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Banche venete, decreto resta invariato: danno per i risparmiatori

Unico cambiamento approvato in commissione, l’inserimento nel testo dell’altro decreto per le venete, quello che congela per 6 mesi il

Unico cambiamento approvato in commissione, l’inserimento nel testo dell’altro decreto per le venete, quello che congela per 6 mesi il rimborso di bond garantiti emessi da banche che abbiano chiesto la ricapitalizzazione preventiva.

“Ennesima occasione perduta”, commenta l’Unione Nazionale Consumatori, “È incredibile, in particolare, che, nonostante l’ampio consenso registrato in commissione Finanze della Camera, non si siano nemmeno votati gli emendamenti, peraltro della maggioranza, che miravano ad ampliare la platea di chi poteva accedere al ristoro forfettario e prevedevano l’interdizione dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi delle persone giuridiche per i manager riconosciuti responsabili dei dissesti finanziari”.

“Quanto agli azionisti ci si continua a dimenticare che non sono furbetti del quartierino, persone che hanno consapevolmente acquistato prodotti rischiosi credendo di poter far soldi, ma risparmiatori innocenti, ingannati, vittime di illeciti”.

Proprio questa mattina, si è svolto un incontro tra Federconsumatori ed il Sottosegretario Baretta, in relazione alla vicenda delle banche venete ed alla necessità di tutelare i risparmiatori truffati.

Nell’ambito dell’incontro, in continuità con l’azione svolta in questi mesi, l’associazione dei consumatori ha proposto al Sottosegretario l’adozione di alcune misure che possono dare risposta a quanti sono stati penalizzati dalla condotta di BPVI e Veneto Banca.

In particolare:

“Per gli obbligazionisti subordinati, come sottolinea anche il Fondo Interbancario (tra l’altro ancora occupato sulle 4 banche), i tempi previsti con Decreto sono incompatibili con la possibilità delle banche di fornire la documentazione agli aventi diritto e, a noi, di poterli assistere. Con atto amministrativo si può prorogare di 60 giorni il termine del 30 settembre per esibire la documentazione che dovrebbero fornire gli istituti bancari”.“Per gli azionisti possessori di azioni acquistate in cambio di erogazione di prestito o concessione di mutuo o a cui, in violazione del regolamento bancario (Consob – Banca d’Italia) e della Direttiva MIFID, sono state vendute azioni illiquide, si può procedere ad un risarcimento attraverso la costituzione di un fondo, utilizzando le risorse rinvenienti dagli stanziamenti previste dalla BPVI e Veneto Banca per il welfare, pari a 60 milioni e le somme residue alla mancata adesione di rimborso al 15% del valore delle azioni. Tali misure assommano a 240 milioni nell’immediato, che potrebbero sommarsi alle risorse recuperate da NPL”.“Si dovrebbe costituire una commissione di conciliazione, che valuti caso per caso le singole posizioni. Se le somme disponibili non dovessero coprire tutti gli aventi diritto, si può lavorare ad un risarcimento dilazionato, onde consentire il reperimento di risorse disponibili da quelle recuperate da NPL”.

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