Se già all’Arpab ormai la situazione, per come tratteggiata ed emergente dai carteggi tra i vari Uffici dell’Agenzia della tutela ambientale e quelli della Regione, aveva raggiunto preoccupanti livelli di criticità, e contestualmente allarmanti stratificazioni di paradossalità, l’esito si è rivelato, ed era difficilmente verificabile, ancor più assurdo. Il rischio “paralisi” totale dell’Arpab è stato, per ora, scongiurato con un blitz. Se si inizia dalla fine appare tutto più chiaro. Il Consiglio regionale, ieri, ha approvato a maggioranza, con i voti favorevoli, undici in totale, di FI, Lega, Idea, Pd, Bardi presidente, mentre tutti e tre i consiglieri del Movimento 5stelle si sono astenuti, il disegno di legge della Giunta relativo al “Bilancio di previsione finanziario per il triennio 2019-2021 dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata”. Letta così, e così come comunicata ufficialmente, sembrerebbe che per l’Arpab, che solo due giorni fa aveva esternato «preoccupazioni» per la possibilità di non riuscire a garantire «monitoraggi e controlli dell’intero sistema ambientale regionale», sia filato tutto liscio. E invece no. Il disegno di legge in Aula non sarebbe dovuto mai arrivarci. L’affaire bilancio è andato in porto solo grazie a una irrituale e improvvisa azione lampo. Nella mattinata la seconda Commissione consiliare non aveva dato l’ok al licenziamento del disegno di legge. Erano state riscontrate varie anomalie nei conti dell’Agenzia regionale e la questione era stata rinviata  per ulteriori approfondimenti. L’ok l’avevano avuto altri bilanci previsionali, vedi Apt e Ardsu, ma non quello dell’Arpab. Sennochè nel pomeriggio a Consiglio regionale in corso, quando in Aula stava per giungere il momento dell’approvazione di quei bilanci licenziati favorevolmente dalla seconda Commissione, la moral suasion sottobanco condotta, per come riportano i rumors, dal consigliere Luca Braia (Avanti Basilicata), nonchè presidente della Commissione citata, ha colpito nel segno. Tra i motivi addotti, sembrerebbe che quello utilizzato da Braia  a mo di “ariete” per vincere le incertezze dei colleghi, sia consistito nel paventare l’ipotesi che se l’Aula non avesse approvato il testo ci sarebbe stato all’Arpab il blocco degli stipendi. Quella dei mancati pagamenti a dipendenti regionali e non, all’Arpab ci sono anche i contrattualizzati previa intercessione della Manpower, continua a essere la leva preferita da certa politica lucana per smuovere le diffidenze e indurre all’azione nonostante i molti dubbi e le tante perplessità. La concitazione e la fretta, si sa, aiutano chi sa benissimo quale obiettivo raggiungere, e confondono chi si trova dinanzi all’imprevisto. Così il Consiglio regionale ha subito una sospensione di pochi minuti. Manciata di migliaia di secondi che però sono bastati al presidente Braia di radunare la seconda Commissione. Che si è svolta non nella sede ufficiale, ma nella primo luogo utile, una stanzetta dietro l’aula consiliare, una specie di sala riunioni, più che altro una sorta di bouvette. La stessa dove l’ex consigliere regionale Vito Giuzio (Pd) ha consumato tra una pausa e l’altra del Consiglio e non solo, durante la scorsa legislatura, pacchetti e pacchetti di Marlboro rosse. Ad ogni modo nell’ultronea seconda Commissione consiliare magicamente il disegno di legge ha ricevuto l’ok per sbarcare in Consiglio regionale. I rumors riportano di un Francesco Piro (FI) infuriato non appena, a giochi ormai irreparabilmente chiusi, ha appreso la notizia. Perchè lui, che è il vicepresidente della Commissione in questione, e che in mattinata aveva dato parere negativa all’ok, non è stato neanche convocato. Si paventano, dicono alcuni, persino vizi procedurali tali da portare a nullità l’intero iter proprio per via della non rituale nuova convocazione della Commissione. Questo il casus belli e l’incidente diplomatico consumatosi ieri a via Verrastro. Secondo le procedure ordinarie della Regione Basilicata il parere favorevole che aveva dato l’ex Giunta, quella della facente funzioni Franconi, era decaduto con il termine della legislatura Pittella. Pertanto l’atto andava riapprovato nel suo iter amministrativo: bisogna riavviare la procedura. Dalla grana dei concorsi da fare obbligatoriamente entro il 30 settembre, per il famoso switch off dalla Manpower, agli stipendi e al sostegno di altri costi, all’Arpab in questi mesi e fino a soli due giorni fa sono un mucchio le criticità emerse. Sul punto gli stessi Uffici dell’Ente avevano in più occasioni evidenziato la necessità di «pervenire ad ogni possibile rapida conclusione delle procedure concorsuali per evitare danni certi per l’Arpab, consistenti nella paralisi di erogazione di attività che costituiscono la mission dell’Agenzia». In apertura di settimana, poi, la comunicazione Arpab che «il sistema ambientale registra notevoli difficoltà organizzative nella erogazione delle prestazioni» sia per la mancanza del personale, sia «per le note questioni legate al pensionamento del personale» e sia per altre questioni ancora. L’ultima comunicazione dal fronte di guerra Arpab riportava, tra le altre informazioni, «la carenza di personale sta assumendo toni drammatici, per le gravi conseguenze non solo nelle attività straordinarie, ma anche per garantire l’espletamento dell’attività ordinaria». Ora, nonostante le anomalie che erano emerse nella riunione mattutina della seconda Commissione, grazie al blitz si potrà, in parte, riavviare il motore dell’Agenzia. Ma su varie criticità, passate e future, per esempio ce la faranno l’assessore Rosa e il Dg Iannicelli a completare i famosi concorsi entro il 30 settembre, continuano ad aleggiare pesanti nubi. Sempre che si voglia proseguire nel “tenere in vita” Iannicelli.

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