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GIANNI PETROSILLO : SCIOPERATI DEL CLIMA

Una ragazzina di 16 anni parla di gigatoni di CO2, mentre a mala pena sa regolarsi sui gigabyte della connessione dati del suo cellulare e persino un Nobel per la fisica come Rubbia (secondo me troppo innamorato di una sedicente energia alternativa che ancora non è tale) diventa uno da non ascoltare perché sottovaluta il rischio climatico.

Dott. GIANNI PETROSILLO
Scioperati del clima
La falegnameria dei pinocchi globali gira a ciclo continuo, con produzione di abbondante segatura che finisce nei cervelli di molti.

Una ragazzina di 16 anni parla di gigatoni di CO2, mentre a mala pena sa regolarsi sui gigabyte della connessione dati del suo cellulare e persino un Nobel per la fisica come Rubbia (secondo me troppo innamorato di una sedicente energia alternativa che ancora non è tale) diventa uno da non ascoltare perché sottovaluta il rischio climatico.
Non lo minimizza cialtroni, vi sta proprio dicendo che non c’è allarme.
Siamo alla pura follia collettiva alimentata persino da istituzioni che dovrebbero insegnare qualcosa come le Scuole.
Non c’è solo Rubbia ma tanti altri scienziati, come Zichichi, per citare gli italiani, e molti ancora a livello mondiale che stanno ripetendo, al colto e all’inclita, di non inseguire simili fandonie sull’aumento delle temperature per cause antropogeniche.
Ovviamente, nessuno li sente, sono uomini di studi che parlano un linguaggio difficile.
Vuoi mettere l’effetto che fa invece sul cuore l’adolescente indignata con le lacrime agli occhi e l’infanzia rubata non si capisce da chi?
Ogni volta che si pensa col cuore un cervello si spegne. O si pensa o si crede, diceva Schopenhauer. Anziché studiare è più facile immaginare di sostituire la fatica con una coscienza ecologica a chilometro zero. Nel senso che essa non va al di là di un centimetro dal proprio naso.
Basta indignarsi in una attraversata transoceanica, alla guida di un suv o su un volo intercontinentale. In questi momenti mi ritorna in mente un piccolo libricino di Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole.
Ecco, questo è davvero il momento di farlo, non per partecipare allo sciopero globale ma perché queste sono diventate una fabbrica di asini guidate da caproni.
In un nota che porta in epigrafe (mi verrebbe da dire in epitaffio) l’intestazione Ministero dell’istruzione, ufficio scolastico del Lazio (immagino però sia stata adottata da tutti gli U. S. d’Italia), si legge che è dichiarato: “LO STATO DI EMERGENZA CLIMATICA ED ECOLOGICA (scritto in cubitali), al di là di qualsiasi insostenibile negazionismo…”.
C’è scritto proprio così, negazionismo. Gli scienziati assimilati ai contestatori dei forni.
Il gioco in sostanza è questo, se ti permetti di dire una verità non acquisita sei un complottista, se non accetti la loro apodissi sei un negazionista.

I giornali, con poche eccezioni, suffragano la tesi dell’imminente fine del mondo ed uno in particolare, il più scemo di tutti, Il Fatto, scrive:
“C’è gente che critica Greta. Ma non vi vergognate?”
Non solo non mi vergogno ma vi mando proprio a cacare. Vi do una notizia.
Effettivamente il mondo finirà, più o meno tra 5 miliardi di anni, e noi, come individui e come specie, non ci saremo (forse da un pezzo).
È Inutile che vi distinguete troppo perché vi estinguerete tutti. Per fortuna.
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