Politica

«DI MAIO MENTE SULLE TRIVELLE»

Petrolio nello Ionio: Lacorazza smentisce al Roma il ministro pentastellato

«Sulle trivelle nello Ionio non è vero che Di Maio era impotente, sono i fatti a smentirlo». Il consigliere regionale Piero Lacorazza è un fiume in piena sull’operato del governo Lega-5stelle in merito alla vicenda dell’accordo dei permessi concessi alla compagnia americana Global Med, inerenti la ricerca di petrolio nello Ionio, con la tecnica dell’Air Gun, per un totale di 2mila e 200 chilometri quadrati. Lacorazza attacca Di Maio proprio al centro del muro difensivo che il ministro pentastellato si è costruito intorno per ripararsi dal polverone delle polemiche. «Non è assolutamente vero – ha spiegato Lacorazza – che Di Maio non poteva fare nulla. I procedimenti amministrativi possono essere bloccati. Non sono leggi, anzi è il supporto legislativo che rende quei procedimenti operativi, non il contrario. Se ci fosse stata la seria intenzione politica di bloccare quei permessi si poteva intervenire anche con un decreto legge o con una legge». Lacorazza in un discorso ampio e complesso, ma ben dettagliato, ha riordinato dati, fatti e riferimenti normativi che dimostrano tutti come le affermazioni di Di Maio non corrispondono al vero.  Persino il governo Berlusconi, con il ministro Prestigiacomo, nel 2010, anno del disastro ambientale del maxi sversamento di petrolio nel Golfo del Messico, riuscì a bloccare i procedimenti in corso relativi ad attività petrolifere entro le 5 miglia dalla costa italiana. A margine della questione delle trivelle nel Mar Ionio, benchè Di Maio le chiami esplorazioni, non si può immaginare che qualora la Global Med trovi petrolio si fermi a guardarlo invece che estrarlo, Lacorazza ha inteso far risaltare come nonostante l’annuncio trionfalistico fatto sui social il 12 dicembre scorso sul blocco del permesso alla Rockhopper per i pozzi a Brindisi di Montagna e Potenza, ad oggi dopo altri quattro Consigli dei ministri concretamente la delibera non è stata ancora prodotta. L’atto ufficiale non c’è.

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Ferdinando Moliterni

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