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Dott.ssa Ursula Franco: lo smembramento

Il ritrovamento del cadavere di PAMELA a pezzi e messo in 2 valigie nel Maceratese fa ritornare alla mente altri

Il ritrovamento del cadavere di PAMELA a pezzi e messo in 2 valigie nel Maceratese fa ritornare alla mente altri casi simili, pertanto ho chiesto consulenza alla Dott.ssa URSULA FRANCO
Dott.ssa URSULA FRANCO

 

Lo smembramento
Posted on 25 settembre 2017

 

 

 

 

 

Delitto di Aversa, la criminologa: cadavere smembrato per disprezzo

L’intervento della studiosa Ursula Franco: l’assassino di Vincenzo Ruggiero ha voluto lanciare un messaggio di odio post-mortem

{pubblicato su STYLO24, giornale d’inchiesta, diretto da Simone Di Meo, il 25 settembre 2017 di Ursula Franco}

Vincenzo Ruggiero

“Le ragioni che conducono chi commette un omicidio a smembrare il cadavere della vittima sono variabili, più frequentemente lo smembramento di un cadavere è un atto di tipo ‘difensivo’, l’omicida fa a pezzi il corpo della sua vittima per tentare di renderne più difficile l’identificazione e per occultarlo più facilmente.

 

 

 

 

 

 

Vi è poi uno smembramento di tipo ‘aggressivo’, in questo caso l’aggressività che conduce un soggetto a commettere un omicidio non si esaurisce con il delitto stesso.

A volte lo smembramento può coincidere con le torture cui viene sottoposta la vittima e con la causa di morte.

Un caso di smembramento di tipo ‘aggressivo’ passato alla storia è quello cui venne sottoposto l’ex pugile Giancarlo Ricci da parte di Pietro Negri, il canaro della Magliana (Roma) nel febbraio del 1988.

La prima pagina del Messaggero con la notizia dell’omicidio di Pietro Negri

Altre volte lo smembramento è il vero obiettivo dell’assassino, in questi casi è un atto di tipo ’offensivo’ che generalmente mette in pratica un assassino seriale necro sadistico o chi agisce per lussuria.

Gli assassini seriali per lussuria sono ben rappresentati dal Mostro di Firenze, questi soggetti spesso conservano parti anatomiche delle proprie vittime, i cosiddetti trofei che gli permettono di accedere alle loro memorie e di riviverle emozionalmente ogni qual volta lo desiderino.

I serial killers infatti dopo il delitto attraversano una fase totemica caratterizzata da un vissuto profondamente depressivo che cercano di alleviare rivivendo l’omicidio o tornando sulla scena del crimine o recandosi sulla tomba delle vittime o maneggiando degli oggetti sottratti alle stesse o parti del loro corpo come capelli, pube, mammella, testa, organi genitali o piedi.

In altri casi chi seziona un cadavere è affetto da un disturbo psicotico.

A volte la mutilazione e lo smembramento di una vittima sono una forma di comunicazione, rappresentano un modo di mandare messaggi intimidatori ai propri nemici da parte di organizzazioni criminali.

Per quanto riguarda il profilo di un omicida che smembra il cadavere della sua vittima, l’autore è nel 76% dei casi di sesso maschile ed è, in caso di omicidi non perpetrati da assassini seriali, un soggetto molto vicino alla vittima quale può esserlo un familiare o un amico.

Nel 69% dei casi lo smembramento è un atto di tipo ‘difensivo’ ma paradossalmente chi lo mette in pratica ottiene l’effetto contrario a quello sperato; lo smembramento di un cadavere infatti lascia molte tracce e conduce facilmente gli inquirenti ad indagare sui soggetti più vicini alla vittima.

Nell’agosto 2017 il ritrovamento nei cassonetti del quartiere Flaminio dei resti smembrati del cadavere di Nicoletta Diotallevi, 59 anni, hanno condotto in poche ore gli inquirenti all’arresto del fratello Maurizio.

Secondo Holmes & Holmes (2002) lo smembramento è l’atto più disumanizzante nei confronti di una vittima e il più gratificante per l’autore di un omicidio, è la rappresentazione più estrema dell’avversione dell’assassino per la vittima, è un ultimo atto in cui un’omicida riafferma il proprio potere e valore riducendo ciò che lui disprezza in piccoli pezzi di nulla.

Nel caso dell’omicidio di Vincenzo Ruggiero, il giovane ucciso per gelosia, fatto a pezzi, cosparso di acido e parzialmente murato in un garage a Ponticelli, è alquanto probabile che Ciro Guarente, come la maggior parte degli autori di un omicidio abbia commesso molti errori a causa dello stato psicologico in cui si trovava e non si sia ben organizzato per occultare il cadavere di Vincenzo, nonostante si fosse già recato in quel garage nei giorni precedenti all’omicidio, e solo una volta trovatosi lì con il corpo si sia visto costretto a mutilarlo ma è anche possibile, considerato appunto il fatto che si è trattato di un omicidio premeditato, che lo smembramento ad opera del Guarente sia stato un ultimo atto di rabbia e disprezzo nei confronti di colui che riteneva un rivale in amore; lo stesso può dirsi dell’uso dell’acido muriatico che da un lato il Guarente potrebbe aver usato per ridurre l’odore della decomposizione del cadavere del Ruggiero e dall’altro per sfregiare per sempre il bel Vincenzo”.

Domenico Leccese

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