Gestione eventi, circolare Polizia: “Da ora in poi competenze divise tra questore, prefetto, sindaco e privati”
GRANDI EVENTI E PANICO, NON VANNO MAI D’ACCORDO! Il parere dell’ARCH. UMBERTO RENATO GASPERINI esperto del settore Sono le ore
GRANDI EVENTI E PANICO, NON VANNO MAI D’ACCORDO!
Il parere dell’ARCH. UMBERTO RENATO GASPERINI esperto del settore
Sono le ore 05.30 del 1 gennaio 2017, Piazza M. Pagano a Potenza è ormai vuota, non c’è nessuno, eccetto alcuni tecnici già all’opera per lo smontaggio degli impianti audio e luci, oltre a me e Corrado Serafini collega della RAI.
Sono seduto su una cassa audio sul palco di quell’Evento il “CAPODANNO IN PIAZZA 2017”, che è stato sicuramente, al momento, l’Evento più grande ed impegnativo realizzato nella Città di Potenza, della mia vita professionale e di chi mi ha aiutato, suggerito ed indirizzato; solo adesso, con il mio sigaro in bocca, mi dico “grazie a Dio è andato tutto bene!”.
Che cos’è il termine “Evento”, nel semplice un momento di raggruppamento di persone, che siano 100 o 10.000 e più non cambia, che si vogliono divertire, ballare, inneggiare e passare dei bei momenti in compagnia durante una manifestazione o ad una “Festa” organizzata in un determinato luogo, spesso una piazza o uno stadio.
Purtroppo esiste un altro stato d’animo opposto a tutto ciò: il signor “PANICO!”.
Per PANICO, s’intende una particolare condizione dell’uomo che fa perdere alcune capacità fondamentali per la sua sopravvivenza, quali l’attenzione, la capacità del corpo di rispondere ai comandi del cervello e la facoltà di ragionamento. Esso ha, inoltre, due spontanee manifestazioni che, se non controllate, costituiscono di per sé un elemento di grave turbativa e pericolo:
– istinto di coinvolgere gli altri nell’ansia generale (invocazioni di aiuto, grida, atti di disperazione, ecc.);
– istinto alla fuga, in cui predomina l’autodifesa, con tentativo di esclusione anche violenta degli altri con spinte, corse in avanti ed affermazione dei posti conquistati verso la via di salvezza.
Il risultato di comportamenti da PANICO è che tutti si accalcano istintivamente ed in modo disordinato alle uscite di sicurezza o vie di fuga, bloccandole ed impedendo ad altre persone, magari meno capaci fisicamente, di portarsi in salvo.
Al fine di evitare o ridurre tale fenomeno, si progetta e realizza un “Piano di Evacuazione” che, si spera, debba contribuire a controllare quei comportamenti irrazionali con determinate direttive e ad infondere fiducia per superare un eventuale pericolo e ad indurre un sufficiente autocontrollo per attuare comportamenti atti ad evitare confusione e sbandamento, cioè a ridurre i rischi indotti da uno stato di emergenza.
Per fare questo, c’è bisogno di organizzare l’Evento, di discuterlo, di tracciarlo e poi di comunicarlo a chi, come te, deve far si che venga svolto nel migliore dei modi.
Nella mia vita professionale, ho avuto modo di assumermi la responsabilità in qualità di Coordinatore e Responsabile per la Sicurezza, di molti Eventi, dal Basilicata Music Festival, 6.000 giovani e più, al Concerto di Ligabue con oltre 5.000 convenuti, alle Feste della CGIL, mediamente 5-6.000 persone a sera, al Folk Festival dei Portatori, dai 4-5.000 in Piazza M. Pagano, al Gay Pride, sfilata con 1.000 persone fra giovani, genitori e semplici cittadini, splendida manifestazione di colore e gioia, al “CAPODANNO IN PIAZZA 2017”, i numeri forse 8.000-9.000? per alcuni anche di più, alle “semplici manifestazioni” sia popolari e religiose che musicali di quartiere, con 3-400 presenti, in tutti i casi una operazione ho sempre fatto, studiare ed organizzare, secondo la grandezza dell’Evento, un “Piano di Fuga ed Evacuazione” con i protocolli operativi.
Il “Piano di Fuga ed Evacuazione”, è uno schema organizzativo che definisce i compiti da svolgere in funzione delle varie ipotesi di emergenza.
Nel Piano, vengono stabiliti chi sono i responsabili dell’applicazione per l’Organizzazione, ovvero il Coordinatore per l’Emergenza, gli Addetti all’Emergenza, con precisi obbiettivi da raggiungere:
▪ indicare le procedure da seguire per evidenziare l’insorgere di un’emergenza e ridurre al minimo la probabilità che essa si verifichi;
▪ affrontare l’emergenza fin dal primo insorgere per contenere gli effetti e riportare rapidamente la situazione in condizioni di normale esercizio;
▪ prevenire situazioni di confusione e panico;
▪ pianificare le azioni necessarie a proteggere le persone.
Inoltre un “Piano di Sicurezza”, è corredato di planimetrie del luogo e delle aree limitrofe ove si svolge l’”Evento”, con l’indicazione dei Varchi e delle Vie di Fuga e di Primo Soccorso e soprattutto delle fasce o zone di compensazione ed espansione del pubblico per attutire l’onda incontrollata da “PANICO” generale, i punti di presidio dei Vigili del Fuoco e dei loro mezzi con le indicazioni dettate direttamente dalla loro esperienza per le emergenze, l’elaborazione di un Piano di soccorso sanitario a seconda il livello di rischio dell’Evento nelle more dell’Accordo sancito ai sensi dell’art. 9, comma 2, lett. c) del D.Lgs 28 agosto 1997 n° 281 concernente l’organizzazione e l’assistenza sanitari negli eventi e nelle manifestazioni programmate nel quale sono indicate le postazioni ed il numero degli operatori sanitari e delle autoambulanze, la localizzazione Addetti alla Sicurezza e dei nuclei della Protezione Civile, ove presente, a coadiuvare l’emergenza e l’evacuazione, le aree sicure ed i punti di raccolta.
Il Piano non è un documento da scrivere per poi tenerlo chiuso, invece è fondamentale che esso sia conosciuto, discusso, migliorato ed applicato da tutti i soggetti che, secondo i loro compiti, intervengono, compreso il pubblico, tramite conferenze di servizio, tavoli tecnici o Commissioni di Vigilanza, informazioni pubbliche diramate tramite stampa o depliant (per il Capodanno in Piazza 2017, avrò fatto non meno di dieci riunioni alla presenza del Prefetto, del Questore, degli uomini della Digos e dell’Antiterrorismo, dei Comandanti dei Carabinieri e Guardia di Finanza, della Polizia Stradale, dei Vigili del Fuoco, Polizia Locale, della Protezione Civile Regionale, dell’Amministrazione comunale, tutte con documentazione scritta e planimetrie dei luoghi da me preparate e continuamente aggiornate grazie alla loro esperienza e con i suggerimenti del caso).
Inoltre un Piano di Sicurezza non è mai ripetitivo ed uguale ad uno già tracciato, infatti, basarsi sulla prassi già “collaudata” o della “consuetudine” spesso porta a non tenere presenti alcune variabili che entrano in gioco.
Nel caso di Torino con il “PANICO DA ATTENTATO”, fenomeno oramai presente nella società che ha determinato il caos generale; il non aver svolto precisi controlli sulla vendita di prodotti in vetro nella Piazza e nelle are limitrofe che ha provocato gli oltre 1.400 feriti, non è giustificabile da parte dell’Amministrazione asserire che esiste una determina sindacale di divieto del 2010 che sicuramente nessuno dei presenti ricordava, bisogna imporre i controlli; altro problema, la presenza di un solo maxischermo in Piazza S. Carlo, che ha determinato un notevole afflusso di persone in un solo luogo, senza badare ai principi del massimo affollamento di pubblico, in questo sono le Forze dell’Ordine che devono gestire e limitare secondo le necessità l’afflusso; altra pecca da parte dell’Organizzazione, una volta accertata la falsa Emergenza, la mancanza di comunicazione ed informazione sull’allarme e sullo stato di panico che si era generato; l’assenza di aree di compensazione ed espansione controllate per il pubblico in fuga ed infine l’esistenza di ben 19 indicazioni date dalla Commissione di Vigilanza, quasi tutte disattese.
A questo punto mi viene da pensare alle decine di “Feste” di paese che si svolgono in regione, dove non esiste nessun documento di prevenzione e sicurezza e la Commissione di Vigilanza comunale è solo un mero fatto di routine burocratica, anche nei paesi possono generarsi situazioni di pericolo!
Ciò che è successo a Torino sabato scorso, poteva facilmente diventare una strage di persone, come poteva essere una manifestazione tranquilla e sicura, l’imponderabilità degli Eventi non è controllabile e in assoluto orientabile, dobbiamo prenderlo come monito ed a esempio.
Basta un nulla, la prova dei fatti lo ha confermato, perché lo stato d’animo delle persone venga alterato e si scateni in comportamenti illogici da “panico”.
Tutta la mia solidarietà va a quel bambino di sette anni e agli altri feriti, nella speranza che fatti come questo non si ripetano più e che Eventi di incontro, riunione e festa siano sempre presenti e partecipati, come manifestazioni di gioia e spensieratezza, il Basilicata Potenza Pride lo ha dimostrato.
ARCHITETTO UMBERTO RENATO GASPERINI
ESPERTO IN PREVENZIONE E SICUREZZA
ARCH. UMBERTO RENATO GASPERINI
PROGETTAZIONE – SICUREZZA GRANDI EVENTI – ENERGY MANAGER – CONSULENZA 81/08
Via Varsavia n° 3, 85100 Potenza- tel. 097146792-3471736086 – e-mail: gasperibella@libero.it
Torino, la nostra verità su Piazza San Carlo
Ricevo via email la seguente testimonianza da un amico medico che era presente sabato 3 giugno in Piazza San Carlo a Torino, per tifare Juventus in piazza. Mi pare d’interesse collettivo. SG
Ieri tre miei amici ed io (tra i 40 e 50 anni) arriviamo a Torino da Toscana e Liguria per vedere assieme la finale Juve-Real Madrid. Decidiamo di arrivare in Piazza San Carlo tre ore prima del fischio di inizio dal momento che la stampa del giorno consigliava di presentarsi in anticipo all’evento organizzato dall’amministrazione cittadina per facilitare le operazioni di sicurezza. Scriviamo perché la nostra coscienza ci impone di “integrare” alcune notizie lette ed ascoltate stamane sui mezzi di informazione dopo che siamo scampati a quella che poteva essere una tragedia di proporzioni molto più vaste (tragedia visto che ci sono persone che attualmente lottano tra la vita e la morte).
1. I controlli sono stati sommari e tutt’altro che accurati ed inoltre addirittura nulli allorquando due di noi sono entrati ed usciti dalla piazza fra primo e secondo tempo senza essere né perquisiti, né controllati.
2. La piazza ci è subito parsa non adatta ad un evento previsto dall’amministrazione stessa con affluenza di circa 30.000 persone; rettangolare, con strette vie di accesso/fuga (perdipiù chiuse da transenne rivelatesi successivamente un ostacolo alla fuga della folla, perché di impossibile rimozione rapida), dotata di schermo troppo piccolo e basso (la nostra stima è che più del 50% dei presenti non potesse vedere le immagini della partita) e priva di contenitori per i rifiuti, di servizi igienici e di spazi di acquisto bibite/alimenti.
3. Già dal primo pomeriggio all’interno della piazza erano presenti venditori abusivi di bottiglie di birra in vetro contenute in grandi carrelli illuminati e refrigerati da acqua e ghiaccio: questo fatto conferma l‘assenza di controlli nel luogo di concentramento della folla a sanzionare i commercianti e gli acquirenti che stavano mettendo a rischio la sicurezza. Dopo poco tempo il pavimento della piazza era un tappeto di bottiglie rotte e la stragrande maggioranza dei referti di pronto soccorso si riferiscono a lesioni da vetro.
4. Già da un’ora prima dell’inizio della partita numerose persone sono salite sul monumento ad Emanuele Filiberto (centro della piazza), sul tetto dell’edicola (angolo della piazza via Giolitti) e su transenne/ringhiere di ogni tipo. Questo fatto, facilmente dimostrabile e temporizzabile da numerosissime riprese video, conferma la scarsa visibilità del video, l’assenza di azione da parte di forze dell’ordine e smentisce l’immagine di pagina 5 de La Stampa di oggi in cui si commenta così un’immagine: “Al riparo. Alcuni tifosi si sono rifugiati sopra il tetto dell’edicola che sorge in un angolo della centralissima piazza San Carlo”.
5. Gran parte dei mezzi di informazione ed il sindaco di Torino imputano la tragedia alla “Psicosi bomba – attentato”, il prefetto inoltre sostiene che la sicurezza anti-terrorismo abbia funzionato. Al momento ci risulta che, a fronte di quanto scritto, solo due persone siano state fermate dalle forze dell’ordine, ore dopo la sciagura e con accusa di sciacallaggio.
6. Questa sciagura ci ha mostrato tutta la superficialità e l’incapacità organizzativa di chi, in tempi di giustificata psicosi da atto terroristico, doveva forse perseguire progetti diversi (a Madrid molte più persone hanno visto la partita seduti comodamente ed in sicurezza nel loro stadio.
7. Non ci è sfuggito che lo schermo in piazza fosse sponsorizzato (Jeep) e che questa mattina abbiamo pagato alla città di Torino l’imposta di soggiorno (3.7 euro a testa) per i servizi offerti.
8. Questa mattina, ancora turbati, abbiamo riconosciuto nelle dichiarazioni di sindaco e prefetto più finalità di manleva che sentimento di scuse e dispiacere nei confronti dei malati (oltre ai danni fisici siamo certi che vi saranno esiti psichici a breve / medio e lungo termine)
Dal canto nostro auguriamo alle persone e bambini ancora in stato di ricovero ospedaliero di tornare presto a casa per ritrovare i loro cari.
di Gabriele Carnevali, Alessandro Fasciani, Damiano Ricci, Francesco Zancanella
Gestione eventi, circolare Polizia: “Da ora in poi competenze divise tra questore, prefetto, sindaco e privati”
Franco Gabrielli riscrive le regole della gestione delle manifestazioni pubbliche, distinguendo tra safety (responsabilità di Comune, Vigili del fuoco, Polizia municipale, Prefettura, organizzatori), e security, compito esclusivo delle forze dell’ordine.
Sindaca, prefetto e questore di Torino
ROMA – Dopo lo scaricabarile tra sindaca, questore e prefetto sugli incidenti di piazza San Carlo a Torino durante i quali sono rimaste ferite oltre 1527 persone, il capo della Polizia, con una circolare, definisce con precisione le competenze – e dunque le responsabilità – per le prossime manifestazioni pubbliche. Coinvolgendo anche i privati, organizzatori dei grandi eventi dello spettacolo e dello sport.
Franco Gabrielli, mercoledì a Lampedusa, aveva detto che è compito della procura individuare eventuali colpe per i disordini di Torino.
E aveva annunciato una circolare per la prevenzione di incidenti analoghi, evitando anche l’impasse “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Dopo la drammatica notte torinese durante la partita tra Real Madrid e Juventus, il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva raccomandato la massima vigilanza sulle prossime 1700 manifestazioni pubbliche.
E così, guardando al futuro, la nuova circolare individua le competenze per ogni Istituzione. E per farlo distingue gli interventi di safety (di cui sono responsabili comune, vigili del fuoco, soccorsi, polizia municipale, prefetture, privati), da quelli di security, questi ultmi solamente sotto la responsabilità del questore.
Da Manchester (security) a Torino (safety)
L’attentato a Manchester ha fatto emergere i già noti problemi di security, gli incidenti di Torino invece (avvenuti incredibilmente in assenza di attentati) hanno fatto esplodere prepotentemente la questione della safety.
Il capo della Polizia non accetta il palleggio delle responsabilità o, peggio, lo scaricabarile (“La colpa è di Turismo Torino”, aveva detto in prima battuta la sindaca torinese Chiara Appendino). E rifiuta che in uno stato di confusione di competenze alle questure vengano addossate colpe altrui.
L’elenco dei responsabili.
Nella circolare sono richiamati in causa tutti gli attori dei grandi eventi: le commissioni provinciali e comunali di vigilanza sui pubblici spettacoli, i vigili del fuoco, il centro operativo comunale, il centro operativo misto, il centro coordinamento soccorsi, la polizia municipale, la prefettura, la questura. E infine i privati (gli “organizzatori”).
Senza safety vietate manifestazioni.
“Il modello organizzativo delineato – scrive Gabrielli – presuppone lo scrupoloso riscontro delle garanzie di safety e security necessariamente integrate, in quanto requisiti imprescindibili di sicurezza senza i quali pertanto le manifestazioni non potranno avere luogo”.
In altre parole, precisa, “mai ragioni di ordine pubblico potranno consentire lo svolgimento comunque di manifestazioni che non garantiscano adeguate misure di safety”.
Safety.
Nel distinguo di ruoli e responsabilità, il comune dovrà valutare la “capienza delle aree” delle manifestazioni, individuare gli spazi di soccorso, emettere i provvedimenti di divieto di vendita di alcolici e di bevande in vetro e lattine, “che possano costituire un pericolo per la pubblica incolumità” (proprio come successo a Torino, ndr).
Gli organizzatori (i privati) dovranno “regolare e monitorare gli accessi” con “sistemi di rilevazione numerica progressiva ai varchi di ingresso fino all’esaurimento della capacità ricettiva” (in questa fase la polizia sarà di “ausilio”), prevedere percorsi separati di accesso e di deflusso del pubblico con indicazione dei varchi.
Ai vigili del fuoco spetterà il compito dei piani di emergenza e antincendio.
Sempre i privati dovranno schierare sul campo “steward preparati” per l’assistenza al pubblico. I responsabili della Sanità avranno la responsabilità dell’emergenza e dell’urgenza sanitaria.
La prefettura dovrà controllare esercitare il suo ruolo di controllo e supervisione mediante “sopralluoghi per una scrupolosa verifica della sussistenza dei previsti dispositivi di safety e l’individuazione delle cosiddette vulnerabilità”.
Quindi dovrà presiedere il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (coinvolgendo anche la polizia municipale) “per la vigilanza attiva nelle aree urbane”.
Security.
Ed ecco le responsabilità della Questura che cominciano dallo “sviluppo di una mirata attività informativa per valutare una eventuale minaccia”.
Quindi le forze dell’ordine dovranno “mappare la videosorveglianza al fine di collegarla con la sala operativa”, svolgere una intensa “attività di prevenzione” sul territorio, svolgere “controlli e bonifiche” in quei posti dove possono “essere celate insidie” (leggi bombe, ndr) .
Quindi dovranno individuare “aree di rispetto” nelle quali perquisire persone che possono portare all’interno della manifestazione armi o oggetti pericolosi.
Infine, dopo l’attentato a Nizza, dovrà essere allestito un blocco del traffico per evitare l’ingresso di “veicoli”.
Domenico Leccese