I FATTI. L’ex custode del cimitero “vecchio” di Potenza,Vito Vaccaro è stato, ieri, arrestato e tradotto in carcere. Gli agenti della squadra mobile della questura di Potenza, in esecuzione dell’ordinanza emessa dal Gip del capoluogo, Amerigo Palma, hanno inoltre posto agli arresti domiciliari il dipendente dell’impresa “Palese Rocco” che lavora nel camposanto, Vito Claps, e un ex dirigente del Comune, ora in pensione, Nicola Tammone, entrambi agli arresti domiciliari. Le indagini secondo gli inquirenti ha fatto emergere un vero e proprio “mercato nero dei loculi” che riguardava l’area cimiteriale di San Rocco. Oltre i citati sono indagate altre diciannove persone. I reati contestati, a vario, titolo sono: induzione indebita a dare o promettere denaro, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, abuso d’ufficio, peculato, corruzione, violazione dei sistemi informatici del Comune. Reati commessi in relazione alla gestione della vendita delle concessioni in sanatoria dei loculi presso il cimitero cittadino ai danni del Comune di Potenza. L’attività d’indagine, che si è avvalsa di appostamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche, ha consentito, per gli investigatori, di accertato numerosi illeciti e di individuare in Vito Vaccaro la figura apicale dedita alla gestione di una sorta di mercato parallelo e sommerso volto al mercimonio dei loculi. Attività che è risultata essere particolarmente lucrosa. Per Vaccaro, per esempio, è stato chiesto un sequestro patrimoniale preventivo di 32 mila euro, considerando solo gli illeciti presenti guadagni che avrebbe accumulato da marzo a giugno. Il trucco usato da Vaccaro, secondo l’accusa, consisteva nello sfruttare falsamente la cosiddetta sanatoria, utilizzata dal Comune di Potenza, sin dal 1998 e fino al 2015, per far tumulare nel vecchio cimitero salme che di norma dovevano essere sepolte nel cimitero nuovo. L’ex custode per gli inquirenti confezionava false concessioni, retrodatandole a prima dei due anni citati. Vaccaro offriva ai privati che si rivolgevano a lui o che lui stesso contattava, la gestione delle pratiche burocratiche. Successivamente, per l’accusa, rendeva “legale” la vendita dei loculi, falsificando atti e firme, facendola così figurare come avvenuta prima delle sanatorie. In un caso, per esempio, la compravendita di loculi, da luglio scorso risulterebbe invece effettuata nel settembre del 1994. Come compendio per tutte le operazioni da svolgere, l’ex custode, riusciva, secondo le indagini, anche a ricevere personalmente fino a 5 mila euro a loculo. Tra i tanti casi che ha colpito, quello di una donna per la tomba del figlio deceduto dopo pochi mesi di vita. Ci sarebbero molti casi in cui il venditore sarebbe addirittura inesistente. C’è un caso, riscontrato dagli inquirenti, in cui Vaccaro avrebbe contraffatto, pur di cedere un loculo a un’acquirente, contraffacendo la firma di una signora sulla richiesta di autorizzazione alla tumulazione di una salma, attestando falsamente l’esistenza di un rapporto di parentela tra la defunta e la finta firmataria. Vaccaro, come si evince da un’intercettazione, rassicurava i suoi interlocutori, chiarendo al contempo di essere lui a gestire la situazione al cimitero vecchio: «Siccome mo sono ancora qua e quindi riesco io a gestire le carte». Si mostrava, poi, secondo l’accusa, disposto a falsificare gli atti che sarebbero stati custoditi presso gli archivi da lui stesso custoditi. In varie conversazioni intercettazioni, inoltre, Vaccaro spiega con «particolari doviziosi – appuntano gli inquirenti – tutti i falsi che commetterà al fine di far risultare che la concessione del loculo». Avvisando che la stipula del contratto dovrà rimanere una «questione segreta», e che se interpellati da qualcuno, dovranno sempre riferire che si tratta di un contratto di acquisto stipulato tanti anni addietro. «Se qualcuno ti domanda – si legge in una intercettazione – parla pure in famiglia …. abbiamo fatto una sanatoria». Per quanto riguarda i fatti contestati in correità con Vito Claps, della “Palese Rocco”, c’è, per esempio, un’ipotesi di peculato, poiché senza autorizzazione comunale, veniva effettuata l’estumulazione di una salma successivamente tumulata in altro loculo «appropriandosi della somma di mille euro spettanti al Comune di Potenza quale corrispettivo pagato da un privato cittadino per i lavori sopracitati». Invece in complicità con l’ex dirigente comunale Nicola Tammone, a Vaccaro viene contestato un’ipotesi di corruzione, commessa tra aprile e maggio scorso, relativa alla vendita di una cripta e di una cappella collocate all’interno del Cimitero monumentale di Potenza.
LE ACCUSE A SUGLIA. Tra gli indagati eccellenti c’è anche Patrick Suglia, attuale segretario generale della Camera di Commercio di Potenza. I contatti registrati dagli inquirenti tra Suglia e Vaccaro, ex custode del cimitero monumentale di Potenza, risalgono al maggio scorso. Il primo di quel mese Suglia andò a trovare Vaccaro proprio nei suoi uffici. L’ex custode nella cicrostanza lo informa di aver trovato gli acquirenti per i due loculi liberati a seguito delle estumulazioni, una delle quali riguardante il nonno del segretario generale, e che quindi potevano procedere alla compilazione della scrittura privata, così come verosimilmente già avvenuto in precedenza per analoga vendita: «Solita scrittura … va be, come abbiamo fatto l’altra … l’altra scrittura». Da quanto emerso dalle intercettazione Suglia dà mandato di proseguire a Vaccaro, anche sulla stima del costo dei loculi, prezzo che dovrà essere conisposto in contante «Se poi sono contanti … insomma». Gli acquirenti, visionati i loculi, erano anche soddisfatti della collocazione degli stessi e del resto. Sorse, però, un problema quando chiesero che il contratto d’acquisto fosse intestato a entrambi. Vaccarò alla richiesta rispose picche. Solo a una persona. «No. Una sola persona perchè se no diventa difficile – si legge nell’intercettazione – perchè là sopra noi diremo che i due loculi sono inoccupati, cioè … perchè io devo far risultare che questa è una sanatoria che abbiamo fatto prima, perchè i loculi … e poi mi devi dire se negli anni ‘87 e ‘88 stavi allo stesso indirizzo o stavi a un altro indirizzo». Chiarito il dettaglio, poi l’ex custode si sofferma anche sulla transizione economica:«5mila euro, mi serve un acconto di 5mila euro», sottolineando contestualmente che la stipula del contratto deve rimanere una questione “segreta”. Tanto che Vaccaro invitò i due interlocutori a rportargli i soldi nel suo ufficio in una certa ora: «Poi lo facciamo di pomeriggio che non c’è nessuno». Il prelievo del contante da parte della coppia, avviene, secondo gli inquirenti, così come consigliato da Vaccaro, un poco alla volta, e la consegna anche. Viene registrata dalla telecamere nascoste. I soggetti scherzano anche tra loro. I due, riguardo al conteggio delle banconote dicono all’ex custodehe: «Se ne trovi qualcuna in più, me la riconsegni». L’affare sembra concludersi. Quando l’acquirente va nuovamente nell’ufficio di Vaccaro per ritirare il contratto in concessione in sanatoria e la relativa determina dirigenziale dei due loculi, l’ex custode gli mostra gli atti “compilati” evidenziando che la concessione è per ben 96 anni, ovvero perpetua.Vaccaro per rassicurare ancora di più l’interlocutore gli fa notare che ormai se ne riparlerà «nel 2113 … sarà il Comune a dirgli agli avi: che volete fare?». Suglia, da parte sua, in uno dei colloqui con Vaccaro, secondo le indagini, provò anche a trattare sul prezzo. Ad un certo punto però Vaccaro interrompe il segretario generale facendogli notare che non riuscirà a vendere i loculi per la cifra richiesta, circa dieci mila euro, perché l’apertura del nuovo Cimitero aveevva fatto abbassare i prezzi: «ma se era una volta che si potevano fare le cose si, ma mo’ ormai il nuovo cimitero ci ha messo il freno su tutto». Il contratto che l’ex custode fece, a giugno scorso, sottoscrivere all’acquirente era datato, come appurato dagli investigatori, al settembre del 1994. E riportava dell’avvenuta trattativa tra Vittorio Suglia e il neo proprietario dei due loculi, per la somma di 8 milioni delle vecchie lire. Fu commesso anche un errore materiale relativo al nome del venditore. Ma vi è di più. Perchè davanti agli inquirenti l’architetto comunale ha disconosciuto le firme apposte in calce al contratto di concessione in sanatoria e alla Determina dirigenziale. «Sono chiari – hanno verbalizzato gli investigatori – i segni della fotocopia della stessa utilizzando una mia precedente firma che tra l’altro è stata eseguita anche non in linea retta ma in maniera obliqua».
VACCARO PENSAVA DI ESSERE INTOCCABILE. L’ex custode del Cimitero monumentale di Potenza, sito nel rione San Rocco, Vito Vaccaro (in foto), classe 59, è l’indagato numero uno dell’inchiesta. È lui, per gli inquirenti, che da anni aveva messo in piedi il mercimonio dei loculi. Ed è «lo stesso Vaccaro – appuntano gli investigatori – che spiega ai privati il meccanismo spregiudicato dei falsi da lui ideato per consentire l’occupazione del loculo in modo apparentemente legittimo». Vaccaro, è la pesante accusa a lui mossa dalla Procura di Potenza, gestiva «il demanio costituito dai loculi del Comune come cosa propria, come merce di scambio nella sua disponibilità: così li propone in vendita stabilendo il relativo prezzo». Dato il suo ruolo, godeva di una superiorità informativa, che gli consentiva di conoscere lo stato di ciascun loculo, in particolare se era o meno occupato, così da poter proporre in vendita i loculi disponibili. C’è di più. «Talvolta, – riportano gli investigatori – come risulta da talune intercettazioni, sollecita le estumulazioni così da poter accelerare i tempi per la vendita illecita del loculo». Sinteticamente il metodo adoperato da Vaccaro consisteva nell’individuare dapprima i loculi che potevano essere venduti, poi nello stabilire il prezzo, e quindii formare una falsa concessione in sanatoria, contraffacendo la firma del dirigente del Settore. Infine, secondo l’accusa «finge con il privato interessato all’acquisto l’esistenza di una controparte privata, proprietaria o concessionaria del loculo, interessata a vendere, tenendo poi per sé l’intera somma di denaro sborsata dall’acquirente per l’acquisto del loculo, al quale tuttavia racconta di aver pagato con quella somma il prezzo della vendita da un privato». Secondo le indagini è emersa «la sproporzione tra il tenore di vita goduto dal Vaccaro e i redditi dichiarati». Vaccaro, nel periodo tra il gennaio 2012 e luglio 2017 avrebbe generato flussi in uscita per circa 243mila e 500 euro a fronte di emolumenti percepiti pari a circa 62 mila euro. «Le uscite -appuntano con stupore gli inquirenti – superano di ben quattro volte quelle relative agli emolumenti percepiti. Uscite sostenute evidentemente per mezzo delle entrate “extra” assicurate dalla vendita dei loculi che oscillano tra i 5 mila e i 9 mila euro ciascuna». Buona parte del denaro contante che riceveva, ci sono intercettazioni ambientali che lo ritraggono contare in ufficio i soldi, finiva, secondo l’accusa, sui conti correnti bancari intestati a lui e ai suoi familiari, nello specificato la moglie e le figlie. Vaccaro era abbastanza sicuro del suo metodo. Tanto che quando a marzo scorso viene a sapere del censimento voluto dal segretario comunale circa i loculi inoccupati al suo interlocutore dice: «Venitevi a pigliare tutti i loculi vuoti, fate che cazzo volete, qual è il problema?». A un certo punto Claps e Vaccaro sono abbastanza certi delle indagini in corso. Claps riferisce all’ex custode del cimitero: «Cioè loro ti vogliono incastagnare, è fuori di dubbio», sottolineando come fino ad allora :«Non ti riescono ad acchiappare. Vaccaro, da parte, risponde che se non lo hanno mai incastrato è perchè lui sa fare le cose in maniera riservata. Nell’informativa della Polizia, gli stessi inquirenti rimarcano come l’indagine in corso «non è stata percepita in alcun modo dagli odierni indagati come un allarme per le loro illecite attività». Di fatti quando Claps redarguisce Vaccaro che pur essendo nell’occhio del ciclone continua ugualmente a compiere. «Chi te l’ha fatta fare l’altro giorno a te? … sei incastagnevole … ma tu l’hai fatto, ma lo sai quando rischi mo?», Vaccaro gli rispose:«Ma io non rischio un cazzo!.Se mi fai un esposto io non rischio un cazzo, Vito». In un’altra occasione, verificatasi a luglio scorso, ricevendo un uomo nel suo ufficio che gli domanda cos’altro ha saputo delle indagini, Vaccaro, riferendosi a uno degli inquirenti di cui ha saputo, dalla sua fonte, il nome, rispose: «Quello è un infame, io gli ho messo il nome di John Peppers (noto fotografo) e al ternine della conversazione, scrivono gli inquirenti, «lancia una minaccia nei confronti dell’’investigatore “No, ma tu sei di Potenza, ti rompo il culo”».
DI FERMOL