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Massimiliano Fuksas è profondamente dispiaciuto per la “sua” Parigi colpita al cuore

Un dolore autentico che si oppone a chi considera questo incendio che ha devastato la parte superiore del simbolo di Parigi, una perdita di poco conto.

Massimiliano Fuksas: “Immagino un pinnacolo di cristallo di Baccarat per la nuova Notre Dame”

L’architetto ad HuffPost propone un “mix tra tradizione e innovazione” nella ricostruzione: “Al crollo della guglia ho pensato a una parte di mondo che scompare”

FONTE: Linda Varlese – Giornalista su L’Huffington Post

“Questo è il tempo della profonda tristezza, davanti alla quale le idee devono lasciare spazio ai fatti”

Massimiliano Fuksas è profondamente dispiaciuto per la “sua” Parigi colpita al cuore.

“La guglia, altra circa 90 metri, della Cattedrale di Notre Dame che bruciando cadeva, mi ha fatto pensare a una parte del mondo che stava scomparendo”, dice ad HuffPost.

Un dolore autentico che si oppone a chi considera questo incendio che ha devastato la parte superiore del simbolo di Parigi, una perdita di poco conto.

“È una cosa molto seria. Al momento non sono stati valutati i danni, si sa soltanto che la parte superiore, che era una foresta di querce, è andata in fumo. Non conosciamo ancora i danni che l’enorme calore che ha sprigionato l’incendio può aver causato alla pietra, alle pareti a tutta la struttura, ma la prima reazione davanti a Notre Dame in fiamme è stata pensare al legame che ho con quei luoghi”

Un legame profondo che la unisce a Parigi e alla Francia tutta, dove ha lavorato moltissimo

“Sono 35 anni che abbiamo lo studio a Parigi. Sono riaffiorati ricordi: mia figlia Lavinia è nata a pochi metri da Notre Dame, quando abitavamo a Ile Saint Louis. Un legame affettivo profondo”

Poi immediatamente dopo c’è stato il dolore per la grave perdita culturale e simbolica

“L’immagine della guglia che era alta circa 90 metri che bruciando cadeva è una cosa che mi ha fatto pensare che una pare del mondo stava scomparendo. La storia importante è sapere che il gotico è la ricostruzione di un mondo. Dopo Roma, dopo la caduta dell’impero romano basato sul concetto di città, il gotico è stato il primo tentativo di ricostruire la città mercantile, la città commerciale, i rapporti. E l’importanza della città era in parte data dalle dimensioni di queste enormi cattedrali che sul modello di Saint Denis, in 200 anni, si sono diffuse in tutta la Francia. È il momento in cui rinasce la cultura della città, ci sono i commerci il mercato e l’Europa non è più luogo da difendersi ma anche dell’incontro. Un mondo in cambiamento che Notre Dame rappresenta perfettamente”

Inevitabile parlare di ricostruzione. Pensa sia possibile una commistione di antico e moderno?

È pensabile una nuova idea di Cattedrale sull’impianto di quella esistente?

“Credo che si debba pensare a una mediazione fra le parti che sono scomparse, speriamo meno di quelle che uno ha visto, e che si possono restaurare. Penso a un giusto mezzo fra l’estremamente contemporaneo e il recupero di parti dell’antico”

È possibile una Lanterna di Fuksas, come quella costruita da lei sul tetto dell’ex palazzo dell’Unione Militare in pieno centro a Roma? O è una visione troppo azzardata?

“Non penso proprio una lanterna, ma la prima idea che mi viene in mente, ad esempio, è una specie di pinnacolo altissimo fatto come un cristallo di Baccarat, che è francese, che può essere illuminato la notte e riempirsi di luce. Ma questo è il momento della tristezza estrema e del raccoglimento e le idee devono lasciare spazio ai fatti di cronaca”

Senz’altro. Ma le sue visioni guardano lontano. Sarebbe felice di partecipare alla ricostruzione di Notre Dame?

“Non corro alla candidatura e non ho il modello pronto in tasca perché ripeto, questo è il momento di stringersi intorno a questo simbolo internazionale colpito dalle fiamme. Ma una cosa la so: vorrei che questa volta si pensasse a un’opera come quelle medievali, un’opera corale. La maggior parte delle cattedrali medioevali erano fatte da tante maestranze tutte con lo stesso valore che andavano dal tagliatore di pietra a quello che disegnava”

In Italia non è facile innovare su aree storiche. Crede che in Francia ci sia più spazio per il contemporanee su impianti antichi?

“Innovazione sugli edifici storici: noi abbiamo fatto la Lanterna al centro a Roma. Ha funzionato perché abbiamo demolito tre piani in cemento armato costruiti abusivamente, poi abbiamo ritrovato la giusta proporzione pensando una soluzione che richiama senza copiarla la cupola di Pietro da Cortona di San Carlo al Corso. In Francia non ci sono molti esempi di edifici neofiti in aree storiche, ma non sono totalmente assenti neanche lì. A Chartres, non lontano della cattedrale, abbiamo realizzato l’ampliamento dell’ospedale dove a una parte ottocentesca abbiamo unito una parte completamente di vetro. A Rouen, altra città di grandi cattadrali, ci sono costruzioni moderne che si ispiravano alla storia del luogo. Come vede non è ricorrente, ma esiste anche in Francia questa possibilità” 

Cosa pensa dei tempi di ricostruzione? Ci vorranno anni come siamo abituati in Italia?

“La Francia è un Paese in grado di sorprendere, prevedo una ricostruzione della struttura, del nocciolo centrale distrutto dall’incendio in pochi anni, mentre per le finiture, per i dettagli ci vorranno più anni”

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