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La leggenda del Piave

La leggenda del Piave : con la vignetta di Mario Bochicchio Il Piave mormorava Calmo e placido al passaggio Dei

La leggenda del Piave : con la vignetta di Mario Bochicchio

Il Piave mormorava Calmo e placido al passaggio Dei primi fanti il 24 Maggio: L’esercito marciava Per raggiungere la frontiera Per far contro il nemico una barriera! Muti passaron quella notte i fanti Tacere bisognava e andare avanti! S’udiva intanto dalle amate sponde Sommesso e lieve il tripudiar dell’onde Era un presagio dolce e lusinghiero Il Piave mormorò: “non passa lo straniero!”. Ma in una notte triste Si parlò di un fosco evento E il Piave udiva l’ira e lo sgomento… Ahi, quanta gente ha visto Venir giù lasciare il tetto, Poiché il nemico irruppe a Caporetto. Profughi ovunque! Dai lontani monti Venivano a gremir tutti i suoi ponti. S’udiva, allor, dalle violate sponde Sommesso e triste il mormorio de l’onde; come un singhiozzo in quell’autunno nero il Piave mormorò: “Ritorna lo straniero!”.

E ritornò il nemico: per l’orgoglio e per la fame volea sfogar tutte le sue brame… vedea il piano aprico di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora! No! – Disse il Piave. No! – Dissero i fanti, mai più il nemico faccia un passo avanti. Si vide il Piave rigonfiar le sponde E come i fanti combattevan le onde. Rosso del sangue del nemico altero Il Piave comandò: “Indietro va straniero!”. Indietreggiò il nemico Fino a Trieste, fino a Trento…. E la vittoria sciolse le ali al vento. Fu sacro il patto antico Tra le schiere furon visti Risorgere Oberdan, Sauro e Battisti! Infranse alfin l’Italico valore Le forche e l’armi dell’impiccatore. Sicure le Alpi, libere le sponde, Si tacque il Piave, si placaron le onde… Sul patrio suolo vinti i tetri Imperi La pariosi, né stranieri!

24 maggio 1941, l’affondamento del Conte Rosso

Esattamente lo stesso giorno, il 24 maggio, dopo 26 anni da quel giorno in cui “l’esercito marciava per raggiungere la frontiera”, un altro piccolo esercito italiano marciava via mare per raggiungere la frontiera d’oltremare nel porto di Tripoli. Era la sera del 24 maggio 1941 e le grandi navi passeggeri Marco Polo, Esperia, Victoria unitamente al magnifico transatlantico Conte Rosso si trovavano al largo di Siracusa nelle acque distanti circa 10miglia da Capo Murro di Porco con a bordo migliaia di soldati italiani imbarcati a Napoli e diretti in Libia.

Il convoglio era scortato da numerose unità della marina militare tra cui gli incrociatori Trieste e Bolzano e il cacciatorpediniere Freccia. Alle 20,40 si udì distintamente il forte sibilo di due siluri lanciati del sommergibile inglese HMS Upholder che sfiorarono il cacciatorpediniere Freccia e colpirono il Conte Rosso che in pochi minuti affondò con il suo carico umano di 2729 uomini tra equipaggio e truppa.

Si salvarono in 1432 e solo 239 salme dei 1297 annegati furono recuperate, il Conte Rosso fu e resta la bara di quei tanti giovani destinati alla frontiera dell’Africa Orientale Italiana, lì nella profondità degli abissi delle acque che guardano il porto di Siracusa così vasto secondo Virgilio che in “esso si azzuffarono più di cento navi”.

A distanza di un anno il sommergibile inglese HMS Upholder che era stato insignito della Victoria Cross per l’attacco e l’affondamento del Conte Rosso fu bombardato con bombe di profondità dalla torpediniera italiana Pegaso e si inabissò nelle acque del mare di Tripoli.

Tra i sopravvissuti del Conte Rosso, nonostante l’età avanzata di quei ragazzi oggi più che novantenni, c’è ancora chi si reca ad Augusta la città che ospitò i naufraghi vivi e le salme recuperate dei morti e alcuni, così leggiamo su “Siracusa web”, ricordano la gente che dalle case e dai marciapiedi vide sgomenta decine di giovani denudati sui cassoni dei camion, coperti dai soli teloni, con dipinta sul volto l’immagine della durissima prova sopportata…e fu l’inizio di una gara, che, trovò il limite solo nelle ristrettezze d’un paese che non era ricco, non era grande, e perdipiù già risentiva delle restrizioni di guerra. Ai naufraghi fu riservata un’accoglienza affettuosa e piena di attenzioni, che mai poterono dimenticare. Augusta praticamente li adottò.

Una lapide a Siracusa ricorda quei ragazzi partiti per il fronte africano dove non arrivarono mai e mai tornarono alle loro case: “SIRACUSA ricorda i caduti del piroscafo CONTE ROSSO affondato da sommergibile britannico al largo di Capo Murro di Porco la sera del 24 maggio 1941 mentre trasportava soldati italiani a servire la patria sul suolo africano sia ad essi onore e memoria. Siracusa maggio 2007 Associazione Lamba Doria”.

(Franco Seccia/com.unica, 24 maggio 2019)

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