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La professoressa Luigia Trabace: “Il mio primo ringraziamento ai colleghi che hanno voluto la mia persona. Il secondo alla mia famiglia”.

La professoressa Luigia Trabace è stata eletta all’unanimità Presidente del Comitato Etico Unico Regionale di Basilicata. Lucana di Irsina la

La professoressa Luigia Trabace è stata eletta all’unanimità Presidente del Comitato Etico Unico Regionale di Basilicata.
La professoressa Luigia Trabace
Lucana di Irsina la Trabace è professoressa ordinaria di farmacologia al dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università degli studi di Foggia.
E’ componente del consiglio direttivo della società italiana di farmacologia ed è stata componente della lista di esperti Antidoping del CONI.
 
“Il mio primo ringraziamento ai colleghi che hanno voluto la mia persona. Il secondo alla mia famiglia”.
Il Comitato Etico Unico Regionale per la Basilicata (CEUR) è stato istituito con la Legge Regionale 4 agosto 2011, n. 17 al fine di rendere omogeneo su tutto il territorio regionale l’approfondimento e la diffusione delle tematiche connesse alle attività volte alla tutela della salute pubblica e al progresso delle scienze mediche e biologiche.
È preposto all’approfondimento, a livello regionale, degli aspetti bioetici e di ogni loro risvolto di carattere deontologico, etico e giuridico connessi con l’esercizio della pratica sanitaria e della ricerca biomedica ed al suo impatto ambientale, in particolare nelle seguenti materie:
sperimentazione clinica;
donazione di organi e trapianti;
accanimento terapeutico ed eutanasia;
aborto;
riproduzione medicalmente assistita;
ingegneria genetica e manipolazione genetica e cellulare, anche applicate alla biotecnologia animale e vegetale; tutela della biodiversità e del germoplasma;
problemi connessi alla raccolta ed alla gestione dei dati sull’identità generale e biologica;
tossicodipendenze ed alcoolismo;
riabilitazione del portatore di handicap e dell’anziano;
istanze etiche in psichiatria; bioetica, economia e salute.
Sulla base di quanto stabilito dalla Delibera di Giunta Regionale n. 930 del 10 luglio 2012, la funzione del C.E.U.R. si estrinseca nel perseguimento delle seguenti finalità:
a) fornire attività consultiva nelle materie di propria competenza, in favore della pratica sanitaria e della ricerca biomedica;
b) proporre soluzioni legislative ed amministrative nelle stesse materie;
c) promuovere una cultura bioetica sul territorio regionale e lo sviluppo di una sensibilità bioetica negli operatori sanitari e nella popolazione anche al fine di incrementare i livelli di qualità e di sicurezza del servizio sanitario;
d) garantire lo sviluppo di una funzione organica e costante di studio e di ricerca, di formazione e di educazione, di referenza scientifica e di consulenza nel campo della bioetica;
e) curare i rapporti tra le istituzioni locali e nazionali interessate alle tematiche della bioetica;
f) prestare consulenze per la Giunta ed il Consiglio regionale, ove richiesto;
per il cui raggiungimento sono riconosciute al CEUR, dalla succitata Delibera di Giunta Regionale, le seguenti competenze:
a) formulare valutazioni etico-scientifiche di studi clinici interventistiche, relative a medicinali o a dispositivi medici, e non interventistiche (studi osservazionali), da condursi nelle strutture sanitarie della Regione Basilicata, ai sensi delle vigenti disposizioni legislative nazionali;
b) elaborare strategie di interventi per la diffusione delle tematiche bioetiche attraverso l’organizzazione di:
b.1) corsi di formazione permanenti per gli operatori sanitari e le associazioni di volontariato sanitario anche per la diffusione dei documenti del CNB;
b.2) seminari e conferenze di sensibilizzazione alle tematiche bioetiche;
c) svolgere indagini e raccogliere dati sul territorio regionale;
d) esprimere, ove interpellata dalla Giunta regionale o dal Consiglio regionale, pareri consultivi su singoli provvedimenti legislativi od amministrativi e sulle iniziative regionali in materia sanitaria;
e) collaborare alla programmazione sanitaria regionale ed alla allocazione delle risorse;
f) fornire agli operatori sanitari e scientifici un quadro di riferimento dettagliato al fine di orientare la loro azione professionale, sotto il profilo etico e deontologico, in correlazione con le trasformazioni in atto nel settore sanitario e della ricerca biomedica;
g) partecipare al controllo di qualità del servizio sanitario regionale con particolare riferimento all’umanizzazione della medicina;
h) fornire all’utente del servizio sanitario regionale idonea informazione nell’ambito dei settori di propria competenza sugli indirizzi adottati dalle strutture sanitarie in ordine ai trattamenti ed alle cure mediche;
i) elaborare proposte, in vista della produzione legislativa regionale, ovvero dell’attività amministrativa, attinenti al campo della ricerca e della assistenza sanitaria;
j) riferire al Consiglio regionale al termine dei propri lavori nonché ogni volta che lo ritenga opportuno e, comunque, annualmente.
La composizione del CEUR, in ottemperanza al Decreto del Ministero della Salute 8 febbraio 2013, ed il suo funzionamento sono disciplinate dalla Delibera di Giunta Regionale n. 842 del 9 luglio 2013 (integrata e modificata dalla Delibera di Giunta Regionale n. 557 del 24 aprile 2015) che ne stabilisce la sede presso l’Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo di Potenza.
Il CEUR, in materia di sperimentazione clinica, è Organismo di riferimento per tutte le Aziende Sanitarie della Regione Basilicata (Azienda Sanitaria Locale di Potenza, Azienda Sanitaria Locale di Matera, Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo di Potenza, Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico – Centro di Riferimento Oncologico di Basilicata di Rionero in Vulture).
Così come stabilito nel Regolamento approvato il 10/11/2015 e recepito dalla DGR n. 84/2016, esso si avvale di un’unica Segreteria Tecnico-Scientifica, con sede presso l’AOR San Carlo di Potenza.

Una vita dedicata alla ricerca sull’Alzheimer

Si è occupata da sempre di malattia di Alzheimer, di cui il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale

E per queste sue ricerche nel lontano 1996 ha vinto una delle prime borse di studio messe a disposizione dalla SIF (Società Italiana di Farmacologia). Luigia Trabace è professore ordinario di Farmacologia all’Università di Foggia e membro del Consiglio direttivo della SIF. A lei spetta oggi il compito di consegnare a 15 giovani ricercatori, di cui 14 donne, le borse di studio (5 da 25mila euro e 10 da 10mila euro) messe a disposizione, per il terzo anno consecutivo da MSD Italia, in partnership con la SIF (Società Italiana di Farmacologia). E nei prossimi giorni questi giovani ricercatori inizieranno le rispettive attività di ricerca in differenti ambiti della farmacologia clinica, neurofarmacologia, neuroendocrinologia, oncologia di precisione, immunoterapia.

Per capire le motivazioni che spingono tante giovani ricercatrici a concorrere a queste borse di studio e poter dare un futuro alla loro passione per la ricerca, abbiamo rivolto alcune domande a Luigia Trabace che vent’anni fa ha ottenuto questa borsa di studio e da allora è stato un susseguirsi di importanti successi nella ricerca della genesi di una malattia come l’Alzheimer.

Cosa l’ha spinta a partecipare a questo bando e quali risultati ha conseguito?
«All’epoca mi ero laureata da poco in Farmacia all’Università di Bari e stavo facendo un dottorato di ricerca in Farmacologia clinica all’Istituto Mario Negri di Milano, occupandomi di alcuni neurotrasmettitori coinvolti nella malattia di Alzheimer. Già mi sembrava di aver raggiunto un traguardo importante e avevo acquisito tecniche innovative che ero poi riuscita a trasferire nei nostri laboratori di Foggia. Ma il mio professore del’Università di Bari, Vincenzo Cuomo, mi aveva spronato a fare anche un’esperienza all’estero. E così mi sono lasciata convincere e ho partecipato al bando di concorso della SIF, vincendo una borsa di studio per una ricerca da condurre in alcuni laboratori in Inghilterra. All’inizio sono partita con l’idea di rimanere là soltanto sei mesi. In realtà mi sono fermata due anni, poi sono rientrata e sono ritornata più volte negli anni successivi, mantenendo sempre i rapporti con i colleghi inglesi».

Qual era l’argomento della sua ricerca in Inghilterra?
«Già all’Università di Bari studiavo un tipo di neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale, particolarmente importanti nell’eziopatogenesi della malattia di Alzheimer, che è ancora “orfana” di farmaci risolutivi. E ho avuto l’opportunità di proseguire queste ricerche in Inghilterra, avvalendomi dell’esperienza di un’équipe di ricercatori e delle loro più avanzate tecniche di laboratorio, che sono poi riuscita in parte a trasferire nei nostri laboratori di Foggia. Ancora oggi sono concentrata in questa ricerca, che spero possa portare a risultati concreti nella prevenzione e nella cura dell’Alzheimer».

Il suo essere donna ha condizionato la professione, limitando magari viaggi o esperienze?
«Oserei dire, al contrario, che l’essere donna mi ha in un certo senso avvantaggiata. La mia vita privata non ha affatto risentito della mia passione per la ricerca scientifica. Ho avuto due figlie, che oggi hanno 19 e 12 anni, e sono sempre stata in grado di conciliare lavoro e famiglia. Ricordo che quando aspettavo la seconda figlia ho continuato a lavorare da casa, anche col pancione, perché ero impegnata in una ricerca molto impegnativa che non potevo interrompere. Oggi alcune mie ricercatrici allattano in laboratorio, pur di non rallentare il lavoro. Anche perché i diversi step di una ricerca non possono subire interruzioni o slittamenti e la presenza costante del ricercatore è fondamentale. Noi donne abbiamo il vantaggio di riuscire ad essere più organizzate, sia in famiglia che nel lavoro. E poi siamo più concrete, pazienti e ostinate nel perseguire i risultati che, prima o poi, comunque arrivano. E le soddisfazioni alla fine non mancano!»

Domenico Leccese
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