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LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO

Dalla “Buona Novella” del Cristo all’incontro con l’Ellenismo

di Leonardo Pisani
Il cristianesimo antico, nascita e mutamenti di una religione. questo il nuovo saggio scritto dallo storicolucano Michele Strazza, conosciuto dai nostri lettori del Roma, per gli interessanti approfondimenti che ci invia, spaziando nella storia nazionale e lucana. Questo saggio di Strazza è qualcosa di profondamente diverso rispetto a quello che è stato il suo percorso storico e culturale. I secoli I-IV della nuova era cristiana segnano il periodo decisivo per lo sviluppo del Cristianesimo, ma rappresentano anche il passaggio da una religione basata sulla predicazione evangelica ad una dottrina sempre più complessa e rivolta a destinatari più numerosi.Dalla figura di  Gesù e la «Buona Novella», la nuova religione affronta. nuove sfide nel corso dei secoli.  Poi dal II secolo, cioè dai Padri Apologisti come Giustino, comincia a prendere forma il grande edificio dottrinario della Chiesa, basato proprio sulla continuità tra cristianesimo e filosofia greca. Ne parliamo direttamente con Michele Strazza. 
Il cristianesimo antico, devo ammettere che mi hai sorpreso con questo nuovo libro. Ti conoscevo come storico contemporaneista e con affondi sul periodo moderno. Come mai ti sei occupato delle radici storiche del cristianesimo.
«Pur essendo uno studioso di storia contemporanea, mi ha sempre affascinato la storia del Cristianesimo. Da credente, sempre pieno di interrogativi, già da giovane, quando militavo nei movimenti cattolici progressisti, soprattutto nella Fuci di Bari, mi chiedevo spesso se quella fede che vedevo professare nelle chiese corrispondesse ancora all’insegnamento di Cristo e quanto di quella “buona novella” fosse sopravvissuto nelle religioni cristiane contemporanee. Poi, da ricercatore di storia, non avevo mai cessato di documentarmi a riguardo. E poiché volevo prendermi una “pausa” dalla storia contemporanea, e, a mò di sfida con me stesso, verificare se ero capace di confrontarmi con altre realtà, mi sono buttato in questa avventura, facendomi aiutare soprattutto dalla conoscenza del greco classico appresa sui banchi di scuola. Ne è venuto fuori il libro sul Cristianesimo Antico che le Edizioni Saecula hanno voluto pubblicare».
Il titolo è eloquente: nascita e mutamenti di una religione. Ce lo spieghi?
«Il titolo è espressione proprio dell’interrogativo che sta alla base della ricerca. Come nasce il Cristianesimo? Con quale “messaggio”, con quali destinatari? Con quale patrimonio ideale e culturale, oltre che religioso? E una volta nato, come si è sviluppato nei primi secoli di vita? Quali cambiamenti ha affrontato e come è mutato? Affrontando, perciò, i primi quattro secoli della nuova religione del mondo antico, ne ho ripercorso gli aspetti fondamentali, conducendo il lettore indietro di duemila anni, per fargli rivivere quella nascita ma anche la sua successiva crescita. L’intento del testo non è quello di dare giudizi, ma di aiutare a comprendere una storia nella sua complessità, superando l’erronea convinzione che ciò che è oggi sia stato anche ieri, perché l’oggi si comprende proprio partendo da ieri, dalle cose che sono mutate e da quelle rimaste le stesse».
Sei anche uno studioso di istituzioni politiche. Alla fine il cristianesimo diventa un fenomeno politico.
«Anche qui, lo sforzo è di superare la mentalità convenzionale. Il Cristianesimo è una religione, con tutta la complessità che questo termine comporta. Durante la sua storia si è confrontata con la politica, spesso ne è stata coinvolta, a volte usandola, altre volte venendo usata. Ma ciò che interessa non è questo. E’, invece, capire che il Cristianesimo, nella trasmissione culturale che farà del mondo giudaico e di quello greco, porrà le basi di tutto il pensiero occidentale. Ecco perché aveva ragione Benedetto Croce quando affermava che “Non possiamo non dirci cristiani”. Perché noi uomini e donne dell’occidente, anche se non lo sappiamo, anche se molti di noi non sono religiosi, alla fine abbiamo un substrato ideale, etico, culturale, psichico profondamente cristiano. E se è vero, come è vero, questo, allora non possiamo non interrogarci sulle radici della cultura occidentale, cioè sul Cristianesimo e sulla sua capacità di trasformare e di essere trasformato dall’incontro avuto con il mondo greco. Si pensi, ad esempio, al concetto di “anima”. In genere si pensa che sia un concetto di origine cristiana. In realtà è una “invenzione” di Platone e solo grazie alla teologia cristiana, in primis a S. Agostino, che questo concetto entra a far parte del patrimonio del Cristianesimo. Insomma, quello che voglio dire è che interrogarsi sulla storia del Cristianesimo significa interrogarsi sugli albori della storia dell’occidente, è non è poca cosa».
Nel tuo studio precisi che la trasformazione dal cristianesimo originale e quello che poi diverrà l’attuale cristianesimo avviene intorno al IV d.c6) Da questo studio quanto del cristianesimo antico è rimasto in quello odierno?
«I secoli I-IV della nuova era cristiana segnano il periodo decisivo per lo sviluppo del Cristianesimo, ma rappresentano anche il passaggio da una religione basata sulla predicazione evangelica ad una dottrina sempre più complessa e rivolta a destinatari più numerosi.Sorto per adempiere all’invito di Gesù di annunciare la «Buona Novella», il Cristianesimo deve subito affrontare grandi sfide che vincerà attraverso significativi mutamenti interni, derivanti dal processo di interpretazione di principi e contenuti del nuovo credo.L’evolversi delle strutture organizzative, come anche della composizione sociale delle chiese, si svolge, perciò, di pari passo con la costruzione di un impianto dottrinario che utilizza modelli teoretici e linguaggi della filosofia greca, filtrati e reinterpretati alla luce della verità rivelata.Questo incontro con la cultura greco-ellenista, la cui prima avvisaglia è da ricercarsi nello stesso concetto del «λόγος» («logos») del Vangelo di Giovanni, avrebbe comportato, da un lato, il definitivo distacco dalla tradizione giudaica, già accentuato dalla visione evangelizzatrice di Paolo, dall’altro, avrebbe dato inizio al lungo cammino di ellenizzazione della nuova religione, con l’assorbimento della cultura greca nella nascente teologia cristiana.A partire dal II secolo, cioè dai Padri Apologisti come Giustino, comincia a prendere forma il grande edificio dottrinario della Chiesa, basato proprio sulla continuità tra Cristianesimo e filosofia greca.Tutto questo non poteva non avere conseguenze sulla stessa trasmissione della figura di Gesù e, quindi, del contenuto del suo messaggio.Insomma, quanto del cristianesimo sia rimasto fedele al messaggio originale e quanto sia mutato, in modo irrimediabile, con l’assorbimento della cultura ellenistica, è un problema tutt’altro che astratto. E su di esso il dibattito si è prolungato sino ai giorni nostri e non è ancora concluso, coinvolgendo storici e teologi. In definitiva, tra il I e il IV secolo, vengono poste le fondamenta dell’impalcatura dottrinaria della nuova religione. Nello stesso periodo essa esce dalla clandestinità per compiere il suo ingresso trionfale sul trono imperiale, diventando, con l’Editto di Tessalonica, l’unico culto ammesso.Quanto di questo Cristianesimo della fine del IV secolo corrispondesse al messaggio dell’uomo di Nazareth e alla predicazione delle prime comunità, quanto fosse il prodotto di una complessa interpretazione dottrinaria e, infine, quanto costituisse la conseguenza di un raffinato processo di ellenizzazione, rappresentano questioni controverse ed affascinanti su cui gli studiosi dovranno sicuramente ancora attardarsi ad indagare. Una cosa, però, mi sembra di poter affermare. Questo Cristianesimo, pur nei suoi profondi mutamenti, riuscirà a preservare l’ispirazione originaria, rappresentando un «unicum» nel panorama delle religioni, quello di essere nato dall’esperienza storica di un Dio incarnatosi in un Uomo, morto in croce e risorto perché ogni Uomo divenisse Dio».

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