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ODISSEA PER LE INVALIDITÀ: INPS LUCANO, CHE DISASTRO

«Sono ormai ricorrenti i casi di disfunzioni nell’erogazione delle prestazioni dovute da parte dell’Inps. Una situazione, peraltro, peggiorata di recente

«Sono ormai ricorrenti i casi di disfunzioni nell’erogazione delle prestazioni dovute da parte dell’Inps. Una situazione, peraltro, peggiorata di recente anche a causa dell’adozione di modelli organizzativi evidentemente non idonei ad allineare la struttura amministrativa alle funzioni cui l’Ente è preposto», è quanto fa sapere in una nota Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata.  «Prestazioni erogate con notevole ritardo e soprattutto gestione delle attività connesse al riconoscimento delle invalidità civili, delle indennità di accompagnamento e della condizione di handicap grave – continua Summa – che non tiene in alcun conto della situazione di sofferenza in cui versano le persone che si rivolgono all’Inps per il riconoscimento di un proprio diritto, che troppo facilmente si trasforma in un diritto negato. Non si può pensare di garantire risparmi per le casse dello Stato rendendo impraticabile e tortuosa la strada agli ammalati: significa sparare nel mucchio e creare difficolta a chi, proprio per la sua condizione fisica o psicofisica, necessita di queste indennità assistenziali per vivere». «Oltre ai ritardi nell’erogazione di alcune prestazioni previdenziali – conclude Summa – sono molte, purtroppo, le storie di abusi che ci vengono segnalate.  Non riconoscere, ad esempio, a un ammalato il diritto a una visita domiciliare significa di fatto negare a quell’ammalato la possibilità di accedere ad un proprio diritto.La verifica per scovare i falsi invalidi è ormai diventata una revisione e limitazione generale delle invalidità, in barba alle regole e ai diritti delle persone disabili; una sorta di caccia alle streghe che altro non fa se non penalizzare  i veri invalidi. Persone sottoposte a controlli a  volte invasivi e lesivi della propria dignità». Secondo Summa, sono in continuo aumento i casi in cui vengono negati invalidità e sussidio di accompagnamento e spesso le richieste di prestazioni vengono trattate con una certa «schizofrenia».

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