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TEATRO, CINEMA, BASILICATA. DIALOGO CON EVA IMMEDIATO

S di Leonardo Pisani Eva Immediato è di quelle attrici complete, va oltre la preparazione tecnica, la capacità di immedesimarsi

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di Leonardo Pisani

Eva Immediato è di quelle attrici complete, va oltre la preparazione tecnica, la capacità di immedesimarsi nei vari ruoli, la sua voce che riesce ad assumere cadenze differenti, dal suo lucano, al calabrese anche all’accento slavo, in una sua rappresentazione, l’ho sentita recitare con una cadenza da Carpazi, e nonostante la conosca benissimo, mi sembrava realmente un’ungherese o transilvana. Ma Immediato ha anche altro, ama il teatro e il cinema in maniera totale, completa, oltre al recitato anche la storia, la cultura, l’aspetto letterario di un’opera. Una formazione importante assieme a Carmelo Bene, Carlo Giuffrè, spettacoli in tutta Italia e nelle Americhe, ma anche nei luoghi meno pensabili della nostra Lucania, con le sue brigantesse la si poteva ascoltare in una piazza, trasformata in un teatro grazie a semplici scenografie, semmai un po’ di fuoco. Anche questo è la magia dello spettacolo, l’illusione ma pur sempre vera del teatro. Ne parliamo con lei, cercando di andare oltre il mero e semplice discorrere di palcoscenico fisico.
Eva, fammi un bilancio del 2017
«Un anno importante, sicuramente positivo, non il migliore, anche se ho lavorato moltissimo, ma probabilmente illuminante. Ho capito cosa non voglio assolutamente: non mi interessa esserci per forza, mi interessa essere presente a me stessa… e nel lavoro è fondamentale».
Parliamo un po’ di cultura teatrale, facile a dirsi certo. Partiamo dagli spettatori. Non si va a teatro come si va al cinema. Cosa manca?
«Manca la giusta divulgazione, il teatro spesso continua a costare troppo e troppo spesso si segue solo il nome televisivo. E poi, c’è anche tanto brutto Teatro che spaventa e allontana definitivamente chi già parte diffidente».
Tu insegni anche teatro, basta un corso o un laboratorio per potersi approcciare al teatro. Anche solo come puro divertimento?
«Un corso (fatto bene!) ti aiuta a capire cos’è davvero il Teatro: emozione, vocazione, fatica, rispetto, servizio, passione. Fa bene fare Teatro a qualsiasi livello, comunque, poiché è un’Arte nobile e inevitabilmente porta a riflettere e a guardarsi dentro. Ma il Teatro bisogna anche vederlo, sentirlo e scrutarlo».
In televisione , su alcuni canali tematici come Rai5 fanno molto teatro, sia trasmettendo spettacoli che approfondimenti. Qualcuno storce il naso, perché il teatro si vede dal vivo. Io lo trovo invece molto divulgativo . Tu che ne pensi?
«Penso che il Teatro fatto da Attori con la A maiuscola spacchi lo schermo e arrivi dritto alla pancia; in più, la regia televisiva può aiutare molto.
Lo ha dimostrato Favino durante l’ultimo Festival di Sanremo: il suo monologo ha scioccato tutti, la sua bravura e la macchina da presa sul primo piano sono arrivati dritti alla pancia. Favino è stato in scena a Roma per molto tempo con lo stesso spettacolo, ma il grande pubblico è stato raggiunto attraverso il piccolo schermo in pochi minuti. E allora, che ben venga il Teatro anche in Tv… ma c’è da dire che la peculiarità del Teatro è proprio lo spettacolo dal vivo: gli odori, i sospiri, il rumore delle tavole del palcoscenico, lo sguardo dell’attore che incrocia (forse) il nostro. A teatro è un’altra cosa, in effetti».
“Il Teatro è un modo di vivere, il cinema un modo di lavorare” – lo diceva Philippe Caubère. A me sembra esagerato però, alla fine sono linguaggi diversi, anche mondi diversi
«Il Teatro è sicuramente un modo di vivere! Cinema ne ho fatto poco e probabilmente mi manca quello vero. Linguaggi molto diversi. Il Teatro resta la mia grande passione, per me continua a essere stupore e magia. Il Teatro ti scalfisce, ti cambia, ti stravolge e porta via. Il cinema ancora non l’ha fatto. Ma forse sono io a non averlo ancora incontrato per davvero. All’università, però, mi innamorai del cinema, ho infatti una Laurea in Storia e Critica del Cinema; mi trafigge e incanta la visione, l’allucinazione, il movimento della macchina da presa. Chissà, magari un giorno farò cinema, ma non da attrice».
Invece nella nostra Basilicata come siamo messi? Non è una regione facile, basta vedere le statistiche Istat ma ci sono potenzialità?
«Io amo la nostra Terra e non mi piacciono quelli che sanno solo criticare. Ogni luogo ha i suoi vizi e le sue virtù, ma tutto ci appartiene. Sono stata fuori dalla Basilicata per 12 anni, avevo voglia di vivere altrove, di vivere altro; sono tornata per la famiglia, ripartirei domani mattina perché amo ricominciare, ma la mia Terra è meraviglia, palpito, passione e ha infinite potenzialità, forse tocca a ognuno di noi tramutarle, nel proprio piccolo, in atto. C’è una frase di Sinisgalli che amo molto e che racconta la nostra Lucania: “…sotto ogni pietra, ha l’inferno il suo ombelico”. Ci credo, ne sono convinta e c’è tanta bella gente in questa nostra Terra, gente appassionata che cerca di trovare la via. Io stimo chi si da’ da fare, non mi piace chi si lamenta e basta e gioisco dei successi degli altri. Ecco, forse serve lavorare insieme e guardare al lavoro altrui con ammirazione e non con invidia. E costruire noi prima di tutti. Che in fondo questa Terra è nostra».
Progetti per questo 2018? Hai un progetto, un sogno nel cassetto?
«Continuare a fare ciò che fa bene all’anima, ciò che mi fa stare bene e mi piace davvero. Ho dei pensieri e sogni volanti, allucinazioni. Sono da sempre concreta e pragmatica. E ho una pazienza ieratica. Troppa a volte, ma meglio saper attendere e costruire che lanciarsi in cose che non ci appartengono e in cui non ci riconosciamo. Sono serena e perennemente inquieta. Ho un progetto importante, sì. Spero di parlartene nella prossima chiacchierata. Per ora, lo custodisco».
Mi piace definire il teatro come il luogo dove il mondo visibile e invisibile si toccano e si fondono. Dove l’impossibile e il possibile vivono assieme. Una arte angelica e stregonesca allo stesso tempo. Che ne pensi?
«Perfettamente d’accordo. A Teatro tutto può accadere e scomparire all’improvviso. Questa è magia, magia sacra, ha regole precise. Ed è chimica, chimica emozionale. Visione e desiderio. Sogno e realtà, cuore e pancia. Questo è davvero il mestiere più bello del mondo».

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