PARIDE LEPORACE : Dedicato ad Antonio Persio, materano illustre, allievo di Bernardino Telesio

Diecimila anni fa c’era un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di una gravina dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.

Perché Matera è stata come Macondo. Nelle sue caverne è nato il fuoco. Chi studia le antiche grotte ne ha tratto riscontri sulla nascita del vicinato e del labirinto. In quel villaggio trovarono acqua e impararono ad usarla. E non lo dimenticarono mai scoprendo il sottosuolo come ha insegnato l’opera di ricerca di Pietro Laureano.

La prima volta che arrivai a Matera, ero appena diventato direttore del Quotidiano della Basilicata, la guardai dall’affaccio di piazza Vittorio Veneto e ne rimasi incantato. Ci misi del tempo a ricordarmi che l’avevo già vista da piccino nel film “La Lupa” in televisione e poi “Nel Vangelo secondo Matteo” quando ancora non era il “più’ bel film sulla vita di Cristo” secondo l’Osservatore Romano. Quella mattina di maggio del 2007 non immaginavo quanto scavo stavo per compiere su quel tratto pasoliniano di cinema. A partire dalla mostra sul film, straordinaria e strepitosa che ha deciso un bel pezzo di vittoria.

Mezzo secolo fa sembra che Pier Paolo Pasolini guardando i Sassi con il basco Enrique guardasse lontano al venerdi’ 17 ottobre 2014, la data della vittoria, non sapendo che la foto del centurione comunista Mimì Notaragelo, sarebbe finita sulla prima pagina del Corriere della Sera del 18 ottobre 2014 a fianco della commozione scritta dell’editorialista Russo.

La celebre foto di Notarangelo, apparsa in tutto il mondo, non fu esposta nella monumentale mostra di Palazzo Lanfranchi. A volte gli uomini e le donne non riescono a realizzare il normale. Lo ricordo per cronaca e non per polemica.

Come ricordo a me stesso, che quando la famiglia Notarangelo fu costretta a chiudere il Museo fotografico dedicato a Pasolini, mi trovai a dover fronteggiare un’avversione alle celebrazioni che si stavano costruendo. Ero già da qualche mese il primo direttore della Lucana Film Commission con sede a Matera.

Decisi di scrivere a 364 indirizzi della mail list di cui facevo parte, e dove avevo colto un clima avverso alla proiezione del Vangelo restaurato da proiettare al cinema Duni nella settimana Santa alla presenza di sindaco, vescovo e comunità cittadine.

La mail divenne di pubblico dominio e contribuì alla coesione culturale di un progetto. In quel periodo non mancava qualche addetto ai lavori cinematografici di Matera che spesso sbottasse: “Ancora con sto Pasolini”.

Scrissi in quell’occasione “Quando il Vangelo usci’ nelle sale non mancarono polemiche. Pasolini sappiamo che fu spesso ossessionato da polemiche spesso preconcette e pretestuose. I francescani nella difesa del film scrissero una frase bellissima che è da sempre presente nel mio arsenale linguistico. Non cito alla lettera ma il senso era “curate le ferite con l’olio invece di irritarle con l’aceto”.


In queste ore a Matera vige in certi ambienti un clima di scontro , di maldicenze non sempre ben argomentate, di polemiche inutili e che turbano non poco, a mio modesto parere, il percorso seguito fino a questo momento nel modello di costruzione della candidatura di capitale europea.
Con la mano sul cuore mi sento di affermare alcune questioni. Sono stato io ad indicare la data del cinquantenario del Vangelo secondo Matteo. E’ un film che amo di un autore significativo per molte persone di diverse generazioni. Per le funzioni che assolvo ho la presunzione di sapere cosa significhi e che opportunità rappresenti questo titolo pasolinano per Matera e per la Basilicata in termini di cineturismo e modello seriale di produzione cinematografica. Ma se consentite c’è un messaggio piu’ alto reso contemporaneo oggi da Papa Francesco”.

Pochi mesi dopo, il 21 luglio 2014, alla vigilia dell’Inaugurazione della mostra per i 50 anni del film a Palazzo Lanfranchi l’Osservatore Romano scrisse: “Che sia un film su una crisi in atto o su un suo superamento–Il Vangelo secondo Matteo rimane comunque un capolavoro, e probabilmente il miglior film su Gesù mai girato. Sicuramente, quello in cui la sua parola risuona più fluida, aerea e insieme stentorea. Scolpita nella spoglia pietra come i migliori momenti del cinema pasoliniano”.

Io invece in aprile scrivevo ai materani: “Martedì prossimo alle 17 al cinema Duni di Matera si proietta il film in versione restaurata e con prestito della Cineteca Nazionale con ingresso gratuito. V’invito ad essere presenti. Non perchè io ne abbia motivo di rivendicare successo. Ma per poter sentire palpare il cuore quella sera in una sala che ricompone un rito. Per ritrovare insieme una comunità che guarda uno spettacolo che ci accomuna. Matera, Cristo, Pasolini. Il mezzo secolo che ci distanzia da quella prima volta. Nella settimana della Passione”. E così fu in un cinema gremito e fervente.

Appena fui nominato direttore della prima film commission di Basilicata, era il febbraio del 2013, mi fu abbastanza naturale mettere come foto di apertura del mio profilo Facebook una celebre instantanea di Mimì Notarangelo che ritrae Pier Paolo Pasolini al lavoro nei Sassi sul set de “Il Vangelo secondo Matteo”. Si mostrava la sua Arriflex a mano. Proprio quella che abbiamo trovata nella Cineteca di Oppido Lucano di Gaetano Martino e che avremmo esposto nella mostra sul mezzo secolo di vita di questo capolavoro: uno dei momenti più significativi della mia attività professionale e intellettuale.

Si decise, nel settembre del 2013 in occasione di “Materadio”, di assegnare al maestro Francesco Rosi la cittadinanza onoraria avendo egli celebrato Matera in tre pregiati lavori, tra cui “Il Cristo” leviano che per la Basilicata è una sorta di Spoon river. Fu in una di quelle ferventi riunioni in cui ogni azione e pensiero erano tesi a raggiungere il risultato della conquista del titolo di capitale europea della cultura, che feci notare che la cabala degli anniversari indicava per l’anno successivo il mezzo secolo di tempo vivo del film “Il Vangelo secondo Matteo”.

Una piccola scintilla che incendiò l’ingegno e la passione di coloro che divennero curatori di un progetto titanico e maestoso per contenuti e allestimento. Non sapevamo ancora di dover dare conto del riuso spettacolare ed esibito di quel film.

“….l’anima di Matera sembra identificarsi per sempre col Vangelo di Pasolini. Così la cittadina lucana che aspira a essere Capitale europea della cultura nel 2019, gioca una delle sue carte più importanti ora con la mostra Pasolini a Matera. Il Vangelo secondo Matteo 50 anni dopo (a cura di Marta Ragozzino e Giuseppe Appella con Ermanno Taviani), organizzata a Palazzo Lanfranchi dalla Soprintendenza e con l’appoggio dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina. La mostra è suddivisa in sei sezioni e presenta una miriade di materiali: fotografie, documenti e lettere, disegni (8 sono dello stesso Pasolini) e dipinti, abiti di scena, filmati e video dove alcuni esperti rileggono da punti di vista diversi l’importanza di quel film nella storia del cinema, ma anche come documento che fotografa una quantità di questioni tuttora aperte dell’identità italiana”.

Maurizio Cecchetti su “L’Avvenire” del 30 luglio 2014

Non immaginavo di dover rievocare quell’operazione culturale alla Mostra internazionale del cinema di Venezia assieme ad Irazoqui e alla testimonianza video di monsignor Capovilla, di esporre il bellissimo manifesto della mostra materana firmato Bubbico di fronte al Palazzo del cinema veneziano, di proiettare il film nel più antico cinema di San Pietroburgo, di poter permettere a Bacalov di eseguire per la prima volta la partitura della colonna sonora dal vivo all’Isola Tiberina. Tutto questo e altro per conto di Matera e del suo progetto meridionalista di portata europea.

E la mostra ebbe il suo peso perché fu visitata con vistoso apprezzamento dai commissari europei che decisero il verdetto finale.

Ritornando a quella mattina di maggio, che per la prima volta mi affacciai a Matera dallo spazio intitolato al pittore Guerricchio, io non sapevo ancor di dover diventare punto di satira intelligente nel corto “Sassiwood” di Antonio Andrisani e Vito Cea vincitore del Globo d’oro 2014, come direttore della Lucana Film Commission. Non sapevo di dover segnare a futura memoria, il fatto, che un 17 venerdì premiasse Matera con il titolo di Capitale europea della cultura 2019.

Gli abitanti di Matera che avevano perso la Provincia, la Banca d’Italia, la speranza e spesso la brocca si sono trovati a vivere un’esaltazione collettiva di quelle che l’adrenalina sale dalla schiena e schizza al cervello. Non più’ “Matera vicino Bari” ma “Bari vicino Matera che pensa al guadagno commerciale”. E ora la Puglia infila Matera nei suoi filmati promozionali all’estero non specificando che è Basilicata.

Matera è sia un patrimonio rupestre di grande fascino, ma è anche un luogo dove i cittadini hanno reinventato una città a misura d’uomo. E i cittadini sono proprio al centro del programma culturale del 2019, attraverso progetti come Lumen sull’allestimento della città mediante l’autocostruzione di istallazioni luminose, Gardentopia, incentrato sulla cura del verde urbano e che darà vita a 19 giardini di comunità in tutta la regione, o ancora i progetti dedicati alle scuole, per i quali stiamo stringendo accordi di collaborazione con gli operatori turistici del metapontino in relazione al tema dell’ospitalità. A questi si aggiungono le grandi coproduzioni come il Purgatorio di Dante, coprodotto con il Teatro delle Albe/Ravenna Festival o la realizzazione della Cavalleria Rusticana nei Sassi insieme al Teatro San Carlo di Napoli, progetti che vedranno i cittadini protagonisti nella fase di produzione e in quella scenica. Il programma del 2019, riassunto nello slogan Open Future, è un racconto che parte da Matera per aprirsi ad una riflessione generale sulla cultura europea e sul suo futuro, a partire dalla quattro grandi mostre che si svilupperanno nel corso dell’anno: Ars Excavandi, Rinascimento visto da Sud, La Poetica dei numeri primi, Stratigraphy-Osservatorio dell’Antropocene. Numerose inoltre le collaborazioni internazionali, fra cui quelle con Tunisi, Rosario, San Francisco e Petra, la città giordana con cui verrà realizzata una mostra fotografica a cura di Carlos Solito che crea sinergie fra due città scavate e patrimonio Unesco.

“Ecco, a Matera sono nel mio coi falchi grillai, le pietre antiche, santi senza aureola con le tasche piene di peccati. Poeti erranti, spacciatori di sogni, briganti di passato, custodi di pinacoteche sotterranee, massaie teatranti, musicanti in cerca di corpi da agitare, baristi pieni di desideri, anziane che sciorinano preghiere, bracconieri di panorami, allevatori di stelle, panettieri buoni come la mollica calda, attori nomadi come pastori, scultori che parlano alle pietre, pittori con l’ossessione dell’eternità e registi strafatti di nitrato d’argento. Con questa bella compagnia splendiamo, lo vedo lo sento, facciamo energia che prende vola fa vertigine fa luce fa pace, fa Matera”.

Carlos Solito “La Ballata dei Sassi” Sperling & Kupfer 2018

Nel 2019 a Matera ogni giorno i visitatori avranno l’opportunità non solo di vedere sempre qualcosa, ma di incontrare un cittadino da cui apprendere storie e racconti sulla città, facendo una vera e propria esperienza di cittadinanza temporanea. Ciascun visitatore sarà a sua volta invitato a portare con sé un oggetto che rappresenta la propria idea di cultura, così da produrre una grande istallazione rappresentativa delle diverse sensibilità culturali arrivate in città. E tutti i paesi della Basilicata saranno capitale per un giorno con un loro progetto.

Io di Matera m’innamorai percorrendo via Ridola, ammirando la libreria di Mipa che ora si è trasferita in un’altra strada, e vedendo la perfezione della Goccia di Azuma posta davanti al Palazzo Lanfranchi. In quel Palazzo dove insieme ai tanti Eustachio e molte Brune si lavorò giorno e notte per le cineteche, i presepi, i Pasolini, i Vangeli, le Patamacchine. Francesco Rosi si fermò davanti a Lucania 61 di Carlo Levi nel Palazzo. In quei giorni proiettavo il Levi-Volontè al Comunale affollato di spettatori e un signore all’uscita mi raccontava quando andava a insegnar l’alfabeto ai piccoli pastori.

A Palazzo Lanfranchi spesso s’incontravano gli abitanti culturali per preparare il 17 venerdì 2014. Spesso derisi e offesi tennero duro andando controvento per bettole, città straniere, ministeri e giardini pubblici.

Seppero diventare forza di popolo mostrando la forza della Ragione, di una regione dai due nomi, di un Sud in cerca di riscatto che vuole parlare ai Sud di tutto il Mondo. Illustri avvocati, laici e conservatori, parteciparono a fasi alterne alla Rivoluzione. Come in ogni fatto storico di rilievo non sono mancate chiacchiere inutili e pettegolezzi malefici. Sono continuate. Ma come su delle montagne russe siamo arrivati al traguardo.

Quando arrivarono i commissari in città io mi misi addosso una bandiera con il logo di Matera Capitale. Qualcuno mi apostrofò eguagliandomi ad una sorta di ragazzino che si traveste da super eroe. Mi presi rivincita al momento del verdetto vittorioso pubblicando la fato e scrivendo su Facebook: “Quando ci siamo messi la cultura sulle spalle siamo stati vilipesi e avversati. E’ il destino dei visionari e di chi scommette sulle proprie capacità. Senza mai il cappello in mano e la testa china. Anche per conto di chi visse la “vergogna nazionale”. Con la fierezza di avere costruito un piccolo pezzo di questa storia che adesso avrà nuove pagine da scrivere, immagini da filmare, emozioni da vivere. Nella città che accolse Ortega. A Matera culla dell’uomo e del Sud”.

Matera è I balconi in fiore e le linee di Quaroni per Olivetti, il cielo terso di marzo e i falchi che svolazzano sul Caveoso, Materadio, il pane e la farina, i turisti giapponesi e le bandiere del Comitato .

A Matera ho bevuto Aglianico fino a tarda ora con Gianni Mura. Quando si pranza nelle case degli amici il tempo si ferma e se l’ospite arriva da lontano si sente accolto, a suo agio.


#MATERA (città)
Capitale mondiale della cultura nel 2019: spero che tanti italiani, prima ancora degli stranieri, conoscano meglio questa magica città e questa stupenda regione e se ne innamorino, come è capitato a me.
Gianni Mura su @repubblica 100 nomi dell’anno 2018

A Matera ho parlato con Barbara Balzerani dell’umanità dolente che visse nei Sassi bevendo vino all’Osteria Malatesta.

Il libro di Barbara Balzerani “Perché io, perché non tu” (Derive e approdi) si conclude con un capitolo dedicato ad Aliano e Matera. Sono pagine mirabili da un punto di vista della parola e del racconto. La vertigine del Sacro trasuda dalla pagina. La guerrigliera che aveva letto le pagine di Levi in esilio non segue la condizione del condannato. Guarda quel paesaggio e attualizza il levismo verso un nuovo meridiano straordinariamente legato al secolo che viviamo. Un incantamento da stordimento. Le polemiche quotidiane, giuste e sacrosante, a mio parere trovano un nuovo grimaldello.

Matera abitata da fuggiaschi di altre epoche e latitudini. Professorini e pittori che si nascondono nelle viscere del tufo. Rocce secolari e architetture immemori disegnano quel paesaggio che spesso non riusciamo a guardare nel nostro quotidiano. Lo straniero ama Matera. Spesso decide di fermarsi. Perché il quel posto si aprono porte sconosciute alla percezione metropolitana della globalizzazione. E’ pasoliniana Matera. Ma è anche di Visconti che realizzò dei sopralluoghi per il prologo non girato di “Rocco e i suoi fratelli”.

Come Aliano è stata guardata da Francesco Rosi, discepolo viscontiano. Oggi Matera rischia di essere “hollivudiana” come ironizza “Sassiwood”. Matera, al netto del cinema, resta una città che parla al cuore.

Alla scrittrice Barbara Balzerani ha evocato sentimenti antichi. Lame di rimorso. Le sue pagine ci parlano. Perché anche i lucani al pari dei calabresi vogliono essere parlati.

A Matera Ortega trovò casa, molte intellettuali straniere marito e vita nuova Il 2 luglio infinito ripreso all’infinito in ogni documentario. Il postmoderno degli alberghi materani. Gli ostelli della Gioventù accoglienti ed europei. La cacciata dei nazisti. La detenuta in affido che fece la comparsa con Mel Gibson. Noi che abbiamo fatto Ben Hur a Matera e il film in realtà virtuale sui miracoli di Cristo. Ora quando viaggi nel mondo ti dicono: “Bella Matera”.

O ci sei stato a Matera o ci vuoi andare. Matera ti manca.

Fu vergogna nazionale quando Alcide De Gasperi disse ad Emilio Colombo: “Ma dove mi hai portato?”. La storia di queste ore ricorda la Storia di chiese rupestri scoperte da giovanotti che fanno diventare la loro città patrimonio dell’umanità. Una lotta continua contro l’abbandono e l’incuria dei Sassi che a tanti ricordavano la miseria più’ nera, qualcosa da rimuovere. Un lento percorso meridiano ha ricostruito la comunità nel pensiero inconscio di saper affrontare insieme ogni avversità da quando le cose erano prive di nome. Il percorso della candidatura a Capitale europea è stata la possibile mossa utile nel Mezzogiorno del XXI secolo. La mossa del cavallo. E se il Re della conservazione si arroccasse?

«Abbiamo girato alcune scene a Matera e avevamo il campo base di fronte alla città antica. Eravamo lì il giorno in cui si è saputo che la città è stata eletta capitale europea della cultura per il 2019 ed è stato emozionante sentire il boato di festeggiamenti della città».

Stefano Accorsi protagonista di “Veloce come il Vento”

“Alcune parti della città sono antiche di 2000 anni, e l’architettura, i blocchi di pietra, le zone circostanti e il terreno roccioso aggiungevano una prospettiva ed uno sfondo che noi abbiamo usato per creare i nostri imponenti set di Gerusalemme. Abbiamo fatto molto affidamento sulla vista che c’era li’. In effetti la prima volta che l’ho vista, ho perso la testa, perche’ era semplicemente perfetta.”

Mel Gibson regista di “The Passion”

Chi ha comunicato bene Matera 2019?

Sicuramente mia moglie Lucia Serino, giornalista di gran valore, nelle sue funzioni di direttore di Matera 2019.

La sua linea editoriale al Quotidiano della Basilicata fu a pieno sostegno della candidatura a capitale europea della cultura quando il tema non era molto popolare.

Mise il logo nella testata del giornale a dare riferimento simbolico forte. Potenziò la redazione di Matera pur se le vendite erano più consistenti in altre zone esigendo dall’editore professionalità molto valide che contribuirono molto a diventare punto di riferimento del dibattito.

Il giornale fu valido sostegno della governance del Comitato prima e della Fondazione dopo.

Con Joseph Grima si concepì un Quotidiano del 2019 futuro in inglese e italiano fatto trovare ai commissari che arrivarono in città per decidere il risultato.

A verdetto proclamato aveva preparato un’edizione straordinaria del giornale (credo sia stata una delle ultime realizzate in Italia) che fu distribuita gratuitamente durante i festeggiamenti con uno sforzo creativo e produttivo da grande giornale.

Indimenticabile l’edizione del giorno dopo con un grande post it a tutta pagina che recitava “Sorry, oggi c’è spazio solo per Matera”.

Un impegno continuato fino all’ultimo giorno di direzione.

Mai un grazie.

L’annuario Treccani 2018 che ogni anno fa il punto sulla cultura in Italia ha dedicato una voce a Matera titolando “Da città invisibile a città invincibile”. Quella invisibile è “scavata come una voragine nella profondità della terra”. Scrive Giuditta Casale che fu Carlo Levi a scoperchiarne “bellezza e la colpa” nel “Cristo si è fermato ad Eboli”. Non manca Pasolini che quando sceglie Matera come Gerusalemme la fa diventare “un’idea assoluta di Sud che si contrappone al trauma con cui è stata vissuta da molti intellettuali”. E poi vengono citati tre viaggi. Quello di Giuseppe Zanardelli nel 1902, primo presidente del Consiglio in Basilicata, quello del Carro della Bruna a Torino nel 2011 per l’anniversario dell’Unità d’Italia, e la marcia dei Camminanti lucani verso Matera nel 2014, per sostenere la candidatura. Tanti sindaci con la fascia nel tratto finale insieme a U Rumit, l’uomo albero della tradizione dei carnevali di Basilicata. Tre viaggi accomunati da una rinascita.

Città invincibile riferito a Matera è tratto dal libro regesto e diario di bordo scritto da Serafino Paternoster comunicatore partecipe del progetto di Capitale europea della cultura. Cinque anni, dal 2010 al 2015, che raccontano in presa diretta come Matera sia riuscita a posizionarsi sempre di più sul piano nazionale e internazionale capovolgendo il paradigma della vergogna d’Italia.

Nell’introduzione al libro di Paternoster, Marino Sinibaldi, direttore di Radio3 e animatore di Materadio, iniziativa nata nel 2011 per costruire un’idea rivolta ad un ripensamento della città, si sporca le mani sui rischi del presente scrivendo: “In questi anni abbiamo visto Matera trasformarsi e andare in una direzione per certi versi entusiasmante; per altri, cresce il rischio della nascita di una sorta di parco tematico, fatto di locali molto spesso simili uno all’altro, di case che si trasformano tutte uniformamente in bed & breakfast, di street food omologato, senza nulla di creativo… La comunità deve sapersi difendere da questo rischio, che dipende innanzitutto dal modo in cui oggi vive e immagina se stessa”:

Il New York Times, in questi anni è stato di casa a Matera contribuendone al successo internazionale. Nel dicembre 2018 l’ultimo reportage è stato affidato alla giornalista Danielle Pergament che ha incontrato il sindaco Raffaello De Ruggeri.

All’uscita sul celebre sito Dagospia riprende l’interpretazione data da Giornalettismo a firma di Enzo Boldi e titola ai suoi utenti ““NON VOGLIAMO TURISTI” – L’INTERVISTA DEL SINDACO DI MATERA AL “NEW YORK TIMES”: “QUESTA CITTÀ HA UN’ANIMA PREISTORICA E CE LA STANNO SPEGNENDO” – LO STUPORE DELLA GIORNALISTA AMERICANO, CONSIDERATO CHE LA CITTÀ DEI SASSI IL PROSSIMO ANNO SARÀ CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA…”

In riferimento alle dichiarazioni contenute nell’articolo pubblicato sul portale internet del New York Times, ripreso da testate on line (Giornalettismo. it e Dagospia.it), il Sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri chiarisce:

“Matera non ha bisogno di un turismo randagio, inconsapevole dei luoghi, della storia e delle tradizioni della nostra città. Aspiriamo a diventare punto di riferimento, invece, di visitatori attenti e motivati nella scoperta dell’identità di un luogo geografico che si è fatto storia e che è riuscito a produrla ininterrottamente per ottomila anni. In altre parole, auspichiamo che chi viene a Matera lo faccia non per vedere ma per conoscere e comprendere.
Vogliamo evitare che Matera possa subire gli effetti di un turismo di massa che metterebbero in seria difficoltà la tenuta sociale e l’organizzazione dell’accoglienza della città, replicando in parte gli scenari che, in altre realtà, hanno avuto conseguenze devastanti.
La traduzione di queste mie dichiarazioni non è riuscita, evidentemente, a rendere il senso reale di quanto affermato.
Pur comprendendone la portata e la eco mediatica, esprimo rammarico per le riproposizioni acritiche di una notizia che avrebbe meritato approfondimenti e verifiche puntuali in grado di chiarire il significato di considerazioni che, poste in quei termini, costituiscono un grave danno di immagine per la città che rappresento”.

“Matera è la sede spirituale di Gerusalemme al cinema. Ho pensato spesso a Pasolini nel corso della lavorazione e ho compreso perché egli aveva amato così tanto Matera per il suo film…sembra proprio l’antica Gerusalemme.

Il luogo è magico, antico e ultraterreno, con rovine e una città drammaticamente incontaminate.

Ho apprezzato profondamante tutta la collaborazione che abbiamo avuto, il film non sarebbe stato lo stesso in un altro luogo e spero che questa città mantenga il suo spirito incontaminato e bellissimo”..

Lettera al sindaco e alla città del regista Garth Davis, autore di Mary Magdalene

“Matera è un messaggio per tutto il Mediterraneo, per tutti i paesi del mondo, per tutti i villaggi, per il recupero di tutti i luoghi abbandonati. È un messaggio per l’Europa intera” Pietro Laureano intervista nel film documentario “Mathera-L’ascolto dei Sassi”.

Con #Matera2019 sei alberghi della città di Matera che riproducono i vecchi Vicinati dei Sassi diventano luoghi di accoglienza ed esperienza creativa, spazi di produzione culturale, luoghi di scambio tra abitanti e viaggiatori, di condivisione sociale e culturale.

Io trovo per me fortunato che ad aprire questo percorso sia Alfredo Pirri, artista di chiara fama, nato umanamente e creativamente a Cosenza per poi spiccare il volo verso il lontano che accoglie i meridionali di grande talento.

Alfredo a Corte San Pietro, ha messo in relazione una cisterna, delle tante presenti negli spazi sotterranei dell’hotel, con un dispositivo di collegamento visivo, partecipativo e metaforico tra l’esterno e l’interno. I visitatori saranno messi in condizione di immaginare il patrimonio delle antiche cisterne come un corpo solo con il Vicinato ripristinato nella rigenerazione dell’hotel, e con i Sassi stessi. Come in effetti è in realtà, dato che Matera è Città Patrimonio dell’Unesco dal 1993 per via dei sistemi idrici di prelievo e conservazione delle acque che scorrevano nel sottosuolo.

Mi sono molto emozionato a Matera nell’ascoltare il monologo del bravissimo attore di teatro civile, Ulderico Pesce, nel rievocare la travagliata e intensa vita, funestata da morte giovane, del poeta e intellettuale Rocco Scotellaro.

Il monologo, affidato nella finzione alla dolorosa voce della mamma, rievocava anche l’episodio di Rocco giovane sindaco di Tricarico. Il più giovane sindaco socialista d’Italia del dopoguerra. Sindaco da lotte contadine. Lo scomodo sindaco dai capelli rossi arrestato l’8 febbraio 1950. Non per resistenza alla forza pubblica ma per il non onorevole reato di concussione. Dei cittadini di Tricarico, sollecitati da politici avversi all’amministrazione, avevano presentato un esposto riferendo di aver ricevuto dal sindaco richieste di denaro per ottenere autorizzazioni di trasporto e di concessioni di sussidi. Impiegati compiacenti avevano creato quel pastrocchio. Per il giovane sindaco scattarono gli arresti e furono 44 giorni di carcere. La battaglia legale provò l’insussistenza dei reati e Scotellaro tornò libero.

Una vicenda molto simile a quella del sindaco di Riace Mimì Lucano. Avversario scomodo azzoppato da un’inchiesta giudiziaria che ha delle analogie con quella di Scotellaro. Con la differenza che ai giorni nostri Lucano è diventato un simbolo e forse anche un leader delle nuova opposizione sociale nazionale.

Matera é la forza visionaria di un progetto e di quanti in esso hanno creduto, dalle istituzioni alle associazioni, dai corpi intermedi ai professionisti della comunicazione fino ai cittadini lucani tutti, in cammino nel percorso di candidatura ed in cammino oggi verso un’opportunità reale da coltivare.
Perché Matera 2019 é la vittoria dei sogni e delle persone, a cui va il mio più sentito ringraziamento e la mia profonda riconoscenza, pur se oggi da Presidente sospeso. Il rammarico per quanto vivo non offusca i sentimenti di orgoglio e fierezza per questa terra, né indebolisce l’emozione per il momento storico che ci apprestiamo a vivere. Il refrain per il quale siamo “capitale europea da vergogna d’Italia”, da oggi sarà solo un tema per comprendere fatti e percorsi storici, portare ad esempio scelte politiche vincenti, comprendere il dna di questa terra. Sono convinto che il riscatto é il passato, capitalizzare i frutti di un percorso avviato è il futuro.

Messaggio del presidente Marcello Pittella per Matera 2019

Matera dalla mia prima visita nel 1975, la mia età cambia… tutti gli anni.
Nella Metropoli il milionario vede gli stessi tra­monti dell‘homeless’ .
A Matera si sen­tono i gemiti dei pesci della Gra­vina quando piangono
Matera sento tanta nostal­gia di quell’istante di feli­cità di ormai, quarant’anni fa?
A Matera Pirandello si nasconde tra i cardi, per contemplare … uno, nessuno e centomila
A Matera Proust avrebbe comin­ciato il suo romanzo con “spesso sono andato a letto pre­sto la sera”.
Sulla Terra senza eccezioni tutti sono presidenti americani, europei o australiani, sono stu­pidi, fasci­sti e figli di put­tana almeno durante gli anni in cui presiedono.

A Matera ane­lavo incon­trare Dio in qual­siasi angolo che non fosse un luogo qualsiasi.
Gli uomini preistorici della Basilicata erano “verdi” al 100%, ma senza proselitismi né spacconate.
Nella Metropoli un esteta mi confessò “cerco di sparare a un mimo con un silenziatore e di concludere un arcobaleno con uno spegnitoio”.
A Matera i matematici verificarono che l’eternità è ogni giorno più lunga .

Fernando Arrabal tornato a Matera su invito della Lucana Film Commission a 40 anni delle riprese de “L’albero di Guernica.

MATERA

Matera o l’estetica della povertà.
Non ci sono case sparse,
tutto è connesso, intrecciato.
Città soffiata dall’interno,
natura e architettura.
Case piccole come cellette d’api.
Cristalli di tufo.
Una trepida ragnatela sassosa.
Paesaggio di rughe e pieghe,
paraboliche e panni stesi.
Matera una e trina,
città lenta, ipnotica,
città d’Oriente,
anatolica, bizantina.
Matera trappola per l’acqua.
Il sole piove sui sassi,
è mezzogiorno
fino a tarda sera.
Sono assetati i santi
nelle chiese, rubano l’acqua
nell’acquasantiera.
Matera di scirocco e di galline,
di pane e di cipolle.
Matera da passeggio,
città di sapore pugliese, palazzi barocchi
belle chiese.
Città imbuto infernale
disse Carlo Levi,
città vergogna per Togliatti,
città da evacuare per De Gasperi,
città che Olivetti sognava nuova
e contadina
e invece si fece piccola e borghese,
sorpresa di sapersi Patrimonio Unesco
e infine capitale della cultura,
caveau dell’arcaico,
tesoro estratto dalla sventura.
Si va a Matera per disonorare
la civiltà dell’impazienza,
per leggere
le prime righe di una nuova storia
in cui la modernità incivile
lascia il posto a un futuro rupestre,
innovazione e vacche podoliche,
il passato possente
e quello amaro,
Federico II e Scotellaro.

Franco Arminio alla vigilia dell’inizio dell’anno di Matera capitale

(seguirà)

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