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«ARPAB, STRUMENTO CLIENTELARE»

di Angelomauro Calza POTENZA. Già Presidente della Regione Basilicata, parlamentare, vice ministro degli Interni: uno dei 10 saggi, le dieci

di Angelomauro Calza
POTENZA. Già Presidente della Regione Basilicata, parlamentare, vice ministro degli Interni: uno dei 10 saggi, le dieci personalità individuate nel 2013 da Napolitano per una ricognizione delle posizioni dei partiti sui temi economici e istituzionali dopo il nulla di fatto delle consultazioni per la formazione di un nuovo Governo, senatore uscente, Filippo Bubbico è il candidato di Liberi e uguali sia all’uninominale del Collegio di Matera-Melfi, che come capolista al proporzionale.
A pochi giorni dalle elezioni si può trarre un primo bilancio sulla risposta della gente inquesta campagna elettorale?
«C’è tanta sfiducia. La gente appare spesso disorientata perché frastornata da tutto quello he accade e che è accaduto in questi anni. C’è davvero disorientamento. Non c’è una informazione corretta sulle modalità del voto, sui candidati. Questa campagna elettorale si è sviluppata insordina, sottotraccia. La mia impressione è che quando le persone vengono raggiunte e interrogate e sollecitate a sviluppare una riflessione si accendono degli interrogativi: interrogativi utili perché portano gli elettori a scrutare gli orizzonti e decidere con più consapevolezza a chi affidare il proprio consenso, ma di contro c’è tanta sfiducia e tanta vogliadi esprimere un voto di protesta»
Voto di protesta che si va ad accomunare a quello che è il voto utile he ha scatenato non poche polemiche negli ultimi giorni…
«Penso che il voto è utile per chi lo esprime e per chi lo riceve. Peraltro in questo sistema con questa legge elettorale voluta fortemente da Renzi non si capisce perché (ha messo 8 voti di fiducia sulla legge elettorale), non c’è chi possa dire che il voto dato all’uno o all’altro schieramento o ad uno dei tanti schieramenti possa favorire la governabilità, anche perché la priorità fondamentale è avere una chiarezza di obiettivi e di intenti dal momento che è piuttosto diffuso il convincimento che nessuna delle coalizione e dei partiti in campo potrà raggiungereil 40 per cento. Quindi il voto è utile per l’uso appropriato che se ne fa. È utile anche quello per una formazione piccola, e quella formazione piccola si avvale di utilizzare il mandato che riceve mettendolo a disposizione di un progetto, determinando la costituzione di una coalizione di governo piuttosto che un’altra»
Pare che la campagna acquisti dei parlamentari stavolta sia partita molto in anticipo, con Berlusconi che invita ad aderire a Forza Italia i Cinquestelle espulsi dal Movimento…
«È sicuramente una brutta cosa. D’altra parte abbiamo già una esperienza. Peccato che non si riesca mai ad imparare dalle esperienze negative. Quando qualche anno fa sorse il movimento Mani Pulite e Di Pietro sembrava dovesse salvare il Paese, imbarcò personaggi che poi abbiamo conosciuto per la loro capacità di passare da una parte all’altra: alcuni hanno sostenuto che si vendessero, addirittura c’è stato anche qualche procedimento giudiziario a carico di qualche parlamentare eletto in IDV e poi passato ad altro schieramento politico. Questo è il pericolo che corrono quelle formazioni che cavalcano l’onda della protesta e che non hanno un programma definito, non hanno una loro identità, e i cittadini dovrebbero poter valutare questi aspetti, ma ahimè questo non è un tempo di riflessione, ma un tempo in cui la protesta si esprime a prescindere d qualunque altra considerazione»
Quali sono allora i punti fondamentali del programma che LeU sta socializzando negli incontri sul territorio?
«Il punto fondamentale è ridare dignità alla politica. È legittimo pensarla in maniera diversa: le forze politiche devono esprimere orientamenti e sensibilità diverse, ma sarebbe importante che ciascuno interpretasse in maniera coerente il proprio orientamento ed esprimesse un convincimento profondo e non semplicemente per acquisire consensi o cavalcare l’onda di quella che si presume sia la nota caratteristica di un sentimento popolare. Io penso che la politica rappresenti lo strumento più importante per formare decisioni condivise per alimentare speranze e progetti da qualunque parte essi vengano e di qualunque orientamento essi si nutrano, ma è importante che la politica venga rivissuta come un impegno nobile e di servizio per conseguire l’interesse generale che ora viene sempre più trascurato dal momento che si affermano i personalismi, le famiglie, le trame e i gruppi di potere»
Una battuta sulla questione petrolio che negli ultimi mesi sta temendo banco in maniera prepotente. È di pochi giorni fa la presa di posizione di Gianni Pittella che ha detto che una delle prime cose da fare è mettere mano agli accordi e rimodularli alla scadenza. Lei cosa ha da dire nel merito?
«Molte persone hanno costruito le proprie fortune su questi temi, cavalcando la protesta e alimentando le speranze, ingannando la gente in vario modo.Io penso che sia giunto il tempo di discuterne in maniera seria e dovremmo farlo tutti. Chi ha già avuto responsabilità di governo, chi ne ha e anche chi non ne ha avute, perché non si può gridare allo scandalo per la presenza delle compagnie petrolifere e poi prendere i soldi dalle stesse per prestazioni professionali rese. Non c’è un obbligo ad assumere incarichi professionali: si può anche dire “no” se uno non condividesse determinate modalità. Gli accordi del ‘98-‘99 sono stati largamente traditi. Sarebbe importante che chi oggi richiama quegli accordi li conoscesse, li leggesse e li criticasse punto per punto. Io sono convinto che quegli accordi presentino ancora oggi una straordinaria attualità, bisognerebbe pretenderne l’applicazione e magari lavorare – e questo è il nostro intendimento – per arricchirli ulteriormente, ma partendo da quella base che ha ancora una straordinaria validità. Bisogna risultare credibili: basta con le rivoluzioni annunciate, con i gladiatori finti o con gli eroi di guerre mai combattute: non abbiamo bisogno di tutto questo. Ci vuole serietà»
Un po’ come la Costituzione che Renzi voleva cambiare, ma solo perché non attuata appieno e non perché non fosse valida…
«Certo. Gli accordi del petrolio e la vicenda intera del petrolio vanno governati con serietà assumendo alcuni principi fondamentali che sono quelli della precauzione a tutela della salute dei cittadini e della qualità dell’ambiente e pretendendo l’impiego delle migliori tecnologie disponibili. È quello che abbiamo preteso nel ‘98-‘99 imponendo un sistema di monitoraggio ambientale molto profondo e molto pervasivo;un monitoraggio fisico e anche biologico, cosa che purtroppo non è stata fatta. D’altra parte, con un’Arpab ridotta a strumento per l’esercizio del potere e della costruzione del consenso non ci si poteva aspettare altro»
Cos’altro le verrebbe da dire ancora?
«Una cosa che penso debba essere detta è la necessità del recupero della dignità dei lucani e della capacità di essere protagonisti del nostro tempo»
Detta così sembrerebbe che a suo modo di vedere la Basilicata abbia registrato una regressione in tal senso. Si spieghi meglio…
«La dignità di questa regione è stata svenduta per qualche postazione di potere. Non era mai accaduto prima. La Regione Basilicata ha sempre saputo difendere le proprie prerogative anche con i Governi avversari: è accaduto con Prodi ed è accaduto con Berlusconi. Oggi invece sembrano tutti cortigiani del potente di turno, di Renzi. Gli interventi della Basilicata, fino agli interventi delle infrastrutture, sono solo annunci. Il masterplan cos’è? Dopo cinque anni nonsiamo in grado di segnalare un’opera importante. La Regione che ha saputo costruire un ospedale da 150 milioni e 500 posti letto in tre anni, la Regione che ha saputo imporre al governo Berlusconi il ritiro del decreto sulle scorie nucleari, la Regione che ha saputo imporre a Terna la variante dell’elettrodotto Matera-Santa Sofia a tutela della salute dei cittadini dalla minaccia delle onde elettromagnetiche oggi dov’è? Non riesce a risultare capace di difendere il minimo vitale di questa regione. Anche il governo delle risorse idriche ci siamo lasciati strappare dalle nostre mani dopo essere riusciti con tanta fatica a riacquisire la titolarità di quella risorsa».
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