppia lo scandalo al Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio. A sollevare il velo della calma apparente sotto la quale, invece, sembrano annidarsi numerose irregolarità, l’articolo del giornalista lucano Fabio Amendolara pubblicato sul settimanale Panorama. La Procura di Potenza ha aperto un’inchiesta, condotta dai pm Triassi e Soave, nei «confronti di ignoti indagati» per vari reati tra cui abuso d’ufficio e maltrattamenti commesi al Cpr di Palazzo in epoca anteriore o prossima al luglio 2019. Le piste di indagine sono già tracciate e gli inquirenti hanno “sguinzagliato” gli investigatori per trovare prove concrete al contenuto dell’impianto accusatorio. Sono stati segnalati, a carico di alcuni operanti nel Cpr, comportamenti illeciti quali, tra gli altri, la «somministrazione inappropriata di tranquillizzanti», tra cui pesanti sedativi, come per esempio il rivotril, e «atti di violenza» sugli ospiti del Centro. Il decreto di perquisizione e sequestro dei locali del Cpr, riguarda anche un’altra denuncia: l’introduzione di droga nel Centro. Ad ogni modo il decreto di sequestro ha riguardato in particolare i cellulari dei migranti in attesa di espulsione, gli inquirenti sperano di trovare video e foto compromettenti, nonchè i filmati delle telecamere di videosorveglianza. Tornando ai farmaci, la lunga lista di sedativi e tranquillizzanti rinvenuti in varie parti della struttura, non è, per gli inquirenti, tutta composta da medicinali «riconducibili a terapie mediche somministrate ad ospiti allo stato presenti nel Centro». Gli investigatori hanno impacchettato e sigillato una scatola, contenente anche i farmaci stupefacenti, e portato tutto in Procura a Potenza. Non solo sedativi medici. Sequestrato e repertato, poichè «ritenuto utile per il prosieguo delle indagini» in relazione al fascicolo dei maltrattamenti anche un avvitatore Black&Decker, trovato all’interno di una busta di plastica che stava per terra sul pavimento.

Ferdinando Moliterni

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