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Oil & Gas RISPONDE AL CARABINIERE COSTA : “Meno male che non è Ministro dell’Economia”

I veri nemici del Paese sono quelli che si inventano storielle, confidando sulla massa di analfabeti funzionali.

Il ministro Costa scrive su Facebook:

“Ricordo che un miliardo di euro investito in rinnovabili ed efficientamento energetico crea fino a 13 mila posti di lavoro. È anche una questione economica: vogliamo puntare sulle fossili, che impoveriscono il territorio e che creano pochi posti di lavoro o sulle rinnovabili, perseguendo gli obiettivi di sostenibilità europei, aiutando il clima e creando tanti posti di lavoro? Mi farò dei nemici? Saranno gli stessi nemici dell’ambiente e del Paese”

 

 

In realtà, visto l’enorme ammontare (vari miliardi) che gli utenti già pagano in bolletta per finanziare le rinnovabili (mediante gli oneri di sistema), i pannellari ad oggi dovrebbero essere milioni.

E quasi tutti i finanziamenti vanno a privati; avete mai visto un pannello solare sui tetti di una scuola?

Ci sono enormi interessi dietro le rinnovabili (chi di dietrologia ferisce…). Inoltre, se il ministro ha intenzione di aumentare gli investimenti sulle rinnovabili, deve far pagare di più gli utenti o più tasse ai cittadini, spesso ignari e che vorrebbero botte piena e moglie ubriaca.

 

Chiudere l’O&G non fa piazzare nemmeno un pannello solare in più, anzi, vuol dire meno introiti fiscali e quindi meno entrate per lo Stato.

Meno male che non è Ministro dell’Economia.

E così i lavoratori dell’O&G sarebbero nemici dell’ambiente e del Paese?
I veri nemici del Paese sono quelli che si inventano storielle, confidando sulla massa di analfabeti funzionali.

INVITO ALLA LETTURA ~ Rinnovabili, gli oneri iniziano a calare: meno 1,8 mdl di euro nel 2017

21 marzo 2017 : Rinnovabili, gli oneri iniziano a calare: meno 1,8 mdl di euro nel 2017 ~ Redazione QualEnergia.it

Dopo il picco del 2016, a 14,4 miliardi, la spesa in bolletta per gli incentivi alle rinnovabili già da quest’anno scende a 12,6 miliardi. Il calo proseguirà nei prossimi anni. La stima emerge dal nuovo rapporto annuale del GSE sulle sue attività. I dati principali e il documento.

Dopo questi anni di investimenti, che hanno portato le rinnovabili a soddisfare circa un terzo della domanda elettrica, la spesa in bolletta per gli incentivi alle fonti pulite da quest’anno inizia a calare.

È questo il dato più importante che emerge dal nuovo rapporto Rapporto delle Attività 2016 che il GSE ha presentato questa mattina in un convegno presso la propria sede a Roma (allegato in basso).

Nel 2016 – vi si legge – per ogni 10 kWh consumati, più di 3 sono stati prodotti dalle fonti rinnovabili, per un totale di quasi 106 TWh, che, fa notare il Gestore “corrispondono ai consumi elettrici di cinque regioni come il Lazio.”

I dati Terna che abbiamo pubblicato oggi, però, aggiungiamo noi, come anche quelli sull’installato delle varie fonti rinnovabili, mostrano che, sia in quanto a produzione che in termini di potenza, le rinnovabili in Italia hanno subito una pesante battuta d’arresto in questi ultimi anni.

Il rallentamento delle FER in Italia, come noto, è dovuto alla fine degli incentivi per il fotovoltaico e alla stretta su quelli per le altre fonti (sui quali per altro si è scontata e si sconta anche una forte incertezza normativa). A motivare il giro di vite sui meccanismo di supporto all’energia pulita, era stato l’allarme per il lievitare della componente in bolletta che li finanzia, la voce A3.

Peccato che, come mostra il nuovo rapporto GSE, la spesa per le rinnovabili, dopo aver toccato l’apice nel 2016, sarebbe comunque scesa di netto da quest’anno e nei prossimi, anche senza tagli tanto drastici.

Il GSE, infatti, nel corso del 2016 ha raggiunto il massimo della spesa, 14,4 miliardi all’anno, dato che ha continuato a sostenere costi per il ritiro dei Certificati Verdi, emessi a fronte di energia prodotta negli anni precedenti, cui si sono aggiunti gli oneri di incentivazione dell’energia prodotta nel 2016 per gli impianti aderenti al nuovo meccanismo sotitutivo dei CV.

Per il 2017 si prevede un decremento del fabbisogno economico, stimabile in via preliminare in circa 12,6 miliardi di euro, principalmente a seguito della conclusione dell’iter di ritiro dei Certificati Verdi (vedo grafico).

Nel 2018 e 2019 si prevede poi una riduzione del fabbisogno A3 per la conclusione del periodo di incentivazione di diversi impianti, come mostrano i grafici qui sotto, presi da un altro documento del Gestore, lo “scenario” abbinato a contatore dei costi per le FER non FV.

Nel dettaglio, il GSE nel 2016 ha erogato 15,9 miliardi di euro di incentivi, recuperando 1,5 miliardi di euro dalla vendita di energia ritirata, per un netto di incentivi in bolletta, come detto, di 14,4 miliardi di euro.

Per 2016 gli incentivi al FV hanno fatto la parte del leone, seguiti da quelli alla fonte eolica, idraulica, e bioenergie. Lo mostra bene il grafico sotto, ripreso dal rapporto annuale:

Tornando alla presentazione del rapporto, il GSE ha reso noto che, nel settore dell’efficienza energetica nel 2016 a fronte di 12.524 richieste, ha riconosciuto 5,5 milioni di Certificati Bianchi, dei quali il 56% in ambito industriale e il 40% in ambito civile, consentendo così un risparmio di quasi 2 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Per quanto riguarda la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati con il Conto termico, il GSE ha ricevuto 14.955 richieste, ai quali corrispondono circa 70 milioni di euro di incentivi, quasi tutti per l’installazione di generatori a biomasse e impianti solari termici.

Sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici inoltre il GSE, in qualità di responsabile del collocamento delle quote di CO2 italiane, ha messo all’asta sulla piattaforma comune europea oltre 77 milioni di quote di emissione, con un ricavo totale destinato al bilancio dello Stato di 412 milioni di euro.

Infine, anche nel 2016, il GSE ha dedicato “il massimo impegno nell’attività di controllo” – sia documentale che mediante sopralluoghi – degli impianti incentivati. Lo scorso anno sono stati condotti 4.240 accertamenti (il 59% con sopralluoghi e il 41% documentali), con un incremento del 22% rispetto al 2015.

Nel 35,4% dei casi – si riferisce – i controlli hanno consentito di accertare irregolarità che hanno portato alla decadenza o alla riconfigurazione degli incentivi.

*Il rapporto annuale GSE (pdf)

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Facciamo sempre corretta informazione

 

Cgil Ravenna tramite una nota diffusa il 24/01/2019 attacca duramente il Governo per il pressappochismo con il quale sta affrontando una argomento così tecnico e delicato.

Lavoratori, politica, sindacati, imprese e territorio hanno dimostrato estrema compattezza e decisione nel denunciare il dramma che si sta consumando a scapito del comparto energetico e del Paese tutto.

Ormai è notorio come alcune parti utilizzino queste farse pseudoambientaliste allo scopo di raccattare ancora qualche consenso elettorale.

La nostra unica arma, oltre all’informazione che facciamo quotidianamente, rimane la protesta collettiva.

Per questo sottolineiamo ancora una volta che sarà indispensabile la massima adesione alla manifestazione del prossimo 9 febbraio a Roma. Restiamo uniti!

Offshore. Anche Cgil attacca risposta inadeguata dal Governo su settore Oil&gas

“La risposta che è arrivata dal Governo relativamente alla questione del comparto Oil&gas è grottesca ed è l’esatta fotografia del pressapochismo con il quale un argomento così importante venga trattato”

Lo ha comunicato Cgil Ravenna, tramite una nota stampa diffusa il 24 gennaio.

“Il contentino che ci viene proposto – continua il sindacato – riduzione del periodo di stop da 3 anni a 18 mesi, non risolve minimamente il problema. Non si tratta di contrattare un periodo piuttosto che un altro, qui stiamo parlando di un settore che sta riprendendo vigore dopo un periodo dove si è rischiato lo stallo delle attività. Eni ha in programma investimenti per 2 miliardi di euro tra il 2019 e il 2020; tra l’altro il Distretto Centro-Settentrionale di Marina di Ravenna ha ripreso ad assumere giovani. Stiamo parlando di un settore dove la sicurezza del lavoro e il rispetto di tutte le norme a tutela dell’ambiente sono ai massimi livelli. È un settore che da sempre fa da traino all’economia locale e che ha prodotto ricchezza sul territorio”.

“È un settore che produce gas metano – precisa Cgil Ravenna, scendendo maggiormente nei particolari – da tutti indicato come la fonte di energia necessaria nel processo di transizione verso le rinnovabili; percorso che nessuno di noi sta mettendo in discussione, anzi siamo tutti consapevoli che questa sia la giusta direzione per perseguire anche gli obiettivi di salvaguardia dell’ambiente. Tutto questo rischia di essere azzerato a causa di un emendamento basato su cosa? Quali sono le reali motivazioni che hanno spinto a promuoverlo?”

Nella nota stampa la Cgil Ravenna ha espresso la sua posizione in merito alle condizioni del nostro Paese nei confronti delle trivellazioni: “L’Italia è l’unico paese nel quale esiste il limite di perforazione entro le 12 miglia, abbiamo delle norme tra le più restrittive d’Europa, siamo il paese che ha già rispettato e superato gli obiettivi di transizione verso le rinnovabili, al contrario della Germania che continua tranquillamente a bruciare carbone. La mediazione trovata dagli attuali governanti non è certamente la soluzione, serve un confronto serio nel merito delle questioni; che vengano nel nostro territorio a confrontarsi con i lavoratori, con le istituzioni, con le aziende e con le organizzazioni sindacali”.

Cgil Ravenna chiosa la nota stampa ribadendo i propri intenti: “Nel frattempo, però, il 9 di febbraio 2019 andremo tutti quanti a Roma per la manifestazione proclamata da Cgil, Cisl e Uil. Non possiamo sperare che qualcun altro risolva il problema al posto nostro, ogni lavoratore dovrà mettersi in gioco, bisogna riempire i pullman, ci metteremo la faccia come abbiamo sempre fatto”

 

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