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MINISTERO DELLA SALUTE : ARRIVA GUIDA ANTI-ORRORI

“Una brutta grafia può rendere difficile la comprensione di una prescrizione e causare errori nella dispensazione e nella somministrazione di una terapia farmacologica. La prescrizione, tuttavia, risulta essere particolarmente critica, soprattutto la prescrizione verbale (compresa quella telefonica), che sebbene sconsigliata, viene tuttora utilizzata in alcune situazioni di emergenza/urgenza”, avverte il ministero”

PERCHÉ I MEDICI SCRIVONO MALE? SVELATO IL MISTERO

OGNI GIORNO IN FARMACIA ARRIVANO RICETTE IMPOSSIBILI DA DECIFRARE

MA PERCHÉ I MEDICI SCRIVONO COSÌ MALE? FINALMENTE IL MISTERO È SVELATO.
Perché i dottori scrivono male? Lo fanno apposta o ne sono inconsapevoli? Come è possibile che la stessa mano capace di operazioni di precisione vitale non riesce a mettere una lettera dietro l’altra in modo leggibile? Sono queste le domande che tanti farmacisti, stanchi dal quotidiano lavoro di decodifica delle prescrizioni mediche, hanno ormai smesso di porsi.

Eppure la cattiva scrittura dei medici costituisce un aspetto che oltre ad essere stressante per il farmacista diventa addirittura pericoloso per il paziente, che rischia di acquistare un farmaco sbagliato o di fraintendere la terapia.

Si tratta di uno stereotipo, di un falso mito o della sacrosanta verità? Se è vero che il problema della cattiva calligrafica dei medici esiste, è infatti innegabile che non sono tutti i medici a scrivere in modo incomprensibile.

PER CAPIRNE DI PIÙ, HO CHIESTO AD ALCUNI PROFESSIONISTI, E…
Ho pensato di fare un punto della situazione tirando in causa alcuni amici che per la loro professionalità avrebbero potuto apportare un contributo valido, tra cui: grafologi, psicologi, medici specialisti con ambulatorio privato e ospedalieri, diversi farmacisti e un esperto di comunicazione subliminale.

A tutti loro ho chiesto: “Secondo te, perché i medici scrivono male?”.

Il risultato che ne è venuto fuori è che la pessima scrittura dei medici è causata da una concomitanza di fattori, che trovi negli 8 motivi che puoi leggere di seguito: finalmente il mistero è stato svelato!

ECCO GLI 8 MOTIVI PER CUI I MEDICI SCRIVONO MALE

#1. PER RISPARMIARE TEMPO.
I medici devono scrivere tanto, per cui hanno imparato a loro spese che se lo fanno rapidamente a conti fatti risparmiano almeno un’ora al giorno. Il che va ovviamente a scapito della leggibilità, ma a favore del loro bilancio energetico.

#2. PERCHÉ LA RICETTA NON SERVE PER COMUNICARE, MA È UN PROMEMORIA.
Se ci pensiamo bene, la produzione scritta rappresenta la conclusione della visita medica, ed è pertanto la sintesi di quanto il medico ha già esposto al paziente verbalmente. Alcuni medici, quindi, arrivati alla stesura della ricetta, si rilasserebbero in quanto la parte più complessa del loro lavoro è terminata, e presterebbero poca attenzione a come viene scritta la ricetta, visto che la loro professionalità si è già espressa su cosa essa contiene.

#3. PERCHÉ NESSUNO GLIELO FA NOTARE.
Sembra una sciocchezza, ma questa è una grande verità. Un medico che ogni anno consegna migliaia di prescrizioni ai suoi pazienti e non riceve neanche una una lamentela per la sua pessima grafia, semplicemente non si pone il problema. E quindi persiste.

#4. PERCHÉ VORREBBERO PASSARE AD ATTIVITÀ PIÙ INTERESSANTI.
Molti medici, se si impegnassero, saprebbero scrivere in modo leggibile. La dura realtà è che però le loro ricette sono caratterizzate da una scrittura appiattita: le prime due lettere sono perfettamente leggibili, e poi parte uno scarabocchio quasi dritto. In questi casi la loro scrittura indica che vorrebbero esprimere la loro professionalità in modo diverso che scrivendo le prescrizioni ai pazienti.

#5. PERCHÉ HANNO PRESO TROPPI APPUNTI ALL’UNIVERSITÀ.
Sei anni a stenografare alla velocità della luce le complesse lezioni di Medicina distruggono ogni buon intento di calligrafia. Secondo questa ipotesi, alcuni medici avrebbero quindi modificato (in modo irrimediabile) durante i loro studi universitari la loro scrittura a favore della velocità e a discapito della altrui comprensione dei loro scritti.

#6. PERCHÉ LE TERAPIE E I NOMI DEI FARMACI SONO SEMPRE GLI STESSI.
Quando devi firmare in maniera leggibile per 15 volte un contratto (ad esempio per l’apertura di un conto corrente): la prima volta lo fai davvero, la seconda ci riesci con un certo impegno, e poi è un lento declino che porta alla fine alla quasi totale perdita di leggibilità della tua firma. Per il medico è esattamente lo stesso: cambia il paziente, ma le terapie e i nomi dei farmaci che prescrive si assomigliano tutte. Così i buoni propositi di calligrafia del medico all’inizio della sua carriera fanno la stessa fine delle nostre firme nel contratto.

#7. PERCHÉ È UN CODICE SEGRETO.
La pessima scrittura dei medici sarebbe un codice segreto che il medico userebbe (consciamente o inconsciamente) per rafforzare il suo legame col paziente. Il paziente infatti è l’unica persona che ha ascoltato il medico durante la visita e che quindi ha tutti gli strumenti per decifrarne la ricetta.

#8. TUTTI I PROFESSIONISTI HANNO UNA PESSIMA GRAFIA, NON SOLO I MEDICI
Ad avere una grafica poco leggibile non sarebbero solo i medici, ma buona parte della popolazione mondiale. Ci accorgiamo dei medici solo perché loro, per motivi professionali, consegnano le ricette. Vogliamo chiedere di scrivere a mano una relazione al nostro avvocato?

{PERCHÉ I MEDICI SCRIVONO MALE? SVELATO IL MISTERO
Scritto da Eugenio Flaccovio | 30 Mag 2016 | Mondo Farmacia}

Ben arrivato Ministero della Salute, la legge Gelli sulla tematica del risk ti ha fatto aprire gli occhi ?

“Una brutta grafia può rendere difficile la comprensione di una prescrizione e causare errori nella dispensazione e nella somministrazione di una terapia farmacologica. La prescrizione, tuttavia, risulta essere particolarmente critica, soprattutto la prescrizione verbale (compresa quella telefonica), che sebbene sconsigliata, viene tuttora utilizzata in alcune situazioni di emergenza/urgenza”, avverte il ministero”

SALUTE Arriva una guida “anti-orrori”

Nel mirino del ministero della Salute la brutta grafia dei medici: “Rischio di errori nelle terapie”

Sotto accusa acronimi, simboli e sigle sulle ricette.

“Scrivere, ad esempio, il nome del principio attivo abbreviato invece che per esteso può portare a scambiare farmaco, oppure ‘1,0 mg’ (invece che “1 mg”) può essere confuso con 10 mg”, ricordano gli esperti del ministero con un Tweet del 13 dicembre 2018

A chi non è mai capitato di rimanere interdetto leggendo una ricetta per i farmaci scritta dal proprio medico?

Dalla calligrafia non leggibile a sigle e simboli per la posologia non proprio chiari.

Ora arrivano le raccomandazioni del ministero della Salute per “prevenire gli errori in terapia conseguenti all’utilizzo di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli (non standardizzati) e promuovere l’adozione di un linguaggio comune tra medici, farmacisti e infermieri”

Sebbene questo tipo di ~alfabeto~ “sia prassi comune durante la gestione del farmaco in ospedale e sul territorio – ricorda il ministero nella nota pubblicata sul sito – può causare errori e danni ai pazienti”.

“Una brutta grafia può rendere difficile la comprensione di una prescrizione e causare errori nella dispensazione e nella somministrazione di una terapia farmacologica. La prescrizione, tuttavia, risulta essere particolarmente critica, soprattutto la prescrizione verbale (compresa quella telefonica), che sebbene sconsigliata, viene tuttora utilizzata in alcune situazioni di emergenza/urgenza”, avverte il ministero.

“Scrivere, ad esempio, il nome del principio attivo abbreviato invece che per esteso può portare a scambiare farmaco, oppure ‘1,0 mg’ (invece che “1 mg”) può essere confuso con 10 mg”, ricordano gli esperti del ministero.

Nella raccomandazione viene, infatti, “proposta una standardizzazione delle definizioni”, che “facilita la comunicazione delle informazioni all’interno della struttura sanitaria e tra strutture sanitarie particolarmente nelle transizioni di cura”

La raccomandazione “è rivolta agli operatori sanitari coinvolti nel processo di cura del paziente – conclude il ministero – e nella gestione dei farmaci oltre che a Regioni e Province autonome e alle direzioni aziendali”

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