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RISTORAZIONE E FILIERA MATERANA IN CRISI, NESSUN CLAMORE, MA RISPETTO DI LEGGI: «APRIREMO SOLO QUANDO SARÀ CONSENTITO»

Gli imprenditori a “digiuno di sussidi, condiscono “in bianco” l’adesione a “io apro”: ecco il loro grido

Se oltre cento anni fa nella Russia Stalinista l’insurrezione dei contadini esasperati dalla povertà venne definita la rivolta dei “forconi”, la ribellione, questa volta non affatto cruenta, che in questi giorni dilaga in Italia con conseguenze di ordine pubblico che potrebbero però essere davvero gravi, sicuramente passerà alla storia come la rivolta delle “forchette”. Infatti, al grido o meglio all’hashtag: “Io Apro”, migliaia di ristoratori italiani facendo rete nel web, hanno deciso a partire dalla data fatidica del 15 gennaio, di non rispettare la chiusura fissata alle 18 dalle norme anti-Covid, ma di rimanere aperti accogliendo regolarmente i clienti fino al coprifuoco generale delle 22. I “ribelli” più moderati hanno mitigato la protesta mantenendo sì un’apertura over time, ma solo simbolica: luci accese, tavoli apparecchiati, camerieri in livrea, cibi pronti, ma solo per l’asporto, senza dunque imbandirli.

Le voci sulla riuscita della “rivolta” sono contrastanti: c’è chi ha parlato di oltre 50 mila adesioni nazionali e chi invece di un vero flop, ma essendo Matera una città dove la ristorazione e la sua ramificata filiera hanno un ruolo fondamentale per l’economia cittadina, Cronache Lucane ha cercato di capire come stanno andando le cose e così abbiamo fatto un giro per ristoranti, ovviamente durante un orario non proibito, per vedere se l’iniziativa dei “disobbedienti della forchetta” ha fatto proseliti anche nella città dei Sassi.

Ci spiega un ristoratore che egli non ha aderito ma che i “rivoltosi” sono ben intenzionati, infatti, per ogni regione, hanno messo a disposizione un avvocato che dà gratuito patrocinio ai ristoratori o clienti multati per aver aderito a “Io apro”. Per fare ciò, però , aggiunge lo chef: «Insieme al menù avrei dovuto consegnare al cliente un “documento legale” di almeno dieci pagine in cui si spiegano tutte le conseguenze civili e penali nell’infrangere le leggi anti covi. Insomma invece di servire l’aperitivo per stuzzicare il palato, qui si va dall’avvocato!». Un altro imprenditore della ristorazione, Stefano, proprietario di un caratteristico ristorante in grotta, ci dice che non ha mai pensato di aderire a “Io apro” e questo non per mancanza di cameratismo con i suoi colleghi, perché la sua stessa attività sta soffrendo, ma perché lo reputa inutile visto che: «La salute viene prima di tutto e fintanto che la gente ha paura e il contagio non si riduce, bisogna tener duro e rispettare le leggi!».

Stefano ci conferma che i ristoratori materani si stanno dimostrando responsabili: nessuno di loro ha aderito a “Io Apro”, ma hanno silenziosamente aderito a un bel gesto di solidarietà, quella di utilizzare i fondi e sussidi messi a loro disposizione dallo Stato per dare una mano ai loro dipendenti che, senza cassa integrazione stanno attraversando un momento critico. La lunga chiusura non ha tolto a Stefano la vena creativa: «Ho in mente un menù così squisito che l’unico “reato” sarà resistergli!». 

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