Un salto nel passato glorioso lucano, di quando la Basilicata era al centro di avvenimenti storici e sociali di ampia portata internazionale, con uno sguardo verso l’oriente di Costantinopoli e altro verso il nord dell’Impero e quel ambito Mediterraneo, culla di civiltà. Troppo spesso si utilizza , anzi è di moda utilizzare il termine “Medioevo”, per stigmatizzare certi comportamenti retrogradi o oscurantisti, si dovrebbe studiare meglio questo lungo periodo, che per quanto la Basilicata, fu al contrario fulgido dall’arrivo degli Altavilla, alla corte angioina a Lagopesole o le vicende successive degli eredi di Carlo I e tanto altro. Per noi lucani è l’era delle grandi costruzioni, sia castellari che di abbazie e monasteri, che tanto ci raccontano della nostra storia, del paesaggio che cambia, delle vicende politiche e sociali. Mosaici di eventi ricostruiti nelle recenti ricerche, partendo dalle fonti, e studiando le fonti, spesso manipolate per “giochi di potere o di mantenimento di potere o priviliegi”, perché la ricerca non finisce mai, come ha fatto la brillante storica Donatella Gerardi nel suo poderoso studio “ Il Fondo Private, ovvero documenti del monastero di S. Michele Arcangelo di Montescaglioso (secc. XI-XV)” , fondazione monastica benedettina che vide la luce durante le prime fasi della conquista normanna dell’Italia meridionale e che ha attraversato i secoli del Pieno e del Basso Medioevo, accreditandosi come la più potente istituzione monastica della Basilicata sud-orientale. Il saggio sarà presentato il 6 marzo alle 17,00 nel chiostro del Palazzo di Città di Avigliano – la professoressa Gerardi è originaria del paese gianturchiano – con Katia Mancusi, vicepresidente del Centro Studi Politeia, che avrò l’onore di coordinare e che prevede i saluti del sindaco di Avigliano Vito Summa e di Vincenzo Zito, sindaco di Montescaglioso, l’ introduzione di Katia Mancusi, vicepresidente del Centro Studi Politeia per le associazioni promotrici ( Politeia, Unitre e Società operaia di Muto Soccorso) la relazione introduttiva del professor . Francesco Panarelli, ordinario di storia medievale presso l’Unibas, gli interventi del professor . Alessandro Di Muro, ricercatore di storia medievale presso l’Unibase della autrice professoressa Gerardi. Si tratta di un poderoso studio in due sezioni: la prima (Documenti del Fondo Fortunato) costituisce la seconda parte del Codice Diplomatico di Matera, la cui pubblicazione si è inaugurata nel 2008 con l’edizione del Fondo Annunziata, a cura di Francesco Panarelli. I 107 documenti di cui si propone l’edizione afferiscono il fondo Private, una delle articolazioni del corpus diplomatico Pergamene di Matera, versato al Grande Archivio di Napoli e pervenuto in trascrizione grazie alle copie semplici redatte agli inizi del Novecento per l’iniziativa di Giustino Fortunato. Sotto il titolo Private sono compresi documenti concernenti il monastero di S. Michele Arcangelo di Montescaglioso, dati e rogati tra il 1082 e il 1755, dalla fondazione attribuibile a Umfredo all’’anno 1484, che coincise con la rinascita dell’ormai morente abbazia in virtù dell’aggregazione alla congrega di S. Giustina da Padova, che di fatto significò per il monastero l’inizio di una nuova storia Da rimarcare che attualmente la più completa ricostruzione storiografica sulla storia del monastero di S. Michele di Montescaglioso è la monografia pubblicata a Napoli nel 1746 da padre Serafino Tansi da Matera, il quale – essendo stato abate del cenobio per due volte – poté avvalersi, per compilare la propria opera, della documentazione conservata nell’archivio monastico, di cui redasse una silloge per il Mabillon.

Nell’opera settecentesca i singoli episodi della vita dell’abbazia sono restituiti con un costante riferimento ai documenti, alcuni dei quali – i privilegia selectiora – sono riportati integralmente in appendice. Lo studio della Gerardi porta novità storiografice a partire dai primi due paragrafi sono incentrati sulle vicende del monastero in età normanno –sveva e affrontano, in primo luogo, il tema della fondazione dell’abbazia, inscrivendola nel più ampio progetto politico perseguito dai nuovi dominatori dell’Italia meridionale dopo le fasi turbolente della conquista. I normanni, invero, si adoperarono ben presto per trovare una fonte di legittimazione al proprio potere, ottenuto manu militari, cercando di penetrare tra le maglie del tessuto sociale delle terre conquistate, grazie all’appoggio delle istituzioni monastiche,vuoi indigene, vuoi di nuova fondazione. In particolare, dalla ricerca è emerso che l’abbazia caveosana va annoverata tra le fondazioni monastiche dinastiche di cui si fecero promotori i nuovi dominatori del Mezzogiorno nel periodo successivo ai torbidi della conquista e che – al pari di altri importanti cenobi benedettini di fondazione normanna – fu destinata dalla schiatta comitale di Montescaglioso a mausoleo della propria dinastia. Lo studio della fase della fondazione ha portato in primo piano il tema delle strette e intense relazioni che s’instaurarono sin dalle prime battute tra il monastero e i domini di Montescaglioso (Umfredo, il fondatore; Rodolfo Maccabeo, figlio di Umfredo; la contessa Emma, moglie del Maccabeo e sorella di re Ruggero II D’Altavilla ); una sinergia destinata a durare a lungo nel tempo e a fare da presupposto alla crescita di prestigio del monastero e alla formazione di una ricca dotazione patrimoniale: Interessante il punto sulla vischiosa questione dei cosiddetti “falsi di Montescaglioso” al fine di precisare l’epoca e il movente sotteso alla elaborazione di documenti interpolati.
