Dott.ssa URSULA FRANCO
Dottoressa Franco, da tre anni lei difende Michele Buoninconti e sostiene che il poveretto è vittima di un errore giudiziario e che il processo mediatico ha contribuito alla sua condanna, che può dirci dei programmi televisivi che si occupano dei casi giudiziari?

I programmi che si occupano di casi giudiziari sono una vergogna assoluta per uno Stato di diritto quale dovrebbe essere il nostro, sono un’onta per il paese. Gli autori ed i conduttori di questi programmi disgraziati non hanno competenze per disquisire di reati gravi come gli omicidi o le violenze sui minori e molto spesso i loro ospiti sono a digiuno del caso di cui si parla in quanto tutti gli atti sono in mano solo a chi se ne occupa direttamente ma i conduttori si guardano bene dall’intervistare gli esperti addetti al caso in specie per non veder contrastata la propria tesi e per non far innervosire il pubblico giustizialista.

Recentemente un programma si è occupato del caso Ceste, sappiamo che lei è stata molto critica.

A “Il terzo indizio” senza remore, a pochi mesi dal processo in Cassazione che vedrà Buoninconti giudicato per un omicidio mai avvenuto, hanno falsificato i fatti e istigato alla giustizia sommaria in nome dello share. Programmi come questo sono lo specchio di un paese senza più speranza, dove il convincimento dell’opinione pubblica manipolata e ignorante sostituisce ormai le prove del processo penale.

Il pubblico de “Il terzo indizio” fa paura, è completamente all’oscuro della manipolazione di cui è stato vittima e non ha nulla da invidiare alla folla inferocita che lapida a morte la vittima di turno nelle piazze di Kabul.

Secondo lei perché questi programmi non riferiscono i fatti restando aderenti alla realtà?

Perché la verità e la normalità non fanno spettacolo, inoltre i conduttori e gli autori di questi programmi non provano senso di colpa, pur sapendo di mistificare la realtà, perché sono convinti, come i consulenti forensi disonesti, di appoggiare una nobile causa, invece stanno solo contribuendo all’errore giudiziario, un fenomeno detto NOBLE CAUSE CORRUPTION.

ELENA CESTE

Dottoressa è vero che la Ceste si intratteneva con uomini diversi mentre il marito era al lavoro?

È vero, è agli atti ed è agli atti anche che certe sue abitudini sessuali datavano nel tempo ed erano iniziate ben prima di incontrare Buoninconti. Già dalla minore età, Elena aveva dato segnali di una libertà sessuale sopra le righe, pertanto questi suoi comportamenti non sono imputabili alla frustrazione di una vita coniugale infelice ma facevano parte della sua struttura di personalità.

Riguardo alla crisi psicotica che può dirci?

Posso dirvi che non comprendo come, dal momento che anche lo psichiatra Pirfo, consulente della procura di Asti, ha diagnosticato prima di me una crisi psicotica, non sia stata esclusa l’ipotesi omicidiaria. Le conclusioni dell’autopsia psicologica della Ceste redatta dallo psichiatra della procura di Asti sono queste: “Nell’incontro con Michele le due esigenze trovano una armonia, ma la dinamica familiare, gli impegni gravosi dello stile di vita la portano appena si crea l’occasione a cercare piccole soddisfazioni all’esterno… Quando nel pensiero di Elena si insinua il sospetto che qualcuno renda noto il suo mondo nascosto di affetti e incontri, la signora perde il controllo… di qui la crisi psicotica, le proiezioni e i diffusi spunti deliranti… la presunta disinvoltura sessuale che le viene attribuita in alcune dichiarazioni degli uomini con cui ha avuto relazioni extraconiugali”.

Il fatto che il giudice Marson, nonostante l’esperto della procura lo avesse rassicurato sulla crisi psicotica, abbia richiesto l’arresto di Michele Buoninconti è inspiegabile, un paradosso, una contraddizione insanabile.

L’abbiamo sentita spesso parlare di psicologia della testimonianza, a che sarebbe servita in questo caso?

Non ci vuole un esperto di psicologia della testimonianza per capire che le uniche dichiarazioni di cui la procura avrebbe dovuto servirsi sono quelle rilasciate nelle fasi iniziali delle indagini perché con il passare dei mesi il pensiero dei familiari, degli amici e dei testimoni è stato forgiato dal processo mediatico.

Per la cronaca, ecco qualcuna delle dichiarazioni rilasciate dai teste all’indomani della scomparsa della Ceste:

Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: “Mia sorella mi ha chiamato telefonicamente nella mattinata del 23 gennaio, fatto strano in quanto ci sentiamo solitamente in orario serale. Ricordo che le chiedevo come stesse e lei mi rispondeva che stava abbastanza bene ma aveva PROBLEMI ALLA TESTA”. La sorella si stupì per quella chiamata mattutina che le apparve una telefonata di commiato. Infatti lei disse ad Elena che si sarebbero viste nel week end ed Elena le rispose: ‘eh si tantooo’ che Daniela interpretò come: ‘non ci sarò, chissà se ci sarò’.

Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: “Credo comunque mia sorella possa aver compiuto un gesto anticonservativo”.

Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: “(Elena) nel mese di novembre 2013 era caduta in uno stato di depressione…aveva esternato una sua preoccupazione o disagio circa un qualcosa che aveva fatto ma non specificava troppo… che quando lo aveva fatto NON ERA IN SE STESSA e aveva sbagliato. Era preoccupata perché diceva che tanto ormai sapevano tutti di cosa stava parlando e che anche i figli l’avrebbero vista come un mostro… non abbiamo avuto modo di verificare queste presunte cose dette”.

Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: “Michele caratterialmente è una persona buona che si dedica alla famiglia… non ho mai avuto confidenze da mia sorella circa situazioni di violenza o discussioni degenerate in famiglia… (Michele) si preoccupa per il benessere della famiglia e non mi pare abbia mai trascurato i vari componenti. Anche con noi parenti non ha mai avuto discussioni”.

Dai verbali di Lucia Reggio, madre di Elena: “Mia figlia mi ha sempre riferito che era molto contenta di abitare qui a Costigliole d’Asti. Anche Michele, marito di mia figlia è sempre stato disponibile e presente (…) a casa sua non mancava nulla sia nei generi alimentari che nel vestiario ed altre utilità indispensabili. Mia figlia non mi ha mai narrato di alcuna anomalia, mai nessun screzio con Michele, assolutamente tutto andava bene, la vedevo e sentivo realizzata, contenta della sua vita, dei suoi figli e del suo matrimonio (…) non ho sentito alcuna lamentela né ho mai assistito a litigi (…) va tutto bene non ho mai avuto alcuna percezione negativa”.

Da una chat del 12 ottobre 2013 tra Giandomenico a Elena: “Ti mando io la buona giornata, sperando che lo possa essere, perché noto nella tua testa quella CONFUSIONE che ti fa vedere le cose in maniera un po’ anomala (…) Oltre a non aver capito cosa sono prima, continui a non capirlo adesso… sei convinta di qualche cosa… che ti sei creata da sola e che ti crei problemi… come mi sono accorto che qualcosa di STRANO nei tuoi pensieri c’era… fin dall’inizio, ma che ultimamente non ti faceva stare bene”.

Dai verbali della figlia Elisa: “Non l’ho sentita discutere con papà né quel mattino né altri giorni né la sera prima (…) non ho sentito loro bisticciare (…) né ho sentito loro discutere (…) non li ho mai sentiti discutere né di Facebook né di sms sul cellulare (…) la sera prima non ci sono state discussioni tra loro (…) escludo di litigi tra mamma e papà per messaggi di Facebook o di telefonino”.

Il figlio Giovanni ha riferito che la madre, mentre lo vestiva la mattina della scomparsa, gli aveva detto: “Se mamma scappa voi dovete crescere da soli” (pag 5, annotazioni d’indagine relative alla denuncia di scomparsa di Elena Ceste del 26 gennaio 2014).

E questa è solo una minima parte delle testimonianze che evidentemente sono parecchio “scomode” sia alla Procura di Asti che ai programmi tv.

Aggiungo due chicche:

A pag. 206 della richiesta di applicazione di misura cautelare la procura afferma:

“Nel concreto Buoninconti è stato descritto da tutti come soggetto pronto all’ira, individuo da non contraddire a cui anzi è meglio ubbidire, così si sono espressi i genitori di Elena Ceste, Marilena l’ingegner Marzo. Lo stesso consulente psichiatra e l’ingegner Marzo per ragioni diverse conoscitori delle sfumature caratteriali ne hanno messo in luce caratteristiche di reattività imprevedibili”. E’ agli atti che né la sorella di Elena, né Marilena Ceste, né la madre di Elena, né i colleghi di Buoninconti abbiano mai descritto Michele come “iracondo”.
Riguardo alla testimonianza del superiore di Buoninconti Giacomo Marzo a pag. 3 dell’ordinanza di riesame i giudici del riesame hanno sostenuto che Marzo abbia affermato riguardo a Buoninconti che egli avesse “un temperamento paziente ma iracondo”, definizioni peraltro contraddittorie ma soprattutto inventate di sana pianta dai giudici ed assenti nella testimonianza del 17 ottobre 2014 di Giacomo Marzo.

La procura, a pag. 67 della richiesta di applicazione di misura cautelare, ha scritto: “in effetti, continuava la signora Rava, da fine ottobre al 22 gennaio in cui la ricordava sull’orlo del pianto, sottomessa e nuovamente taciturna”, mettendo in bocca alla Rava un termine che secondo loro la donna avrebbe usato per definire Elena, ovvero ’sottomessa’, termine che invece la Rava non usò mai.

La procura ha sostituito il termine ‘sommessamente’ usato dalla Rava con ‘sottomessa’ perché suonava meglio per una ricostruzione omicidiaria. Ecco cosa disse la Rava riguardo al 22 gennaio 2014: “Ricordo molto bene.. mi sono congedata da Elena che è salita nuovamente in casa, salutandomi sommessamente…” (pag. 1, verbale di sommarie informazioni di Fiorenza Rava del 15 dicembre 2014).

Ai mistificatori, ai giustizialisti e ai suoi detrattori che vorrebbe dire?

Vorrei dirgli che l’unica forma di libertà è la cultura, che combatto contro i programmi spazzatura anche per loro ma soprattutto li invito a stare all’erta, perché presto potrebbe essere il turno di uno di loro, il processo mediatico non fa sconti a nessuno. E poi vorrei ricordargli che arriverà il giorno della verità e quel giorno dovranno fare i conti con i quattro figli di Michele Buoninconti, ai quali hanno distrutto la vita.

Domenico Leccese 
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