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L’INTERVENTO “FERRAGOSTANO” – DI MARIO POLESE

ARROGANTE, MA CON CORAGGIO
Un divertissement estivo (ma non troppo) tra i “Mattei”, Dybala e Rino Formica

di Mario Polese
“Buffone, buffone, buffone”, e poi cartelli, gente, tanta, che corre e inveisce dietro l’auto del Ministro dell’Interno mentre la scorta istituzionale e gli agenti di polizia fanno fatica a trovare una via di fuga. Non mi rallegro che Salvini venga contestato in maniera così violenta come è accaduto a Catania ed un po’ ovunque nel profondissimo e civilissimo Sud.
Trovo pericolosissimo che un Ministro – anzi il Ministro che dovrebbe occuparsi della sicurezza a tutto tondo del nostro Paese – provochi sentimenti di protesta così virulenti e incanali su di sé sentimenti di odio così profondi. E’ lo specchio di un Paese che si sta spaccando a metà. In tal senso mi sento di condividere l’ex ministro, Rino Formica quando avverte del pericolo di una vera e propria guerra civile spiegando: “Assistiamo alla decomposizione delle istituzioni (…) I leader politici sono screditati. Solo un’autorità morale e politica può mobilitare la calma forza democratica dell’opinione pubblica (…)”.
Come non mi rallegra nemmeno, che ci sia un altro lato della ‘Luna’ dove Salvini in mutande e pancione da birra, visibilmente alticcio, viene proclamato nuovo ‘messia’ da parte di chi con finta allegria tenta di non pensare sulle ceneri di quello che fu un Paese civile, decoroso e anche schivo. Io sono tra quelli che al Papete di Milano Marittima preferisce Cala del Citro a Maratea. Snob? Radical Chic? Può essere, ma credo che la politica debba dare un indirizzo, non solo riceverlo, ha una funzione didascalica e non di mera rappresentanza degli istinti più bassi. “Il popolo vuole questo”. Per me conta la cultura di un popolo. Sarò “arrogante”, ma “non mi importa se non sei più dalla mia parte, non è importante” canta Irama e ha ragione in questa sua provocazione al paese, dove abbiamo il dovere di mettere da parte il consenso a breve se vogliamo davvero “cambiare”. Con coraggio, ci vuole coraggio.
Vedo Matteo Salvini e penso ad un brano di Ernesto Ferrero in cui parla di Luigi Einaudi: “Nelle belle giornate vedevo passare qualche volta il Presidente in passeggiata con basco e canna da passeggio, il profilo aguzzo, gli occhiali tondi, con al braccio donna Ida come sola scorta senza security, senza nessuno al seguito”. Quell’Einaudi che, come svelò anni dopo Ennio Flaiano che era tra gli invitati, a una colazione istituzionale al Quirinale offrì ai commensali metà della sua pera perché non andasse sprecata. Ecco non c’è dubbio che Salvini è uomo da cesto intero di pere, assaggiate per fare una storia su Instagram e poi buttate via. Come del resto la gran parte di noi. “I tempi sono cambiati”, diranno alcuni. Ed è vero. Ma non principi e valori. Ecco perché non mi fa specie che Scalfarotto vada in carcere proprio a trovare i presunti assassini americani, è una provocazione, è evidente come lo è altrettanto quella di Carola. Gesti forti, per certi versi anche eccessivi perché di difficile comprensione ai più, ma che servono a tenere alta un’idea: noi, siamo diversi. E lo rivendichiamo. E pensiamo che ci siano sentimenti irrinunciabili, passioni per cui lottare, libertà da rivendicare. Come quella di amare che abbiamo visto riecheggiare a Matera da tanti, anche eterosessuali come me, che pensano che l’omofobia sia il male.
Ed essere romantici non vuole dire rifiutare il progresso, i tempi cambiano è vero ed io penso che il Jova beach tour sia una meraviglia della modernità, che la Tav debba farsi ma al contempo spero che la Juve non venda mai Dybala, perché per me le bandiere non hanno tempo ed una sola identità.
E allora non abbiamo scelta, 2 anni fa un’alleanza con il movimento 5 stelle significava abdicare alla nostra essenza di riformisti, oggi un governo “No Tax” come lo chiama il nostro Matteo, quello buono, è un necessario anestetico per intervenire con forza sulla cultura del nostro paese, per un cambiamento radicale del pensiero dominante, per la sovversione duratura dell’idea dilagante che la mediocrità possa assurgere ad elemento meritocratico imperante. La Marvel ci farebbe un kolossal, con Renzi nei panni di Thor, Di Maio in quelli di Lochi (magari…!) e Salvini in quelli di Thanos. A noi invece basta una rivoluzione.
E allora viva la Reinassance! Con ghiaccio, grazie.

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