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IL PUNTO DI PETRULLO. IL POPOLO DEGLI INDECISI SFOGLIA LA MARGHERITA

A pochi giorni dal voto referendario si prova, da più parti, ad analizzare nel particolare il progetto di riforma e

petrulloA pochi giorni dal voto referendario si prova, da più parti, ad analizzare nel particolare il progetto di riforma e ogni giorno c’è una scoperta nuova. Sfogliando, infatti, quotidiani e riviste, ci si arricchisce di approfondimenti di non poco conto. Per esempio l’ultimo riguarda la possibilità, con questa rabberciata riforma, che un Sindaco, sebbene non più Sindaco, rimanga senatore, tradendo, quindi, l’effettiva rappresentanza dei territori che la riforma pretende di attuare anche con molto orgoglio. I senatori vengono eletti dal consiglio regionale appena insediato, il quale sceglie, così, anche il Sindaco, per esempio De Luca. Dopo due mesi De Luca non è più Sindaco, vuoi per scadenza naturale, vuoi perché il PD potentino decide di dare una svolta significativa alla sua vita, vuoi perché si dimette (è giusto un esempio, lo sappiamo che quanto a dimissioni De Luca è un abile marcindietrista, se mi consentite l’invenzione linguistica). Ebbene, fino a quando non finirà il mandato di legislatura della Regione, potrà fare il Senatore, senza essere più Sindaco. Per dire. Ma solo per rappresentare come questa riforma anziché risolverli, i problemi, ne produce di nuovi. Una delle ragioni del Sì più gridate è l’avversione per l’immobilismo. Bene, sfido chiunque a darmi la prova che i vari Monti, Letta e Renzi siano stati con le mani in mano. Le leggi sfornate, sono tali e tante, e tutte rivoluzionarie, lasciamo perdere se in bene o in male, che se un Renzi è da ritenere costretto all’immobilità io sono più veloce di Bolt. Uno dei refrain dei sostenitori del No, invece, è quello della svolta autoritaria, la paura dell’uomo solo al comando. Esagerato? Possibile. Ma se uno come Renzi, capace di cambiare il mondo del lavoro in un batter di ciglia, vuole un ostacolo in meno e vuole una camera che decida i suoi disegni di legge in 70 giorni, forse qualche rischio che il premier possa diventare un uomo (quasi) solo (salviamo i mandanti) al comando c’è davvero. Ma anche qui si tratta di parlare chiaro. Se si deve virare verso un presidenzialismo più spiccato, si faccia una Costituzione chiaramente votata in tal senso, senza norme subliminalmente tendenti a quello scopo, con pasticci e senatori part time che potrebbero anche non essere più rappresentanti del territorio, come si diceva prima. Dice un editorialista famoso, Antonio Polito, che gli astensionisti sono in genere piccoli borghesi che vivono in provincia, sensibili al richiamo all’ordine. Ma davvero? Caspita. Facendo un raffronto fra l’astensionismo delle grandi città e quello delle città di provincia non scorgo particolari differenze, ma se lo dice il Corriere della Sera facciamocene una ragione. Comunque, Brexit e l’elezione di Trump avrebbero dovuto portare catastrofi e recessioni, delle quali ancora non v’è traccia. Ancora latitanti le grandi scelte, quelle delle svolte epocali. Per esempio da noi, qui in Italia, si potrebbe optare per un serio, dico serio, radicale, abbattimento della spesa pubblica, ovvero per investimenti alla Trump di grande portata. Non scorgo né l’uno né l’altro, nei progetti della politica italiana. Qualcuno ce lo impedisce di volare alto? E se sì, ebbene chi cappero è? Domande che rimarranno senza risposta. Per ora godiamoci le scelte minimali dei Sindaci Senatori. Notizie dell’ultim’ora riferiscono che Checco Zalone voterà Sì. A Potenza sapremmo ben rispondere a questa notizia; noi, il sarcasmo, ce l’abbiamo nel sangue.

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