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BAGHERIA L’ECOMOSTRO A RISCHIO FRANA

Una mostruosità in cemento armato «ingentilita» da un salone vista mare con le colonnine e gli affreschi (horror) e via via ingrandita con l’aggiunta di un terzo e poi un quarto piano abusivi.

Bagheria, l’ecomostro a rischio frana comprato dal sindaco 5 Stelle per farci un hotel di lusso
Comprereste per 225 mila euro il rudere di un ecomostro abusivo tirato su sulla spiaggia di un’area a «elevata pericolosità» idrogeologica e impossibile da condonare? «Eccoci!», hanno risposto il sindaco grillino di Bagheria e una deputata dello stesso M5S.

di Gian Antonio Stella su Corriere della Sera

Vogliono farci un resort deluxe «per rilanciare il turismo». Il caso, però, rischia di fare il botto. Anche per gli imbarazzati silenzi di chi aveva parlato di «un modello Bagheria». Luigi Di Maio, già alle prese col contestato condono di Ischia, dirà che sì, un tempo si spinse in grandi elogi («Patrizio Cinque ci piace molto e gode della stima incondizionata del Movimento. Un esempio di come si possa prendere un Comune pieno di debiti e portarlo tra mille difficoltà alla normalità») ma aggiungerà d’aver già preso le distanze mesi fa dopo aver scoperto che quel sindaco aveva davvero la casa di famiglia abusiva e non condonata («ha pure querelato!») come lui pensava. È vero. Il guaio è che a dispetto della scomunica formale alla vigilia del voto del 4 marzo («Non è un sindaco del Movimento»), Patrizio Cinque risulta ancora del M5S perfino sul sito ufficiale del Comune. Come grillini sono tutti (tutti) i membri della giunta. E grillini i 15 consiglieri comunali (tre sono stati persi per strada) che reggono la maggioranza. Senza alcun anatema dall’alto, pur essendo Palermo e la sede del Consiglio regionale a una ventina di minuti d’auto.

La fedelissima alla municipalizzata

Ma partiamo dall’inizio. Cioè dal 5 maggio 2017 quando il primo cittadino della città un tempo celebre per le splendide ville barocche ora assediate da immonde porcherie cementizie, nomina alla municipalizzata comunale, la «Amb», una fedelissima: Caterina Licatini. Così fedele che non solo si batterà l’anno dopo per farla eleggere per il M5S alla Camera (insieme con un’altra grillina bagherese, Vittoria Casa, oggi silente) ma la coinvolge dieci giorni dopo, cioè lunedì 15 maggio (col di lei marito, l’architetto Liborio Toia), nella fondazione di una società, la «Nuova Poseidonia srl», con sede a Bagheria in via Zara 26. Un edificio a sua volta almeno parzialmente abusivo (dove risulta stare un bed&breakfast: «Zara») e coinvolto in un’altra richiesta di condono. Due giorni dopo, mercoledì 17 maggio, la neonata società del sindaco e della deputata, con l’aggiunta di un paio di soci, è già pronta a partecipare a un’asta andata deserta tre volte (la prima con base di partenza a due milioni di euro) per l’acquisto di quello che un tempo era il ristorante «New Orleans». Una sala da matrimoni e ricevimenti costruita a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta direttamente sugli scogli e la spiaggia del Sarello.

Prezzo d’acquisto del rudere: 225 mila euro

Una mostruosità in cemento armato «ingentilita» da un salone vista mare con le colonnine e gli affreschi (horror) e via via ingrandita con l’aggiunta di un terzo e poi un quarto piano abusivi. Prezzo d’acquisto del rudere, paragonabile solo a schifezze come l’hotel Alimuri di Vico Equense e come quello destinato con le regole di oggi a esser abbattuto con la dinamite, 225 mila euro. Soldi che poteva sborsare solo chi fosse stato convinto di poter davvero sistemare le cose buttando giù qualche metro cubo e irridendo alle normative vigenti, alle denunce ambientaliste, agli interventi della magistratura. Ma c’è di più. Il 18 maggio 2017 e cioè il giorno dopo aver comprato coi soci l’ex «matrimonificio» (il giorno dopo!), il giovane e disinvolto sindaco propone alla giunta di Bagheria da lui guidata un nuovo regolamento per l’acquisizione degli immobili abusivi. Regolamento che «interpreta», diciamo così, l’uso delle ruspe contro le costruzioni illegali già condannate da sentenze passate in giudicato. E riconosce agli abusivi il diritto di abitazione (che di fatto sospende le ruspe) finché il Comune non avrà i soldi (mai, con l’aria che tira) per pagare i caterpillar. E le abitazioni costruite entro i 150 metri dal mare? Dentro anche quelle. Ma come: Cinque non aveva già sbattuto il naso nel febbraio 2016, oltre un anno prima, contro una polemica rovente a proposito della casa di famiglia denunciata da Le Iene come abusiva? Non aveva già assaggiato la collera online degli stessi grillini indignati per la superficialità offensiva con cui aveva dichiarato che la casa era «sanata» fino a dover ammettere dopo un servizio di Piazzapulita («Ero convinto che l’iter fosse concluso, ma in realtà non è così») di avere raccontato a tutti una «inesattezza»? E tutto questo dopo tanti annunci di immediate demolizioni? Fatto sta che quattro mesi dopo, il 19 settembre 2017, la Regione dice che no, non va bene: il regolamento in alcune parti è «in netto contrasto con le leggi vigenti». Finché il nuovo segretario generale del Comune, Maria Daniela Amato, nella convinzione di potere un giorno o l’altro essere censurata, annulla tutto «in autotutela».

La visura camerale fatta fare dai Verdi

È il 12 ottobre scorso, un mese fa. Nel frattempo, c’è chi ha notato il gironzolare di qualche tecnico con il metro in mano intorno al rudere. Come mai questo movimento? Girano voci… Finché Angelo Bonelli, leader dei Verdi italiani, chiede ai suoi di fare una visura camerale, raccoglie materiale e denuncia tutto in Procura: l’ecomostro appartiene a quel sindaco e quella deputata di cui dicevamo. Sui quotidiani locali e sull’edizione palermitana di Repubblica grazie ai servizi di Antonio Fraschilla, scoppia un putiferio. Che però fatica, nonostante le denunce di vari esponenti democratici come Orazio Amenta, a detonare come meriterebbe sulle prime pagine. Finché, in coincidenza con la tragedia di Casteldaccia e i funerali dei nove poveretti sepolti dal fango nella villa abusiva, salta fuori una novità sconcertante. La spiaggia di Sarello su cui incombe ciò che resta del vecchio New Orleans, che dista non più di cinque chilometri proprio da Casteldaccia, è catalogata nella Carta della Pericolosità del Piano di bacino (siamo sempre nei dintorni del Milicia) come a «elevata pericolosità idrogeologica». E meno male che ci vogliono rilanciare il turismo il sindaco di Bagheria e la deputata grillina. Piazzata, pura coincidenza, alla Commissione ambiente…

Domenico Leccese

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