Cronaca

ASP: SPENDING REVIEW DA 6MILIONI DI EURO

Dispositivi medici, report inviato: ora tocca alla spesa farmaceutica

Per il potentino Roberto Speranza, neo Ministro alla salute, dal capoluogo lucano è in arrivo quella che in apparenza si presenta come una buona notizia. All’Azienda sanitaria locale di Potenza (Asp) la spending review sui dispositivi medici ha portato in quattro anni, dal 2015 al 2018, una diminuzione di spesa di quasi 6milioni di euro. Il macroaggregato costituito da centinaia di files, scherma in parte l’approfondimento sul percorso che inizia con i 7milioni e 479mila euro spesi nel 2015 e termina col milione e 545mila del 2018. Ad ogni modo l’iter burocratico sulle voci di costo in questione, iniziato lo scorso agosto si è ora concluso. Dopo il rimpallo di note tra Regione e Asp, adesso l’elenco è pronto per essere inviato al Ministero che ha chiesto, con una mail, di conoscere i riscontri sull’applicazione delle norme riguardanti la razionalizzazione delle spese del Servizio sanitario varate nel 2015. In merito, per esempio, dagli elenchi forniti dall’Asp non è però possibile analizzare nei minimi dettagli come sia stata ottemperata nello specifico la disposizione legislativa per cui l’Ente doveva «proporre ai fornitori di dispositivi medici una rinegoziazione dei contratti in essere che abbia l’effetto di ridurre i prezzi unitari di fornitura e, o, i volumi di acquisto, rispetto a quelli contenuti nei contratti in essere, senza che ciò comporti modifica della durata del contratto stesso». La differenza tra dispositivo medico e farmaco, in estrema sintesi, è che il primo è inteso come qualunque strumento, apparecchio, impianto, software, sostanza o altro prodotto, impiegato a fini di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia, che svolge un’azione farmacologica secondaria rispetto al farmaco vero e proprio. Negli elenchi Asp i dispositivi medici sono stati suddivisi e catalogati in tre sezioni. Si va dai dispositivi medici in generale, aghi, siringhe e via discorrendo, a quelli impiantabili attivi, come per esempio i pacemaker cardiaci, per finire con quelli in vitro che sono destinati ad essere utilizzati prevalentemente negli esami di campioni prelevati dal corpo umano. Nel “gioco” dei numeri se nel 2015 i dispositivi medici in vitro rappresentavano la minor voce di costo (215mila euro), la maggiore erano quelli impiantabili (4milioni e 444mila euro), dopo quattro anni, pertanto nel 2018, la “classifica” è ribaltata. I dispositivi medici per i quali l’Asp ha sborsato di più sono proprio quelli in vitro: 1milione e 339mila euro. Mentre quelli impiantabili attivi, il cui elenco risulta quantitativamente ridotto rispetto ai precedenti, nel 2018 sono costati all’Asp solo poco più di 150mila euro. Hanno fatto registrare una significativa diminuzione, quantitativa ed economica, anche i dispositivi medici in generale. Quelli inseriti nella categoria altri. Il costo sostenuto dall’Asp è passato dai 2milioni e 469mila euro del 2015 ai soli 55mila euro dell’anno scorso. Dalla Regione Basilicata, l’assessore al ramo, Rocco Leone, ha il compito di tenere alta la vigilanza, in passato connotata da «criticità», sulle attività delle Aziende sanitarie sia per quanto attiene le voci di costo citate che le altre. Costanti controlli, per esempio, andranno effettuati sul «perdurante» sforamento della complessiva spesa farmaceutica, da sempre nel mirino della Corte dei Conti di Basilicata, che ha evidenziato, anche nell’ultimo giudizio, come la «criticità si appalesa, ormai, come strutturale».

 

Ferdinando Moliterni

3807454583

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