Cronaca

REGIONE, SALDI DI FINE STAGIONE

Dalla Giunta un fiume di soldi pubblici per Sviluppo Basilicata e Sel

Dalla Giunta regionale della Basilicata è arrivato l’ok all’assunzione di nuovo personale nelle due società partecipate Sviluppo Basilicata e Società energetica lucana (S.e.l). Altro che regime di proroga per l’amministrazione dell’ordinario, l’attuale Giunta regionale è attiva più che mai. La relativa delibera che apre i cancelli della Sel e di Sviluppo Basilicata a una nuova infornata di assunti, reca il nome di «contenimento dei costi delle società partecipate». A leggere il contenuto, però, più che di un contenimento dei costi pare di essere in presenza di un allargamento dei cordoni della borsa. La promessa che la Regione fa alla Corte dei Conti e ai lucani è di tenere in ordine i bilanci nonostante il prossimo aumento dei costi del personale. Nonostante questi siano già altissimi allo stato attuale delle cose e superino il 50% dei costi di gestione sia in Sviluppo Basilicata che in Sel. La voce «costi per il personale» è solouna  delle componenti delle spese delle partecipate. Per cui, ritengono alla Regione, l’importante è che più o meno la somma finale sia zero. Aggiungendo ancora sugli stipendi, basta togliere, ancora non è chiaro dove, da qualche altra parte. Nel caso di Sel, poi,  esiste un Accordo quadro che permette di aumentare stipendi e personale indipendentemente dalla «quantità dell’attività svolta» e dal rapporto con utili e ricavi. Neanche una settimana fa la Corte dei Conti ha pubblicato il report nazionale del 2018 intitolato “Gli organismi partecipati dagli enti territoriali”. Al paragrafo sulla Basilicata è scritto a chiare lettere in primis che dall’analisi dell’incidenza del costo del personale sul costo della produzione, la Basilicata risulta avere percentuali superiori alla media nazionale, ma soprattutto che la Regione, relativamente agli organismi partecipati osservati, ha riportato un quoziente di indebitamento altissimo quantificato in 8,61 punti percentuali. Il secondo peggiore di Italia dopo la Calabria.

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Ferdinando Moliterni

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