Politica

Pressing su Pittella per farlo restare in Europa: la sua elezione ha compromesso gli equilibri Pd

di Ferdinando Moliterni Il tracollo elettorale lucano di Gianni Pittella non è una questione confinata entro i confini regionali. Per

di Ferdinando Moliterni

Il tracollo elettorale lucano di Gianni Pittella non è una questione confinata entro i confini regionali. Per lui la vicina Campania ha rappresentato una salvezza politica. Grazie al piano B del “Rosatellum” è riuscito a essere eletto in Senato nel collegio plurinominale Campania 3. Proprio la Campania, però, sta in questi giorni mostrando a Pittella il rovescio della medaglia. Che è composto da crescenti crepe che stanno minando gli equilibri nazionali del Pd. Perchè a scorrere i candidati del partito in quel collegio, dopo il fratello maggiore del governatore lucano, vi era in lista: Angelica Saggese. Un nome importante, molto importante. Basti pensare che la sua candidatura è stata inquadrata come in quota Raffaele Cantone, ritenuto suo “sponsor” tecnico e politico. Saggese, inoltre, fino alla tornata elettorale del 4 marzo è stata una senatrice del Pd. È questo un dettaglio non di poco conto. Per via di Gianni Pittella attualmente non lo è più. Saggese aveva, stando ai rumors campani, già accettato non proprio entusiasticamente il fatto che il primo nome nel collegio non fosse il suo. L’avevano rassicurata però. Lei, considerata una tra le donne big del Pd, aveva ricevuto conforto, dai vertici nazionali a scendere, che quello di Gianni Pittella era un falso problema. Lo stesso avrebbe vinto nella “sua” Basilicata e lei sarebbe stata eletta nella “sua” Campania. Sennonché il responso delle urne ha consegnato a Renzi e compagni invece che una corazzata, una rattoppata scialuppa di salvataggio con cui navigare nell’oceano della disfatta. E su quella scialuppa c’era un solo posto: o Pittella o Saggese. Ecco dunque la già senatrice restare in alto mare e lontano dagli scranni di Palazzo Madama. Pittella ha raggiunto il suo obiettivo, ma le simmetrie del partito sono saltate. Con tanti che, ben memori e forti dell’appoggio a Seggese di una figura, tra le altre, come quella di Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, sono andati da Renzi a chiedere il conto di quelle garanzie pre elettorali non mantenute. Così come per la scialuppa di salvataggio, a questo punto e dato lo stato attuale delle cose, per sbloccare la situazione tante opzioni non ce ne sono. Per questo nel Pd è partita sempre più marcata e stringente la “moral suasion” nei confronti di Pittella. La quale è finalizzata a convincerlo a rimanere a Bruxelles e all’europarlamento. Rinunciando contestualmente all’elezione al Senato e così liberando, consequenzialmente, la sua poltrona romana. Sulla quale una certa corrente di peso del Pd vuole che si risieda Angelica Saggese. Una big nazionale e soprattutto una che nel territorio del seggio in questione, precisamente quello Salerno-Area Vesuviana, ha la sua appartenenza, dato che è di Oliveto Citra in provincia di Salerno. Potrebbe meglio mediare con Roma le rappresentenza campane rispetto a Gianni Pittella calato dal Belgio, lontano dall’Italia da anni e che ha fatto comparsa nella limitrofa regione come, per mutuare il gergo popolare, un elefante in una cristalleria in fuga da uno tsunami a 5 stelle. Tra Renzi e Cantone il rapporto istituzionale è basato sul fatto che il secondo è stato nominato anche e soprattutto dal presidente del Consiglio dei ministri, nel 2014, quindi dal primo. La sua nomina è di Governo e vero è che l’Anac è terzo, ma l’organo ha una nomina a componente politica. Per comprendere meglio quanto la caduta di Pittella stia infrangendo gli equilibri interni del Pd, bisogna considerare che una parte del partito sta in questi giorni, come confermato al “Roma” dal giornalista Andrea Pellegrino che ha scritto in merito sulle colonne di “Cronache salernitane”, portando avanti la battaglia pro Saggese contro ogni aspettativa. Perchè il neo senatore avrebbe sì un altro anno di incarico in Europa, ma dopo per lui l’avventura belga terminerebbe volente o nolente essendo già in deroga. Non è tecnicamente più candidabile, poichè ha terminato i mandati a disposizione. Mentre se prosegue in Italia ha teoricamente davanti altri 5 anni di carriera politica da spendere nel Parlamento italiano. Difficile, se non già impossibile, che Pittella faccia un passo di lato per far avanzare la collega, “vittima” costretta, per cause indipendenti dalla sua volontà, a restare fuori dal giro per colpa della debacle lucana dell’europarlamentare. Della faccenda il messaggio pubblico che è noto a tutti è che pochi giorni fa Gianni Pittella ha rassegnato le sue dimissioni dalla presidenza del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo. Internamente al Pd, ancora non sono del tutto chiari i contorni politici del costo della sconfitta lucana, tramutatasi in vittoria campana.

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