OMICIDIO DI MARCO VANNINI, ARCHIVIATO IL PROCEDIMENTO APERTO DALLA PROCURA DI CIVITAVECCHIA NEI CONFRONTI DEL MARESCIALLO ROBERTO IZZO, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: VI (RI)SPIEGO IL PERCHÉ
Vorrei invitarvi a rileggere certe dichiarazioni di Vannicola: “Andando avanti, poi ho capito che è stato Federico, insomma, perché me l’ha fatto capire lui”. Si noti che Vannicola ha riferito che fu lui a pensare che potesse essere stato Federico a sparare, non che fu Izzo a dirglielo.
La Procura di Civitavecchia ha archiviato il procedimento contro il maresciallo Roberto Izzo, ex comandante della caserma dei carabinieri di Ladispoli. Il procedimento era stato aperto dopo che un commerciante, Davide Vannicola aveva rilasciato un’intervista a Le Iene.
Vannicola si era espresso in merito a certe confidenze che, a suo dire, aveva ricevuto dal maresciallo Izzo riguardo alle indagini relative alla morte di Marco Vannini.
Siamo tornati ad intervistare la criminologa Ursula Franco su questo caso controverso
– Dottoressa Franco, che può dirci di questa archiviazione?
L’archiviazione era scontata. Davide Vannicola non è un testimone e non ha riferito nulla che avrebbe permesso di riscrivere i fatti relativi all’omicidio di Marco. L’ho detto spesso, quand’anche il maresciallo Roberto Izzo avesse manifestato a Vannicola dubbi sull’identità dello sparatore, i suoi dubbi non avrebbero cambiato i fatti posto che le indagini hanno appurato che fu Antonio Ciontoli a sparare. Aggiungo anche che Izzo ha riferito ad una giornalista di Quarto Grado che, a suo avviso, i Ciontoli non mentirono quella sera sull’identità dello sparatore perché glielo riferirono, senza il timore di venir smentiti, prima che Marco morisse, un’inferenza logica supportata dalle risultanze investigative. Solo chi ignora gli atti d’indagine può pensare che a sparare possa essere stato Federico.
– Ma che interesse avrebbe potuto avere Vannicola ad esporsi in questo modo?
Il motivo per il quale Davide Vannicola ha rilasciato l’intervista a “Le Iene” è personale ed è legato al suo rapporto con Roberto Izzo, un rapporto che, per una qualche ragione, si era incrinato, è stato lui a rivelarlo additando Izzo come “uno che pensavo fosse il mio miglior amico” e riferendo pubblicamente di avergli detto: “sei un coglione, non t’aspettare nulla da me”.
– Dottoressa Franco, una eventuale condanna di Izzo avrebbe potuto cambiare qualcosa?
Una eventuale condanna di Izzo per falsa testimonianza non avrebbe danneggiato i Ciontoli, al contrario, li avrebbe favoriti. Vi ricordo cosa aveva dichiarato in merito l’avvocato Celestino Gnazi: “… su queste dichiarazioni (di Vannicola) assumiamo, con molto sforzo, un atteggiamento assolutamente laico, non sappiamo se sono vere o non sono vere, nell’uno e nell’altro caso ci sarà da perseguire qualcuno, questi genitori sono comunque parti lese nei confronti di eventuali responsabilità che emergeranno e che ancora non sono emerse, oppure parti offese nei confronti di chi sta tentando di alzare una nuvola che potrebbe danneggiarci”.
– Dottoressa Franco, ci spieghi il perché?
Perché Izzo ha sempre sostenuto di non aver riferito ai Ciontoli, nell’immediatezza della morte di Marco, il tragitto che aveva fatto il proiettile e la sede dell’ogiva, mentre i Ciontoli sostengono che fu Izzo a riferirgli traiettoria e sede dell’ogiva. Pertanto, se Izzo fosse stato condannato per falsa testimonianza, lei capisce, che la sua testimonianza sarebbe stata ritenuta non più credibile e di conseguenza si sarebbero alleggerite altre posizioni.
– Dottoressa, vuole aggiungere qualcosa?
Vorrei invitarvi a rileggere certe dichiarazioni di Vannicola: “Andando avanti, poi ho capito che è stato Federico, insomma, perché me l’ha fatto capire lui”. Si noti che Vannicola ha riferito che fu lui a pensare che potesse essere stato Federico a sparare, non che fu Izzo a dirglielo.
– Dottoressa Franco, c’è ancora chi dice che l’unico che avrebbe potuto raccontare come sono andate le cose è Marco Vannini?
La verità sui fatti di quella sera è agli atti. Servono competenze specifiche per ricostruire i fatti relativi ad un caso giudiziario. La verità la si estrapola dall’analisi delle dichiarazioni di chi è coinvolto nei fatti e dalle risultanze scientifiche. Pensare che le vittime di omicidio portino con sé la verità è un errore grossolano. I tempi sono cambiati ma purtroppo la Statement Analysis, che è una tecnica israeliana di analisi degli interrogatori e che permette di ricostruire i fatti in modo preciso, è ancora quasi sconosciuta in Italia. Peraltro, e lo dico per esperienza personale in quanto mi sono occupata di un clamoroso errore giudiziario, spesso chi sostiene questa sciocchezza non è capace di addivenire personalmente alla verità e, quando la verità gli viene fornita su un piatto d’argento, neanche la riconosce.
– Dottoressa Franco, c’è ancora chi sostiene che sia stato omicidio volontario.
Un caso va analizzato nella sua totalità, Antonio Ciontoli chiamò i soccorsi con Marco cosciente, accettando il “rischio” che avrebbe potuto raccontare la dinamica del ferimento, perciò l’omicidio volontario non rientra nell’ambito delle possibilità, la diatriba è più raffinata ed è tra la colpa cosciente e il dolo eventuale.
– E quindi?
Colpa cosciente