Cronaca

L’INFORMAZIONE “LIBERA” NON HA DOPPIA MORALE: IL PUNTO DI PETRULLO

Problema vecchio quanto il mondo è quello della cronaca e dei suoi limiti, volgarmente sintetizzato nel cosiddetto “sbattere il mostro

Eugenio Vinciguerra, Capo scout e responsabile di “Libera ” di Don Cozzi a Potenza

Problema vecchio quanto il mondo è quello della cronaca e dei suoi limiti, volgarmente sintetizzato nel cosiddetto “sbattere il mostro in prima pagina”. Ci sentiamo tutti appagati nel leggere l’inchiesta sul tal politico, arrestato o relegato ai domiciliari, in questi casi non ci poniamo la domanda sui limiti della cronaca che, invece, riteniamo sacrosanta, perché, diamine, abbiamo il diritto di sapere se il tal politico è un losco personaggio o meno. E così quando si parla del mafioso o dell’infermiere che maltratta un paziente o della maestra che brutalizza un minorenne, sappiamo bene coniugare l’immancabile voyeurismo con la necessità di essere informati, e non ci poniamo il problema dalla parte dell’indagato e/o accusato. Poi, capita che qualcuno, di fronte alla tal notizia, inorridisca ricorrendo al solito refrain del “mostro in prima pagina”, parlando di processi fatti sui giornali, senza contraddittorio, del principio di innocenza e tutto il catalogo delle banalità sul tema. Accade quando ci si sente sfiorati, oppure quando la notizia riguarda qualcuno che ci sta vicino. E soprattutto accade quando ci si sente depositari di ogni forma di etica e di galateo, da quello giornalistico a quello più specificamente scandalistico. E così accade che ci sono mostri e mostri, secondo alcuni, quelli giustamente mostrati sui giornali e quelli dei quali, invece, ne andrebbe preservata la riservatezza, secondo una doppia morale, invero molto in voga, per la quale certe regole valgono solo per taluni e per altri no. La verità è che sui giornali non si fanno i processi, ma si riportano le notizie; fatti, non ipotesi. Poi ci sono le ipotesi accusatorie, che competono alla Autorità che, se infondate, portano alle assoluzioni e sappiamo tutti che, quand’anche totalmente sballate, le ipotesi iniziali accusatorie, nessuno paga mai quello che meriterebbe di pagare, ma gli equilibri della giustizia devono pagare anche questo prezzo, temo. Magari si potrebbe discettare sul fatto che, troppo spesso, le notizie sulle sentenze, specie se assolutorie, sono meno appariscenti di quelle sui mandati di arresto cautelari; brutto vizio, questo, di tante testate che, quando si tratta di avversari politici, fanno finta di non accorgersi che tizio era innocente e caio pure. Ma questo è un altro tema. Fin tanto che le attività di polizia giudiziaria saranno rese pubbliche, e speriamo che sia sempre così, perché altrimenti ripiomberemmo nel Medio Evo, sarà giusto e corretto dare le notizie, tutte, e non per tizio sì e per caio no, applicando degli immaginari filtri che finirebbero per essere, questi sì, fatalmente ingiusti. Se poi i tempi che stiamo vivendo sono tempi barbari, posso anche concordare, ma non perché si danno le notizie, piuttosto perché certe cose accadono e non mi riferisco all’episodio presunto che poi sarà oggetto di un giudizio, quanto al fatto che una Autorità ha pensato bene di agire in una certa maniera. In questi tempi il sistema etico è spesso in bilico, non certo per i giornali, però, quanto per una umanità un po’ alla deriva, diciamocelo.

Luciano Petrullo

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