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LA GUERRA NELL’EX-JUGOSLAVIA CAPTATA IN AM A ROTONDA

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Sto rivedendo un film per me importante: “Il carniere” (1997) di Maurizio Zaccaro, a mio parere il film più bello realizzato da un regista italiano sulla guerra nell’ex-Jugoslavia. Quella guerra mi ha sempre ossessionato. In quegli anni io facevo il cameriere stagionale, e ricordo ancora che nel 1992, a Villa Rosa di Martinsicuro, in Abruzzo, il lavapiatti del ristorante nel quale lavoravo – “Il gabbiano” – era un ragazzo biondo del Montenegro dalla corporatura piccola e nervosa. Nel pomeriggio, alla fine del servizio, poiché sapeva che nelle ore di riposo leggevo i giornali, si avvicinava con la sigaretta in bocca e, con un gesto risoluto della testa, mi chiedeva se c’erano notizie sulla guerra nei Balcani. Io gli leggevo gli articoli, e provavo a spiegargli – non avevo compiuto ancora sedici anni – cose che nemmeno capivo. In quegli anni nella casa di Fratta, a Rotonda, ascoltavo spesso la musica da una vecchia radiolina che i miei genitori avevano comprato in Svizzera, e a volte, sopratutto di notte, mi piaceva sintonizzarla in Am, perché questo mi permetteva di captare trasmissioni della ex-Jugoslavia. Ascoltavo le loro canzoni fuori moda e le loro parole concitate, e provavo, assurdamente, qualcosa che potrei definire nostalgia della guerra. Avevo un feroce bisogno di vivere, di aggredire la vita, e sentivo che il mio tempo era troppo mite e, per certi versi, vile, e allora invidiavo – ripeto, assurdamente – i miei coetanei al di là dell’Adriatico, perché potevano amare sfidando la morte, stare nel punto più vivo della storia, vivere fino in fondo la brutale grandezza dell’esistenza. Sono passati trent’anni dall’inizio di quella guerra, e ancora mi ossessiona, ancora mi bussa dentro. Forse perché tutti i giovani dovrebbero combattere una guerra. O forse perché sempre si ha nostalgia di ogni cosa della propria giovinezza.

diconsoli@lecronache.info

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