Cronaca

LAPENNA: «PRONTI A BLOCCARE I PROCESSI»

Prescrizione, il presidente della Camera penale lucana attacca la riforma


Sul fronte Giustizia, in Basilicata come altrove in Italia, è prevista una serie di nuove ondate di vibranti proteste contro la riforma del ministro Bonafede. La prima sarà dal 21 al 25 ottobre prossimo: astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale. Cronache Lucane aderendo all’invito del presidente dell’Unione delle Camere Penali italiane (Ucpi), Gian Domenico Caiazza, che nel proclamare lo sciopero citato ha chiesto di «rompere» sul decreto legge “Spazzacorotti” «le cortine fumogene della disinformazione populista e giustizialista», ha inteso raccogliere il parere qualificato del presidente della Camera penale distrettuale di Basilicata, l’avvocato Sergio Lapenna. La protesta dei penalisti è legata alla prossima entrata in vigore della nuova disciplina sulla sospensione della prescrizione «dalla pronunzia della sentenza di primo grado». «La prescrizione – ha dichiarato a Cronache lucane il presidente Lapenna – non è assolutamente uno strumento privilegiato dei potenti per sottrarsi ai rigori della legge. Ciò perchè nella nostra Carta Costituzionale vige il principio del processo giusto che deve essere celebrato in un lasso di tempo che viene definito “ragionevole durata del processo”». «Concretizzando con un esempio – ha spiegato il presidente Lapenna -: tizio è accusato di un reato il 2 gennaio 2020 (periodo nel quale già entrerà in vigore la nuova legge) e viene processato in primo grado nel 2022. O assolto o condannato, la prescrizione viene di fatto sospesa sine die. Pertanto l’imputato potrà subire il processo di secondo grado anche nel 2030. In varie Corti d’Appello italiane la media della fissazione dell’udienza in Appello varia tra i 2 e i 3 anni. È giusto che un cittadino accusato di un reato nel 2020 debba avere una sentenza definitiva anche oltre dieci anni? No, non lo è». Il presidente Caiazza ha perentoriamente sostenuto che «se uno Stato non è in grado di definire un giudizio penale in dodici, quindici, venti, ventidue anni, la rinunzia al giudizio costituisce un dovere etico e giuridico in una società che voglia dirsi civile, alla quale ripugna l’idea che un cittadino possa essere tenuto al laccio di un giudizio penale per un tempo infinito, senza alcun rimedio ad un simile scempio». Alle affermazioni del presidente dell’Ucpi, fanno da eco quelle del presidente Lapenna. «La sospensione della prescrizione – ha rimarcato Lapenna – è una stortura e una grave lesione del diritto alla vita del cittadino. Il valore della libertà personale di un uomo è tra quei valori intangibili che non può essere frutto di mediazione politica per nessun tipo di interesse alcuno». «Al di là – ha rilevato il presidente Lapenna – della definizione del già ministro Bongiorno (che ha etichettato la riforma Bonafede, che purtuttavia aveva firmato e votato, una “bomba atomica”, ndr), questa norma è frutto di un inutile quanto defatigante populismo giudiziario in quanto il vero interesse dei politici della cosìdetta terza Repubblica non è quello di risolvere i reali problemi della Giustizia, ma di raccogliere facile consenso tra i cittadini. Ponendo le questioni in maniera distorta per recuperare consenso rispetto a dei sacrosanti principi e a delle inviolabili garanzie costituzionali». «Saremo – ha concluso il presidente della Camera Penale distrettuale di Basilicata, Sergio Lapenna – contro ogni forma di processo che porti l’imputato a non essere più tale perchè imputato a vita. Il processo è un evento umano e come tale deve avere tempi certi con un inizio e una fine. Faremo una serie importante di proteste tra ottobre e novembre, sino anche ad immaginare la sospensione sine die delle attività giuridiche nel settore penale»

Ferdinando Moliterni

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