Censurata la censura. Per Basilicatanet è ripristino. Dall’alto è partito l’ordine perentorio e disattendibile di ripristinare per Basilicatanet lo statu quo ante. Non è passato l’“oscurantismo” del capo Ufficio stampa della Giunta regionale, Massimo Calenda, e già, seppur con qualche problema tecnico, è stato riattivato, a partire dalla home page del canale comunicativo istituzionale della Regione, il microfono dei consiglieri regionali e della comunità lucana globalmente intesa con riferimento sia ai sindaci del territorio, che ai sindacati e alle associazioni per la difesa dei più svariati diritti. Ad intervenire è stato direttamente il governatore Vito Bardi che pare non sapesse nè del fatto che Calenda avesse “silenziato” i consiglieri regionali, tra cui quelli dell’opposizione, nè dell’intero contenuto del comunicato, diffuso dall’Ufficio stampa della Giunta, a nome suo e degli assessori tutti, contenente il pesante attacco a Cronache Lucane. Non più, quindi, solo comunicati degli assessori regionali e del governatore Bardi. Dalla stessa maggioranza sono intervenuti per ricordare a Calenda che il portale non è suo. Per quanto gli sia stato conferito l’incarico per intuitu personae, la sua carica è soggetto a ben precisi doveri e obblighi che non contemplano l’opzione di fare e disfare a suo piacimento senza neppure l’ombra di una disposizione ufficiale. Non resta, pertanto, anche per l’intera Giunta regionale, che addivenire alla dovute conclusioni. La nomina di Calenda essendo, per l’appunto, intuitu personae è legata a un contratto di natura fiduciaria tra i contraenti. Se Calenda ha “tradito” la fiducia del governatore Bardi e degli assessori, l’unica conseguenza naturale è quella di provvedere agli atti consequenziali. E non è la prima volta, seppur in un ancora brevissimo mandato, la seconda nomina per rettificare la precedente risale soltanto al 31 luglio scorso, che Calenda ha messo in imbarazzo la Giunta costringendola a tornare sui suoi passi. Anche perchè lo stesso Calenda nel fugace interregno dell’“oscurantismo” ha censurato, persino l’Ordine dei giornalisti e l’Assostampa intervenuti dopo l’attacco alla libertà di stampa per bollare con espressioni quali «inaccettabile», «deragliamento della grammatica istituzionale», «regressione culturale» quanto accaduto. Ad ogni modo nell’ambito comunicativo è fallito, col ripristino di Basilicatanet, l’operazione del controllato, la Giunta regionale, che voleva controllare il controllore, il Consiglio.