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UN CONCORSO DI IDEE PER RIPRISTINARE IL CAMPANILE DI SANTA MARIA

Di Leonardo Pisani La storia della chiesa di Santa Maria del Sepolcro, comunemente chiamata Santa Maria, è affascinante, attualmente convento

Di Leonardo Pisani
La storia della chiesa di Santa Maria del Sepolcro, comunemente chiamata Santa Maria, è affascinante, attualmente convento dei frati minori francescani affonda le radici nella prima metà del XII secolo, nel periodo dell’apogeo normanno nel sud Italia e in Basilicata. A fondarla un ordine cavalleresco : dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e il suo borgo nacque subito dopo prendendo il nome dalla chiesa (nei documenti viene definito casale di Santa Maria o casale del Santo Sepolcro).
La storia, l’evoluzione della Chiesa e del casale sono descritti dal pregevole lavoro “Dal Casale alla città. Santa Maria del Sepolcro di Potenza e la vicenda dei Frati Minori in Basilicata” di Antonella Pellettieri e Antonio Rubino,

Antonella Pellettieri

pubblicato dall’Ibam Cnr.
Qualche giorno fa ricevo una telefonata della dottoressa Pellettieri, che mi spiega di essere stata chiamata dai frati per visionare alcune campane. Quando la Pellettieri mi avvisa di alcuni ritrovamenti, so bene che la questione è interessante. La chiesa non ha un campanile, ne aveva uno originario del quattrocento, già lesionato dal terremoto dicembre 1857 quando lo si rinforzò di catene e gli si alleggerì la cuspide rifacendola in legno rivestita di zinco. I bombardamenti hanno rovinato i cornicioni e la cuspide e aperto lesioni e resa pericolosa la scala interna. Poi dopo i terribili bombardamenti dell’8 settembre 1943, che “ hanno sfondato in gran parte i tetti abbattuto un muro esterno di due stanze accanto il campanile, lesionato tutti i muri interni di laterizio leggero del conventino che si sono dovuti rifare”, questo si apprende dagli appunti di padre Mario Brienza, superiore di Santa Maria del Sepolcro di Potenza fino alla sua morte, nel 1958. Nel 1959, il campanile verrà abbattuto per un’ordinanza del Sindaco di Potenza, Vincenzo Solimena. Morto Padre Brienza, la chiesa di Santa Maria aveva perso un suo strenuo e appassionato difensore e sostenitore. Padre Brienza non era di Potenza ma si innamorò della città al punto che si appassionò alla sua storia scrivendo alcuni studi, anche uno sulla Parata dei Turchi.


La dottoressa Pellettieri mi dice che vorrebbe lanciare un appello pubblico affinché la chiesa riabbia il suo campanile, semmai con un concorso di idee per architetti e ingegneri per decidere come e dove ricostruire il nuovo campanile. Poi che le campane sono molto interessanti nella forma e lavorazione artigianale. Andrebbero restaurate, forse non rintoccheranno più ma sono un notevole esempio di manifattura. Ora lasciamo la descrizione alla storica lucana.
«Se vi capita di entrare nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro, noterete sotto il portico di ingresso, una grande campana di Bronzo. Avvicinandovi, potrete leggere in alto, la seguente iscrizione:
I.N.R.I. ECCE CRUCEM D[OMI]NI FUGITE PARTES ADVERSAE. CHRISTUS VINCIT CHRISTUS REGNAT / CHRISTUS IMPERAT. CHRISTUS AB OMNI MALO DEFENDAT. PRIMA FUSIO A.D. 1652.
Nel 1652 fu portato a termine un grande restauro di tutta la chiesa e il convento: apprendiamo dall’iscrizione sulla campana che, dopo qualche anno, furono fuse anche nuove campane che, di certo, andarono a sostituire quelle risalenti al grande restauro del 1488, voluto dal Conte Antonio de’ Guevara, con l’insediamento dell’Ordine francescano dei Minori.
La frase, nella parte iniziale, riprende integralmente una nota preghiera che Sant’Antonio diede ad una donna che era tentata dal Demonio – Ecco la croce del Signore. Fuggite forze nemiche -. Di seguito si invoca Cristo perché ci difenda da ogni male.
Nella parte centrale della campana, si potranno notare delle figure: sotto l’immagine di un San Francesco con la croce, si legge un’altra scritta:
ARCHICONFRATERNITAS S. NICOLAI / CONIUCTA FEDELIBUS / SUMMA CUM PIETATE AC DEVOTIONE / INSTAURAVERUNT / SUB AUSPICIIS PRETIOSISSIMI SANGUINIS D[OMI]NI N[OSTRI] I[ESU] CHRISTI / DIE 8 DECEMBRIS A. D. 1898/ CONSECRATA FUIT
L’arciconfraternita di San Nicola di Bari, insieme ai fedeli, aveva provveduto a restaurare la campana, nel 1898, in nome del Preziosissimo Sangue di Cristo, del quale una reliquia era conservata nella chiesa.
Sulla campana, a fianco l’immagine di San Francesco, vi è incisa la figura di San Nicola di Bari a cui era dedicata questa confraternita che era nata il 2 aprile del 1571 con un breve di Gregorio XIII e aggregata al Gonfalone di Roma con un altro breve del medesimo pontefice il 12 ottobre 1576.
La confraternita aveva sede nella chiesa di San Nicola posita in piazza Sedile fino al terremoto del 1857. Nel 1859, il vescovo di Potenza, monsignor Pieramico, aveva elargito alla Congrega, per lavori di restauro della chiesa, la somma di cento ducati ma il Comune non volle riconsegnarla e preferì, già nel 1857, sconsacrare la chiesa e adibirvi un teatro e un magazzino di carbone. Oggi, in quell’edificio, si riuniscono le commissioni consiliari del Comune di Potenza.
La confraternita non aveva più una chiesa dove riunirsi e il Comune, per redimere la questione, decise di affidare a questa confraternita la chiesa di Santa Maria del Sepolcro che non era più abitata dai Padri Riformati, in seguito alle soppressioni ottocentesche di monasteri e conventi. Il convento di Santa Maria divenne un forte militare in attesa della costruzione della nuova caserma dei militari. Grazie alla presenza della Confraternita, la chiesa non fu abbattuta e furono fatti dei restauri: fra questi furono restaurate le campane. Il restauro fu realizzato da
MICHELE TARANTINO / E / SALVATORE RIPANDELLI / DA S. ANGELO DEI LOMBARDI / FECERO
come si legge in questa altra iscrizione posta sempre sulla campana. Sopra l’iscrizione vi è incisa l’immagine di Nostra Signora della Concezione, protettrice dell’Ordine di San Francesco. Guardando sempre la campana, si potrà, infine, osservare una crocifissione con vicino un calice e con sotto la scritta:
REDEMISTI NOS DOMINE IN SANGUINE TUO
con un esplicito riferimento alla reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo conservata in chiesa presso un altare di stucco bianco costruito, proprio per conservare questa reliquia, dal vescovo di Potenza Claverio, nel 1656.
Oltre a questa bellissima campana, durante recenti lavori di restauro del Convento e delle strutture adiacenti ad esso, sono state ritrovate altre tre campane: una di queste, la più piccola, è stata donata a un eremo situato a Sant’Angelo le Fratte. Le altre due sono conservate in un deposito e, da quel che ho potuto vedere, sono anch’esse della stessa fattura di quella che è situata in bella mostra nel portico e, dunque, sono state fuse nel 1658 e anch’esse restaurate nella seconda metà del 1800 dalla nota fonderia di Sant’Angelo dei Lombardi di Michele Tarantino e Salvatore Ripandelli. Ci sono le stesse figure, le stesse decorazioni floreali e, alla base, una serie di angeli che suonano l’arpa oltre alla firma di due maestri campanari. Su tutte e tre le campane ci sono dei riccioli bronzei decorati con delle piccole teste: essa è la corona superiore e serve a collegare le campane al ceppo o alla trave tramite sbarre di ferro.
Insieme alla campane, in questo deposito, vi è una trave di pietra scolpita con gli stessi motivi decorativi che ornano i capitelli dell’arco trionfale costruito in chiesa: si deduce che questa trave risale al 1488, cioè alla costruzione del campanile originario, quando fu restaurata la chiesa dal Conte di Potenza Antonio de’ Guevara e affidata ai frati Minori».

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