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MI AUGURO DI DIFENDERE SOLO COLPEVOLI CON GIUSTO PROCESSO

FRANCESCA SASSANO: “Ecco, svelato il mistero della mia imperfetta trasgressione: la precisa consapevolezza che un avvocato deve difendere il colpevole”

Avv.Francesca SASSANO* : Come avvocato, mi auguro di difendere solo colpevoli

Oggi ho compreso il perché da un po di tempo il mio silenzio non è più generatore di parole ma si nutre di se stesso.

Leggo :- Uomo butta giù dal terzo piano la figlia . Avvocato si rifiuta di difendere il suo assistito – Gira virale su Fb, come ogni notizia noir, in basso il commento primo della rete: – Esistono, quindi, avvocati perbene…-

Confesso, ho superato la soglia dell’utilità del dialogo tra sconosciuti e dispari, mi concedo ancora il residuo lusso di quello tra conosciuti e pari. E con questi ultimi intendo le persone che hanno desiderio di confronto ed ambizione di comprensione.

Ho scritto volutamente il termine ambizione per sottolineare come la finalità del confronto sia effettivamente un traguardo per pochi eletti.

Oggi ho ripreso voce con lo scritto per mettere ordine in alcuni concetti sconosciuti.
La difesa in cosa consiste?

Il mio lavoro è un controllo nell’applicazione delle regole, a danno o a vantaggio di alcune parti.
Conviene dire con chiarezza ed impopolarità di rete che un avvocato, ieri ma ancora di più oggi, si augura di difendere solo l’applicazione delle norme.

E ancora in maniera più forte ed impopolare, personalmente mi sono sempre augurata di non difendere un innocente.

Mi spiego, essere indagato con tutto quello che ne consegue, non è una ipotesi di dubbio – della serie andiamo a vedere cosa trovo lì…- e ancora di più la conclusione delle indagini ed il rinvio a giudizio non è un passaggio di testimone al giudicante – della serie vediamo cosa tu pensi a riguardo …- proprio nel rispetto della costruzione del sistema giudiziario, la garanzia dell’innocenza e la tutela della stessa va posta prima nell’indagine e correttamente salvaguardata, altrimenti il procedimento che diventa processo è come un treno che scorre su di un binario con un’unica fermata d’arrivo : la sentenza.

E con queste premesse, pur nella sua staticità, essa non potrà essere giusta.

Comprendo il disagio di chi non sa ma non approvo la scelta del rimanere ignoranti.

La comunicazione verso gli altri ha una responsabilità di fonte di conoscenza, dovrei parlare dopo aver compreso. Mi rendo conto che la conoscenza è una conquista faticosa. La testa e la pancia si nutrono di diversi alimenti…

Ora, forse, vale la pena di porsi un’altra domanda: il processo deve avere un colpevole?

Questa non è per nulla uguale all’altra, con la prima abbiamo tracciato solo l’inizio di un percorso.
Non sempre in una sentenza di condanna vi è un colpevole.

E volendo scandalizzarvi, posso ben dire che anche il giudicato intangibile accusa i suoi difetti e di fronte alla garanzia dell’innocenza non fa sconti di revisione.

Certo, l’evidenza di un reato, come nella flagranza o nella aperta confessione del crimine, è cosa diversa.
Ovvero pone un’altra domanda : in questo caso serve il processo?

Mentre scrivo mi viene da sorridere: so che pochi avranno letto fin qui – si tratta dei pari di cui dicevo prima…- quindi è per loro che vale la pena ancora di dire.

Certamente, proprio qui serve il processo.

Solo per il colpevole il processo fin dal suo inizio ha svolto e svolge la sua funzione, sino alla sentenza di condanna.

Ecco, svelato il mistero della mia imperfetta trasgressione: la precisa consapevolezza che un avvocato deve difendere il colpevole.

E questo non significa approvare il gesto, condividerne la responsabilità o addirittura evitare una giusta condanna.

La difesa qui afferma il rispetto delle regole , solo quello! Non è difficile da comprendere, volendo anche per i dispari. !

E immaginiamo per un attimo di cancellare questa inutile “perdita di tempo” che è il processo.

Non sarebbe tanto grave – è un eufemismo! – per le flagranze di reato e per le ammissioni di responsabilità, certo le pene … dovrebbero essere fisse, magari come i prezzi da listino al supermercato e se spingiamo più oltre questa ardita riflessione non avremmo bisogno di giudizi, di magistrati, di avvocati… quindi preso il colpevole, che si fa?

O chi fa cosa?

Si lanciassimo il referendum sulla rete… torneremmo indietro e non con soddisfazione , forse ai tempi degli antichi romani… e già mi punge il desiderio, che reprimo, di evidenziare come il contesto non era certo di una democrazia rappresentativa!

Tuttavia il discorso ha delle pieghe ancora più scure e dolenti: eliminate le regole, cosa accadrebbe a chi non solo non ha fatto, ma ha fatto poco o ha fatto senza averne coscienza?

Anche qui … chi decide cosa , senza un accertamento, possiamo applicare il listino fisso… o forse avremmo bisogno di tutto quello che si è costruito sino a qualche tempo fa e non si è ancora completamente distrutto?

Lo so, per i più questi concetti sono “indigesti”, oggi le urla sono il tono normale, l’invettiva è una reazione giustificata… tutto è virtualmente immediato e inoffensivo come davanti allo schermo piatto del computer.

Nella vita reale, invece, non è così ma non ce ne rendiamo conto. Forse è per questo, dico non da avvocato ma da persona, che non si vedono le differenze tra la simulazione di una serie televisiva e la replica in piazza. E allora non si vede neanche lo scenario allargato del crimine consumato ed ammesso ; per farla semplice nel mio monologo, chi urla contro il reo, chi offende l’avvocato viola una regola, quella che faticosamente si vuole affermare per la tutela di tutti.

E dimentica la responsabilità sociale che vi è in ogni gesto che lede un diritto.

In questi ultimi anni troppo spesso la sedia oltre la mia scrivania ha avuto ospiti inadeguati.

Riconoscere la sindrome dell’imputato innocente non fa bene al mio mestiere, eleva solo la percentuale di rischio.

E abbassa la credibilità della giustizia.
Nel dubbio, non siamo più al pro reo…

Sì, come avvocato… sono sempre più convinta che mi auguro di difendere solo colpevoli e che essi abbiamo un giusto processo.

Autore: Francesca Sassano*

Francesca Sassano, nata a Potenza il 13.4.1964, si è laureata in giurisprudenza il 30.6 1987 presso l’Università degli Studi di Bari, con punteggio 110 e lode. E’ iscritta nell’Albo degli Avvocati di Potenza; dal 5.10.1990 avvocato cassazionista. E’ presidente dell’UDAI di Potenza; iscritta nell’Albo dei pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti di Roma dal 20.12.1988; legale accreditato presso l’Avis di Basilicata, sede di Potenza; responsabile della formazione per la Fondazione Avisper della Basilicata.. Ha pubblicato fra l’altro “La nuova normativa sulla collaborazione di giustizia” (Giappichelli, 2002); “Trattative prefallimentari” (Cedam, 2004); “La tutela dell’incapace e l’amministrazione di sostegno” (Maggioli 2004); “Manuale pratico delle notificazioni” (Maggioli, 2004); “Il gratuito patrocinio” (Giappichelli, 2004); ” Errati pagamenti: la casistica giurisprudenziale per la richiesta ai privati ed alla pubblica amministrazione” (Halley, 2006); ” Il piano di riparto fallimentare” (Cedam, 2007); ” La responsabilità dello Stato Giudice per violazione del diritto comunitario” (Utet, 2008); “La disabilità ed il sostegno ” (Publiss Potenza, 2010); ” Così è …ma non appare” (Giuffrè, 2011).

Domenico Leccese 

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