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La borchia in bronzo proveniva dal Museo archeologico della Basilicata

È Furto A Pompei, Rubata Borchia Del VI Secolo A.C. La borchia in bronzo proveniva dal Museo archeologico della Basilicata

È Furto A Pompei, Rubata Borchia Del VI Secolo A.C.

La borchia in bronzo proveniva dal Museo archeologico della Basilicata

Non c’è pace per una delle aree archeologiche più amate nel mondo, Pompei, la città sepolta patrimonio UNESCO dal 1997.

Dopo le varie vicissitudini che l’hanno vista più volte protagonista delle cronache locali e internazionali per lo stato di incuria in cui versava il sito, ecco l’ennesimo affronto.
Nella serata di mercoledì 17 maggio è stata trafugata una borchia in bronzo risalente al VI secolo A.C. e facente parte di una serie di 4 borchie applicate sulla riproduzione della porta di Torre Satriano. La borchia, tra l’altro proveniva dal Museo archeologico nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu” di Potenza ed era stata data in prestito in occasione della mostra “Pompei e i greci” allestita nella Palestra grande degli scavi di Pompei
Sebbene il valore del reperto archeologico trafugato non sia rilevante ( è assicurata per 300 euro), forte è il rammarico espresso dal Direttore Generale Massimo Osanna: “Oltre al gesto che ferisce il sito e il patrimonio culturale italiano, pur trattandosi di un pezzo di valore non inestimabile, mi colpisce anche da un punto di vista personale trattandosi di un’area nella quale avevo condotto direttamente lo scavo.”

Furto con destrezza?
Da chiarire la dinamica, alla luce del fatto che l’area espositiva non solo è presidiata durante il giorno dal personale Ales ma è video-sorvegliata durante la notte. Eppure, chiunque sia stato, ha avuto il tempo di svitare i bulloni che la fissavano alla porta e prelevarla da sotto la lastra trasparente che la proteggeva.
Il nucleo operativo dei Carabinieri si è recato sul posto dove in questo momento si stanno svolgendo le indagini e i rilievi del caso, aperta anche un’indagine interna per chiarire la dinamica del furto e le eventuali negligenze.


Pompei e i greci. La mostra
La mostra, che al momento risulta chiusa al pubblico, è stata inaugurata il 12 aprile e rimarrà aperta fino al 27 novembre. Gli oltre 600 reperti esposti, come si legge sul sito della Soprintendenza di Pompei che l’ha promossa, hanno il compito di tracciare la storia di un incontro: “… partendo da una città italica, Pompei, se ne esaminano i frequenti contatti con il Mediterraneo greco. Seguendo artigiani, architetti, stili decorativi, soffermandosi su preziosi oggetti importati ma anche su iscrizioni in greco graffite sui muri della città, si mettono a fuoco le tante anime diverse di una città antica, le sue identità temporanee e instabili.”

Un furto si è verificato agli scavi di Pompei: è stata rubata dal sito una borchia in bronzo risalente al VI secolo a.C., esposta alla mostra Pompei e i Greci, che si è aperta appena un mese fa (il 12 aprile) e durerà fino al 27 novembre. L’esposizione è allestita presso la Palestra Grande e sembra che il furto della borchia sia avvenuto durante l’orario di apertura al pubblico.

L’oggetto era applicato su di una riproduzione della porta di Torre Satriano e proviene dal Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adamasteanu” di Potenza.
Il direttore generale degli scavi, Massimo Osanna, ha espresso il suo sconcerto: “oltre al gesto che ferisce il sito di Pompei e il patrimonio culturale italiano, pur trattandosi di un pezzo di valore non inestimabile, mi colpisce anche da un punto di vista personale trattandosi di un’area nella quale avevo condotto direttamente lo scavo”.

Il furto avrebbe inoltre richiesto una certa abilità in quanto, dichiara sempre Osanna, “la borchia era, come le altre tre, avvitata sul pannello espositivo e coperta da lastra trasparente di protezione pertanto la rimozione del pezzo deve aver richiesto un tempo necessario a evitare i controlli”.
La Palestra Grande è sorvegliata da personale Ales, ha un impianto di videosorveglianza ed è dotata di allarme. Sul furto adesso indagano i carabinieri.

Domenico Leccese 

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