Blog

5 anni per depositare una sentenza, il CSM “assolve” il giudice lumaca: “Gli avvocati non protestavano”

Avvocato Claudio Salvagni :
“Quindi, gli avvocati devono protestare … ma, se protestano non va bene (per alcuni procuratori)! ”

La vicenda è, in qualche modo, pirandelliana ma, come abbiamo da tempo imparato, tutto è possibile, se non normale, nell’Italia delle auto-assoluzioni, delle tante incompiute, e della Giustizia lumaca. Era emersa nelle cronache dei media un po’ di tempo fa, ora la conclusione, raccontata da Il Dubbio, quotidiano diretto da Piero Sansonetti ed edito dal Consiglio Nazionale Forense. Con l’ultimo capitolo di questa storia: il CSM non ha ritenuto di sanzionare il magistrato in questione, ritenendo sostanzialmente il ritardo legittimo. Si è trattato, si ricostruisce nel quotidiano, non di una sola sentenza depositata in ritardo, ma di centinaia. Un ritardo, pertanto, eretto a sistema da parte di un giudice civile di un Tribunale non certo periferico aduso a depositare le proprie sentenze dopo anni. “Lo stesso periodo di tempo impiegato da Tolstoj per scrivere il romanzo capolavoro del Novecento, Guerra e pace” – annota con ironia il cronista – “o da uno studente per conseguire la laurea in giurisprudenza”. Questa situazione di ordinario degrado della Giustizia che colpisce, soprattutto, gli sfortunati utenti del sistema, i cittadini che aspettano, si diffonde, non si sa se tramite segnalazioni di chi subisce il ritardo o di qualche collega magistrato costretto a passare le domeniche a scrivere i propri provvedimenti mentre un altro collega se la prende comoda. In ogni caso, la notizia giunge alle orecchie del presidente di quel Tribunale che interviene, esonera il ritardatario dalle udienze nelle quali non riveste il compito di relatore ed estensore e cerca di stabilire congiuntamente a lui una tabellina di marcia, in modo da salvare il salvabile e “depositare in un mese cinquanta sentenze e quaranta ordinanze, per un totale di tre provvedimenti al giorno”. Ma, naturalmente, sarebbe impensabile obbligare ad una corsa da cronometrista un concorrente lumaca, ed infatti quel programma viene totalmente disatteso, aprendosi così la strada al procedimento disciplinare.

Si arriva così al CSM e le posizioni sono distinte. Secondo il procuratore generale della Suprema Corte di cassazione, il giudice sarebbe passibile di punizione stante la palmare violazione, da parte sua dei principi di «diligenza e laboriosità», la conseguente determinando «lesione del diritto del cittadino ad una corretta e sollecita amministrazione della giustizia con conseguente compromissione del prestigio dell’Ordine giudiziari» il tutto aggravato dalla recidività del soggetto, sottoposto all’attenzione del Consiglio Superiore e da esso sanzionato per un seriale ritardo nel periodo precedente. «Ritardi gravi ed ingiustificati nonché pregiudizievoli del diritto della parti ad ottenere la definizione in tempi ragionevoli del processo secondo quanto previsto dall’art. 111 co 2 della Costituzione e 6 CEDU». Ma non c’è nulla da fare, quel giudice per il Csm non merita sanzione alcuna in quanto, si ricostruisce nel quotidiano del Consiglio Nazionale Forense, “sono tollerati, secondo giurisprudenza costante, ritardi superiori al triplo del temine legale”. Cioè, “una sorta di “extrabonus” temporale che il giudice può quindi spendersi prima di essere sanzionato”. Ed inoltre, “la maggior parte dei ritardi si concentrerebbero nel deposito delle “ordinanze istruttorie”. Insomma, “cosa volete che sia, madama la Marchesa? Solo peccati veniali, nulla più. Ma cosa vanno cercando questi sciocchi accusatori, veramente non hanno capito come vanno le cose in questo mondo all’incontrario?” (queste sono domande nostre, ndr). Ma ancora: «non c’è stato alcun avvocato che si sia mai lamentato della gestione del ruolo del magistrato», mentre secondo la Procura Generale tali argomentazioni sarebbero destituite di fondamento, «in quanto l’illecito tutela il regolare corso della giustizia ed in principi del giusto processo». Idem per le addette ragioni personali da parte del magistrato, che secondo la procura sarebbero state rimediabili tramite congedi ed aspettative, quelle previste per legge. L’assoluzione da parte del Consiglio Superiore della Magistratura non chiude tuttavia la vicenda, in quanto il procuratore generale ha proposto ricorso e della questione si occuperà prossimamente la Suprema Corte di Cassazione.

Fonte: Il Dubbio

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti