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Q COME QUALUNQUE

Ha senso parlare di Quantificazione di una Qualità?

Di Rosella Corda ( Phd Filosofia e storia)

La Q è una lettera difficile. Quali sono le parole che iniziano per Q? se disegno una Q al centro della pagina, penso a una sola cosa: la Quantificazione. Si diramano fasci di linee ridondanti, portatrici di uno stesso schema di fondo. Coordinate di minore-maggiore – senza qualità. La quantificazione in che rapporto è con la Qualità? Ecco un’altra Q. Ha senso parlare di Quantificazione di una Qualità? Qual è il metro e quale la misura? La Qualità è di sicuro anch’essa un gradiente: di maggiore o minore intensità. Ma qual è il quantum dell’Intenso? Pensiamo per esempio ai sentimenti. Sono paragonabili? Cosa occorre affinché sia possibile un paragone? Probabilmente un quantum di misura. Ma questa dose astratta di “affetto” dovrebbe essere un termine fisso e generale per consentire un’assiomatica, ovvero una gradazione di intensità e di valore, in cui a ciascuna parte è associata la propria univoca qualificazione. E torniamo alle scale e alle misurazioni. Forse un colore? E anche i qualia cromatici, non richiedono anch’essi un dosaggio, una misura, un riferimento affinché si possa dire di un rosso quanto e come esso risulti più o meno intenso? Più o meno diluito? Si è sempre in cerca di “soluzioni”, più che di riposizionamento dei problemi… E talvolta alcune soluzioni riescono perfino a risultare anteposte ai problemi

Un paradosso ? No, se si pensa che in biologia, ad esempio, si procede discrezionalmente su scale di “soluzioni” possibili, rispetto a cui il “problema” che può aver dato luogo a quella biforcazione è solo ricostruibile ex-post. È davvero epifanico ciò che nella sua soluzione mostra il problema e nella sua “storia” una sorta di percorso interno-esterno alla Escher. E allora l’intensità di un colore potrebbe rispondere a una domanda sul come, sul funzionale, sul pragmatico, sullo strettamente relazionale e immanente, piuttosto che sull’astratto e sul generico? Qual è il rosso? Quello che “risveglia” l’attenzione. Dà una direzione. Imprime un senso. Produce intrecci. E se vi fossero anche “qualia” dei “quanti”? Proviamo a fare ordine. Siamo partiti parlando della Quantificazione e della sua matrice generica e ci siamo persi a parlare di variazioni sul tema – come troppo spesso accade in questa rubrica. Si pone un tema e si scalano e scavano le sue varianti. Ci sono un quantum di astratto e un qualia di concretezze o non piuttosto un quantum e un qualia in astratto e un quantum e un qualia di concretezze? I ragionamenti sono macchine e battiti. Come vuoi/puoi ragionare? Qual è la tua matrice, se non ne esiste solo una – ragione per cui si può porre la domanda? Posso ragionare per quantificazioni generali e allora potrò perfino pensare di essere nel giusto del corretto – luogo molto confortevole, dicesi “campana di vetro”. Oppure posso ragionare “fuori”: senza riparo. Sotto il cielo della vita, come dire. Esposti a un vento pulviscolare e allergenico. Se ragiono secondo il binario di un Quantum generico, da cui discendono una serie di opposizioni tra cui quanto/come, avrò sviluppato un schema “qualunque”. Lo schema dell’ex-post che presume di assurgere a norma, disconoscendo la sua stessa origine, proveniente anch’essa da una regola. Cos’è una regola? Niente più di una ricorrenza attorno a cui si raggruma il senso di un ritorno. Una regola per sua stessa natura ha a che vedere col tempo e dunque conosce il rischio e l’opportunità del cambiamento. Le regole servono e servono perché le cose cambiano. Le norme nascono da regole che si sono col tempo irrigidite, proprio perché incapaci di variare contestualmente a quel meccanismo di soluzioni-problemi tipico del vivente. C’è “bisogno”, dunque, anche di norme. Purché se ne conosca la stessa genealogia. E cosa ne è dunque del nostro tema? Il Qualunque? Be’, si tratta di un significato fratto. “Qualunque” può declinarsi come qualunquismo, mistificando la forma del democratico, ma può declinarsi anche come “formula” di un politico realmente aperto. “Qualunque”, con il suo quantum di vivente, nella sua potente anomia, può essere quel vento che soffiando dal basso distribuisce e rimpolpa: rimette in circolazione. “Qualunque”, scardinato dal perno del generico, consente quell’opportunità reale di una partecipazione ricca, aperta, trasversale. C’è del ciascuno nelle pieghe del qualunque, come una chance di vita per tutti nel politico. Come la forza dell’impersonale che si può sprigionare a partire dal proto-soggetto “si”: si pensi, si inventi, si costruisca, senza protagonismi e leaderismi. Comunità.

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