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PATRICE MAKABU: RollsRoyce è una canzone e il ritmo piace – POLEMICA LUCA ZINGARETTI

“A me interessano i soldi solo per non preoccuparmi dei soldi. Fino all’altro giorno portavo i vestiti usati di mio fratello, oggi sono un imprenditore che si è costruito una società da solo, e voglio darmi un tono. Se dovessi fare una lezione a cinquecento giovani, sono sicuro che uscirebbero tutti col master.”

Achille Lauro a Sanremo 2019 con il brano Rolls Royce

#RollsRoyce è una canzone e il ritmo piace. Stop.

Che lo facciano i genitori il lavoro di costruire per i propri figli l’opera architettonica dietro l’impalcatura di sani principi, senza affidarsi ai messaggi che possono essere riconosciuti ed imitati o NO quale stili di vita.

C’è chi è arrivato al punto di non riuscire a tenere un figlio seduto in macchina senza un iPad in mano: la testa fuori dal finestrino non esiste più, ed è tutto dire.

Mi preoccuperei più di questo.

Trasformare in capro espiatorio della “fine del mondo” una canzone, un programma TV, un abbigliamento discutibile, è facile. Il punto è che l’#educazione non parte da questo ma da una serie di esempi che sembrano essere stati totalmente delegati ai social, ai media ed alle immagini.

Che i genitori siano genitori sul serio, anche cantando Rolls Royce o qualunque altra canzone.

Chi canta ancora in auto con i propri figli?

Siri, probabilmente…

La cara zia Siri che non ha un volto nè tantomeno un tono di voce umano. In un’epoca nella quale dovrebbe esser chiara la distinzione tra bene e male ormai, c’è ancora chi inventa una notizia rispetto ad un episodio del genere, al fine di creare mal di pancia, vomito e convulsioni ai tanti poveretti che sicuramente non canteranno Rolls Royce, ma che chissà quanti “punti neri” avrebbero da schiacciare in volto guardandosi allo specchio.

E se oggi, invece che quarant’anni fa, fosse uscita quella canzone di #Rettore che fa “Dammi una lametta che ti taglio le vene”?

Sai che casino!

Si sarebbe scatenato il finimondo, con tanto di psichiatri in piazza a manifestare, striscioni, gente “indignata” (termine usato ed abusato considerando oltretutto da quale pulpito arriva l’indignazione del dato momento), e chi più ne ha più ne metta.

Possibile che in TUTTO si sia fatto un passo indietro? Eravamo più evoluti quarant’anni fa?

Si è al punto di giudicare il vincitore di #Sanremo per nazionalità d’origine, più che essere contenti che un giovane abbia come prospettiva un futuro che tutti vorrebbero, per sè e per i propri figli. Televoti e presunte macchinazioni non c’entrano, i commenti negativi erano diretti alla persona ed alla sua etnia.

Testi e canzoni a parte, di una Testa funzionante invece, cosa rimane?

Forse solo l’eco. Chiediamo a Siri. #LucaZingaretti canta con moglie figli, e voi?

È tutto.

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