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Pittella: «Sono solo alghe». Ma politica e associazioni non lo credono: «Le macchie del Pertusillo celano altro»

PITTELLA CON L’ARPAB:«L’ACQUA È NERA PER LE ALGHE» POTENZA. La Basilicata è forse l’unica regione al mondo dove ci sono

PITTELLA CON L’ARPAB:«L’ACQUA È NERA PER LE ALGHE»

POTENZA. La Basilicata è forse l’unica regione al mondo dove ci sono attività petrolifere a impatto ambientale zero. Sui tanti casi emersi negli anni, puntali sono giunte le rassicurazioni. E così anche questa volta. Gli esami svolti fino a questo momento sulle acque della diga del Pertusillo, che notoriamente da giorni hanno assunto un’anomala colorazione nera – marrone scuro «escludono la presenza di idrocarburi». Ciò è stato riferito alla stampa dal presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, al termine del tavolo di lavoro con i rappresentanti dell’Arpab e dell’Ispra. Questo nonostante un episodio di sversamento da una cisterna avvenuto nei giorni scorsi e per il quale l’Asi aveva invitato l’Eni a intervenire. Proprio per questo gli uffici regionali, su richiesta di Pittella, stanno preparando una diffida nei confronti della multinazionale del petrolio. La Regione Basilicata e l’Arpab, con il coordinamento e la supervisione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) , avvieranno comunque un piano straordinario per il controllo dell’invaso. A tal fine sono state promesse una serie di attività fra cui il campionamento della qualità dell’acqua ed il riconoscimento della specie delle alghe. Saranno inoltre anche anticipati i tempi per le analisi sulla potabilizzazione, così come per il censimento di tutti gli scarichi, a partire da quelli delle aziende agricole. Alla riunione hanno preso parte l’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono, il direttore generale dell’Arpab, Edmondo Iannicelli, e il coordinatore dell’Ispra, Fabio Pascarelli . Dopo che il direttore generale dell’Arpab ha chiarito che «da tutti i controlli fatti finora, su impulso delle forze dell’ordine o dei sindaci dell’area, non è risultato che nel laghetto o nella diga del Pertusillo ci fosse inquinamento da idrocarburi», la Regione Basilicata ha chiesto all’Ispra «di avviare comunque uno studio sul funzionamento dell’impianto petrolifero del Cova», così come «sulla situazione dei pozzi dismessi presenti nel territorio, per capire , con chiarezza scientifica se esista realmente un collegamento tra l’attività complessiva e la presenza di materiali inquinanti o delle macchie di colore scuro che stanno creando allarme tra la popolazione». Allo stesso tempo, però, viene considerata con maggiore convinzione l’ipotesi, avvalorata dalle analisi già effettuate negli anni dall’Arpab, che la presenza di sostanze come azoto o fosforo sia determinata da fattori legati all’attività antropica, da quella agricola a quella di depurazione, e non quindi ad attività estrattive. Lo hanno ribadito, nel corso della riunione, gli stessi tecnici dell’Arpab, spiegando che «il fenomeno si è verificato in altre situazioni già nel 2010: in quel caso, dopo le analisi, non erano state riscontrate evidenze di contaminazione di tipo chimico correlabili ad attività industriali, ma era stato registrato, invece, uno sviluppo abnorme di materiale algale, determinato da fattori legati all’attività antropica, ma anche al repentino cambio di temperature e quindi alle condizioni climatiche». «Tra il 2014 e il 2015 – ha aggiunto l’Arpab -, nell’ambito del progetto Ecosistemi della val d’Agri, che prevedeva una definizione di tipo qualitativo dei corpi idrici lago e fiume Agri a monte del Pertusillo è stata riscontrata presenza di fosforo, che proviene da attività agricole o da depurazione». «La colorazione scura – ha evidenziato l’Agenzia – deriva da una proliferazione abnorme di alghe, che nella fattispecie può essere stata innescata dalla presenza di nutrienti, così come da bruschi cambi di temperature. È un fenomeno che ciclicamente si ripeterà, perché del tutto naturale». Il governatore Pittella a conclusione della riunione ha detto: «Esistono due questioni: una riguarda lo sversamento da una delle quattro cisterne all’interno del Cova, l’altra le macchie colorate sulle acque della diga del Pertusillo. Sul primo punto vogliamo capire se c’è stata l’inosservanza da parte di Eni delle prescrizioni del Comitato tecnico regionale (Ctr), che prevedevano la realizzazione di sottofondi nei quattro serbatoi entro il 2017 e stiamo già predisponendo una diffida, affinché si attivi immediatamente a farlo». «L’altra vicenda – ha concluso Pittella – riguarda la diga del Pertusillo. Dalle analisi possiamo escludere la presenza di idrocarburi, nonostante l’episodio dello sversamento da una delle cisterne, nel frattempo l’Arpab con Ispra sta continuando le indagini per comprendere fino in fondo le cause dei cambiamenti cromatici, che si verificano in generale su tutti i grandi invasi del mondo e non solo della Basilicata. È stata riscontrata, invece, la presenza di un’alga, di cui cercheremo la nature e l’origine, che potrebbe essere addebitata agli sversamenti impropri che provengono dall’agricoltura. Sono state fatte tra l’altro ulteriori indagini che ci dicono che l’acqua è assolutamente potabile. Una volta ottenuti tutti i risultati saremo in grado di agire. Lo faremo in fretta, perché esiste un problema di credibilità nel rapporto tra noi e i cittadini. Non faremo sconti a nessuno ed andremo avanti».

POLITICA E ASSOCIAZIONI NON CREDONO ALLA VERSIONE DELLA REGIONE

Gianni Rosa

Immediate e tempestive sono giunte le reazioni di molti riguardo a quanto dichiarato dal governatore Pittella e dal direttore generale dell’Arpab, Iannicelli. «La gestione dei sistemi di monitoraggio e controllo degli invasi lucani a partire da quello del Pertusillo va fatta con rigore e sistematicità, approfondendo tutte le compenenti e le cause delle evidenti alterazioni». Lo ha dichiarato l’onorevole Cosimo Latronico (DI), che ha anche effettuato un sopralluogo sulla diga del Pertusillo con gli amministratori dell’area. «A vista la diga del Pertusillo – ha concluso Latronico – si presenta in uno stato di grave ed allarmante degrado a cui è urgente porre rimedio. Non ci sono più le acque cristalline di un bacino idrico che colpiva per splendore e brillantezza alimentato da decine di sorgenti provenienti dai monti del parco della Val d’Agri. Bisogna superare la sproporzione che c’è oggi tra le reali capacità di controllo e l’enorme complessità e vastità dei fenomeni e dei processi da osservare .Superare la fase della improvvisazione e della inadeguatezza costruendo un sistema di monitoraggio pervasivo e capaci di prevenire fenomeno di degrado e di alterazione delle matrici ambientali». Più duro l’intervento del capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Gianni Rosa: «Pietrantuono incazzato con Eni. E chi ci crede? Mentre l’Assessore fa il bello dalle pagine di giornali, in Consiglio vota no ai nostri emendamenti, al piano triennale dell’Arpab, per rendere obbligatori, da parte dell’Agenzia regionale, gli Studi bianchi ambientali per le opere

Cosimo Latronico

soggette ad Aia, cioè le indagini volte a definire un punto 0 delle diverse matrici ambientali prima che vengano costruiti impianti che prevedono il rilascio dell’autorizzazione di impatto ambientale». «Vota no. No alla prevenzione – conclude Rosa – no a maggiori controlli. Peggio di Pietrantuno, che dovrebbe essere l’assessore responsabile della tutela dell’ambiente lucano, fanno gli astenuti: Luigi Bradascio (Partito di Pittella), Nicola Benedetto (Centro Democratico), Roberto Cifarelli (Pd), Piero Lacorazza (Pd), Mario Polese (Pd), Vincenzo Robortella (Pd), Vito Santarsiero (Pd), Carmine Miranda Castelgrande (Pd), Francesco Mollica (Udc), Aurelio Pace (Gruppo misto), Michele Napoli (PdlFi), Paolo Castelluccio (Pdl-Fi). Riportiamo i nomi di chi, oggi, cerca di ripulirsi la coscienza sotto la bandiera dell’ambientalismo, ma che, ancora una volta, alla prova dei fatti, si è dimostrato essere complice di politiche miopi. Astenersi equivale semplicemente a nascondersi». Gianmarco Blasi, presidente del Dipartimento ambiente della consulta Regionale dei giovani di Basilicata, ha dichiarato: «La vicenda delle macchie marrone scuro nel Lago del Pertusillo ci lascia attoniti. Non solo per l’impatto visivo che si trasforma immediatamente in impatto emotivo ed in vera e propria rabbia». «Ma anche per le implicazioni che ne potrebbero derivare immediatamente alla salute delle persone, quell’acqua viene bevuta da milioni di italiani in due regioni, e all’ecosistema. Cioè al delicato equilibrio ambientale che, per uno

Patrizia Baccari

scherzo della politica, la quale non smette mai di stupirci con le sue contraddizioni, fa della Val d’Agri il più grande centro italiano di sfruttamento del petrolio e, paradossalmente, un Parco Naturale di valenza addirittura nazionale, senza averne le emergenze e le fascinazioni ambientali necessarie». Sono intervenuti sulla vicenda anche Patrizia Baccari e Antonio Tolve, coordinatrice regionale e coordinatore provinciale di Potenza di “Fare Ambiente”. «Siamo in pensiero -affermano i due coordinatori – dal primo momento per l’ipotesi di inquinamento delle acque della Diga del Pertusillo. Se questo accadesse ci troveremmo davanti ad un disastro di enormi dimensioni. Con l’acqua di questa diga vengono irrigati ettari di coltivazioni, vengono servite moltissime aziende agricole e la stessa viene bevuta da milioni di persone tra lucani, salentini e calabresi». «Visionando le foto aeree scattate nei giorni scorsi – sproseguono – sono evidenti delle macchie scure nell’invaso, di un colore tale da far pensare subito ad un inquinamento petrolifero da sempre temuto a causa della vicinanza di svariati pozzi petroliferi e del famigerato Cova di Viggiano, il centro oli. Ed è per questo che nonostante le rassicurazioni dell’Arpab sul fatto che si tratterebbe di semplici alghe, desideriamo che l’attenzione sulla questione rimanga alta e che i controlli siano intensificati». «È senz’altro il caso di approfondire – concludono Baccari e Tolve -, auspichiamo in una importante cooperazione tra gli organi lucani, salentini e calabresi deputati al controllo, non solo per la sicurezza della popolazione, ma anche per preservare definitivamente questo prezioso angolo di natura».

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