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Prato, professoressa accusata di aver avuto un figlio con un 14enne nega: “Sono una mamma felice”

Sesso con l’allievo emerge verità dopo il test del DNA il padre è il 15enne

già ai miei tempi usavamo preservativo per scopare con insegnante, usate quelli strani e colorati ma usatelo sempre, anche se non a costo zero 

Prato, insegnante indagata per violenza sessuale su un 14enne: avrebbe avuto un bimbo da lui

Una donna, insegnante a Prato, risulta essere indagata per violenza sessuale su un suo allievo di soli 14 anni. La notizia viene riportata dall’Ansa che spiega anche come la docente sarebbe rimasta incinta e nei mesi scorsi è anche nato il bambino. Ora la procura di Prato – che ha aperto un’inchiesta sul caso – sta portando avanti accertamenti dopo la querela presentata dai genitori del ragazzo. Il 14enne conosceva l’insegnante perché andava a ripetizioni private da lei. Il ragazzo frequenta le scuole medie inferiori. La vicenda viene riporta anche dai giornali locali che spiegano che la procura ha aperto l’inchiesta dopo la denuncia per violenza sessuale presentata dalla famiglia del ragazzo.

La squadra mobile sta ora indagando sulla presunta relazione tra la donna e il minore che, secondo quanto emerso, potrebbe addirittura essere il padre del bambino nato da poco. Secondo quanto riportano sempre i media locali, la vicenda non avrebbe nulla a che fare con l’ambiente scolastico ma sarebbe nata in altro ambito, in seguito proprio alle ripetizioni private che l’insegnante tiene. Una volta rimasta incinta, la donna avrebbe portato avanti la gravidanza senza nascondere chi fosse il padre del bimbo in grembo, secondo quanto raccontano ancora i giornali. Appresa la notizia, i genitori del ragazzo hanno quindi deciso di presentare una querela. Così si è arrivati all’iscrizione dell’insegnante nel registro degli indagati con l’accusa di violenza sessuale ai danni del minore. Le indagini della procura proseguono da giorni nel massimo riserbo, considerando la delicatezza della questione.

Un’insegnante di Prato è rimasta incinta e ha partorito un bambino: la donna potrebbe aver avuto il figlio dopo un rapporto avuto con un alunno (di ripetizioni private) di 14 anni. L’insegnante è indagata per violenza sessuale ai danni del minore. La querela è stata presentata dai genitori del ragazzo.

Prato, professoressa accusata di aver avuto un figlio con un 14enne nega: “Sono una mamma felice”

La professoressa si è fatta accompagnare in Questura dal marito, sostenendo di non avere “nulla da nascondere”. Ma secondo l’avvocato della famiglia del 14enne, Roberta Roviello, “la docente era chiaramente innamorata del ragazzino”, e gli avrebbe mentito, facendogli credere di essere il padre del neonato che aveva appena partorito, per tenerlo legato a sé.

Continua a dichiararsi innocente la professoressa indagata a Prato per violenza sessuale ai danni di un 14enne. Cinque mesi fa la donna, 35enne, ha partorito un bambino, che ora ha circa 5 mesi, e si sospetta che il padre possa essere l’alunno adolescente. Ma l’insegnante nega tutto: “Sono una mamma felice”. La professoressa si è recata in Questura accompagnata dal marito, sostenendo di non avere ” nulla da nascondere”

Secondo l’avvocato della famiglia del 14enne, Roberta Roviello, “la docente era chiaramente innamorata del ragazzino”

Le indagini della procura di Prato e della squadra mobile sono tese ad accertare l’esistenza di una relazione tra la donna e il minore. La relazione sarebbe partita nella primavera del 2017, e sarebbe continuata fino a pochi giorni fa, quando i genitori del giovane hanno querelato la donna presentando denuncia alla polizia. Ma come ha sottolineato il procuratore Giuseppe Nicolosi, tutte le accuse devono ancora essere confermate, e le indagini sono ancora in fase preliminare. Gli investigatori vogliono chiarire se in tutto questo periodo, circa un paio di anni, ci siano stati rapporti sessuali: se così fosse, all’epoca dell’inizio della frequentazione il ragazzo avrebbe avuto 12 anni, età che, in caso di conferma, potrebbe ulteriormente aggravare la posizione della 35enne, indagata per il reato di atti sessuali con minore. La docente dava al ragazzino lezioni di inglese, e secondo le accuse della famiglia del giovane la donna potrebbe avergli detto una bugia per tenerlo legato a sé, convincendolo che fosse il padre del neonato appena partorito. La donna si dice pronta a sottoporsi al test del Dna: “Quella mossa contro di me è un’accusa terribile. Sono scioccata e non vedo l’ora di essere interrogata per chiarire tutto con i magistrati. Sono innocente e lo dimostrerò”, ha detto al Corriere della Sera.

Prato, sesso con l’allievo, spuntano i ricatti della professoressa

I genitori del ragazzo non hanno dubbi: “È stato circuito”. La donna si difende e attende il test del Dna. Oggi i primi interrogatori

Si tinge ancor più di giallo il caso della professoressa di 35 anni indagata a Prato per atti sessuali con un suo allievo 14enne

“Se mi lasci racconto a tutti che il bambino è figlio tuo”, è il testo di uno dei messaggi su Whatsapp, trovati nello smartphone del ragazzino, e ora al vaglio degli inquirenti sotto la lente di ingrandimento di un perito della procura. Una minaccia, un ricatto, forse l’ultimo disperato tentativo della donna di non perdere quella relazione morbosa che ha sconvolto un’intera città.

Intanto nelle prossime ore, come scrive La Repubblica, è atteso il risultato degli accertamenti sul Dna del bambino avuto dalla professoressa cinque mesi fa. Sapere di chi sia quel figlio potrebbe far luce su questa vicenda dai contorni oscuri. Il bimbo è del ragazzino che ha raccontato ai genitori del ricatto della sua insegnante privata, o del marito della donna, come sostiene il suo avvocato? Oltre a ciò il procuratore Giuseppe Nicolosi è pronto ad ascoltare i due protagonisti della vicenda, già oggi potrebbe toccare alla donna.

“Dirà tutto al magistrato – ha detto il suo avvocato che nelle scorse ore aveva chiesto questo interrogatorio – ma tanti aspetti devono essere verificati ci auguriamo in tempi molto rapidi, per evitare che sia travolta da uno stillicidio di voci. Il figlio? Non vogliamo dire nulla prima di aver parlato con gli inquirenti”. La donna, sempre secondo quanto riportato dal suo legale, contesta ogni accusa e attende con impazienza il test del Dna in bilico fra l’ansia e la voglia di mettere fine a tutte queste voci sul suo conto.

Secondo l’accusa i primi abusi sarebbero partiti un anno e mezzo fa, dopo che la donna si era offerta di dare ripetizioni di inglese al ragazzino. Le lezioni sarebbero poi sfociate in approcci insistenti, fino a quando tra i due sarebbe nata una relazione. Alcuni mesi fa, infine, l’arrivo del bambino.

Prato, le chat della prof con l’allievo 14enne: “Dove sei, perché non rispondi?”

Erano continui i messaggi che la professoressa 25enne di Prato inviava come una ossessione al suo allievo 14enne con il quale aveva avviato un relazione segreta. “La prof non mi lasciava in pace, mi voleva sempre con sé ” ha confermato il ragazzino che l’ha denunciata. Per il suo legale è probabile che l’ossessione abbia indotto la stessa donna a inventare una finta paternità.

“Dove sei?”, “Rispondimi”, “Perché non rispondi?”, sono questi i continui messaggi che la professoressa 35enne di Prato inviava come una ossessione al suo allievo 14enne con il quale aveva avviato un relazione segreta e dal quale avrebbe avuto anche un figlio che ora ha cinque mesi. Una sorta di chiodo fisso che confermerebbe quindi quanto ha raccontato dall’adolescente agli inquirenti dopo la denuncia presentata insieme ai genitori contro la donna. “La prof non mi lasciava in pace, mi voleva sempre con sé ” ha rivelato infatti il ragazzino, raccontando di un rapporto morboso tra allievo e quella insegnante di ripetizione di professione infermiera, ora indagata dalla Procura di Prato per violenza sessuale su minore. Una ossessione che, per il legale della famiglia del 14enne, potrebbe aver indotto la stessa donna a inventare una finta paternità proprio allo scopo di tenerlo vicino a lei quando lui aveva mostrato ed espresso desiderio di interrompere la loro storia. Una sorta di “disperato espediente della donna per incatenare il minore alla sua vita” anche se per il momento è solo un’ipotesi. Tra i messaggi che i due si scambiavano e individuati dagli inquinerà non ci sarebbero segni di affetto e amore ma è probabile che siano stati cancellati. Per questo sarà fondamentale ora una analisi approfondita dei cellulari già sequestrati dagli inquirenti. Fondamentali saranno però soprattutto i risultati dell’esame del dna sul piccolo per accertarne la paternità. “Quella mossa contro di me è un’accusa terribile. Sono scioccata e non vedo l’ora di essere interrogata per chiarire tutto con i magistrati. Sono innocente e lo dimostrerò”, ha dichiarato l’insegnante al Corriere della Sera. A rivelare di essere il padre del piccolo infatti è stato il ragazzino che aveva raccontato che la donna, che gli dava ripetizioni di inglese, gli aveva detto che era proprio lui il padre del figlio appena partorito.

Sesso con l’allievo emerge verità dopo il test del DNA Prof con ragazzo: per dna il padre è il 15enne

L’esame del Dna avrebbe confermato che la paternità del bambino nato l’autunno 2018 all’insegnante 35enne di Prato, indagata per atti sessuali su minore, va attribuita allo studente 15enne con cui la donna avrebbe avuto una relazione. Gli inquirenti hanno avuto modo di confrontare i Dna del figlioletto e anche dell’adolescente. Per il figlio la donna ha dato il consenso al prelievo venerdì. Nelle indagini coordinate dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli l’attribuire la paternità del bimbo è uno degli elementi necessari per definire i rapporti tra la donna e il minore che dalla primavera 2017 la frequentava per prendere ripetizioni di inglese.

“I campioni del test – aveva detto in mattinata uno degli avvocati della professoressa, Mattia Alfano – sono stati eseguiti e i risultati ci saranno a ore: la verità dei fatti secondo noi prescinde da questo risultato ed è per questo che abbiamo chiesto che sia sentita subito dagli investigatori”. Il legale e l’altro difensore della donna, Massimo Nistri, hanno presentato la richiesta di poter fare dichiarazioni spontanee, quindi già nel pomeriggio la procura di Prato ha convocato la 35enne negli uffici degli inquirenti. L’insegnante è stata sentita circa due ore e mezzo e l’interrogatorio è stato secretato. “Non possiamo dire niente: l’interrogatorio è stato secretato”, hanno detto uscendo gli stessi avvocati Alfano e Nistri. La professoressa di inglese è arrivata in procura con il marito (che peraltro ha riconosciuto il bambino come proprio), passando da un’entrata secondaria mentre i suoi avvocati hanno raggiunto gli uffici dei pm dall’ingresso principale, passando davanti a telecamere e giornalisti ma senza rilasciare dichiarazioni. All’interrogatorio, oltre ai due sostituti procuratori titolari dell’inchiesta, ha partecipato anche il capo della squadra mobile Gianluca Aurilia che guida le indagini, scaturite da una denuncia dei genitori del 15enne presentata contro la 35enne un paio di settimane fa circa. La famiglia del ragazzo si è attivata con la querela contro l’insegnante, che è una loro conoscente, anche per la nascita del bambino, circostanza che la 35enne avrebbe fatto presente al 15enne mettendolo in crisi. Anche così il ragazzo si sarebbe aperto coi genitori che hanno preso l’iniziativa di andare a riferire tutto alla polizia. Le indagini punterebbero ora a ricostruire il contenuto dei cellulari di entrambi i protagonisti. Prato.

Professoressa fa sesso con l’allievo, il test del Dna conferma: il figlio è del 13enne

Sono arrivati i risultati degli accertamenti sul Dna prelevato sul bambino, che ora ha cinque mesi, confermando di fatto le accuse: il bimbo è nato dalla relazione tra la 35enne di Prato e l’adolescente a cui dava ripetizioni quando aveva 13 anni. Intanto la Procura locale prosegue le indagini per violenza sessuale su minore.

Gli esami del dna confermerebbero che la paternità del bambino nato nell’autunno 2018 alla 35enne di Prato, accusata di atti sessuali con minore, andrebbe attribuita al giovane (13enne all’epoca del concepimento) che con la donna avrebbe avuto una relazione. Lo apprende l’Ansa da fonti vicine all’inchiesta. “I campioni del test – aveva detto in mattinata uno degli avvocati della professoressa, Mattia Alfano – sono stati eseguiti e i risultati ci saranno a ore: la verità dei fatti secondo noi prescinde da questo risultato ed è per questo che abbiamo chiesto che sia sentita subito dagli investigatori”. Il legale e l’altro difensore della donna, Massimo Nistri, hanno presentato la richiesta di poter fare dichiarazioni spontanee, quindi nel pomeriggio la procura di Prato ha convocato la prof negli uffici degli inquirenti. La donna è stata sentita per circa due ore e mezzo. “Non possiamo dire niente: l’interrogatorio è stato secretato”, hanno detto uscendo gli stessi avvocati Alfano e Nistri.

La procura dei minori prosegue le indagini

Nel frattempo emergono anche altri dettagli sulla vicenda. In particolare, i messaggi che l’insegnante inviava al giovane, con insistenza. “Perché non rispondi? Rispondimi”, scriveva allo studente delle scuole medie al quale faceva ripetizioni d’inglese. I messaggi sono stati trovati nel telefono cellulare del 15eenne che – riferisce La Nazione – è stato poi consegnato dalla madre del giovane agli investigatori della Squadra Mobile nel momento in cui lei stessa ha presentato querela contro l’insegnante. La famiglia del ragazzino aveva infatti che la frequentazione con la donna potesse essersi trasformata in una vera e proprio relazione tra i due. Proprio da questa relazione sarebbe nato un figlio, o almeno così la donna avrebbe confessato al ragazzino. Che alla fine, non riuscendo più a sopportare la pressione, l’ha raccontato ai genitori

Fonti inchiesta: test del Dna conferma che figlio è del 15enne

Secondo quanto riferito da fonti vicine agli investigatori, la paternità del bambino va attribuita al minore. La 35enne è stata sentita dai PM su sua richiesta: l’interrogatorio è stato secretato

L’esame del Dna ha confermato che la paternità del bambino nato l’autunno 2018 all’insegnante 35enne di Prato, indagata per atti sessuali su minore, va attribuita allo studente 14enne con cui la donna avrebbe avuto una relazione. E’ quanto riferiscono fonti dell’inchiesta. Gli inquirenti hanno avuto modo di confrontare i Dna del figlioletto e anche dell’adolescente. Per il figlio, la donna ha dato il consenso al prelievo venerdì. Nelle indagini coordinate dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli l’attribuire la paternità del bimbo è uno degli elementi necessari per definire i rapporti tra la donna e il minore che dalla primavera 2017 la frequentava per prendere ripetizioni di inglese.

La difesa: interrogatorio secretato

“I campioni del test – aveva detto in mattinata uno degli avvocati della professoressa, Mattia Alfano – sono stati eseguiti e i risultati ci saranno a ore: la verità dei fatti secondo noi prescinde da questo risultato ed è per questo che abbiamo chiesto che sia sentita subito dagli investigatori”

Il legale e l’altro difensore della donna, Massimo Nistri, hanno presentato la richiesta di poter fare dichiarazioni spontanee, quindi già nel pomeriggio di lunedì la procura di Prato ha convocato la 35enne negli uffici degli inquirenti. L’insegnante è stata sentita circa due ore e mezzo e l’interrogatorio èstato secretato. “Non possiamo dire niente: l’interrogatorio è stato secretato”, hanno detto uscendo gli stessi avvocati Alfano e Nistri.

La professoressa di inglese è arrivata in procura con il marito (che peraltro ha riconosciuto il bambino come proprio), passando da un’entrata secondaria mentre i suoi avvocati hanno raggiunto gli uffici dei pm dall’ingresso principale, passando davanti a telecamere e giornalisti ma senza rilasciare dichiarazioni.

All’interrogatorio, oltre ai due sostituti procuratori titolari dell’inchiesta, ha partecipato anche il capo della squadra mobile Gianluca Aurilia che guida le indagini, scaturite da una denuncia dei genitori del 15enne presentata contro la 35enne un paio di settimane fa circa.

La famiglia del ragazzo si è attivata con la querela contro l’insegnante, che è una loro conoscente, anche per la nascita del bambino, circostanza che la 35enne avrebbe fatto presente al 15enne mettendolo in crisi.

Anche così il ragazzo si sarebbe aperto coi genitori che hanno preso l’iniziativa di andare a riferire tutto alla polizia. Le indagini punterebbero ora a ricostruire il contenuto dei cellulari di entrambi i protagonisti.

Sesso con l’insegnante a Prato, la difesa ai PM: “Il 15enne sia interrogato”

I legali difensori dell’insegnante 35enne di Prato, indagata per atti sessuali con un suo allievo ora 15enne a cui dava ripetizioni, hanno chiesto alla Procura di interrogare il giovane in “audizione protetta” con modalità di incidente probatorio. Il test del Dna avrebbe già indicato il ragazzo come il padre biologico del bambino partorito alcuni mesi fa dalla donna, la cui posizione sarà valutata anche in relazione all’età che aveva il giovane al momento degli atti sessuali. Secondo l’avvocato difensore della donna, Mattia Alfano, l’interrogatorio in modalità protetta è una “normale procedura quando c’è un minore coinvolto”.

Se la Procura darà l’ok, il 15enne affronterebbe un’udienza a porte chiuse, in camera di consiglio davanti al gip e il suo racconto sarà prova valida per un processo futuro.

Sesso con l’insegnante, “il minore non può riconoscere il figlio”

La casa, un piccolo appartamento grigio alla periferia di Prato, è sprangata, le luci sono spente. «Non li vediamo da un paio di giorni, forse sono a fare un viaggio», dice un vicino. Anche nel mondo virtuale non ci sono più tracce di quella famiglia.

Poco dopo le 20 di ieri il profilo Facebook della signora sotto inchiesta per «atti sessuali» con un 14enne al quale dava ripetizioni d’inglese e dal quale ha avuto un figlio che oggi ha 7 mesi, scompare. Non ci sono più foto di lei, 31 anni, operatrice socio sanitaria in un Rsa per la cura degli anziani, del marito e dei due figli. Non ci sono più le frasi, a volte profetiche. «La maternità non è un errore ma un dono». E ancora «non programmare niente nella vita il bello arriva improvvisando». Non ci sono più le chat, spesso allegre a volte velate di tristezza. Poche ore prima aveva cambiato il profilo aggiungendo l’immagine di un tramonto e questa frase: «Niente è impossibile se lo vuoi».

E l’impossibile è accaduto, per lei, e per quel ragazzino con il quale aveva una relazione dal quale è nato un bambino, bellissimo. «È mio figlio, anche lui, non voglio perderlo», avrebbe detto il padre che non lo ha disconosciuto come confermano fonti in Procura.

Anche perché per la legge il padre resta lui a tutti gli effetti e non quello biologico (il ragazzino), come conferma il presidente del Tribunale dei minori di Firenze, Luciano Trovato: «L’attribuzione della paternità è automatica ed eventualmente per disconoscere il figlio deve essere intrapresa un’azione legale». E se fosse il ragazzino a reclamare la paternità? «Come regola generale un minore che ha meno di 16 anni non può riconoscere un figlio — risponde Trovato — salvo autorizzazione.

In questo caso il minore deve essere rappresentato da un genitore e autorizzato al riconoscimento. Poi si avvia un procedimento e un eventuale riconoscimento della paternità. Ma in questo caso ci sono due blocchi giuridici: l’età inferiore a 16 anni e l’esistenza di un altro padre, quello giuridico». Insomma, difficilmente il bambino potrebbe cambiare famiglia anche se il padre che lo ha concepito è un altro. Fino all’ultimo i famigliari del ragazzino hanno sperato che l’esame del Dna fosse negativo.

Per loro quella nascita non è stata una gioia. Stanno vivendo una situazione nuova, difficile, impensabile. E cercano di essere il più possibile vicini a quel figlio che all’epoca dei fatti forse non aveva ancora 14 anni.

L’età non è un elemento secondario. Perché se il primo rapporto è avvenuto a 13 anni per l’insegnante scatta il reato di violenza sessuale, altrimenti si procede per quello di atti sessuali con minori (che comporterebbe pene più leggere).

I difensori della donna hanno così chiesto che sia ascoltato dai pm il ragazzino e la sua testimonianza sia cristallizzata in un incidente probatorio utile per il processo. L’età del giovane al momento degli atti sessuali sarà un elemento chiave dell’indagine: se il primo rapporto è avvenuto quando il ragazzo aveva 13 anni, per l’insegnante scatta il reato di violenza sessuale, altrimenti si procede per quello di atti sessuali con minori, che comporterebbe pene più leggere. Intanto gli inquirenti cercano di fare la massima chiarezza possibile andando alla ricerca di nuovi testimoni, oltre ai diretti protagonisti e ai loro familiari. La squadra mobile è stata impegnata a reperire nuovi racconti nella cerchia dei conoscenti dell’insegnante.

Prato, l’ultimo sms dell’insegnante all’amante ragazzino Le loro vite si incrociano a Prato, in una palestra a ridosso del centro. Due donne poco più che trentenni, entrambe sposate, entrambe madri. Vite tranquille alle spalle, navigazione di provincia. Si conoscono qualche anno fa e diventano amiche. Si scambiano i cellulari, si frequentano, si fidano una dell’altra. Una ha un ragazzino atletico e sportivo, ma non particolarmente brillante a scuola.

L’altra si offre di dargli ripetizione di inglese in vista dell’esame di terza media anche se non è una insegnante: di mestiere fa l’operatrice sociosanitaria.

È la primavera del 2017. La storia comincia da lì, dalle lezioni a casa di lui e finisce un anno e mezzo dopo nella stanza del procuratore Giuseppe Nicolosi dove l’improvvisata prof cerca le parole per spiegare quello che da fuori è difficile capire: l’amore travolgente o l’ossessione che abbatte i muri di ogni convenzione fra lei, 35 anni, sposata e madre di due bambini e quel ragazzino che adesso di anni ne ha 15 anni e che l’esame del Dna dice essere il padre del secondo figlio di lei.

Tre ore di interrogatorio senza una lacrima: “Era tranquilla, come se si fosse tolta un peso” dice chi l’ha incontrata. Ieri davanti al capo della squadra mobile Gianluca Aurilia si è seduta l’altra donna, la madre del ragazzino. Quella che ha capito che certi silenzi, certe inquietudini, nascondevano qualcosa. Un grande segreto che lui ha confessato vincendo reticenze e paure. Ha raccontato dei primi approcci con l’amica della mamma, dei rapporti sessuali, del bimbo in arrivo e dei messaggi dopo il parto, lei che gli scriveva: “Se mi lasci dico a tutti che è figlio tuo”

E lui probabilmente si sentiva prigioniero di quel sentimento clandestino che col passare dei mesi avrebbe voluto solo cancellare. I giorni a pensarci, le notti a rigirarsi nella solitudine di quella cosa che deve essergli apparsa così enorme e inconfessabile. Secondo il racconto del giovane, a fine gennaio lei gli invia un altro messaggio: “I miei e mio marito sanno già tutto, tu puoi dire quello che vuoi”. I genitori del ragazzino, sconvolti, chiamano un’avvocata Roberta Roviello e presentano un esposto in procura. Così parte l’inchiesta, il reato contestato è atti sessuali con un minorenne.

Gli investigatori della squadra mobile si presentano venerdì scorso a casa della donna, in un palazzo di un quartiere residenziale, con un mandato di perquisizione. Lei non è in casa, ma arriva poco dopo, consegna il cellulare e i certificati di nascita del secondo figlio, quello di pochi mesi. È molto controllata. Chiama il marito al telefono, l’uomo torna: nessuna scenata, poche parole. Come se ne non fosse sorpreso. Arriva anche uno dei loro avvocati, Mattia Alfano. La donna viene portata in questura, il marito la segue, le sta vicino. Tradisce un momento di emozione quando chiede: “Non ci toglieranno il bambino, vero?”

È la sua preoccupazione. In realtà il rischio c’è potrebbe essere il pm a chiedere il disconoscimento della paternità o i genitori del ragazzino nel caso quest’ultimo decidesse di rivendicarne la paternità. Da qualunque parte la si guardi, questa storia è un groviglio di sentimenti e tradimenti da maneggiare con cura perché oltre a entrare nell’intimità delle famiglie, tocca almeno tre minori. Per questo la procura ha deciso di secretare gli atti. Sono tante le domande che restano sospese e molte le risposte che non sappiamo.

I magistrati devono accertare, per esempio, se i rapporti sessuali fra l’allievo e l’insegnante sono cominciati prima dei 14 anni di lui, cosa che potrebbe configurare un’aggravante con una pena pari alla violenza sessuale.

Venerdì verranno depositate le perizie sui cellulari, elemento che può dare un perimetro a questa vicenda: l’adolescente ha cancellato quasi tutto dalla chat, lei ha lasciato delle tracce: dove sei? Perché non mi rispondi?

Domande che fanno immaginare una frequentazione assidua. La perizia potrà recuperare parte degli sms scomparsi e raccontare dove e quando sono avvenuti gli incontri, quando è cominciata l’attrazione. Ieri sono state ascoltate anche due amiche della donna. Per sentire la versione del quindicenne, la procura ha invece intenzione di chiedere l’incidente probatorio, un’audizione protetta col sostegno di uno psicologo. Intanto ieri in questura la madre del ragazzino ha ripetuto il suo sgomento, dicendo di aver sperato che il Dna non svelasse la paternità del figlio, ma soltanto il ricatto di una donna tanto più grande di lui. La sua ex amica.

I sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno attivato la polizia per acquisire nuovi elementi proprio sul piano delle testimonianze, mentre da pc e telefono si ricostruiscono ancora sequenze cronologiche e contenuti di sms e frasi in chat. Gli investigatori hanno sentito diverse persone vicine all’indagata, testimonianze che potrebbero ampliare la conoscenza dei fatti. Tra gli accertamenti degli inquirenti c’è la circostanza se altri ragazzi andavano a ripetizione di inglese da lei. O se il 15enne sia stato l’unico suo studente. Inoltre secondo quanto emerge, potrebbe entrare a far parte dell’inchiesta la versione del marito della donna il quale ha riconosciuto legalmente come proprio il bambino nato (la coppia ha anche un figlio di 7 anni). Proprio i pm nell’interrogatorio avrebbero chiesto alla 35enne se il padre del figlioletto neonato sia il marito o il 15enne.

L’inchiesta, tuttavia, oltre alla paternità del bambino, si estende anche ai rapporti sessuali avuti dall’adulta con l’adolescente. In considerazione dell’età molto bassa del minore – e anche della durata del rapporto, che viene fatto partire dalla primavera del 2017 -, la legge esclude del tutto che vi possa essere consenso da parte di un minore ad avere rapporti sessuali, ciò per motivi di maturità psicologica, evidentemente non ancora raggiunta.

Quindi la posizione della 35enne può aggravarsi anche sotto questo profilo, considerato pure che la relazione sessuale è stata impostata facendo leva sul suo ruolo di educatrice a cui la famiglia, che la conosceva, aveva affidato il figlio per le ripetizioni.

La querela è stata presentata dalla madre del 15enne preoccupata per averlo visto incostante, distratto e inquieto fino a confessarle di essere divenuto padre, circostanza che ieri sarebbe stata confermata proprio dal test del Dna.

AGGIORNAMENTI

Sesso con l’alunno, l’insegnante mostrava il neonato: “Somiglia al mio ragazzino”

Prato, 14 marzo 2019 – Nel quartiere di Prato dove la giovane madre vive con i due figli, uno di 11 e l’altro di 7 mesi, quest’ultimo frutto della relazione con il suo allievo quindicenne, sono in molti a ricordare come lei stessa fosse orgogliosa nel mostrare a tutti il bambino appena nato. «Guardate come somiglia al mio ragazzino», diceva. Il suo ragazzino, ossia l’adolescente a cui faceva ripetizioni private d’inglese e col quale, si è scoperto adesso, non solo aveva avviato una relazione sessuale da quando – secondo l’accusa – lui aveva 13 anni, ma dal quale ha anche avuto quell’ultimo figlio.

Un morboso invaghimento per il giovane allievo che l’operatrice socio-sanitaria, indagata dalla procura di Prato per atti sessuali su minore, non nascondeva affatto, nonostante fosse sposata e già madre di un primo figlio avuto dal marito. A dire il vero lei non nascondeva proprio niente. Né quest’attrazione proibita, né l’attesa per un secondo figlio che dichiarava ai quattro venti di desiderare come si desidera un dono del cielo. «La maternità non è un errore ma un regalo», scriveva infatti su Facebook proprio nel periodo in cui aspettava di partorire. «Quando diventi mamma non sei mai davvero sola. Una madre deve sempre pensare due volte: una per sé e una per i suoi figli». E ancora: una marea di selfie di lei col pancione, un ripetuto conto alla rovescia in attesa della nascita del secondo figlio, massime di felicità legate alla voglia di avere bambini e agli amori impossibili. Tutte espressioni di una personalità quasi ossessiva, tanti erano i riferimenti alla maternità tanto desiderata. Frasi e foto che rilette alla luce di quanto successo negli ultimi giorni sembrano quasi tratteggiare le tappe di una rovinosa fissazione. «La donna – dice ora uno dei suo avvocati, Mattia Alfano – ha ripreso la vita di sempre, anche se è preoccupata per l’onda mediatica che ha travolto lei e la sua famiglia. PUBBLICITÀ

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