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PNRR : PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA

Giuseppe Conte: “ADESSO DOBBIAMO CORRERE”

PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
#NEXT GENERATION ITALIA


Bozza aggiornata al 12 gennaio 2021

SOLO USO INTERNO – RISERVATA

PARTE 1 IL PNRR: UNA VISIONE D’INSIEME

1.1 UN’UNIONE EUROPEA PER LE PROSSIME GENERAZIONI
Costruire un’Unione Europea per le prossime generazioni. È questo il compito storico a cui siamo chiamati. Per essere protagonisti, e non comprimari, della storia di questo secolo.
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha attraversato un periodo di ripetute crisi finanziarie e recessioni. La tenuta dell’Area euro è stata messa a dura prova. Le asimmetrie di reddito e occupazione fra gli Stati membri e fra le aree geografiche sono aumentate, acuendo le tensioni sociali e i rischi politici. E infine, nel 2020, l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia da Covid- 19 ha portato a un blocco produttivo di proporzioni inedite e all’adozione di misure d’emergenza con profonde ricadute sul piano sociale. Le sfide che dobbiamo affrontare sono enormi.
Di fronte alle crisi precedenti, l’Unione Europea non ha elaborato una risposta all’altezza, a causa di un assetto istituzionale e strumenti di intervento incompleti, e l’adozione di politiche di austerità ha innescato una spirale di sfiducia. Durante l’epidemia da Covid-19, alla consapevolezza della fragilità comune si è affiancata l’urgenza di una svolta. Gli europei hanno saputo ritrovarsi, con l’approvazione rapida di strumenti volti ad affrontare la crisi e a porre le fondamenta per la ripresa.
La vera e propria svolta, di portata storica, è arrivata con l’accordo per finanziare con 750 miliardi l’iniziativa Next Generation EU (NGEU). Le decisioni delle istituzioni europee esprimono una profonda consapevolezza del passaggio storico. Sta emergendo un’idea europea della società del futuro, che darà concretezza al progetto di una “Europa geopolitica” lanciato dalla Commissione Von der Leyen, per affermare l’autonomia strategica europea.
Tutte le istituzioni sono state impegnate in un’azione coordinata e coerente per il nuovo corso. Già nella prima metà del 2020, la Banca Centrale Europea (BCE) ha proseguito e rafforzato la sua straordinaria espansione monetaria. La Commissione ha approvato l’uso flessibile delle risorse di bilancio con la Coronavirus Response Investment Initiative (CRII plus), la clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita e il quadro temporaneo relativo alle norme sugli aiuti di Stato. Già prima di NGEU, sono state rese disponibili reti di sicurezza inedite per fronteggiare l’emergenza sociale, economica e sanitaria: SURE, la ricapitalizzazione della BEI, nonché una nuova specifica linea di credito per far fronte alla pandemia all’interno del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), approvata in primavera e disponibile per gli Stati Membri dell’Area Euro.
Da ultimo, a fine dicembre 2020, il Consiglio dell’Unione europea e il Parlamento hanno raggiunto l’accordo sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale per il 2021-2027, superando i veti in uno sforzo di solidarietà e rendendo operative tutte le risorse disponibili per il rilancio dell’Unione.

Non siamo davanti a un mero elenco di iniziative, ma a una nuova concreta volontà politica: rafforzare i tratti unitari e la solidarietà interna all’UE per rendere l’Europa finalmente protagonista sullo scenario globale.
L’Italia si è fortemente impegnata per la svolta europea. Il nostro Paese si riconosce pienamente in un cammino di progressiva condivisione dei rischi per investimenti volti ad affrontare priorità comuni, a recuperare capacità produttiva, a migliorare le infrastrutture materiali e immateriali, ad affrontare la transizione energetica e digitale. La sfida della crescita inclusiva riguarda tutta l’Europa, che deve trovare un nuovo ruolo nella competizione tecnologica e nella riorganizzazione delle catene del valore. Ma riguarda soprattutto l’Italia, dove le crisi precedenti hanno determinato l’acuirsi delle già significative disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali, minando nel profondo le capacità di ripresa.
L’impegno della politica monetaria, pur necessario per affrontare gli shock, non sarà sufficiente se non affiancato da un cambiamento radicale delle politiche fiscali. È tempo di costruire un’Unione degli investimenti. Anche in questi termini, Next Generation EU risponde a un’esigenza storica, che nel corso del decennio riguarderà, fra l’altro, la realizzazione di nuove reti intraeuropee e mediterranee, e l’avvio di infrastrutture collaborative per la scienza e la ricerca, a partire dalla sfida della salute globale.
Non c’è un mondo di ieri a cui tornare, ma un mondo di domani da far nascere rapidamente. Next Generation EU esprime l’urgenza e l’opportunità di un vero e proprio Rinascimento economico europeo, con uno strumento che consentirà alla Commissione di ottenere fondi sul mercato dei capitali. Next Generation EU indica la condivisione di una direzione di marcia comune. La prospettiva di un Rinascimento europeo non coinvolge solo la ripresa delle nostre economie. È una sfida culturale, che impegna tutti i territori. È l’avvio di un processo di trasformazione senza precedenti nella direzione della transizione verde e digitale, che consenta all’Unione di recuperare terreno nella corsa tecnologica globale, di creare lavoro buono mantenendo e rinnovando il modello sociale europeo, di affermare una leadership globale per lo sviluppo sostenibile, ancor più necessaria dopo gli Accordi di Parigi sul clima.
La cifra del nuovo corso dell’Europa è l’interdipendenza. Ogni Stato membro dell’UE è chiamato a contribuire agli obiettivi comuni. Una ripresa forte e simultanea di tutti i Paesi europei è fondamentale per la tenuta e il rafforzamento dell’Unione, per la salvaguardia del Mercato unico, per la capacità di far avanzare i diritti e i valori europei in un mondo fragile.
L’Italia intende essere protagonista di questo Rinascimento europeo, attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati e con riforme volte a rafforzare la capacità e l’efficienza delle istituzioni. Il ruolo straordinario assegnato all’Italia nell’ambito dell’iniziativa Next Generation EU è proporzionato alle esigenze del Paese, che non riguardano solo le conseguenze immediate della pandemia, ma anche e soprattutto i problemi e i divari strutturali che hanno ostacolato la crescita italiana degli ultimi decenni.
Next Generation EU è una svolta europea. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza richiede una svolta italiana, nella programmazione e nell’attuazione degli investimenti, che segni una discontinuità decisiva per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e l’innovazione, la riduzione dei divari e delle diseguaglianze.

1.2 NEXT GENERATION ITALIA. LA GRANDE OCCASIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
Next Generation EU è la grande occasione per lo sviluppo italiano di questo decennio, che chiama il Paese a uno sforzo collettivo e urgente.
Lo strumento per realizzare questo sforzo nazionale, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, può rendere l’Italia un Paese più sostenibile e inclusivo, con un’economia più avanzata e dinamica.
È un Piano di Ripresa, perché intende fronteggiare l’impatto economico e sociale della crisi pandemica, a partire dalle lezioni apprese in alcuni dei mesi più difficili della storia repubblicana. La ripresa italiana non dovrà riportarci al “tempo di prima”. Dovrà costruire un’Italia nuova, cogliendo le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale. Dovrà liberare il potenziale di crescita dell’economia, incrementare la produttività, creare nuova occupazione e migliorare la qualità del lavoro e dei servizi di cittadinanza, a partire dalla salute e dall’istruzione.
È un Piano di Resilienza, perché la pandemia e l’emergenza ecologica pongono al centro della nostra attenzione gli eventi estremi del presente e del futuro. La resilienza è la preparazione ad affrontarli, da parte dello Stato, delle imprese e di tutti gli attori sociali. È l’adattamento richiesto alle nostre filiere produttive all’interno dei cambiamenti della globalizzazione e delle nuove frontiere tecnologiche. È la capacità di preparare il futuro, di governare le trasformazioni senza subirle.
È anche un Piano di Riforma, perché le linee di investimento sono accompagnate dall’adozione di una strategia di riforme, come elemento “abilitante” e catalizzatore, in linea con le Raccomandazioni al Paese (CSR) della Commissione europea e i Piani Nazionali di Riforma (PNR) adottati dal Governo. L’attuazione delle riforme in corso è parte integrante dell’attuazione del Piano.
L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale.
Queste priorità assumono, per il nostro Paese, un ruolo cruciale, perché indicano i nodi da sciogliere per costruire un “tempo nuovo” dell’economia e della società italiane, tracciando le sfide del futuro che debbono guidare la direzione e la qualità dello sviluppo. La scarsa propensione all’innovazione del sistema produttivo e il basso livello di digitalizzazione della nostra economia e della nostra pubblica amministrazione sono tra le cause principali dei deboli tassi di crescita economica del Paese, che a loro volta si riflettono nell’insufficiente tasso di occupazione femminile e giovanile e lo svantaggio dell’economia meridionale.
Il Piano consente di fare i conti con la radicalità delle trasformazioni imposte dalla duplice transizione ecologica e digitale, una sfida che richiede una forte collaborazione fra pubblico e privato.
Con il Piano, l’Italia diviene protagonista del Green Deal europeo, secondo gli obiettivi indicati dalla Presidente Ursula Von der Leyen nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione: ridurre le emissioni inquinanti; aumentare i posti di lavoro nell’economia verde; migliorare l’efficienza energetica degli immobili; innescare e sostenere i processi industriali della transizione verde. Allo stesso tempo, la sfida della sostenibilità e della riduzione delle emissioni, nella mobilità e nella manifattura, sarà vinta anche grazie alle soluzioni digitali.

Nel corso di questo decennio, dovremmo affrontare una trasformazione digitale sempre più rapida, che peraltro è al centro della competizione geopolitica. Il digitale caratterizzerà sempre di più le filiere industriali della manifattura italiana, oltre a ogni aspetto della vita sociale (mobilità, istruzione, salute). Il digitale è la piattaforma abilitante delle riforme e della competitività. Come ha mostrato l’accelerazione impressa dalla pandemia, la capacità digitale sarà sempre più un fattore cruciale di inclusione. Solo un investimento capillare nel digitale, su infrastrutture, competenze e cultura, potrà liberare il potenziale di tutti i territori italiani.
L’Italia non potrà dirsi sostenibile se non saprà affrontare e ridurre le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali, che sono i principali fattori di esclusione sociale nel nostro Paese. Pertanto, la realizzazione degli interventi connessi agli assi strategici del Piano diventa uno strumento essenziale per affrontare e risolvere le criticità relative a tre priorità trasversali: le donne, i giovani, il Sud. Su queste priorità si concentrano le maggiori disuguaglianze di lungo corso e i maggiori fabbisogni di investimento.
Attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nella prospettiva delle donne, dei giovani e del Sud non è solo un atto di giustizia, ma è la leva essenziale per attivare il potenziale di sviluppo per l’Italia, per ripensare le infrastrutture sociali e la macchina pubblica. L’impatto sulle priorità trasversali sarà quindi evidenziato, monitorato e valutato per tutte le sue Missioni.
La missione di fondo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è di agganciare e governare i driver della crescita del prossimo decennio, coinvolgendo tutti i cittadini e le realtà economiche e sociali in uno sforzo collettivo nazionale, affrontando i nodi strutturali che hanno frenato lo sviluppo italiano per un tempo troppo lungo.
I nodi da risolvere per rilanciare lo sviluppo nazionale
L’insoddisfacente crescita italiana è dovuta non solo alla debole dinamica degli investimenti, ma anche a fattori strutturali, quali la dinamica demografica declinante e il basso tasso di natalità, la ridotta dimensione media delle imprese e l’insufficiente competitività del sistema-Paese, il peso dell’elevato debito pubblico, una incompleta transizione verso un’economia basata sulla conoscenza. Ciò è reso sempre più evidente dalle statistiche che riguardano i risultati del Paese nel campo dell’istruzione, dell’innovazione tecnologica e della produttività. Tali statistiche evidenziano significativi ritardi nei confronti dei principali partner europei, così come marcate disparità regionali, acuite dalla mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.
Le ricadute economiche della pandemia si inseriscono in questo quadro, aggravandolo. L’impatto sul mercato del lavoro è stato attutito dalle molteplici misure messe in campo dal Governo, e in particolare dall’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali. Tuttavia, le perdite di occupazione sono state notevoli fra i lavoratori con contratto a tempo determinato (specie i giovani) e i lavoratori autonomi. Alcuni posti di lavoro potrebbero essere definitivamente perduti

– anche per il progredire delle nuove tecnologie digitali – e sarà necessario affrontare un processo di riallocazione fra settori e territori. I servizi pubblici per l’impiego e il loro coordinamento con i servizi privati devono essere potenziati per facilitare questo processo.
Le disparità di reddito, di genere, generazionali e territoriali, che già segnavano il nostro Paese, si sono ampliate a partire dalla crisi del 2008. Le deboli prospettive occupazionali hanno causato la fuoriuscita migratoria di giovani studenti e lavoratori altamente qualificati: una vera e propria emergenza nazionale. I ridotti margini della finanza pubblica hanno compresso la capacità di risposta, specie dopo la stretta seguita alla crisi del debito sovrano dell’area dell’euro nel 2011. Ne hanno risentito soprattutto gli investimenti pubblici, scesi dal 3,7% del PIL nel 2009 al 2,1% nel 2018 (solo marginalmente in recupero nel 2019 con il 2,3%). Le valutazioni della Commissione europea indicano che negli ultimi anni gli investimenti fissi lordi della pubblica amministrazione non sono stati sufficienti a compensare l’obsolescenza del capitale pubblico.
Inoltre, le calamità naturali che hanno ripetutamente colpito il Paese, dai terremoti a eventi indotti anche dai cambiamenti climatici, come frane e alluvioni, hanno provocato enormi danni, aggravati dal degrado delle infrastrutture e dall’abbandono di alcuni territori, in particolare nelle aree interne del Paese. Vi è pertanto una pressante esigenza di migliorare la resilienza delle infrastrutture, puntando sulla manutenzione straordinaria, sull’ammodernamento tecnologico delle attività di monitoraggio e degli strumenti di supporto, sulla prevenzione, la protezione civile e il soccorso pubblico. La resilienza, tuttavia, è un concetto più ampio, come evidenziato drammaticamente dalla crisi pandemica in corso. Essa comprende, ad esempio, la capacità di risposta del sistema sanitario a inattese crisi epidemiche ed altri rischi per la salute; la protezione dei cittadini e del territorio a fronte dei rischi ambientali; la solidità della pubblica amministrazione e della finanza pubblica, che è necessaria per poter rispondere con prontezza ed efficacia a crisi improvvise.
La debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano ha rappresentato un ostacolo al miglioramento dei servizi offerti e agli investimenti pubblici negli ultimi anni. Il PNRR affronta questa rigidità promuovendo un’ambiziosa agenda di riforme per la Pubblica Amministrazione, a sua volta supportata dalla digitalizzazione dei processi e dei servizi, dal rafforzamento della capacità gestionale e dalla fornitura dell’assistenza tecnica necessaria alle amministrazioni centrali e locali, che sono fondamentali per promuovere un utilizzo rapido ed efficiente delle risorse pubbliche. Uno dei lasciti più preziosi del PNRR deve essere l’aumento permanente dell’efficienza della Pubblica Amministrazione e della sua capacità di decidere e mettere a punto progetti innovativi, accompagnandoli dalla selezione e progettazione fino alla realizzazione finale.
Le riforme che accompagnano l’Italia sul sentiero della ripresa e della resilienza
Le linee di intervento e le politiche da attuare con il Piano sono accompagnate da riforme di contesto che, in sintonia con le Raccomandazioni al Paese da parte dell’Unione, mirano a rafforzare l’ambiente imprenditoriale, a ridurre gli oneri burocratici e a rimuovere i vincoli che hanno rallentato la realizzazione degli investimenti o ridotto la loro produttività.
Le linee di intervento e le politiche da attuare con il Piano sono accompagnate da riforme di contesto che, in sintonia con le Raccomandazioni al Paese da parte dell’Unione, mirano a rafforzare l’ambiente imprenditoriale, a ridurre gli oneri burocratici e a rimuovere i vincoli che hanno rallentato la realizzazione degli investimenti o ridotto la loro produttività.

Gli ostacoli agli investimenti nel Paese risiedono anche nella complessità e nella lentezza della Giustizia. Quest’ultimo aspetto mina la competitività delle imprese e la propensione a investire nel Paese: impone azioni decise per aumentare la trasparenza e la prevedibilità dei procedimenti civili e penali in termini di durata. Pur se diminuita, la durata infatti è ancora eccessiva e dovrà essere ridotta con interventi di riforma processuale e ordinamentale. A ciò si dovrà accompagnare il potenziamento delle risorse umane e delle dotazioni strumentali e tecnologiche dell’intero sistema giudiziario.
Un altro tassello necessario per accompagnare le misure del PNRR è costituito dalla riforma di alcune componenti del sistema tributario italiano, in particolare l’Irpef, per renderlo più equo, semplice ed efficiente. Il Governo è già intervenuto, da ultimo con la Legge di Bilancio 2021, per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro. Il passo successivo sarà una revisione complessiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche nel segno dell’equità e della progressività, accompagnata da una costante azione di lotta all’evasione e incentivazione della tax compliance. La riforma sarà finalizzata ad una riduzione delle aliquote effettive sui redditi da lavoro, dipendente ed autonomo, in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso, in modo da aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso e incentivare l’occupazione delle donne e dei giovani. Unita alla revisione del sistema della fiscalità ambientale e dei Sussidi Ambientalmente Dannosi, e all’introduzione dell’assegno universale, la riforma renderà il sistema fiscale italiano più in linea con gli obiettivi indicati nelle Country specific recommendations rivolte alla nostro paese dall’Unione Europea. Continuerà infine il processo di digitalizzazione delle certificazioni tributarie – fatture elettroniche e “scontrini” telematici – accompagnato da iniziative di gamification e di servizi ai contribuenti che favoriscono da un lato la compliance spontanea e dall’ altro la capacità di controllo dell’amministrazione finanziaria.
Infine, affinché il PNRR possa dispiegare i suoi effetti in termini di maggiore occupazione, esso sarà affiancato da un impegno costante per migliorare il mercato del lavoro in termini di maggiore equità. L’obiettivo è tutelare i lavoratori vulnerabili anche attraverso la riforma degli ammortizzatori sociali, promuovere nuove politiche attive del lavoro per accompagnare la transizione ecologica e digitale, garantire una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro per assicurare un’esistenza libera e dignitosa. Per migliorare la performance del Paese in termini di produttività del lavoro si dovrà agire su vari fronti, con una attenzione particolare alla formazione lungo tutto l’arco della vita.
Quanto alla promozione della concorrenza, il Piano sostiene la transizione digitale e l’innovazione del sistema produttivo attraverso stimoli agli investimenti in tecnologie all’avanguardia e 4.0, ricerca, sviluppo e innovazione, cybersecurity, nonché attraverso l’ammodernamento e il completamento delle reti ad altissima capacità in fibra ottica, 5G e satellitari, collegate all’utente finale, per assicurare una parità di accesso al mercato in ogni area del Paese. Si introdurrà anche una riforma delle concessioni statali che garantirà maggiore trasparenza e un corretto equilibrio fra l’interesse pubblico e privato, nonché il costante miglioramento del servizio per gli utenti. 

Ulteriori riforme di settore saranno adottate ai fini del migliore perseguimento delle singole Missioni del PNRR, per garantire la massima efficacia delle relative linee di intervento e progettuali. Tali riforme sono illustrate all’interno della trattazione riguardante le Missioni del PNRR nella Parte II seguente.
Il percorso di elaborazione della proposta e l’avvio del confronto per la sua definizione
In preparazione della proposta di PNRR, il Governo ha attuato una consultazione pubblica con gli attori istituzionali, economici e sociali che dovrà proseguire ai fini dell’adozione definitiva del Piano.
Nella primavera del 2020 ha incaricato un Comitato di esperti, coordinati da Vittorio Colao, di elaborare delle proposte per il Piano di Rilancio del Paese. Nei mesi successivi, anche alla luce delle raccomandazioni del “Comitato Colao”, il Governo ha ascoltato le opinioni e i suggerimenti delle imprese italiane, delle organizzazioni sindacali e della società civile. Nella metà di giugno 2020, a Villa Pamphilj, a Roma, il Governo ha organizzato “Progettiamo il Rilancio”, una serie di incontri con i rappresentanti delle Istituzioni e delle Parti sociali, per un confronto sulla ripartenza del Paese.
Da agosto, il coordinamento dei lavori per la stesura del PNRR è stato assunto dal Comitato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE), che ha a sua volta incaricato il Comitato Tecnico di Valutazione (CTV) di gestirne operativamente i lavori. In settembre, il CIAE ha approvato una proposta di Linee Guida per la redazione del PNRR, coerenti con quelle indicate dalla Commissione europea il 17 settembre, che è stata sottoposta all’esame del Parlamento italiano.
Il 13 e 14 ottobre 2020 le Camere si sono pronunciate con un atto di indirizzo, che invita il Governo a predisporre il Piano, garantendo un ampio coinvolgimento del settore privato, degli enti locali e delle eccellenze che il Paese è in grado di offrire in tutti i settori.
Il Governo, su questa base, ha intrapreso dal 15 ottobre un dialogo informale con la task force della Commissione Europea in vista della presentazione del PNRR. Una prima bozza di Piano è stata presentata al Consiglio dei Ministri nella seduta del 7 dicembre 2020 per un’illustrazione preliminare, che è servita da documentazione di base per il confronto con le forze politiche di maggioranza. Il confronto ha riguardato la visione d’insieme della strategia di investimenti e riforme del Piano e si è intensificato nelle ultime settimane, anche attraverso l’elaborazione di osservazioni e proposte di modifica alle bozze di lavoro preliminari. Il risultato è stato sintetizzato in alcune Linee di indirizzo che hanno portato a una significativa revisione progettuale e finanziaria della proposta di PNRR.
Il Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 ha approvato la proposta di PNRR che costituisce la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le Istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, il Terzo Settore e le reti di cittadinanza, ai fini dell’adozione definitiva del Piano.
I prossimi passi, per un efficace processo di attuazione
La presentazione del PNRR necessiterà, anche alla luce del scelta del Governo italiano di pieno coinvolgimento del Parlamento, di una più precisa definizione delle riforme e delle strategie di settore connesse al Piano e di ulteriori passaggi politico-amministrativi che consentano di finalizzare le progettualità e le tempistiche previste, attraverso l’individuazione dei soggetti responsabili, delle attività da compiere e delle modalità operative di lavoro e di coordinamento delle amministrazioni e degli attori istituzionali a vario titolo coinvolti.

La bozza di Regolamento RFF prevede che i Piani nazionali siano di norma presentati formalmente entro il 30 aprile 2021. Le interazioni informali con la Commissione sono già in corso e forniscono utili spunti per la finalizzazione del Piano e la sua presentazione formale.
Considerati gli effetti economici e finanziari, che deriverebbero da una ritardata o mancata attuazione di parte del Piano, l’organizzazione del lavoro assicurerà la focalizzazione di tutte le amministrazioni e le istituzioni competenti, coinvolte ad ogni livelli, sul coordinamento e la realizzazione delle Linee di intervento del PNRR.
Il Governo, sulla base delle linee guida europee per l’attuazione del Piano, presenterà al Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento con i Ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa.

1.3 IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA: STRATEGIA, PRIORITÀ, MISSIONI
Una strategia su tre assi
L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi a tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale.
La dimensione europea del Piano indirizza chiaramente le misure nazionali verso obiettivi comuni, ponendo dei precisi criteri di ammissibilità dei progetti di investimento e di riforma. In questo modo si conferisce maggiore coerenza e impatto all’azione di rilancio dell’economia europea, creando un effetto sinergico che avrà effetti più incisivi, rispetto a quanto già stimato, in termini di crescita di PIL e occupazione e contribuirà a un rafforzamento complessivo del mercato unico.
L’opzione strategica, condivisa in sede europea, di indirizzare l’azione coordinata di rilancio degli investimenti, per accompagnare i paesi membri lungo il sentiero della transizione ecologica e digitale è testimoniata dalla previsione di vincolare a interventi green e digital una quota non inferiore rispettivamente al 37% e al 20% del totale degli stanziamenti del RRF.
La digitalizzazione e l’innovazione sono decisive per migliorare radicalmente la competitività dell’economia, la qualità del lavoro, e la vita delle persone, e per rendere l’Italia protagonista della competizione tecnologica globale. Il digitale non è un settore a sé, ma è il principale driver di trasformazione della manifattura, dei servizi, del lavoro. La digitalizzazione e l’innovazione di processi, prodotti e servizi, caratterizzano ogni politica di riforma del Piano, dal fisco alla pubblica amministrazione. E coinvolgono il rafforzamento delle infrastrutture sociali e delle infrastrutture critiche, oltre alla ripresa delle attività culturali e turistiche.

L’Unione Europea, stabilendo il target digitale di almeno il 20% per la Recovery and Resilience Facility, ha promosso gli investimenti in tecnologie, infrastrutture e processi digitali degli Stati membri, per aumentare la competitività europea su scala globale e per favorire la diversificazione e la resilienza delle catene del valore europee. In questo contesto, la priorità italiana è recuperare il profondo divario digitale nelle infrastrutture e nella cultura, come evidenziato dal quartultimo posto in UE del Paese nell’indice DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società), e dall’ultimo posto sulle competenze digitali. I giovani, nelle imprese e nella pubblica amministrazione, dovranno essere protagonisti di una modernizzazione radicale dei servizi, in grado di includere sempre di più quei cittadini che oggi, soprattutto nelle aree interne e rurali, sono esclusi dalle opportunità dell’innovazione.
Secondo l’Indice annuale sull’innovazione della Commissione Europea, l’Italia è un “innovatore moderato”, sotto la media dell’Unione. Per diventare un leader dell’innovazione, dovrà aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, pubblici e privati, e competere sulla frontiera tecnologica, in particolare nel trasferimento tecnologico e nelle catene strategiche del valore europee, con un forte coinvolgimento delle PMI, puntando sulle filiere più avanzate, sulla crescita dimensionale e l’internazionalizzazione.
Digitalizzazione e innovazione sono la premessa e l’accompagnamento del secondo asse del Piano, la transizione ecologica. Gli investimenti nella connettività miglioreranno la gestione dei consumi energetici e delle risorse, nell’agricoltura come nella mobilità sostenibile, alimentando nuove filiere produttive e di ricerca e generando buona occupazione.
La transizione ecologica sarà la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su scala globale, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Per avviarla sarà necessario, in primo luogo, ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e del Green Deal europeo; in secondo luogo occorre migliorare l’efficienza energetica e nell’uso delle materie prime delle filiere produttive, degli insediamenti civili e degli edifici pubblici e la qualità dell’aria nei centri urbani e delle acque interne e marine.
Gli interventi per la prevenzione e il contrasto al dissesto del territorio e una gestione efficace e integrata del ciclo dei rifiuti costituiranno, assieme a una gestione sostenibile del patrimonio agricolo e forestale, un potente mezzo con cui la transizione verde potrà migliorare la qualità e la sicurezza di ampie aree territoriali e urbane del Paese.
La riconversione ecologica può e deve rappresentare anche un terreno di nuova competitività per molta parte del nostro sistema produttivo. Servono grandi investimenti per indirizzare le filiere industriali dell’energia, dei trasporti, della siderurgia, della meccanica e della manifattura in generale verso prodotti e processi produttivi efficienti riducendo gli impatti ambientali in misura importante, in linea con i più ambiziosi traguardi internazionali in materia, così come sono necessari investimenti nell’agricoltura sostenibile e di precisione, e nell’economia circolare, a partire dal Mezzogiorno, permettendo di conseguire una maggiore armonia con la natura, pur nel contesto di una società a forte vocazione industriale. Gli investimenti sull’ Economia Circolare intervengono su un processo volto a produrre materie prime secondarie da materiali di scarto per rendere l’Italia meno dipendente dall’approvvigionamento di materie prime e conseguentemente più forte e competitiva sui mercati internazionali. A tal fine, gioca un ruolo strategico il sistema agricolo e forestale che, tramite il presidio e la gestione sostenibile del territorio nazionale, è in grado di assorbire una significativa quota delle emissioni di gas clima alteranti del sistema Paese, come evidenziato dallo European Green Deal.

Si dovrà inoltre investire nella “bellezza” del Paese, anche per consolidare la capacità di attrazione di flussi turistici e le potenzialità dell’enorme patrimonio storico, culturale e naturale. Nella nuova versione del Piano, il significativo aumento di risorse relative alla cultura e al turismo non corrisponde solo all’esigenza di sostenere gli ambiti più colpiti dagli effetti del Covid-19, al fine di recuperare il potenziale di crescita. NGEU non è solo un progetto economico e ambientale. È un progetto culturale europeo che qualifica gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo. L’investimento strategico in tutta la catena del valore della cultura e del turismo, è essenziale per diffondere lo sviluppo sostenibile a livello territoriale, per realizzare l’inclusione sociale dei giovani attraverso le industrie culturali e creative e l’attività sportiva e per accompagnare il risanamento delle aree urbane e la ripresa delle aree interne. A ciò concorrono una gestione efficace delle aree verdi, anche in termini di una maggiore diffusione delle stesse sul territorio urbano e periurbano, nonché corposi interventi di rimboschimento e azioni per invertire il declino della biodiversità e il degrado del territorio, prendendo ad esempio il patrimonio verde costituito dai parchi naturali.
Porre al centro l’inclusione sociale rappresenta una importante novità del Piano. Crescita inclusiva e coesione sociale e territoriale, accanto alla transizione verde e digitale, sono due dei pilastri fondamentali su cui dovranno poggiare la programmazione e il contenuto dei PNRR e in base ai quali verrà valutato dalla Commissione l’impianto complessivo del Piano. Nella logica di Next Generation EU, lo sviluppo sostenibile è legato alla riduzione strutturale delle asimmetrie e delle disuguaglianze, fra le aree geografiche e fra le persone.
Per l’Italia, la drastica riduzione delle disuguaglianze territoriali, generazionali e di genere è un obiettivo di crescita economica, oltre che di giustizia e coesione territoriale. Per questo, nelle Country Specific Recommendations del 20 maggio 2020, la Commissione Europea ha ricordato le annose disparità economiche e sociali e il divergente potenziale di competitività dell’Italia, ponendo l’attenzione sul rafforzamento dei servizi essenziali e della protezione sociale, oltre che sull’integrazione nel mercato del lavoro delle donne e dei giovani inattivi.
L’asse dell’inclusione sociale punta a diffondere lo sviluppo, al fine di ridurre i divari di cittadinanza: i divari infrastrutturali, occupazionali e di servizi e beni pubblici, fra Nord e Sud, fra aree urbane e aree interne. Un’azione coerente di riduzione dei divari, che parta dalla prima infanzia e dall’istruzione con l’investimento negli asili nido e nelle strutture scolastiche, potrà liberare il potenziale di tutti i territori italiani, generando nuove opportunità di lavoro di qualità nella transizione ecologica e digitale, soprattutto per i giovani e per le donne. In quest’ottica, il Piano rappresenta un’agenda per le infrastrutture sociali dell’Italia, in coerenza con i rapporti paese della Commissione Europea.
La pandemia ha mostrato l’irrinunciabile valore sociale ed economico della sanità territoriale, il cui miglioramento passa per l’investimento nei servizi di prossimità e nella dotazione tecnologica e digitale. Una più forte integrazione fra politiche sanitarie, sociali e ambientali contribuirà, insieme agli investimenti in ricerca, a una nuova filiera della salute, incentrata sul benessere dei cittadini e sulla capacità di risposta del sistema alle crisi. Il concetto di inclusione promosso dal Piano è strettamente legato al protagonismo degli attori sociali e del terzo settore, con un forte coinvolgimento delle reti di cittadinanza e dell’economia sociale.

Le tre priorità trasversali: Donne, Giovani, Sud
Il PNRR, attraverso un approccio integrato e orizzontale, mira all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno. Tali priorità non sono affidate a singoli interventi circoscritti in specifiche componenti, ma perseguite in tutte le missioni del PNRR.
Ogni missione deve esplicitare le linee di riforma e di intervento mirate al perseguimento delle tre priorità trasversali, anche attraverso la definizione ex ante e la misurazione dei risultati attesi. Il Piano nel suo complesso prevede la valutazione degli impatti macroeconomici, occupazionali, di indicatori BES, e a favore di donne, giovani e Sud.
Parità di genere
Giovani
Sud e riequilibrio territoriale
Realizzare una piena emancipazione economica e sociale della donna mettendo la parità di genere come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e promuovendo una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto.
Garantire la piena partecipazione dei giovani alla vita culturale, economica e sociale del Paese, innanzitutto investendo sul loro futuro in termini di istruzione e ricerca e intervenendo con politiche atte a incrementare il livello di occupazione giovanile nel breve e nel lungo periodo.
Ridurre i divari territoriali e liberare il potenziale inespresso di sviluppo del Mezzogiorno, massimizzando nelle Linee di intervento di ciascuna Missione, i progetti volti al perseguimento dell’obiettivo, che vale anche come criterio prioritario di allocazione territoriale degli interventi.
Parità di genere. La disuguaglianza di genere limita il potenziale contributo delle donne alla crescita economica del Paese; la sua natura trasversale richiede un’ottica e una politica multidimensionali e intersettoriali. La parità di opportunità e di diritti va infatti realizzata contestualmente in diversi ambiti della vita economica e sociale: dall’occupazione alla remunerazione, all’istruzione, al bilanciamento tra impegni familiari e lavorativi, fino a toccare il tema purtroppo ancora drammatico della violenza di genere. Condizione essenziale per progredire sul piano di una effettiva e sostanziale parità di genere è innalzare l’occupazione femminile, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Questo obiettivo è perseguito prioritariamente attraverso le politiche attive del lavoro e il miglioramento delle infrastrutture sociali, come il potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, delle scuole per l’infanzia e del tempo scuola. Gli investimenti nelle infrastrutture sociali creano opportunità di lavoro femminile di qualità, e contribuiscono a liberare il potenziale delle donne, rendendo il lavoro di cura una questione di rilevanza pubblica mentre oggi nel nostro Paese è lasciato sulle spalle delle famiglie e spesso distribuito in modo diseguale fra i generi. A questo obiettivo mirano anche le misure a favore dell’imprenditoria femminile, della libera scelta della maternità e, nel campo dell’istruzione, le politiche che favoriscono in particolare l’accesso da parte delle donne all’acquisizione di competenze STEM. L’integrazione del Piano con interventi finanziati attraverso fondi di bilancio nazionale, a partire dall’assegno unico, rafforza ed esplicita la strategia complessiva del Paese definita nel Family Act e favorisce una interazione virtuosa con i livelli istituzionali interessati e il Terzo settore.

Giovani. Digitalizzazione e innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale sono le priorità strategiche del PNRR e si caratterizzano per il ruolo e l’importanza che le nuove generazioni assumono come attori e beneficiari di queste linee di policy. Le componenti dedicate all’innovazione digitale e alla transizione ecologica, con il contrasto al cambiamento climatico e la tutela delle risorse naturali, incrociano, insieme alle misure di inclusione sociale, sensibilità e bisogni, aspirazioni e competenze delle nuove generazioni italiane.
Gli interventi del Piano mirano a importanti ricadute occupazionali a favore dei giovani grazie allo sviluppo di nuovi settori e opportunità. Gli impatti diretti sulle nuove generazioni sono presenti in tutte le missioni e in particolare in quella dedicata a “Istruzione e ricerca”: dal contrasto all’abbandono scolastico alla digitalizzazione della didattica, dai percorsi professionalizzanti al potenziamento della ricerca, gli obiettivi, i risultati attesi e l’impatto dei progetti riguardano essenzialmente i giovani. Nella missione “Inclusione e coesione”, il potenziamento del servizio civile universale e gli interventi sulle politiche attive del lavoro e sulla formazione sono diretti a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro e andranno a vantaggio delle nuove generazioni. La riforma e l’innovazione nella P.A., coniugandosi al previsto turn over generazionale, diventano un rilevante fattore di attrazione e di opportunità per i giovani qualificati.
Sud e riequilibrio territoriale. Il PNRR, in coerenza strategica con il Piano Sud 2030, persegue il riequilibrio territoriale e il rilancio dello sviluppo del Sud come priorità trasversale a tutte le missioni. Nella definizione delle linee progettuali e di intervento del PNRR, pertanto, sarà esplicitata la quota di risorse complessive destinata al Mezzogiorno, che può valere anche come criterio prioritario di allocazione territoriale degli investimenti previsti.
In quest’ottica, si è proceduto a integrare gli interventi del PNRR con le risorse per le politiche di coesione europee e nazionali in corso di programmazione, al fine di massimizzare l’impegno aggiuntivo per la coesione territoriale, favorendo sinergie e complementarietà fra le risorse provenienti dal RRF, in particolare quelle provenienti da REACT EU, e la quota anticipata del FSC 2021-2027. In tal modo, viene ulteriormente incrementata la dimensione e l’intensità nel Mezzogiorno degli interventi previsti dal Piano, in particolare per le dotazioni infrastrutturali e sociali e per le politiche volte a migliorare la qualità e il livello dei beni e dei servizi pubblici essenziali (istruzione, ricerca, accesso alle tecnologie digitali, tutela e qualità dell’ambiente, infrastrutture per la mobilità sostenibile, infrastrutture sociali).

Missioni, Componenti, Linee di intervento
Il PNRR si articola in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo.
Le Componenti si articolano in 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. I singoli Progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. A tali criteri è stata orientata anche l’individuazione e la definizione sia dei “progetti in essere” che dei “nuovi progetti”.
Per ogni Missione, come indicato nella Parte II del documento, sono indicate le riforme necessarie a una più efficace realizzazione, collegate all’attuazione di una o più Componenti.
Le sei Missioni del PNRR rappresentano aree “tematiche” strutturali di intervento: 1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e ricerca; 5. Inclusione e coesione; 6. Salute.

STRUTTURA DEL PNRR: MISSIONI, COMPONENTI E SALDI FINANZIARI Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
La missione si struttura in 3 componenti e si pone come obiettivo la modernizzazione del Paese, abbracciando la rivoluzione digitale, sia nella pubblica amministrazione (PA) sia nel suo sistema produttivo, le necessarie riforme “di sistema”, quella della Giustizia e la piena realizzazione di quella della PA, e – infine – investendo nei settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura.
La prima componente riguarda la digitalizzazione e la modernizzazione della PA. In questo ambito, lo sviluppo di un cloud nazionale e la effettiva interoperabilità delle banche dati delle PA avviene in parallelo e in sinergia con il progetto Europeo GAIA-X, dove l’Italia intende avere un ruolo di primo piano. Sfruttando anche la digitalizzazione va sviluppato un “Programma di innovazione strategica della PA” che mira a completare il percorso delle riforme della PA realizzando un cambiamento strutturale per rafforzare la PA italiana, in maniera organica e integrata, ai diversi livelli di governo, attraverso una amministrazione capace, competente, semplice e smart, in grado di offrire servizi di qualità ai cittadini e alle imprese e da rendere più competitivo il sistema-Italia, con intervestimenti mirati e interventi di carattere ordinamentale a costo zero, volti a definire una cornice normativa abilitante al cambiamento per il rilancio del Sistema Paese. Infine, sarà e portata a termine la riforma della giustizia per accelerare i processi, anche potenziando digitalizzazione e capitale umano del sistema giudiziario italiano al fine di accelerare lo smaltimento del pregresso.
La seconda componente, riguarda l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese (Transizione 4.0), ivi comprese quelle del comparto editoria e della filiera della stampa, la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, 5G ed investimenti per il monitoraggio satellitare. In quest’ottica, gli incentivi fiscali inseriti nel PNRR sono riservati alle imprese che investono in beni strumentali, materiali ed immateriali, necessari ad un’effettiva trasformazione digitale dei processi produttivi, nonché alle attività di ricerca e sviluppo connesse a questi investimenti. Si prevedono inoltre progetti per sostenere lo sviluppo e l’innovazione del Made in Italy, delle catene del valore e delle filiere industriali strategiche, nonché la crescita dimensionale e l’internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari a leva.
La terza componente, mira ad incrementare l’attrattività del sistema turistico e culturale del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali, la formazione ed il potenziamento delle strutture ricettive attraverso investimenti in infrastrutture e servizi turistici strategici e il finanziamento dei progetti dei Comuni per investimenti su luoghi identitari sul proprio territorio (inclusi interventi sul patrimonio artistico-culturale di Roma in occasione del Giubileo). Il progetto Turismo e Cultura 4.0 con l’obiettivo di promuovere l’integrazione tra scuola, università, impresa e luoghi della cultura, prevede interventi in modo da destinare una quota significativa di risorse alle regioni del Mezzogiorno e agli ambiti di attività caratterizzati da un’incidenza elevata di professionalità femminile e giovanile.

Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica
La missione si struttura in 4 componenti ed è volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il green deal europea e il PNIEC.
La prima componente, “Agricoltura Sostenibile ed Economia Circolare”, punta da un lato a conseguire una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando la logistica e competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, dall’altro allo sviluppo di impianti di produzione di materie prime secondarie e all’ammodernamento e alla realizzazione di nuovi impianti, in particolare nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia, per la valorizzazione dei rifiuti in linea col Piano d’azione europeo per l’economia circolare. La strategia sull’economia circolare è finalizzata a ridurre l’uso delle materie prime naturali, di cui il pianeta si va progressivamente impoverendo, utilizzando “materie prime secondarie”, prodotte da scarti/residui/rifiuti. Per incrementare il tasso di circolarità in Italia vengono proposti interventi per la realizzazione di impianti di trasformazione dei rifiuti finalizzata al loro recupero, partendo in particolare dai rifiuti da raccolta differenziata. La strategia sull’economia circolare interviene su un processo lungo e complesso teso a rendere l’Italia meno dipendente dall’approvvigionamento di materie prime e conseguentemente più forte e competitiva sui mercati internazionali. Per potenziare gli interventi verrà costituito un fondo operativo per far leva sulle risorse del PNRR destinato a favorire lo sviluppo dell’economia circolare.
La seconda componente, “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, ha come obiettivo l’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e lo sviluppo di una filiera industriale in questo ambito, inclusa quella dell’idrogeno. Un contributo rilevante verrà dai parchi eolici e fotovoltaici offshore. Nell’industria siderurgica primaria, l’idrogeno rappresenta in prospettiva un’alternativa al gas naturale per la produzione di Ferro Ridotto Diretto (DRI). In linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, è previsto un investimento per lo sviluppo del DRI connesso al progetto di decarbonizzazione dell’ex ILVA a Taranto e alla transizione per la produzione di acciaio verde in Italia. Una specifica linea di azione è rivolta allo sviluppo della mobilità sostenibile attraverso il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto rapido di massa e delle ciclovie e a un imponente rinnovamento del parco circolante di mezzi per il trasporto pubblico locale. Enti locali e regioni saranno un attore fondamentale nella definizione e implementazione di questa linea di azione. La distribuzione territoriale degli investimenti di questa componente dedicherà una quota significativa di risorse, superiore al 34%, al Mezzogiorno.
La terza componente “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” punta all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato con contestuale messa in sicurezza e digitalizzazione delle strutture. Priorità sarà data alle scuole, agli ospedali (vedi Missione 6) e alle case di edilizia popolare.
La quarta componente, “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, prevede rilevanti interventi sul dissesto idrogeologico, sulla forestazione e tutela dei boschi, sugli invasi e la gestione sostenibile delle risorse idriche e sulle infrastrutture verdi urbane.

Missione 3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile
La missione è divisa in 2 componenti e si pone l’obiettivo di realizzazione un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale.
La prima componente, “Alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0”, si focalizza sulle grandi linee di comunicazione del Paese, innanzitutto quelle ferroviarie, in un’ottica di mobilità rapida, sostenibile e tecnologicamente avanzata. Accanto a un consistente intervento sulla rete ferroviaria, potenziato nel Mezzogiorno grazie al supporto dei fondi FSC, sono previsti alcuni investimenti per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali nelle aree del territorio che presentano maggiori criticità.
La seconda componente, “Intermodalità e logistica integrata”, prevede un programma nazionale di investimenti per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee e valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo.
Missione 4 – Istruzione e ricerca
La missione è divisa in 2 componenti ed è particolarmente focalizzata sulle generazioni future. Affronta il tema strutturale più importante per rilanciare la crescita, la produttività, l’inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali. Ha due obiettivi fondamentali: (i) garantire le competenze e le abilità necessarie per affrontare le sfide presenti e future, intervenendo sui percorsi scolastici e universitari degli studenti, sostenendo il diritto allo studio e accrescendo l’incentivo delle famiglie a investire nell’acquisizione di competenze avanzate da parte dei giovani; (ii) rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni.
La prima componente, “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio”, è dedicata al potenziamento della didattica. Si prevede un notevole sforzo per colmare il ritardo del Paese nelle strutture e nei servizi dedicati all’età prescolare, iniziative per il contrasto alla povertà educativa e per la riduzione dei divari territoriali nella quantità e qualità dell’istruzione, in particolare nel Mezzogiorno, interventi per la didattica digitale integrata, per le competenze STEM e il multilinguismo, con un focus specifico alla formazione delle donne.
La seconda componente, “Dalla ricerca all’impresa”, guarda alla ricerca di base, applicata, e al trasferimento tecnologico per rafforzare il sistema della ricerca lungo le diverse fasi della maturità tecnologica, agendo in maniera sistemica sulla leva degli investimenti in R&S. Una prima direttrice di intervento è rivolta al potenziamento della filiera di R&S attraverso grandi infrastrutture di ricerca, partenariati allargati per lo sviluppo di progetti di ricerca. Una seconda direttrice si focalizza sul potenziamento dei meccanismi di trasferimento tecnologico, incoraggiando – con partnership ed investimenti pubblici e privati – l’innovazione attraverso l’uso sistemico dei risultati della ricerca da parte del tessuto produttivo. Sono contemplati, in quest’ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di “reti nazionali” di R&S su alcune tecnologie abilitanti (Key Enabling Technologies), la creazione di “ecosistemi dell’innovazione” attorno a “sistemi territoriali” di R&S.

Missione 5 – Inclusione e coesione
La missione è divisa in 3 componenti ed ha un ruolo di grande rilievo nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, nonché di aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile e di rafforzamento della formazione sul lavoro e per i disoccupati e di miglioramento della qualità del lavoro.
La prima componente, “Politiche per il lavoro”, si concretizza nella revisione strutturale delle politiche attive del lavoro, nel rafforzamento dei centri per l’impiego e della loro integrazione con i servizi sociali e con la rete degli operatori privati; nella modernizzazione del mercato del lavoro al fine di migliorare l’occupazione e l’occupabilità, soprattutto giovanile (attraverso l’apprendistato duale e il servizio civile universale), e in particolare dei NEET, delle donne e dei gruppi vulnerabili; e nella promozione di nuove competenze (attraverso la riforma del sistema di formazione). La dimensione di genere, generazionale e territoriale di questa componente è ulteriormente rafforzata dalla complementarità con le misure di decontribuzione per i giovani, le donne ed il Sud, parzialmente finanziate attraverso il ReactEu.
La seconda componente, “Infrastrutture sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore”, mira a supportare situazioni di fragilità sociale ed economica, a sostenere le famiglie e la genitorialità. Una specifica linea d’intervento è pensata per le persone con disabilità o non autosufficienti e prevede l’incremento di infrastrutture e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza territoriale, accelerando il processo di deistituzionalizzazione attraverso percorsi di autonomia accompagnati da servizi integrati di assistenza domiciliare. Si interviene inoltre con progetti volti ad intercettare le principali vulnerabilità sociali in materia di povertà materiale, disagio abitativo, attraverso il rafforzamento dei servizi sociali e potenziando le iniziative di housing sociale. In questa componente, sono integrati gli interventi previsti dal Family Act coerenti con le priorità strategiche e trasversali del PNRR, valorizzando il contributo del Terzo Settore.
La terza componente, “Interventi speciali di coesione territoriale”, prevede il rafforzamento della Strategia nazionale delle aree interne rilanciata dal Piano Sud 2030, con interventi sulle infrastrutture sociali e misure a supporto dei giovani e finalizzate alla transizione ecologica. Sono inseriti in questa componente ulteriori fondi per la ricostruzione privata e il potenziamento dei servizi pubblici nelle aree colpite dai terremoti. Inoltre, la componente include interventi concentrati nelle regioni del Sud per realizzare infrastrutture e laboratori per il trasferimento tecnologico in contesti urbani marginalizzati da rigenerare.
Missione 6 – Salute
La missione è divisa in 2 componenti ed è focalizzata su due elementi: il primo è su un cambio di paradigma nell’assistenza sociosanitaria basato sullo sviluppo di una rete territoriale che consenta una vera vicinanza alle persone secondo un percorso integrato che parte dalla “casa come primo luogo di cura”, per arrivare alle “Case della comunità” e quindi alla rete ospedaliera; il secondo elemento è dato dall’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del SSN.
La prima componente, “Assistenza di prossimità e telemedicina”,mira apotenziare e riorientare il SSN verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria; a superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali garantendo omogeneità nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza – “LEA”; a potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità di integrare servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali. Si intende anche sviluppare un modello di sanità pubblica ecologica e un sistema di sorveglianza della sanità pubblica veterinaria e sicurezza degli alimenti, in grado di preservare la salute dei cittadini a partire dalla salute dell’ambiente, mitigando l’impatto dei fattori inquinanti.

La seconda componente, “Innovazione dell’assistenza sanitaria”, è finalizzata a promuovere la diffusione di strumenti e attività di telemedicina, a rafforzare i sistemi informativi sanitari e gli strumenti digitali a tutti i livelli del SSN, a partire dalla diffusione ancora limitata e disomogenea della cartella clinica elettronica. Rilevanti investimenti sono quindi destinati all’ammodernamento delle apparecchiature e alla realizzazione di ospedali sicuri, tecnologici e sostenibili.

1.4 LE RISORSE DEL PNRR PER UN PIANO INTEGRATO DI RILANCIO DEGLI INVESTIMENTI
Il PNRR rappresenta una straordinaria e irripetibile occasione di rilancio degli investimenti nel nostro Paese. Oltre ai 196,5 miliardi tra grants e loans previsti per l’Italia dal RRF, che il Governo ha deciso di utilizzare integralmente, un ulteriore apporto finanziario è fornito, sempre nell’ambito di Next Generation EU (NGEU), dai 13,5 mld di React-EU e dal 1,2 mld del Just Transition Fund.
Secondo le conclusioni del Consiglio europeo, l’insieme dei fondi europei compresi nel Quadro Finanziario Pluriennale e nel Next Generation EU mettono a disposizione dell’Italia un volume di circa 309 miliardi di euro nel periodo 2021-2029.
Anche parte delle politiche di coesione e di altri fondi europei del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027, infatti, nonché dei fondi di bilancio nazionali, concorrono al finanziamento della strategia di riforme e investimenti delineata nel PNRR. Si è ritenuto pertanto opportuno promuovere un approccio integrato all’ utilizzo delle risorse finanziarie, che permetterà un’accelerazione della realizzazione degli interventi, inclusi quelli aggiuntivi e complementari, nell’ambito di un quadro di policy e di procedure coerente e unitario, particolarmente attento alle tempistiche del complesso dei progetti da realizzare.
Il Dispositivo Europeo di Ripresa e Resilienza (RRF), la principale fonte finanziaria del Piano di Ripresa e Resilienza dell’Italia, assicura al nostro Paese nel periodo 2021-26 circa 65,4 miliardi di euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti, ovvero complessivi 193 miliardi (riportati nella Tavola seguente, ripresa dalla NADEF), che il Governo ha inteso utilizzare appieno. Con le revisioni delle previsioni macroeconomiche della Commissione e il cambiamento dell’anno base per il calcolo degli importi, le risorse disponibili per l’Italia sono salite a 196,5 miliardi e su questa cifra si basa la programmazione del Piano.
La scelta di impiegare una parte dei fondi del PNRR per il finanziamento di alcune politiche e di singoli progetti già in essere, coerentemente con le priorità europee di NGEU ed in linea con i Regolamenti europei, diventa necessaria al fine di assicurare la compatibilità con gli obiettivi di sostenibilità finanziaria di medio-lungo periodo che il Governo ha adottato il 5 ottobre con la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF, approvata dal Parlamento il 14 ottobre 2020). Sulle nuove generazioni, infatti, non deve gravare l’onere di un eccessivo indebitamento. Secondo la logica di NGEU, i giovani devono essere i principali beneficiari degli effetti e dei risultati attesi dalla realizzazione del Piano.
L’approccio integrato di pianificazione economica e finanziaria, definito dalla NADEF e dal Documento Programmatico di Bilancio, segue un orizzonte temporale che copre l’intera durata del Piano, ovvero il 2021-2026, e consente di garantire la coerenza con gli obiettivi di bilancio.
Il primo 70% delle sovvenzioni del RRF verrà impegnato entro la fine del 2022 e speso entro la fine del 2023. Il piano prevede inoltre che il restante 30% delle sovvenzioni da ricevere dal RRF sarà speso tra il 2023 e il 2025. I prestiti totali del RRF aumenteranno nel corso del tempo, in linea con l’obiettivo di mantenere un livello elevato di investimenti e altre spese relative al PNNR in confronto all’andamento tendenziale.

Nei primi tre anni del PNRR, la maggior parte degli investimenti e dei “nuovi progetti” (e quindi dello stimolo macroeconomico rispetto allo scenario di base) sarà sostenuta da sovvenzioni. Nel periodo 2024-2026, viceversa, la quota maggiore dei finanziamenti per progetti aggiuntivi arriverà dai prestiti del RRF.
TAVOLA 1.2: UTILIZZO RISORSE NGEU (miliardi a valori 2018)*
Dispositivo di Ripresa e Resilienza (RRF)
React Totale RRF Sviluppo Just Altri Totale
EU e React EU rurale Transition programmi NGEU Fund
Sovvenzioni Prestiti Totale
2021 10,0 8,0 18,0 6,3 24,3 0,3 0,1 0,2 24,9
2022 16,2 14,0 30,2 4,2 34,4 0,2 0,1 0,2 34,9
2023 26.2 15.0 41.2 3,0 44,2 0,2 0,1 0,2 44,7
2024 9.5 30,9 40,4 0,0 40,4 0,1 0,1 0,1 40,7
2025 3.6 30,1 33,7 0,0 33,7 0,0 0,1 .. 33,8
2026 0.0 29,6 29,6 0.0 29,6 0,0 0,0 .. 29,6
Totale 65.5 127.6 193.1 13,5 206,6 0.8 0.5 0.7 208,6
(*) Stime preliminari. Gli importi potrebbero variare in conseguenza dei negoziati in corso.
TAVOLA 1.3: STANZIAMENTI NEXT GENERATION EU E ALLOCAZIONE A FAVORE DELL’ITALIA (milioni di euro a prezzi 2018)
Rubriche di spesa e strumenti di intervento
Stanziamenti Next Generation EU
Stanziamenti Next Generation EU a favore dell’Italia
Quota % stanziamenti all’Italia
1. Mercato Unico, Innovazione e Digitale
– di cui: Horizon Europe
– di cui: Fondo InvestEU
2. Coesione, Resilienza e Valori
– di cui: a) politiche di coesione (ReactEU)
10.600
5.000
5.600
720.000
47.500
497
13.496
9,9%
28,4%
– di cui: b) Recovery and Resilience Facility
672.500
193.033
28,7%
di cui: b1) Contributi (Grants) – 70% di cui: b2) Contributi (Grants) – 30% di cui: b3) Prestiti (Loans)
3. Risorse Naturali e Ambiente
– di cui: Politica agricola comune (sviluppo rurale) – di cui: Just Transition Fund
4. Migrazione e Gestione delle Frontiere
5. Sicurezza e Difesa
6. Vicinato e Resto del Mondo
7. Pubblica Amministrazione Europea
218.750 93.750 360.000 17.500 7.500 10.000
1.900
44.724
20.748 127.561
846 535
236
20,4% 22,1% 35,4%
11,3% 12,40%
Totale
750.000
208.643
27,8%
(*) Sono possibili lievi discrepanze in confronto alla Tavola I.1 per via di arrotondamenti. 

La programmazione di React EU nell’ambito del PNRR
Le risorse aggiuntive di React EU rafforzano la politica di coesione per il periodo di programmazione 2014-2020, con l’obiettivo di agevolare il superamento degli effetti della crisi derivante dalla pandemia, e di promuovere una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia. Allo stesso tempo tale programmazione funge da ponte fra il ciclo 2014-2020 e quello 2021-2027 della politica di coesione.
La programmazione di React EU integra il PNRR per un valore complessivo di 13 miliardi di euro (esclusa l’assistenza tecnica), secondo i principi di complementarietà e di addizionalità rispetto al RRF, contribuendo alla realizzazione degli interventi orientati a realizzare le transizioni verde e digitale e al perseguimento contestuale degli obiettivi di riequilibrio territoriale e socio- economico e di rafforzamento strutturale del Mezzogiorno, in coerenza con gli obiettivi definiti nel Piano Sud 2030.
Le risorse del programma React EU, destinate per il 67,4% al Mezzogiorno, daranno inoltre continuità agli interventi per contrastare i pesanti effetti economici e sociali della pandemia, rafforzando il contributo già fornito dalla politica di coesione con gli accordi di riprogrammazione dei fondi strutturali per l’emergenza sanitaria, sociale ed economica, nell’ambito di CRII plus, che hanno consentito di mobilitare in breve tempo circa 12 miliardi di euro.
Per cogliere l’opportunità di colmare i divari che caratterizzano l’Italia e in particolare il Mezzogiorno in materia di tecnologie e competenze digitali delle imprese si prevede di integrare le risorse del PNRR con la programmazione di React EU per finanziare interventi a sostegno dell’innovazione nelle PMI supportando, in particolare, gli investimenti orientati alla trasformazione tecnologica e digitale, il Fondo centrale di Garanzia ed il finanziamento di dottorati innovativi.
Una quota rilevante delle risorse contribuisce a finanziare la Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud ed altri interventi a favore dell’occupazione (decontribuzione per nuove assunzioni per giovani e donne).
Vengono inoltre parzialmente finanziati con React EU, prevedendo una forte concentrazione delle risorse nelle regioni del Mezzogiorno, gli interventi orientati alla revisione strutturale delle politiche attive del lavoro e quelli previsti nell’ambito del Piano nuove competenze. Gli interventi per l’inclusione sociale sono concentrati sulle città metropolitane e sul finanziamento del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD).
In sinergia con le risorse del RRF e degli altri fondi della politica di coesione, React EU finanzia interventi finalizzati alla transizione ecologica che riguardano l’economia circolare e la valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, l’efficientamento energetico degli edifici che rientrano nel patrimonio dello Stato, la realizzazione di reti elettriche “intelligenti” nelle regioni del Mezzogiorno e di infrastrutture verdi urbane. Inoltre, utilizzando il veicolo del PON Ricerca e Innovazione si prevede di finanziare più di 2.500 contratti di ricerca e oltre 6.800 borse di dottorato su tematiche green.
Le risorse di React EU sono anche destinate al potenziamento dell’investimento in istruzione terziaria sostenendo, nelle regioni del Mezzogiorno, interventi a tutela del diritto allo studio con l’erogazione di borse di studio e attraverso l’esonero dal pagamento delle tasse universitarie. La scuola è un altro ambito di intervento rilevante: le risorse di React EU finanzieranno il cablaggio interno degli edifici scolastici al fine di garantire l’effettività del Piano Banda ultra larga dedicato alla digitalizzazione delle scuole con l’obiettivo di trasformare le classi in ambienti didattici innovativi.

Altre iniziative mirano a potenziare il Sistema Sanitario Nazionale nel suo sforzo di contrasto al Covid-19, fornendo un sostegno alla contrattualizzazione dei medici iscritti alle scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia, nonché alle spese straordinarie per il personale sanitario e l’acquisto dei vaccini.
TAVOLA 1.4: ALLOCAZIONE DEI FONDI PREVISTI PER L’ITALIA DA REACT-EU (milioni di euro a prezzi 2018)
Misura Totale
di cui
Mezzogiorno
Fondo di garanzia PMI
Interventi per la digitalizzazione delle PMI
Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione
Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud Bonus assunzioni giovani
Bonus assunzioni donne
Fondo nuove competenze e altre politiche attive del lavoro Iniziative per l’inclusione sociale nelle città metropolitane Rifinanziamento FEAD
Interventi per la sostenibilità processi produttivi e l’economia circolare Efficientamento energetico degli edifici pubblici
Smart Grid
Iniziative per la transizione energetica nelle città metropolitane Dottorati di ricerca su tematiche Green
Contratti di ricerca su tematiche Green
Interventi per la transizione energetica e l’economia circolare al Mezzogiorno
Riduzione tasse iscrizione universitarie
Cablaggio degli edifici scolastici
Trasformazione digitale della didattica scolastica
Contratti formazione medici specializzandi
Spese straordinarie personale sanitario per contrasto alla pandemia Acquisto vaccini
Totale Interventi
in% 100 67,4
500 300 300 180 145 105
4.000 4.000 340 40 126 50
1.500 1.100 100 40 280 100
300 180 320 160 180 180 715 315 180 35 155 40 800 800
330 120
446 163 455 159
210 72 1.100 374 400 136
Esenzione delle tasse universitarie per studenti in fascia ISEE fino a 13000€ 75 75
Supporto alle regioni del Sud per l’erogazione di borse di studio per studenti
universitari 43 43
Assistenza Tecnica React EU
500 13.500
13.000 8.767

La coerenza strategica con il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027
Gli obiettivi strategici definiti da Next Generation EU, sono coerenti con le politiche dell’Unione finanziate dal nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). Ai fini della complessiva programmazione dell’utilizzo dei fondi UE per il sostegno allo sviluppo del Paese, è pertanto opportuno considerare l’apporto che fornito dal QFP 2021-2027.
La dimensione del bilancio UE nel settennio è stimata pari all’1,11 per cento del Reddito Nazionale Lordo (RNL) dell’UE, ovvero 1.085,3 miliardi di euro a prezzi 2018. Il totale degli stanziamenti a favore dell’Italia è stimato pari a 99,1 miliardi. Ai fini della complementarietà con Il PNRR assumono particolare rilievo le prime tre rubriche della Tavola seguente.
Mercato Unico, Innovazione e Digitale. I 13,6 miliardi di euro di cui può usufruire l’Italia finanziano la ricerca e l’Innovazione con una gestione centralizzata a livello UE, nonché il buon funzionamento del mercato interno e i settori dei trasporti, dell’energia e del digitale attraverso le cd. “facilities”.
Coesione, Resilienza e Valori. I 37,3 miliardi di euro messi a disposizione dell’Italia per le politiche di coesione e da attuare attraverso il FESR, FSE+ e CTE, che diventano 42 miliardi di euro a prezzi correnti, rappresentano sia ai sensi dei Regolamenti europei, sia per importo e obiettivi, la principale voce del QFP con cui realizzare il coordinamento e l’utilizzo complementare delle risorse con il PNRR. Tale complementarietà risulta di particolare evidenza se si considerano le regole di concentrazione tematiche del FESR su digitalizzazione, innovazione e ambiente e del FSE+ su politiche per i giovani e l’inclusione sociale. Attraverso il cofinanziamento nazionale, le risorse dei fondi europei per la coesione supereranno gli 80 miliardi di euro per il ciclo 2021-2027, rappresentando, pertanto, un elemento fondamentale di sostegno al conseguimento e al rafforzamento degli obiettivi di policy connessi ai tre assi strategici del PNRR.
Risorse naturali e Ambiente. I 34,5 miliardi a prezzi 2018 rinvenienti all’Italia dalla Politica Agricola Comune concorrono, in sinergia con le risorse del PNRR ad accelerare il processo di transizione verde e digitale del settore agricolo, coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Transizioni giusta. Nell’ambito della Rubrica 3, Le risorse per la Transizione giusta previste per l’Italia ammontano a circa 500 milioni di euro a prezzi correnti. Aggiungendo a queste risorse i 500 milioni provenienti da Next Generation EU e il cofinanziamento nazionale, si ottiene una disponibilità di 1,2 miliardi di euro a prezzi correnti per finanziare strategie territoriali per favorire, nell’ambito delle politiche di coesione, la transizione giusta e compatibile con l’ambiente nelle aree di Taranto e del Sulcis.

TAVOLA 1.5: QUADRO FINANZIARIO PLURIENNALE 2021 – 2027 E STIMA DEI RIENTRI PER L’ITALIA (milioni di euro a prezzi 2018)
Stanziamenti di impegno
1. Mercato unico, Innovazione e Digitale 2. Coesione, Resilienza e Valori
di cui: coesione economica, sociale e territoriale
3. Risorse naturali e Ambiente
di cui: Spese relative al Mercato unico e pagamenti diretti
di cui: Sviluppo rurale
du cui: Fondo Transizione Equa
4. Migrazioni e Gestione delle Frontiere
5. Sicurezza e Difesa
6. Vicinato e Resto del Mondo
7. Pubblica Amministrazione europea
di cui: spese amministrative delle Istituzioni
Totale stanziamenti di impegno
in percentuale del Reddito Nazionale Lordo
Totale QFP 2021-2027
136.781 383.768 330.235
356.374
258.594
23.671 13.185 98.419 73.102 55.852
1.085.300
1,11%
Rientri IT 2021- 2027 (valori assoluti)
13.601 42.664 37.341
35.835
25.262
8.679 401
2.935 1.635 – 2.393
99.063
Rientri IT 2021-2027 (valori %)
9,9% 11,1% 11,4%
10,1%
DP 9,4%; MRE 14,4%
11,2% 5,4%
12,4% 12,4% – 3,3%
Fonte: Versione aggiornata alla luce dell’accordo fra Parlamento Europeo e Presidenza del Consiglio Europeo..
Complementarietà e addizionalità dei fondi europei e nazionali della coesione nel PNRR
L’integrazione nel PNRR di parte dei fondi europei e nazionali della coesione, per i quali è in fase di predisposizione la relativa programmazione per il ciclo 2021-2027, mira a rafforzare ulteriormente il perseguimento degli obiettivi di crescita inclusiva e di coesione sociale territoriale, già propri del PNRR. Tale scelta consente di dare attuazione sia alle disposizioni regolamentari del RRF, che richiedono coerenza tra i PNRR, gli Accordi di Partenariato e i programmi operativi adottati nell’ambito dei fondi dell’Unione, sia alla Legge di Bilancio, che prevede che la dotazione finanziaria FSC 2021-2027 sia impiegata in linea con le politiche settoriali di investimento e di riforma previste nel PNRR, secondo un principio di complementarietà e di addizionalità delle risorse.
L’utilizzo di questi fondi, che sulla base della normativa nazionale ed europea prevede una forte concentrazione nel Mezzogiorno delle relative risorse, consente di incrementare la quota di investimenti pubblici prevista dal PNRR e di rafforzare in maniera aggiuntiva la dotazione finanziaria degli interventi per il riequilibrio territoriale, in particolare per le infrastrutture e la qualità dei servizi pubblici essenziali, evitando il ricorso a ulteriore indebitamento che comprometterebbe la traiettoria di consolidamento del quadro di finanza pubblica.

La programmazione nazionale dei Fondi europei della coesione. Nel negoziato in corso con la Commissione europea sull’Accordo di Partenariato, per la programmazione delle risorse dei fondi europei per la coesione previste nel QFP 2021-2027, si sta affermando con forza l’esigenza di massimizzare le sinergie e le complementarietà tra le azioni e gli interventi previsti nel PNRR e gli obiettivi e le priorità che caratterizzeranno i Piani Operativi della coesione, con particolare riferimento a quelli nazionali. Solo attraverso un’azione programmatoria coordinata e coerente sarà infatti possibile evitare sovrapposizioni e frammentazioni che comprometterebbero l’efficacia delle politiche e allo stesso tempo rafforzare gli obiettivi di addizionalità propri della coesione, concentrando le risorse sulle azioni e gli interventi del PNRR dove è maggiore il fabbisogno per ridurre i divari territoriali.
L’attuale proposta di PNRR contiene un primo, significativo, esercizio di integrazione e coordinamento tra le due programmazioni (per un valore di 6,9 miliardi di euro), che rappresentano una parte della programmazione nazionale delle politiche di coesione per il ciclo 2021-2027. Il livello di complementarietà tra PNRR e politiche di coesione potrebbe crescere ulteriormente, alla luce dell’avanzamento delle rispettive programmazioni, e in particolare da un coordinamento con azioni e interventi da prevedere nei Piani Operativi Regionali, coerenti con gli obiettivi di Next Generation Eu.
L’anticipazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione per il 2021-2027. È stata anticipata, ai fini dell’integrazione nel PNRR, la programmazione nazionale del FSC 2021-2027 per un valore di 20 miliardi di euro. L’obiettivo è rafforzare, a livello sia generale che di concentrazione nel Mezzogiorno, il volume degli investimenti aggiuntivi finanziati attraverso la componente loans del RRF. Il ricorso alle risorse del FSC, nell’ambito del PNRR, è destinato esclusivamente al finanziamento di interventi addizionali e complementari, coerenti gli obiettivi di riequilibrio territoriale e di sviluppo del Sud, propri della politica di coesione nazionale. In tal modo, il quadro unitario di procedure e meccanismi attuativi propri del PNRR consentirà una significativa accelerazione della capacità di utilizzo delle risorse del Fondo e di realizzazione degli investimenti. Il rispetto del vincolo normativo di destinazione territoriale dell’80% delle risorse del FSC al Mezzogiorno ne garantisce la piena addizionalità.
Il Documento di economia e finanza 2021 prevede i profili temporali di reintegro delle risorse dell’FSC anticipate nel PNRR, nell’ambito del ciclo di programmazione 2021-2027. L’effetto macroeconomico positivo generato dall’effettivo utilizzo di tale anticipazione garantisce la sostenibilità del reintegro sotto il profilo della finanza pubblica.
Utilizzo di strumenti finanziari a leva
Il PNRR può prevedere, in alcuni ambiti (politiche industriali per le filiere strategiche, miglioramento dei servizi turistici e infrastrutture di ricettività, economia circolare, housing sociale), l’utilizzo di strumenti finanziari che consentano di attivare un positivo effetto leva sui fondi di NGEU per facilitare l’ingresso di capitali privati (equity o debito), di altri fondi pubblici o anche di una combinazione di entrambi (blending) a supporto delle iniziative di investimento.

In questa prospettiva, l’intervento pubblico può assumere la forma di una garanzia su finanziamenti privati di una copertura della prima perdita oppure di un investimento azionario, con l’obiettivo della realizzazione di specifici progetti. Tale modalità di impiego delle risorse del RRF consente di ottenere un volume complessivo di investimenti pubblico-privati superiore a quello che si avrebbe con il finanziamento diretto da parte del settore pubblico (sovvenzioni, incentivi).
L’effetto leva contraddistingue inoltre tutte le tipologie di Fondi di investimento nei quali, accanto all’apporto di risorse pubbliche, vi è quello di investitori istituzionali privati. Tali Fondi possono assumere la forma sia di fondi azionari (equity) che di fondi di credito, anche con natura rotativa. Il ricorso a strumenti finanziari rispetto alle tradizionali sovvenzioni a fondo perduto comporta una maggiore efficacia ed efficienza dell’intervento pubblico. Ferma restando la valutazione in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale, si effettua infatti una selezione dei progetti sulla base della loro capacità di realizzazione e quindi di ripagare il debito contratto o di remunerare il capitale investito.
Una modalità di utilizzo efficiente delle risorse del PNRR può essere rappresentata dalla costituzione di un Fondo di fondi, attraverso il quale conferire alcune risorse del Piano a fondi operativi specializzati per strumenti finanziari, rischi assunti e settori di intervento. Tale conferimento, unitamente a finanziamenti BEI ed europei e alla partecipazione al capitale e/o ai finanziamenti di intermediari finanziari e partner, rappresenterebbe la dotazione che ogni singolo fondo utilizzerebbe per finanziare i progetti/settori specifici per i quali è stato costituito. È possibile anche la costituzione di un comparto nazionale di InvestEU per realizzare una sinergia tra la potenzialità degli interventi previsti in tale ambito e le risorse del RRF.
1.5 INVESTIMENTI E RIFORME PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE
La strategia di riforme e di investimenti previsti dalle linee di intervento e dai progetti del Piano è di fondamentale importanza nel determinare un effetto positivo permanente sulla crescita, aumentando la dotazione di capitale pubblico e stimolando maggiori investimenti privati.
La presente bozza di PNRR, rispetto alle versioni preliminari, ha puntato a massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota ora supera il 70% con conseguente riduzione della quota di incentivi al 21%. Gli investimenti pubblici, rispetto alle misure di incentivazione degli investimenti privati, generano un effetto moltiplicativo sulla produzione e l’occupazione assai più favorevole, superiore a due negli scenari migliori.
Impiegando le risorse nazionali della coesione FSC 2021-2027 non ancora programmate, è stato possibile incrementare gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi progetti in settori importanti, che comprendono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria del Mezzogiorno.
Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del PNRR sono pari a circa 210 miliardi. Di questi 144,2 miliardi finanziano “Nuovi progetti”, mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a “progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del PNRR, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa.

Il finanziamento con risorse di NGEU di progetti di investimento in essere, coerenti con il Regolamento RRF, non discende infatti solo dalla necessaria compatibilità con il quadro di finanza pubblica, ma consente di anticipare, già a partire dal primo anno di attuazione, gli impatti economici, occupazionali e ambientali del Piano. I nuovi progetti di investimento, invece, produrranno effetti economici e sociali più dilazionati nel tempo. La componente di incentivi – maggiormente orientata, in questa proposta di Piano, rispetto a quelle preliminari, su obiettivi di innovazione, digitalizzazione delle imprese, e all’efficienza energetica ed antisismica degli edifici – contribuirà, dati i suoi effetti più immediati, ad assicurare l’omogeneità della distribuzione temporale dell’impatto del PNRR.
FIGURA 1.1: DISTRIBUZIONE RISORSE PER MISSIONE PER PROGETTI IN ESSERE E NUOVI PROGETTI
Allocazione delle risorse del PNRR
(miliardi di euro)
0 10 20 30 40 50 60 70
DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITA’ ECULTURA RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONEECOLOGICA INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE ISTRUZIONE E RICERCA INCLUSIONE E COESIONE S AL U T E
Progetti in essere
Nuovi progetti RRF e FSC
3.8
4.1
5.3
10.3
11.7
17.2
12.7
31.6
22.3
20.3
34.8
35.9
Sotto il profilo contabile, tutti i 68,9 miliardi di grants sono assegnati per interventi addizionali. In coerenza con gli obiettivi della NADEF, fra i loans 53,5 miliardi sono destinati a interventi addizionali, mentre i restanti 87,5 miliardi di loans coprono sul piano finanziario i profili di indebitamento già scontati sui tendenziali di finanza pubblica. Tra questi, anche una quota di risorse anticipate del FSC che, sotto il profilo della policy, sono invece destinate a nuovi progetti, in misura addizionale e vincolata nella destinazione territoriale.
Avvertenza sui saldi. In questa proposta di PNNR, in vista del confronto parlamentare e con il partenariato economico e sociale, le risorse programmate, a valere sul RRF, ammontano a 210 miliardi e sono superiori ai 196,5 miliardi assegnati all’Italia. La ragione di questa scelta è duplice. In primo luogo, una volta finalizzata l’analisi sull’utilizzo di strumenti finanziari a leva, è verosimile che l’impatto in termini di indebitamento netto delle risorse impiegate in questo ambito si riduca. In secondo luogo, la più puntuale verifica del cronoprogramma dei progetti e il confronto con la Commissione europea relativo alla loro piena ammissibilità potrebbe determinare una riduzione dell’ammontare di risorse autorizzato, rispetto a cui risulta prudente mantenere un margine di sicurezza che garantisca il pieno utilizzo delle risorse europee disponibili per l’Italia.

12 170
FIGURA 1.2: DEFICIT E DEBITO PUBBLICO IN RAPPORTO AL PIL. QUADRO PROGRAMMATICO 2020-2023 (%)
10 8 6 4 2
160
150
140
130
120
110
0 100 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023
Deficit/GDP
Debt/GDP (RHS)
Fonte: Istat e stime MEF.
160
155
150
145
140
135
130
Fonte: Stime MEF.
Occorre rilevare, infatti, che la piena realizzazione dell’attuale Piano può segnare un notevole miglioramento delle prospettive di crescita rispetto alla situazione attuale, rendendo il pur elevato debito pubblico italiano altamente sostenibile.
FIGURA 1.3: SENTIERO PROGRAMMATICO DEL RAPPORTO DEBITO/PIL AL 2026 ED ESTRAPOLAZIONE AL 2031 MANTENENDO INVARIATO IL SALDO PRIMARIO STRUTTURALE DEL 2026
2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031

La manovra di finanza pubblica per il 2021
La legge di bilancio 2021 si pone non solo in continuità con gli interventi fin qui adottati per contrastare gli effetti economici della seconda ondata dell’epidemia da Covid-19, ma predispone anche un’ambiziosa strategia di rilancio e di trasformazione dell’Italia incentrata su investimenti, lavoro, welfare e istruzione, e orientata all’innovazione, alla sostenibilità, alla coesione e all’equità.
La manovra attua una significativa espansione di bilancio per il 2021, valutabile in circa 39 miliardi. Rispetto a questo totale, 24,6 miliardi saranno ottenuti con le misure previste dalla Legge di bilancio nell’ambito del maggior deficit autorizzato dal Parlamento in ottobre in occasione della presentazione della Nota di Aggiornamento del DEF (dal 5,7 per cento tendenziale al 7 per cento programmatico), e ulteriori 17,1 miliardi attraverso l’impiego di sovvenzioni e altri trasferimenti provenienti dal Next Generation EU.
Al di là delle misure di stimolo di natura temporanea, volte a contrastare vigorosamente i danni economici e sociali causati dalla pandemia, la manovra approvata dal Parlamento contiene misure strutturali e di perequazione infrastrutturale che si raccordano con le iniziative del PNRR, in particolare impattando sulle priorità trasversali del piano.
La decontribuzione totale per le nuove assunzioni, di tre anni per i giovani fino ai 35 anni (prolungati a quattro nelle regioni meridionali) e di due anni per le donne, hanno un significativo impatto generazionale e di genere. Un impatto su entrambe le priorità è inoltre assicurato dall’entrata in vigore del primo modulo dell’assegno unico universale per i figli nel corso del 2021, a cui sono stati destinati ulteriori 3 miliardi. Sempre nell’ambito delle politiche per l’inclusione e la famiglia previste dal Family Act, viene confermato il congedo di paternità a 7 giorni e previsto un finanziamento straordinario al Fondo di solidarietà comunale, con una quota di finanziamento destinata al potenziamento degli asili nido. Inoltre, si introduce un nuovo fondo per finanziare la riforma fiscale e l’entrata a regime dell’assegno universale per i figli a partire dal 2022, che sostituirà le misure di sostegno esistenti per le famiglie e la fecondità.
La politica di riequilibrio territoriale è rafforzata con il cospicuo pacchetto di misure dedicate al Sud e alla coesione territoriale, a partire dalla proroga fino al 2022 del credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali e dal rafforzamento di quello per ricerca e sviluppo nelle Regioni meridionali. L’impatto delle politiche e degli investimenti nel Mezzogiorno è rafforzato dalla conferma fino al 2029 della Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud, la riduzione del 30 per cento dei contributi previdenziali a favore delle imprese.
La riforma fiscale sarà finalizzata a ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro medi e medio-bassi, in continuità con quanto previsto dalla messa a regime della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente a partire dal 1° gennaio 2021 per cui sono stati stanziati ulteriori 3 miliardi. La riforma prevederà inoltre incentivi alla partecipazione al mercato del lavoro regolare e inciderà sul reddito disponibile delle famiglie, in continuità con la misura dell’assegno unico. Entrambe le parti della riforma (delega fiscale e assegno unico) consentiranno di aumentare l’equità e l’efficienza complessiva del sistema di tax and benefit.
Nonostante la pandemia, anche nel 2020 il gettito fiscale ha superato le previsioni, grazie alle misure tese ad aggredire il tax gap introdotte negli ultimi anni (comprese la fatturazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi, associate alla digitalizzazione dei pagamenti). Il maggior gettito derivante da una migliore conformità fiscale saranno accantonati in un fondo che finanzierà i diversi moduli della riforma fiscale.

Infine, i finanziamenti per gli investimenti pubblici aumenteranno anche a prescindere dal Next Generation EU. In aggiunta alla mole di risorse per investimenti pubblici già stanziate con la Legge di bilancio 2020 e con gli altri interventi adottati quest’anno, la Legge di bilancio 2021 stanzia oltre 50 miliardi aggiuntivi per i prossimi 15 anni. Questi comprendono sia gli stanziamenti destinati alle amministrazioni centrali, sia quelli attribuiti alle amministrazioni locali per interventi di messa in sicurezza di edifici e territori, e delle infrastrutture viarie.
Nel complesso, dunque, la Legge di Bilancio e il PNRR si integrano a vicenda nel porre le basi per una forte ripresa dell’occupazione, in particolare femminile e giovanile, per lo sviluppo del Mezzogiorno, per il rilancio degli investimenti, e per sostenere la famiglia e migliorare l’equità e l’inclusione sociale.
1.6 VALUTAZIONE D’IMPATTO DEL PIANO
Il PNRR impatterà positivamente sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, equità e sviluppo sostenibile (SDGs) attraverso i maggiori investimenti che attiverà direttamente e indirettamente e le innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà. Questi effetti saranno amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali inserite nelle singole componenti del Piano.
Una valutazione dell’impatto complessivo di investimenti, trasferimenti, incentivi e riforme, nonché dell’effetto moltiplicativo che potrebbe realizzarsi grazie all’effetto-leva di numerose linee progettuali del Piano, potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle relativamente riforme saranno pienamente definiti. L’impatto del Piano, al momento della sua puntuale definizione, potrebbe dunque essere assai più significativo di quanto qui esposto.
Tuttavia, appare utile richiamare qui sinteticamente una valutazione preliminare del Piano, effettuata utilizzando il modello dinamico di equilibrio economico generale QUEST III sviluppato dalla Commissione Europea1. Tale modello permette di includere non solo gli effetti di domanda di un aumento della spesa per investimenti pubblici, ma anche quelli dal lato dell’offerta, ipotizzando una relazione di complementarità fra capitale pubblico e privato nella funzione di produzione delle imprese, ovvero che il capitale pubblico contribuisca in misura significativa e persistente alla produttività e alla competitività del sistema economico.
In prima approssimazione, si sono stimati gli impatti della spesa aggiuntiva che si realizzerà grazie a tutti gli investimenti e incentivi del Piano che hanno carattere addizionale rispetto allo scenario tendenziale di finanza pubblica.
1 Si è utilizzata la versione QUEST3RD 2018 sviluppata dalla Commissione per l’Italia. 34

Nella valutazione di impatto si sono considerati gli impatti non solo del RRF, ma anche delle altre componenti del NGEU, a cominciare dal React EU. Inoltre, coerentemente con la configurazione del PNRR illustrata nel presente documento, si è ipotizzato che oltre il 70 per cento dei fondi NGEU addizionali sia destinato al finanziamento di investimenti pubblici, ossia, spese in conto capitale a carico delle amministrazioni pubbliche. La parte rimanente verrebbe destinata principalmente a incentivi agli investimenti delle imprese, a ridurre i contributi fiscali sul lavoro e, in misura limitata, a spesa pubblica corrente e trasferimenti alle famiglie.
FIGURA 1.4: IMPATTO DEL PNRR SUL PIL (scostamenti percentuali rispetto allo scenario base)
3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0
2021 2022
2023 2024
2025 2026
A queste ipotesi operative, si è aggiunta quella per cui gli investimenti pubblici finanziati dal Piano siano caratterizzati da elevata efficienza, ovvero consistano in infrastrutture materiali o immateriali con una elevata ricaduta in termini di crescita del prodotto potenziale. Si è, inoltre, ipotizzato, un progressivo ma realistico miglioramento dell’attuazione dei progetti da parte delle amministrazioni. Il grafico seguente mostra gli impatti stimati sulle principali variabili macroeconomiche, da cui si evidenzia in particolare che la crescita del PIL nel 2026, l’anno finale del Piano, risulterebbe più alta di 3 punti percentuali rispetto allo scenario tendenziale di base.
Gli investimenti del PNRR saranno accompagnati da riforme e misure di politica economica che coinvolgeranno numerosi ambiti del tessuto socio-economico. Le azioni di riforma saranno sinergiche e interagiranno con gli investimenti pubblici.
Le riforme strutturali necessitano di un ulteriore grado di definizione e approfondimento per essere tradotte in variazioni parametriche e inserite all’interno dei modelli. Pur considerando l’elevato margine di soggettività nella valutazione quantitativa delle riforme, va sottolineato che, una volta parametrati, gli impatti di incisive riforme di contesto potrebbero risultare assai rilevanti. Ad esempio, con riferimento alle tre riforme di contesto individuate nel Piano, Pubblica Amministrazione, Giustizia e Fisco, le simulazioni effettuate con modelli già in uso al MEF indicano che l’impatto sul PIL nel medio periodo (orizzonte a cinque anni) potrebbe essere ampiamente superiore di un punto percentuale. Una riforma del Lavoro che portasse ad un netto aumento del tasso di partecipazione di tutte le categorie di lavoratori, ad un miglioramento qualitativo delle competenze e a una riduzione delle frizioni presenti nel mercato del lavoro, accrescerebbe il PIL di almeno un ulteriore punto percentuale.

Valutazioni su priorità trasversali: Sud, giovani e parità di genere
L’elevato impatto del Piano nel rilancio degli investimenti pubblici al Sud produce conseguenze positive non solo per l’economia dell’area ma per l’intero Paese. Il grado di interdipendenza economica fra le due aree, infatti, è molto forte. Istituti di ricerca e la stessa Banca d’Italia confermano che investire nel riequilibro territoriale della spesa per investimenti pubblici non solo riattiverebbe il processo di sviluppo del Sud, ma avrebbe effetti positivi sull’intera economia nazionale. Inoltre, tutti i modelli macroeconomici su base regionale evidenziano l’elevato valore del moltiplicatore degli investimenti pubblici nelle regioni meno sviluppate.
Un esercizio di simulazione volto a stimare il potenziale effetto sulla crescita e sull’occupazione dell’insieme degli interventi che riguarderanno le regioni del Mezzogiorno nel periodo 2021-2026 è stato effettuato con un modello multiregionale, al fine di cogliere gli effetti reali della manovra non solo sull’intero sistema economico ma anche a livello di singola regione. L’innesto delle misure relative agli investimenti pubblici è stato effettuato in base alla quota di tali investimenti in ciascuna regione. Le simulazioni mostrano che già alla fine del primo triennio del Piano il PIL delle regioni del Mezzogiorno aumenterebbe in misura compresa fra quasi 4 punti percentuali e quasi 6 punti percentuali. Assai significativi sarebbero anche gli impatti occupazionali, che si situerebbero in un intervallo fra i 3 e i 4 punti percentuali.
Valutazioni sono anche in corso per quanto attiene agli impatti delle misure del PNRR volte a contrastare le disuguaglianze di genere e quelle a favore delle nuove generazioni e dell’occupazione giovanile. Sono misure presenti trasversalmente in tutte le missioni del Piano, come richiamato più volte nel documento, e con particolare forza in quelle “Istruzione e ricerca”, “Inclusione e coesione”, ma anche nella riforma e innovazione della P.A., oltre che in alcune azioni mirate come quelle volte al potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia.
L’obiettivo di questa ampia strategia di interventi, che non ha precedenti nella storia del nostro Paese, è colmare due delle tre grandi faglie di disuguaglianza (a danno delle donne e dei giovani) che, assieme a quelle territoriali cui peraltro si collegano, costituiscono la grande anomalia negativa dell’Italia rispetto alle altre economie avanzate, e contribuiscono quindi a frenare lo sviluppo del nostro paese, drenando risorse umane e impedendo il pieno sviluppo del potenziale di ogni persona. Assieme alle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia, alla transizione digitale ed energetica, alle misure volte a ridurre i divari territoriali, il pieno coinvolgimento delle donne e dei giovani nella rinascita del Paese che il nostro Piano promuove è l’obiettivo più alto che mira a rendere l’Italia protagonista del Rinascimento europeo, contribuendo a migliorare significativamente il sentiero di crescita del nostro Pil nel medio periodo.
Pertanto, le Linee di intervento del PNRR, a seguito della definitiva approvazione dei singoli progetti coerenti, saranno accompagnate da un set di indicatori quali-quantitavi che consentirà una più accurata valutazione degli effetti di genere e generazionali delle politiche e degli investimenti. 

La Legge di Bilancio, come richiamato, ha già previsto un esonero contributivo triennale per le assunzioni di giovani fino a 35 anni (prolungato per i giovani del Sud) e biennale per l’assunzione delle donne. Il PNRR si concentra invece su alcuni nodi strutturali che influiscono negativamente sull’occupazione giovanile e femminile. In particolare l’incremento delle risorse per la formazione scolare, universitaria e successiva, il potenziamento degli ITS, dell’istruzione nelle materie STEM e delle competenze digitali e – infine – la lotta per l’inclusione educativa garantiranno una migliore preparazione ai giovani favorendone l’ingresso nel mondo del lavoro. Sul lato della domanda, oltre alle azioni volte a creare opportunità di lavoro nei settori più avanzati e strategici, la maggiore crescita economica prevista produrrà una notevole spinta anche occupazionale, che tenderà a riassorbire maggiormente la disoccupazione giovanile. Sono in corso valutazioni econometriche per quantificare gli effetti di questo complesso insieme di fattori sull’occupazione giovanile.
L’intero Piano sarà valutato in un’ottica di gender mainstreaming. L’integrazione del Piano con interventi finanziati attraverso fondi di bilancio nazionale, a partire dall’assegno unico, rafforza ed esplicita la strategia complessiva del Paese definita nel Family Act e favorisce una interazione virtuosa con i livelli istituzionali interessati e il Terzo settore.
Impatto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030
Attraverso le riforme e gli investimenti del PNRR, l’Italia intende accelerare anche il perseguimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) sottoscritti dall’Agenda ONU 2030. Dal 2018 l’Italia ha fatto degli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) uno strumento strategico della programmazione economico-finanziaria. L’esperienza maturata in questi anni consentirà di valutare come i risultati attesi dalle numerose linee di intervento del Piano possano contribuire al perseguimento dei singoli obiettivi SDGs e al miglioramento degli indicatori BES. Tali risultati saranno oggetto di una valutazione di impatto, con il supporto degli esperti, connessa alla realizzazione delle missioni, sia a livello nazionale che a livello territoriale.
NOTA:
Il presente piano può variare in base alle proposte del Parlamento e al negoziato con la task force della Commissione europea nella struttura della Parte 2 sempre nel rispetto delle linee economiche indicate nella NADEF

2. MISSIONI E LINEE PROGETTUALI

1. DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ E CULTURA
Obiettivi generali della missione
• Crescita digitale del Sistema Paese.
• Trasformazione digitale del settore pubblico; rafforzamento del perimetro di sicurezza
nazionale cibernetica; realizzazione della interoperabilità delle banche dati.
• Favorire una svolta radicale nella PA promuovendo l’innovazione, le capacità, le competenze, il merito. Semplificazione sistematica dei procedimenti amministrativi, riducendone tempi e costi.
• Digitalizzazione dei procedimenti giudiziari e accelerazione, all’interno di un quadro di riforma condiviso, dei tempi della giustizia.
• Sostenere l’innovazione e la competitività del Sistema produttivo, con particolare attenzione alle PMI ed alle filiere produttive.
• Favorire la realizzazione della Banda larga, del 5G e del monitoraggio satellitare.
• Rilanciare in chiave sostenibile i settori del turismo e della cultura, elevando i livelli dei servizi turistici, culturali e creativi, supportando le transizioni digitale e verde e lo sviluppo socio-economico del Paese.
Risorse impiegate nella Missione
Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA………………………………. 11,45 miliardi Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo……. 26,73 miliardi Turismo e cultura 4.0 ………………………………………………………………………. 8,00 miliardi Totale …………………………………………………………………………………………. 46,18 miliardi
Questa missione si pone l’obiettivo – necessario quanto ambizioso – della innovazione del Paese in chiave digital, grazie alla quale innescare un vero e proprio cambiamento strutturale.
Questo obiettivo è unitario – per questo è racchiuso in una sola, composita missione – e produce un impatto rilevante sugli investimenti privati e sull’attrattività del nostro Paese. Esso si declina in alcuni settori chiave di intervento: la digitalizzazione e la modernizzazione della PA, la riforma della Giustizia, l’innovazione del sistema produttivo, la realizzazione della banda larga, e l’investimento sul patrimonio che più caratterizza il sistema Italia rispetto agli altri paesi: quello turistico e culturale.

Le linee di intervento si sviluppano in modo articolato sia nelle sue tre componenti progettuali sia in una strategia ambiziosa di interventi ordinamentali, con particolare riguardo all’innovazione strutturale della Pubblica Amministrazione e alla velocizzazione dei tempi della giustizia, all’interno di un quadro di riforma condiviso.
Gli obiettivi di innovazione e digitalizzazione riguardano anche le altre missioni. La digitalizzazione è infatti una necessità pervasiva, come sottolineato dall’atto di indirizzo formulato dal Parlamento: riguarda la scuola nei suoi programmi didattici, nelle competenze di docenti e studenti, nelle sue funzioni amministrative, nei suoi edifici (vedi anche le missioni 2 e 4). Riguarda la sanità nelle sue infrastrutture ospedaliere, nei dispositivi medici, nelle competenze e nell’aggiornamento del personale, al fine di garantire il miglior livello di sanità pubblica a tutti i cittadini (vedi anche le missioni 5 e 6). Riguarda il continuo e necessario aggiornamento tecnologico nell’agricoltura, nei processi industriali e nel settore terziario (vedi anche le missioni 2 e 3). Riguarda le modalità di fruizione della cultura e del patrimonio artistico e archeologico, che costituiscono uno dei tratti distintivi del nostro Paese. La valorizzazione di tale patrimonio dovrà viaggiare anche attraverso canali digitali e raggiungere un vasto pubblico, guidandolo nei percorsi e nella scoperta del territorio nazionale, della sua cultura e della sua storia. Riguarda, infine, la stessa pubblica amministrazione e la giustizia in modo capillare, con importanti riflessi sulle dotazioni tecnologiche, sul capitale umano e infrastrutturale, sulla sua organizzazione e sulle modalità di funzionamento ed erogazione dei servizi ai cittadini.
In sinergia con la trasformazione digitale si sviluppa un “Programma di innovazione strategica della PA” che mira a realizzare un cambiamento strutturale per rafforzare la PA italiana, in maniera organica e integrata, ai diversi livelli di governo, attraverso una amministrazione capace, competente, semplice e smart, in grado di offrire servizi di qualità ai cittadini e alle imprese e da rendere più competitivo il sistema-Italia. Il Programma sarà accompagnato da interventi di carattere ordinamentale a costo zero, volti a definire una cornice normativa abilitante al cambiamento per il rilancio del Sistema Paese.
La realizzazione degli obiettivi di crescita digitale e di modernizzazione della PA costituisce inoltre il presupposto per l’attuazione dei progetti previsti dalla Recovery e Resilience Facility (RRF) e allo stesso tempo una chiave di rilancio del sistema paese. In quest’ ottica, la missione ricomprende anche le iniziative in materia di digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, e quelle in tema di turismo e cultura.
La seconda componente di questa missione ha l’obiettivo favorire l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese, di rafforzare le filiere produttive, con particolare riferimento a quelle più innovative e strategiche per il posizionamento competitivo dell’Italia e del Made-in in ambito internazionale, e di incentivare la realizzazione di reti ultraveloci in fibra ottica, promuovendo le tecnologie 5G ed investimenti in infrastrutture per il monitoraggio satellitare. Gli interventi di questa componente hanno l’obiettivo, da un lato, di incrementare gli investimenti privati in tecnologie avanzate e, dall’altro lato, di migliorare le infrastrutture di rete che questi investimenti necessariamente richiedono per essere efficaci. Queste trasformazioni devono tenere conto delle caratteristiche specifiche del sistema produttivo italiano, e questo motiva gli interventi a supporto delle PMI e delle filiere produttive, anche attraverso l’utilizzo della leva finanziaria per massimizzare le risorse disponibili.

Giova inoltre sottolineare che in Italia il turismo ha un forte impatto sulla competitività in quanto i suoi principali fattori di capacità attrattiva, bellezze naturali e patrimonio culturale, sono strettamente legati. La crisi derivante dall’emergenza sanitaria da COVID-19 ha colpito in misura imponente il settore, che dev’essere quindi sostenuto e rilanciato: a tal fine, il Piano mette in campo un impegno importante per sostenere il turismo, la cultura e tutta la filiera associata. Questi settori sono fondamentali per l’Italia, in termini di valore economico e occupazionale. Insieme essi rappresentano il 12% del PIL nazionale. Il turismo e la cultura hanno anche impatti sociali positivi significativi su altri ambiti, come la salute, l’istruzione, l’inclusione e la rigenerazione urbana. Viene data, quindi, massima priorità all’attuazione efficace di tutte le misure di sostegno previste per il settore. Obiettivi da perseguire anche tramite una integrazione sempre più intensa tra turismo e fruizione del patrimonio culturale e paesaggistico, valorizzando, in particolare, i borghi, le aree interne, i cammini e gli itinerari culturali, anche attraverso il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti Locali in modo da realizzare un’azione organica di promozione del sistema Paese.
Questa missione del Piano è costituita da tre componenti: 1) Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza nella PA; 2) Digitalizzazione, Innovazione e Competitività del sistema produttivo; 3) Turismo e Cultura. Tali componenti sono distribuiti su una serie di progetti, per un ammontare complessivo di risorse pari a oltre 45 miliardi di euro.
IMPATTO SU GIOVANI, DONNE E SUD
Il disegno degli interventi della Missione punterà a valorizzare in particolare la dimensione femminile, generazionale e territoriale. Gli interventi sono pensati in modo da destinare una quota significativa di risorse alle regioni del Mezzogiorno e agli ambiti di attività caratterizzati da un’incidenza relativamente elevata di professionalità femminile e giovanile. La nuova visone digitale della PA che si propone utilizza anche lo smart-working, in coerenza con la recente Road Map tracciata dalla Commissione Europea “New start to address the challenges of work-life balance faced by working families”, come uno degli strumenti che consentono di aumentare la flessibilità sul lavoro. Agisce, in particolare, sul doppio fronte dell’orario e della sede. Può essere utilizzato da solo o insieme a Telelavoro e Co-working. L’obiettivo di tutti questi strumenti è costruire modelli di organizzazione del lavoro innovativi che consentano a donne e uomini di conciliare la propria vita professionale con quella familiare, tema che rientra tra le priorità strategiche della programmazione del Recovery. Il miglioramento del benessere di lavoratrici e lavoratori, oltre a incidere direttamente sui singoli, ha anche un effetto indotto sulla collettività, perché è provato che negli ambienti in cui si lavora bene aumenta l’efficienza interna. Principi che se, applicati alla Pubblica amministrazione, consentono di dare vita a una burocrazia sempre più amica dei cittadini. Il Turismo e la Cultura sono poi due ambiti in cui risulta elevata la presenza di lavoratori giovani e di donne (arte, restauro, architettura, design etc.) per questo necessita di particolare attenzione e di un rafforzamento della connessione dei percorsi professionalizzati e ITS per le professioni artistiche e culturali, oltre ad una nuova e digitalizzata formazione del servizio turistico. Infine la riqualificazione dei contesti periferici ed extraurbani rappresenta uno strumento di coesione sociale e territoriale. Quindi attraverso le azioni sui Borghi e sulle realtà più dimenticate si interverrà per ridurre disuguaglianze e divari territoriali specialmente nel Sud e nelle aree interne, nei suburbi urbani e nelle aree extra urbane più degradate.

1.7 1.1 – DIGITALIZZAZIONE E MODERNIZZAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Obiettivi della componente
• Cambiare la PA per favorire l’innovazione e la trasformazione digitale del settore pubblico, dotandola di infrastutture moderne, interoperabili e sicure.
• Accelerare, all’ interno di un quadro di riforma condiviso, i tempi della giustizia.
• Favorire la diffusione di piattaforme, servizi digitali e pagamenti elettronici presso le pubbliche amministrazioni ed i cittadini.
La realizzazione degli obiettivi di crescita digitale e di modernizzazione della PA costituisce una chiave di rilancio del sistema paese. Questa componente si sostanzia da un lato nella digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e nel rafforzamento delle competenze digitali del personale della PA, dall’altro nel rafforzamento e nella riqualificazione del capitale umano nella P.A. e in una drastica semplificazione burocratica. Riguarda la pubblica amministrazione in modo capillare con importanti riflessi sulle dotazioni tecnologiche, sul capitale umano e infrastrutturale, sulla sua organizzazione, sui suoi procedimenti e sulle modalità di erogazione dei servizi ai cittadini.
In questo ambito, il passaggio al cloud computing rappresenta una delle sfide più importanti per la digitalizzazione del Paese, in quanto costituisce il substrato tecnologico che abilita lo sviluppo e l’utilizzo di nuove tecnologie. Lo sviluppo di un cloud storage nazionale avverrà in parallelo e in sinergia con il progetto Europeo GAIA-X, promosso a livello europeo e nel cui ambito l’Italia intende avere un ruolo di primo piano. GAIA-X punta a creare un forum di standardizzazione europeo per definire i protocolli di funzionamento dei servizi in cloud dal controllo dei dati processati e archiviati sull’infrastruttura, in linea con il principio di «autonomia strategica digitale», alla piena decentralizzazione dei dati grazie alle ultime tecnologie disponibili (multi-edge, multi-cloud o edge- to-cloud).
Tali interventi mirati nelle infrastrutture digitali e nella cyber security si caratterizzano per una stretta complementarietà con quelli relativi a tre gruppi di progetti, volti a un rafforzamento delle capacità e delle competenze del “fattore umano” e a una riduzione di tempi e costi dei procedimenti amministrativi, nell’ambito di un’articolata strategia di completamento della riforma della PA. In altre parole, il completamento della riforma della PA (ivi compresa le innovazioni in tema di giustizia) passa sia attraverso un rafforzamento delle competenze ed una semplificazione dei processi decisionali, sia attraverso investimenti mirati nelle infrastrutture digitali.
Viene in tal modo costruito un intervento di riforma strategica che da un lato garantisca l’attuazione dei progetti e dall’altro metta a regime alcune parti delle riforme della PA degli anni precedenti e ne operi il completamento su alcuni aspetti cruciali. 

Uno specifico profilo di investimento nell’ambito della missione, con una sua autonomia progettuale, è volto a potenziare la digitalizzazione del sistema giudiziario italiano e a favorire lo smaltimento dell’arretrato.
In questo quadro, un particolare valore rivestono l’impatto di genere (ad esempio in relazione allo sviluppo della smart working, e all’accesso a posizioni dirigenziali) e quello sui giovani (ad esempio in relazione al reclutamento straordinario per l’esecuzione del PNRR).
Tabella delle risorse della componente
M1C1 – Digitalizzazione,
innovazione e sicurezza nella P.A.
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione
5,61
2,34
7,95

7,95
Infrastrutture digitali e cyber security
0,05
1,20
1,25

1,25
Dati e
interoperabilità 0,79 0,34
Modernizzazione
della PA – 1,50
1,13 – 1,13
1,50 – 1,50
Cittadinanza Digitale, Servizi e Piattaforme Abilitanti
4,77
0,80
5,57

5,57
PA capace:
reclutamento capitale umano
di

0,21
0,21

0,21
PA Competente: rafforzamento e valorizzazione del capitale umano

0,72
0,72

0,72
PA semplice e connessa:
semplificazione delle procedure

0,48
0,48

0,48

amministrative, digitalizzazione dei processi
PA Smart: creazione di Poli Territoriali per il reclutamento, la formazione, il co- working e lo smart- working

0,10
0,10

0,10
Innovazione organizzativa della Giustizia

2,00
2,00

2,00
risorse umane per il rafforzamento dell’ufficio del processo nuove posizioni organizzative





Superamento della disomogeneità fra i vari tribunali





TOTALE 5,61 5,84 11,45 – 11,45
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi

Intervento 1 – Digitalizzazione della PA
Lo stanziamento totale per questi interventi è di 7 miliardi e 950 milioni a cui si aggiungono risorse complementari per 300 milioni dai progetti PON e per 300 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio
1.1 Infrastrutture digitali e cyber security
L’investimento mira allo sviluppo di infrastrutture ad alta affidabilità e efficienza per l’erogazione di servizi cloud alla Pubblica Amministrazione. Nello specifico l’investimento mira alla creazione di uno o più Poli Strategici Nazionali (PSN) verso cui «migrare» i Data Center di Cat. B delle Amministrazioni pubbliche centrali. Questo consentirà di superare l’attuale frammentarietà degli asset infrastrutturali IT, mettere in sicurezza i CED ed i dati di interesse strategico, e consentire a tutte le PA di evolvere verso l’erogazione di servizi digitali in sicurezza ed alta affidabilità. La razionalizzazione ed il consolidamento delle infrastrutture digitali esistenti in un nuovo modello di cloud per la PA consentiranno notevoli risparmi nella spesa di manutenzione e aggiornamento dei data-center del prossimo triennio. Questo implica investimenti per lo sviluppo di un’infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata sul territorio nazionale per la razionalizzazione e il consolidamento dei Centri per l’elaborazione delle informazioni per ospitare i servizi più strategici della PA centrale e per il rafforzamento in chiave green dei Data Center di Tipo A e dei Poli Strategici Nazionali definiti dal censimento dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Si prevede inoltre la realizzazione di un Cloud Enablement Program per favorire l’aggregazione e la migrazione delle PA centrali e locali verso soluzioni cloud e fornire alle stesse PA procedure, metodologie e strumenti di supporto utili a questa transizione.
Questi investimenti consentiranno anche il rafforzamento del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (PSNC). Infatti, la sicurezza dell’ecosistema digitale del paese, con specifica attenzione ai beni ICT che supportano le funzioni ed i servizi essenziali dello Stato, costituisce la premessa necessaria per la crescita della comunità e un elemento fondamentale per lo sviluppo di tecnologie in campi strategici quali quelli del cloud computing, Cyber security, Scrutinio tecnologico, Artificial Intelligence. Il Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica (PSNC), unitamente all’attuazione della Direttiva NIS e delle Misure Minime AGID, garantisce nel tempo un approccio integrato e univoco della Pubblica Amministrazione italiana alla minaccia cibernetica e consentirà di migliorare la capacità di resilienza del sistema paese, anche nel quadro dei lavori del costituendo Centro europeo per lo sviluppo industriale, tecnologico e della ricerca in materia di sicurezza cibernetica.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di circa 1.250 milioni, di cui circa 50 milioni già stanziati per la realizzazione di un data center del ministero dell’ interno e per il potenziamento delle reti di connettività delle strutture operatici del CNVVF.
1.2 Dati e interoperabilità
Le dotazioni infrastrutturali e il cloud sono tecnologie abilitanti per lo sviluppo di una sorta di “sistema operativo del Paese”, che consenta di trattare le grandi quantità di dati e informazioni indispensabili per erogare e gestire servizi a cittadini ed imprese. L’aumentata capacità di archiviazione, stoccaggio ed estrazione dei dati da parte della singola amministrazione, tuttavia, non è sufficiente per un uso razionale ed efficiente di tale patrimonio informativo, in assenza di standard e strumenti che consentano la piena interoperabilità e condivisione delle informazioni fra le pubbliche amministrazioni. Pertanto, per dare effettiva e completa attuazione al principio dell’once only, ed in linea con la EU Data Strategy si rendono interoperabili le basi dati e accessibili attraverso un catalogo di API che consenta alle Amministrazioni centrali e periferiche, secondo vari livelli di autorizzazione, di attingere ai dati del cloud, di elaborarli e di fornire servizi a cittadini e imprese. L’investimento supporterà anche l’implementazione del Single Digital Gateway (Sportello Digitale Unico europeo), garantendo l’accesso ai servizi erogati dalla PA italiana anche da parte dei cittadini europei, nonché della digitalizzazione e reingnerizzazione del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN).

Lo stanziamento totale per questo progetto è di circa 1.1 miliardo che include anche i vari interventi delle amministrazioni centrali che hanno avviato progetti di digitalizzazione degli archivi e del patrimonio attualmente su supporto analogico e percorsi di digitalizzazione dei processi operativi.
1.3 Cittadinanza digitale, servizi e piattaforme
Il “sistema operativo del Paese” deve sfruttare le tecnologie digitali a servizio dei cittadini e delle imprese; richiede dunque di progettare, sviluppare, e monitorare, attraverso l’utilizzo dei dati del settore pubblico, politiche e servizi incentrati sulle esigenze degli utenti che, per fruirne, devono essere “abilitati” all’utilizzo di servizi digitali. Pertanto, all’ interno di questo progetto si prevede di sviluppare i seguenti interventi:
• Cittadinanza digitale e diffusione delle piattaforme abilitanti ai servizi della PA: verranno favoriti i servizi abilitanti attraverso la promozione dell’utilizzo delle identità elettroniche (SPID e CIE), della firma elettronica/digitale e del domicilio digitale da parte dei cittadini, accompagnata da capillare diffusione delle stesse presso le PA e da specifiche attività di assistenza alla cittadinanza più anziana e meno digitalizzata. Verrà garantita la completa adozione dell’ANPR e la digitalizzazione dall’Archivio nazionale informatizzato dei registri di Stato civile e la dematerializzazione delle liste elettorali in ANPR, inserite nel più ampio progetto “ItaliaSemplice”. L’APP “IO” diventerà lo strumento principale di accesso e fruizione dei servizi della PA.
• Piattaforma Notifiche Digitali: notificazione con valore legale di atti, provvedimenti, avvisi e comunicazioni della PA, far sì che i provvedimenti risultino più semplici ed efficienti e maggiormente accessibili, attraverso una completa automazione dei processi, a garanzia della certezza dei dati e del presidio puntuale (real time).
• Digitalizzazione dei pagamenti tra privati e verso la PA: Garantire una completa digitalizzazione delle Pubblica Amministrazione dal punto di vista degli incassi, insieme alla realizzazione di un piano nazionale avente l’obiettivo di accompagnare la transizione verso una cashless community attraverso meccanismi di incentivo all’utilizzo di mezzi di pagamento elettronici sia per i consumatori sia per gli esercenti, collegandola all’infrastruttura digitale per le certificazioni fiscali (fatture elettroniche e corrispettivi telematici).

Lo stanziamento totale per questo intervento è di 5.560 milioni, di cui 4.765 milioni già stanziati per il progetto Italia Cashless ed iniziative già in corso da parte delle amministrazioni centrali.
Intervento 2 – Innovazione nella PA
2.1 PA capace: reclutamento di capitale umano
Il personale pubblico in Italia, dopo anni di blocco del turn over, registra forti carenze in alcuni settori e un’età media molto elevata. Ciò rende prioritario assicurare un ricambio generazionale e culturale nelle PA centrali e locali, anche semplificando significativamente le procedure di reclutamento, che soddisfi le esigenze di nuovi profili professionali individuati mediante la ricognizione dei nuovi fabbisogni e con una gestione digitalizzata del reclutamento e della mobilità.
L’investimento 2.1 mira a migliorare la capacità di reclutamento del settore pubblico e ad assumere personale con competenze professionali adeguate, e si configura non come una misura a sé stante ma fortemente connessa e funzionale anche alla realizzazione dei progetti del RRF, ivi inclusa la Digitalizzazione della PA, assicurando sia una visione d’insieme dei reclutamenti necessari sia una maggiore rapidità e funzionalità nel reclutamento medesimo. A tal fine, si prevedono le seguenti azioni:
• ripensamento di modelli e standard procedurali per l’analisi dei fabbisogni e delle competenze, da accelerare e da connettere anche con le nuove mission delle PA in attuazione del PNRR, con un approccio organico ma bottom-up, che muova prioritariamente dai progetti ammessi al Piano.
• rafforzamento della nuova stagione concorsuale, già avviata, attraverso la programmazione continua e periodica dei concorsi pubblici, volti a reclutare prioritariamente giovani laureati con competenze tecniche. Le procedure concorsuali, per le quali si prevede implementazione di modalità di selezione secondo modelli già adottati dalle istituzioni europee (modello EPSO), saranno inoltre volte a valutare anche le capacità relazionali, motivazionali, attitudinali e di problem solving (c.d. soft skills).
• realizzazione di un piano organico straordinario di assunzioni di personale a tempo determinato, destinato al rafforzamento delle amministrazioni coinvolte nella realizzazione del Recovery Plan, per garantire il necessario supporto specialistico all’attuazione concreta dei progetti, con attenzione particolare al tema della digitalizzazione, dell’innovazione e della modernizzazione dell’azione amministrativa. Tale reclutamento verrà effettuato sulla base della rilevazione del fabbisogno svolta entro maggio 2021 da ciascuna amministrazione in collaborazione con il Dipartimento della Funzione pubblica che provvederà a definire le modalità di selezione e reclutamento più celeri ed efficaci Il personale reclutato sarà assegnato alle amministrazioni interessate, che provvederanno all’assunzione e alla gestione del trattamento economico a valere sulle risorse dei singoli progetti del PNRR, con l’occasione di questa nuova stagione concorsuale, al fine di non disperdere le competenze tecniche acquisite e formate sul campo e di dare certezze alle migliori professionalità emerse, le predette assunzioni sono accompagnate dalla individuazione di meccanismi, selettivi e non automatici, di valorizzazione delle competenze e delle conoscenze maturate presso le amministrazioni, nell’ambito del reclutamento straordinario.

• realizzazione di un “Portale del reclutamento”: che consentirà ai cittadini di accedere in maniera centralizzata e sistematica a tutti i concorsi a disposizione (per specifico profilo professionale con sistema di georefenziazione integrato) e alle PA di gestire in maniera unitaria i processi di reclutamento. La partecipazione alle procedure selettive da parte dei candidati attraverso il Portale consentirà la creazione di un “fascicolo del candidato on line” contribuendo alla riduzione degli oneri burocratici a carico dei partecipanti e delle stesse amministrazioni. Il portale potrà inoltre, in una seconda fase, consentire la tempestiva ricognizione delle esigenze delle PA e della mobilità dei dipendenti.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 210 milioni, che si aggiunge a quelli per le assunzioni relative ai singoli progetti del PNRR, a valere sulle risorse degli stessi.
2.2 PA competente: rafforzamento e valorizzazione del capitale umano
L’investimento ha l’obiettivo di rafforzare la conoscenza e le competenze del personale dirigenziale e non della PA, necessarie anche per contribuire proattivamente alla trasformazione digitale del settore pubblico. L’investimento prevede altresì di rafforzare il capitale umano attraverso l’implementazione di percorsi di upskilling e reskilling del personale in servizio e di stabilire un sistema nazionale di certificazione ed accreditamento degli organismi di formazione. La formazione va riformata con approccio operativo e behavioural, creando nuove professionalità pubbliche, incrementando la cultura tecnica degli amministratori rispetto a quella giuridica, privilegiando la priorità del raggiungimento dei risultati, facendo leva sullo spirito di missione dei civil servant.
Infine, l’investimento – che si accompagna a interventi strutturali di natura ordinamentale – è volto a individuare nuove e più efficaci forme di valorizzazione del personale con elevate capacità professionali in servizio nelle Amministrazioni, al fine di motivare e incentivare il predetto personale e di migliorare conseguentemente l’efficienza delle amministrazioni (riducendo, peraltro, la tensione verso strutture maggiormente attrattive in termini di prospettive di carriera e degli sviluppi economici, con conseguenti costi in termini organizzativi e di perdita di know how da parte delle amministrazioni di origine).
A tal fine, si prevedono le seguenti azioni:
• introduzione di meccanismi di rafforzamento del ruolo, delle competenze e delle motivazioni dei civil servant, attraverso percorsi di valorizzazione della professionalità acquisita e dei risultati raggiunti, anche tramite la previsione di progressioni di carriera basate su percorsi non automatici ma selettivi di sviluppo e crescita;

• introduzione di un nuovo modello di lavoro pubblico, anche attraverso strumenti normativi e contrattuali, con valutazione e remunerazione basate sul risultato che richiede un nuovo sistema di misurazione e valutazione delle performance – anche attraverso il potenziamento della citizen satisfaction – volto a conseguire una maggiore selettività nella individuazione delle eccellenze professionali e nel raggiungimento dei risultati, anche attraverso sistemi di analisi di impatto del lavoro agile; valorizzazione economica delle risorse umane aventi caratteristiche di eccellenze professionali;
• introduzione di meccanismi di rafforzamento del ruolo e delle competenze dei dirigenti pubblici, riservando particolare attenzione al tema dell’ accesso delle donne a posizioni dirigenziali. Previsione di percorsi di formazione manageriali ad hoc – partendo da un assessment personalizzato delle competenze – per i dirigenti delle amministrazioni centrali, con previsione di un percorso di formazione che tenga conto delle specifiche attività previste nello svolgimento dell’incarico;
• riforma del sistema di formazione, in particolare con riferimento alla esigenza di riqualificazione connessa alla trasformazione digitale. Programma integrato di formazione e certificazione della qualità dell’offerta formativa e sistema nazionale di accreditamento degli enti formatori;
• lavoro agile e nuove forme di organizzazione del lavoro pubblico: promozione del lavoro da remoto quale strumento per la conciliazione vita-lavoro, in particolare per le donne, l’incremento della produttività individuale e l’innovazione dei processi operativi, specie quelli che hanno come destinatari una utenza esterna.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 720 milioni.
2.3 PA semplice e connessa: semplificazione delle procedure amministrative, digitalizzazione dei processi
Il processo di digitalizzazione delle procedure e di sviluppo della interoperabilità costituisce una occasione irripetibile per associarvi un radicale ripensamento dei procedimenti, spesso ancora disciplinati da normative obsolete e prive di analisi di impatto, con l’obiettivo di realizzare una drastica riduzione dei costi e dei tempi delle procedure, nonché di erogare servizi secondo nuovi standard di qualità, così da costruire processi partecipati e dall’esito certo, anche sfruttando le nuove tecnologie digitali.
L’investimento 2.3 ha l’obiettivo di trasformare la PA in un’organizzazione semplice, snella e connessa, capace di offrire servizi pensati sulle reali esigenze di cittadini ed imprese e disegnati in una logica utente-centrica. A tal fine, l’investimento prevede la mappatura completa di tutte le procedure amministrative che ineriscono alle attività economiche o alla vita dei cittadini, con priorità per quelle necessarie alla rapida attuazione dei progetti del Recovery Plan e con la consultazione ad hoc delle categorie interessate.

Tale sistematico “censimento dei procedimenti” è propedeutico e funzionale alla modifica, sul piano normativo (se del caso, con apposita legge delega), della reingegnerizzazione, in chiave digitale, della disciplina dei procedimenti medesimi, da effettuare, tra gli altri, secondo i principi della soppressione degli adempimenti non più necessari, della riduzione dei tempi e dei costi, della trasparenza e dell’affidamento, della integrale digitalizzazione e della interoperabilità digitale (con una effettiva implementazione del principio once-only).
L’investimento prevede, altresì:
• la velocizzazione delle procedure per il rilancio supportando le amministrazioni statali, regionali e locali nella gestione dei procedimenti complessi (infrastrutture, opere pubbliche, impianti produttivi, valutazioni ambientali, transizione energetica, edilizie urbanistiche e paesaggistiche etc.) attraverso la messa a disposizione di pool di esperti multidisciplinari;
• la semplificazione, reingegnerizzazione e integrale digitalizzazione delle procedure per edilizia ed attività produttive attraverso la digitalizzazione del front office e del back office e l’interoperabilità dei flussi documentali tra amministrazioni (SUAP, SUE, Conferenze di servizi telematiche e altre procedure rilevanti per le attività produttive).
Sono infine previste: i) una fase di verifica ex post e di monitoraggio, nonché azioni di ii) formazione ad hoc dei dipendenti che dovranno attuare le procedure digitalizzate e semplificate e di iii) comunicazione istituzionale delle riforme e delle semplificazioni adottate, anche attraverso il web e i social media, sia per informare cittadini e imprese sia per accrescere la “reputazione Paese”, secondo le tecniche del Country branding.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 480 milioni.
2.4 PA smart: creazione di poli territoriali per il coworking, lo smart working, il reclutamento e la formazione
L’investimento prevede la progettazione e la realizzazione, anche attraverso il recupero di beni demaniali, di poli tecnologici territoriali delle amministrazioni pubbliche (PTA), riprogettate secondo modelli innovativi dell’utilizzo dello spazio e di prestazione delle attività lavorative, che fungano da:
• spazi di coworking e smart working, anche al fine di decongestionare i centri urbani;
• poli di innovazione tecnico-organizzativa, grazie al confronto, all’interazione e alla
socializzazione della conoscenza di dipendenti di amministrazioni diverse; • centri di formazione e di erogazione di servizi pubblici.
L’obiettivo è quello di sperimentare nuovi contesti fisico-organizzativi-tecnologici pubblici, da replicare nelle sedi delle amministrazioni.
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 100 milioni. 

Intervento 3 – Innovazione organizzativa della Giustizia
Lo stanziamento totale per questo intervento è di 2 miliardi a cui si aggiungono risorse complementari per 1 miliardo e 10 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
L’investimento mira a ridurre notevolmente i tempi della giustizia, anche in base all’ esperienza maturata in altri paesi e in alcune best practices sperimentate in Italia di recente con l’istituzione dell’“Ufficio per il processo”. L’obiettivo è garantire la ragionevole durata del processo attraverso l’innovazione dei modelli organizzativi e assicurando un più efficiente impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’ufficio per il processo è un modello di collaborazione integrata attraverso il quale i giudici professionali possono avvalersi del contributo di personale tecnico di supporto, così da concentrare le proprie energie sui profili decisionali. A tale fine è prevista l’immissione di personale tecnico (informatici, architetti, ingegneri) per l’attività edilizia, e di responsabili di organizzazione per lo sviluppo e il monitoraggio sul territorio dell’avanzamento e dei risultati dei progetti informatici e di edilizia. Gli addetti all’ufficio del processo avranno il compito di collaborare allo studio della controversia e della giurisprudenza pertinente, di predisporre le bozze di provvedimenti, di collaborare alla raccolta della prova dichiarativa nel processo civile. Tali figure verranno inserite in uno specifico progetto organizzativo in modo da valorizzare il loro apporto di collaborazione con il magistrato, in un’ottica di progressiva riduzione dell’arretrato e di accelerazione della trattazione dei procedimenti in corso.
Si prevede inoltre, per gli uffici del processo dei tribunali maggiormente gravati da arretrato nel settore civile, l’innesto straordinario di professionalità già strutturate e, quindi, in grado di operare da subito a pieno regime, con la finalità specifica di collaborare con il magistrato nell’adozione della decisione e nella redazione della sentenza. Tali magistrati onorari aggregati, dunque, concorreranno all’attività di definizione dei procedimenti mediante la redazione di progetti completi di sentenza al fine di consentire la riduzione dei tempi di durata dei procedimenti civili e la definizione anticipata dei procedimenti per i quali sia stata fissata udienza per la precisazione delle conclusioni.
Un intervento specifico è previsto per lo smaltimento del contenzioso tributario pendente davanti alla Corte di Cassazione. Come documentato nell’ultima relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario, da sola la sezione tributaria presenta una pendenza, al 2019, di 52.540 procedimenti, mentre tutte le altre sezioni ordinarie civili assieme hanno una pendenza di 51.583 procedimenti (esclusa la materia dell’immigrazione). Al fine di affrontare questa perdurante criticità, si prevede che possano essere assegnati, in via straordinaria, magistrati onorari ausiliari in via temporanea e contingente alle sezioni tributarie della Corte, e per due cicli, al fine di abbattere l’arretrato endemico che appesantisce da tempo dette sezioni incidendo negativamente sulla performance di smaltimento di tutta la Cassazione.
In tale cornice, il rafforzamento della sicurezza e l’innovazione dei software e delle infrastrutture digitali assume primaria importanza. Combinandosi con il completamento della digitalizzazione del processo civile e di quello penale e con le riforme normative in programma, le misure relative al personale garantiranno performance di durata all’altezza di parametri europei.

L’aspettativa di successo delle misure sopra descritta si fonda sull’elevato indice di smaltimento degli affari da parte dei magistrati italiani (cd. Clearence Rate), e cioè sul costante incremento della percentuale delle definizioni rispetto alle sopravvenienze annuali (1,6 nel 2019). Questo consente di ritenere che l’assorbimento dell’arretrato attuabile con le misure straordinarie indicate consentirà tempi di decisione in linea con gli standard europei.
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BOX – LE RIFORME DELLA GIUSTIZIA: PROCESSO CIVILE, ORDINAMENTO GIUDIZIARIO, PROCESSO PENALE
I progetti di riforma sono naturalmente aperti ai contributi che verranno avanzati nel corso dell’iter parlamentare e che si dimostreranno capaci di conseguire, con ancora più efficacia, gli obiettivi di efficientamento della Giustizia, di tutela dei diritti di azione e di difesa, e di valorizzazione della professionalità e dell’indipendenza della Magistratura.
RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE
E’ pendente in Parlamento un disegno di legge delega per la riforma del processo civile finalizzato ad una semplificazione e razionalizzazione del processo, sia di primo grado che di appello, attraverso la riduzione dei riti e la loro semplificazione. A grandi linee, il provvedimento prevede:
• l’introduzione di un rito semplificato in materia civile: da tre riti (giudice di pace, monocratico ordinario e monocratico sommario) si passa ad un unico rito;
• la riduzione delle ipotesi in cui la competenza è attribuita al tribunale in composizione collegiale;
• la revisione del giudizio di appello, con la previsione che l’atto introduttivo del giudizio sia il ricorso; previsto, inoltre, che il termine per la prima udienza non sarà comunque superiore a 90 giorni;
• l’anticipazione dei termini per il deposito delle memorie di precisazione o modificazioni delle domande, delle eccezioni e delle conclusioni con l’obiettivo di definire il thema decidendum prima dell’udienza di prima comparizione delle parti;
• l’eliminazione dell’udienza di precisazione delle conclusioni;
• la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie con
l’esclusione del ricorso obbligatorio alla mediazione in materia di responsabilità sanitaria, contratti finanziari, bancari e assicurativi. Nell’ambito della negoziazione assistita viene data la possibilità agli avvocati di anticipare, ove possibile e con procedure definite, una parte dell’attività istruttoria al fine di agevolare l’accertamento dei fatti prima dell’inizio del processo, di consentire alle parti di valutare meglio l’alea del giudizio e incoraggiare soluzioni transattive. Il vaglio di tale attività nell’eventuale successivo giudizio è rimesso alla valutazione del giudice;
• in materia di scioglimento delle comunioni di beni si introduce uno speciale procedimento di mediazione;
• l’implementazione del processo telematico, con la previsione che, nei procedimenti davanti al giudice di pace, al tribunale ed alla Corte di Appello e di Cassazione, il deposito dei documenti e degli atti di parte abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche.

Anche le notifiche potranno essere effettuate telematicamente nel caso in cui il
destinatario sia titolare di un indirizzo PEC o un domicilio digitale;
• il definitivo superamento del c.d. ‘rito Fornero’;
• l’introduzione, in tema di espropriazione immobiliare di norme volte ad accelerare il corso
della procedura esecutiva ed a contenerne i costi attraverso la collaborazione del debitore, il quale può essere autorizzato dal giudice a vendere direttamente il bene pignorato.
L’intervento normativo dovrà necessariamente inserirsi in un contesto più ampio, di complessiva riorganizzazione del sistema giustizia. Sono inoltre allo studio ed in fase di elaborazione altre misure per un eventuale inserimento in un prossimo decreto-legge che contenga le norme accompagnatorie e funzionali alla realizzazione dei progetti nell’orizzonte temporale dato dal regolamento europeo che istituisce il Recovery and resilience fund. La necessità di implementare le riforme di cui allo schema di DDL di delega AS 1662 è sorta anche dalle sollecitazioni espresse dalla Commissione europea nel corso del bilaterale tenutosi lo scorso 18 novembre: nel prendere atto che il programma complessivamente predisposto va nella giusta direzione, la Commissione ha ritenuto che, al fine di rafforzare ulteriormente l’assetto già contenuto nel disegno di legge pendente in Parlamento, fossero necessari sforzi ulteriori per garantire il raggiungimento dell’obiettivo generale di garantire una maggiore efficienza della giustizia civile. Questi, in sintesi, gli ulteriori interventi in via di definizione:
• al fine di incrementare l’utilizzazione di procedimenti per la risoluzione alternative delle controversie e di favorire la definizione di controversie mediante conciliazioni giudiziali o transazioni extragiudiziali, si stanno predisponendo specifiche misure di incentivazione fiscale, sia implementando e semplificando l’attuazione di quelle esistenti, sia introducendone di nuove.
• Quanto al processo civile si stanno definendo ulteriori misure per migliorare l’efficienza del processo con riferimento ai temi centrali delle preclusioni processuali, ristabilendo le cadenze temporali per la definizione del thema decidendum, affinché alla prima udienza le posizioni delle parti siano complete e il giudice possa valutare le scelte processuali funzionali alla più rapida definizione del giudizio.
• E’ inoltre in fase di elaborazione l’ingresso operativo nel sistema del principio di chiarezza e sinteticità degli atti delle parti e del giudice.
• Inoltre si sta lavorando per la definizione di ulteriori norme volte ad accelerare e snellire il giudizio di appello.
• Sono allo studio alcune modifiche relative al giudizio arbitrale, al fine di conferire agli arbitri il potere di concedere sequestri ed altri provvedimenti cautelari se previsto dalla convenzione di arbitrato o da altro atto scritto separato redatto anteriormente all’instaurazione del giudizio arbitrale.
• Infine sono in fase di elaborazione alcune misure in materia di spese di giustizia, le quali introducono meccanismi premiali ove le parti, in casi specifici, concorrano a snellire la fase decisoria in Cassazione, e in materia di digitalizzazione dei pagamenti delle indennità di cui alla legge 24 marzo 2001, n. 89, al fine di accelerare il procedimento di liquidazione.
RIFORMA DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO

L’intervento di riforma dell’ordinamento giudiziario, pendente in Parlamento, non esplica effetti solo sul profilo ordinamentale, ma produce conseguenze dirette anche sull’efficienza dell’amministrazione della giustizia.
Quali norme di organizzazione dell’attività degli uffici di diretta incidenza sulla gestione efficiente del comparto giustizia vengono in primo luogo in considerazione:
• l’attribuzione al dirigente dell’ufficio del compito di verificare che la distribuzione dei ruoli e dei carichi di lavoro garantisca obiettivi di funzionalità e di efficienza dell’ufficio e assicuri costantemente l’equità tra tutti i magistrati dell’ufficio, delle sezioni e dei collegi;
• la specifica previsione che è onere del dirigente (sia dell’ufficio che della singola sezione) di monitorare il sopravvenire di ritardi da parte di uno o più magistrati dell’ufficio allo scopo di accertarne le cause e di adottare ogni iniziativa idonea ad eliminarli, attraverso la predisposizione di piani mirati di smaltimento, da verificare nella concreta funzionalità ogni tre mesi;
• l’introduzione di specifici illeciti disciplinari in caso di mancata ottemperanza agli obblighi indicati al punto precedente;
• la complessiva riorganizzazione delle Procure della Repubblica, per l’esigenza di imporre a tutti gli uffici di dotarsi di un modulo organizzativo improntato anche a criteri di efficienza e di valorizzazione delle competenze dei singoli;
In relazione alle norme di ordinamento giudiziario che producono effetti di efficienza nella complessiva gestione delle risorse umane, si devono segnalare:
• la riduzione dei tempi di accesso alla carriera di magistrato che consente ai laureati di partecipare direttamente al concorso, riducendo l’età media di accesso alla magistratura e rendendola appetibile anche per quei giovani particolarmente dotati che, invece, per tempi lunghi attuali, intraprendono carriere diverse;
• la riduzione della pianta organica dell’ufficio del massimario della Corte di cassazione conseguente al ripristino delle funzioni di supporto alla nomofilachia proprie di quell’ufficio, in modo da contenere il numero di magistrati sottratti all’esercizio ordinario della giurisdizione;
• l’estensione anche ai magistrati che ricoprono funzioni apicali dell’obbligo di permanenza negli uffici per almeno quattro anni, che è un orizzonte temporale necessario per consentire un’adeguata programmazione e organizzazione dell’ufficio che dirigono;
• precludere la partecipazione al concorso per la copertura di tutti i posti apicali (diversi da quelli di primo presidente e procuratore generale presso la Corte di cassazione) ai magistrati che in ragione dell’età non possano garantire la permanenza per almeno quattro anni che, come detto, rappresentano l’orizzonte temporale necessario per consentire un’adeguata programmazione e organizzazione dell’ufficio che dirigono;
• ridurre il numero dei passaggi di funzioni da giudicanti a requirenti;
• semplificare le procedure di approvazione delle tabelle e dei progetti di organizzazione degli
uffici;
• semplificare l’attività dei Consigli giudiziari.
In relazione agli interventi diretti a garantire un esercizio dell’autogoverno della magistratura libero da condizionamenti esterni e, quindi, improntato a scelte fondate solo sul buon andamento dell’amministrazione è prevista:

• una riforma del procedimento di selezione e di conferma dei dirigenti degli uffici e delle sezioni, per consentire che gli uffici siano diretti da magistrati dotati delle capacità e delle professionalità necessarie;
• una riforma del procedimento di selezione dei magistrati addetti alle funzioni di legittimità, per consentire un recupero di qualità della funzione nomofilattica;
• una riforma del meccanismo di elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura e una rimodulazione dell’organizzazione interna di quell’organo.
• Una nuova disciplina, fortemente restrittiva, delle condizioni che consentono la candidatura dei magistrati per incarichi elettivi e dello status dei magistrati, sia in caso di mancata elezione sia, in caso di elezione, al termine del mandato parlamentare o consiliare;
• Una nuova disciplina, altrettanto restrittiva, dello status dei magistrati che abbiano assunto incarichi di governo nazionale, regionale o locale.
LA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE
Il disegno di legge delega pendente in Parlamento inerisce anzitutto alla necessaria realizzazione della progressiva digitalizzazione del processo penale: con norme riferite al deposito telematico degli atti e dei documenti e una disciplina delle comunicazioni e notificazioni incentrata sull’utilizzo della pec ed anche di soluzioni tecnologiche diverse dalla pec stessa. Ciò detto sono previste una serie di disposizioni con l’unico scopo di eliminare i “tempi morti” del processo penale, di ridurre drasticamente i casi in cui il procedimento sfocia nel dibattimento, di razionalizzare la disciplina di una serie di istituti con una prospettiva di accelerazione e semplificazione. Un’attenzione particolare è riservata al giudizio d’appello, vero e proprio collo di bottiglia del processo penale.
I principi ispiratori dell’intervento di riforma sono in sintesi i seguenti.
La durata delle indagini preliminari viene rimodulata in funzione della gravità dei reati per cui si procede. Per rendere più difficilmente eludibile il termine di durata massima si istituisce un meccanismo di verifica giudiziale della tempestività nell’iscrizione delle notizie di reato da parte del pubblico ministero e viene introdotto l’obbligo per il p.m. di depositare gli atti delle indagini al decorso dei termini massimi di durata, con l’ulteriore obbligo di presentare richiesta di archiviazione o esercitare l’azione penale entro il termine di trenta giorni dalla presentazione della relativa richiesta da parte del difensore dell’indagato o della persona offesa.
Viene ridefinito il criterio orientativo della decisione, rispettivamente del Pubblico ministero e del giudice per l’udienza preliminare, di formulare richiesta di archiviazione del procedimento e di emissione della sentenza di non luogo a procedere, sostituendo il parametro della inidoneità degli elementi acquisiti a sostenere l’accusa con quello dell’inidoneità degli stessi a consentire una ragionevole previsione di accoglimento della tesi accusatoria nel giudizio.
Viene modificata la disciplina dei riti alternativi in modo da incentivarne l’adozione, eccezion fatta per i casi in cui si proceda per reati molto gravi.
Con riguardo al giudizio dibattimentale, la riforma contiene alcune direttive specificamente rivolte all’obiettivo dell’accelerazione del procedimento, tra le quali:
-l’eliminazione della necessità del consenso delle altre parti processuali per revocare l’ammissione di una prova alla quale abbia rinunciato la parte richiedente;
-la previsione che il deposito degli elaborati delle consulenze tecniche e delle perizie debba avvenire entro un termine antecedente all’udienza fissata per l’esame del consulente o del perito; -l’obbligo per il giudice di stabilire e comunicare alle parti, all’inizio del dibattimento, il calendario del processo.
Con riguardo al procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica viene introdotta, sempre in una prospettiva di forte deflazione, nei soli casi di citazione diretta a giudizio, un’udienza “filtro” nella quale il giudice (diverso da quello davanti al quale, eventualmente, dovrà celebrarsi il giudizio) valuta, sulla base degli atti presenti nel fascicolo del pubblico ministero, se il dibattimento debba essere celebrato o se, al contrario, debba intervenire una pronuncia di sentenza di non luogo a procedere.

Gli interventi riferibili al giudizio d’appello sono numerosi e significativi:
Il difensore potrà appellare la sentenza di primo grado solo se munito di uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza stessa, con l’obiettivo di evitare un gran numero di impugnazioni presentate nell’interesse di soggetti che si sono resi irreperibili.
Si elimina la possibilità di presentare l’impugnazione nella cancelleria di un ufficio giudiziario diverso da quello che ha emesso l’atto da impugnare previa disciplina del deposito telematico dell’impugnazione.
Viene introdotto il giudice monocratico d’appello, con competenza a giudicare sulle sentenze di primo grado pronunciate dal giudice monocratico, accompagnando tale innovazione con adeguate garanzie per le parti.
Al fine di garantire maggiore speditezza, sono inoltre introdotti termini di durata massima delle diverse fasi e dei diversi gradi del processo penale, da cui l’obbligo, per i singoli magistrati, di adottare misure organizzative del proprio lavoro tali da assicurare la definizione dei processi penali nel rispetto dei termini; la mancata adozione di tali misure (e non il mancato rispetto dei termini), se imputabile a negligenza inescusabile, potrà costituire causa di responsabilità disciplinare; nei giudizi di impugnazione delle sentenze di condanna, alla scadenza dei termini di durata del processo fissati in sede di riforma, le parti processuali potranno sollecitare la trattazione del giudizio di impugnazione avverso la sentenza di condanna in primo grado. Dalla presentazione dell’istanza il processo dovrà essere definito entro sei mesi. Spetterà ai dirigenti degli uffici giudiziari e ai singoli magistrati assicurare il rispetto di tali termini, dettando le necessarie misure organizzative.
L’obiettivo della riforma è insomma quello di snellire e semplificare il processo e, senza conculcare i fondamentali diritti di azione e di difesa, accelerarne la conclusione in modo da soddisfare la duplice esigenza di evitare che si consumino prescrizioni (in ogni stato e grado) e, al tempo stesso, che i processi abbiano una durata irragionevole.
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1.2 – DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE E COMPETITIVITA’ DEL SISTEMA PRODUTTIVO
Obiettivi della componente
• Sostenere la transizione digitale e l’innovazione del sistema produttivo attraverso stimoli agli investimenti in tecnologie all’avanguardia e 4.0, ricerca, sviluppo e innovazione, cybersecurity.
• Realizzare reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e satellitari, per la realizzazione, l’ammodernamento e il completamento delle reti ad altissima capacità collegate all’utente finale nel Mezzogiorno e nelle aree bianche e grigie, nonché per garantire la connettività di realtà pubbliche ritenute prioritarie e strategiche, integrando le migliori tecnologie disponibili per offrire servizi avanzati per il comparto produttivo e della sicurezza (inclusa l’offerta di pacchetti di servizi per la gestione in sicurezza dei dati in cloud, la rindonanza delle reti strategiche, la costruzione di reti dedicate).
• Favorire lo sviluppo delle filiere produttive, in particolare quelle innovative, nonché del Made in Italy ed aumentare la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali, utilizzando a tale scopo anche strumenti finanziari innovativi.
Negli ultimi anni, per colmare il gap di “digital intensity” del nostro sistema produttivo verso il resto d’Europa (minori investimenti valutabili in 2 punti di PIL), specie nella manifattura e nelle PMI, è stata perseguita una politica di incentivazione fiscale degli investimenti in beni materiali strumentali funzionali alla trasformazione tecnologica secondo il modello “Transizione 4.0”, ed in beni immateriali ad essi connessi, nonché in attività di ricerca e sviluppo. Le analisi disponibili indicano che gli incentivi per l’acquisto dei beni materiali ed immateriali effettivamente innovativi ha avuto effetti positivi sulla digitalizzazione delle imprese nonché sull’occupazione, specie giovanile e nelle nuove professioni. E’ ora necessario rafforzare tale linea di azione, al fine di ridurre i costi di implementazione della trasformazione digitale, incrementando, al contempo, il grado di coinvolgimento delle attività economiche di minore dimensione e collocate al Sud.
Le politiche innanzi descritte, per essere pienamente efficaci, devono essere accompagnate dallo sviluppo di una rete di connessione digitale veloce e ultraveloce per diffondere innovazione e nuovi servizi. La connessione infatti è prerequisito abilitante per usufruire di diverse “tecnologie 4.0” – quali i sensori, l’ Internet of Things, e le stampanti tridimensionali – che richiedono connessioni veloci e con bassi tempi di latenza. L’intervento dei Piano nazionale di ripresa e resilienza in questo ambito si colloca nel solco degli sfidanti obiettivi definiti in sede europea (iniziativa flagship “connect”) e nella consapevolezza che le reti a banda larga ultra-veloce sono una General Purpose Technology, in grado di innescare guadagni di produttività e di crescita su larga scala in tutti i settori dell’economia.

Tuttavia, secondo l’ultimo indice DESI, il nostro Paese si posiziona al 17° posto (sui 28 Paesi UE) sulla connettività. Il tasso di copertura delle famiglie italiane con reti ultra-veloci è pari al 24%, rispetto a una media UE28 del 60%. Per superare questo ritardo, dovuto sia a fattori legati alla domanda ma anche strozzature dal lato dell’offerta, il Governo italiano ha approvato nel 2015 la Strategia nazionale per la Banda Ultra-Larga, capace di mobilitare oltre 12 miliardi di risorse pubbliche e private, per lo sviluppo integrato di una rete di TLC fissa e mobile, basata sulla tecnologia “future proof” della fibra. Nonostante l’incremento degli investimenti nella rete fissa degli ultimi anni, con il PNRR si intende accelerare ulteriormente, promuovendo un “progetto fibra” che eviti il rischio di duplicazioni nella messa a terra della rete – che è parte delle infrastrutture strategiche nazionali – garantendo al contempo la piena concorrenza nella fornitura dei servizi.
L’innovazione tecnologica va perseguita continuando, nello stesso tempo, a sostenere lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle nostre imprese e delle filiere produttive, con attenzione anche alle imprese di minori dimensioni e alle scelte di localizzazione produttiva (reshoring).
Rafforzare il Paese, infatti, significa sostenere la crescita e la resilienza delle PMI, vero motore propulsivo del sistema Italia, potenziando la capacità delle filiere, in particolare di quelle tecnologicamente avanzate, di competere sui mercati internazionali e di rispondere alla crisi in atto. Molti settori d’eccellenza del Made in Italy sono oggi caratterizzati da una forte incidenza di micro e piccole imprese. Quest’ultime rappresentano quasi il 70% del valore aggiunto industriale non-finanziario e l’80% della forza lavoro. Ciononostante, la frammentazione e le ridotte dimensioni hanno portato nel lungo periodo a problemi di competitività, soprattutto nei settori dove sono maggiormente rilevanti le economie di scala e la capacità di investimento. Inoltre, gli impatti economici della crisi hanno determinato situazioni di grave tensione patrimoniale e finanziaria in molte società, specie nelle PMI, con conseguenti potenziali impatti sulle filiere produttive: molti produttori dipendono infatti da un elevato numero di fornitori e sub-fornitori di piccole dimensioni, non immediatamente sostituibili. È dunque fondamentale prevedere nuovi sistemi di finanziamento, come il fondo di fondi, che massimizzino le risorse disponibili per le filiere produttive sfruttando la leva finanziaria.
Nel loro insieme, i progetti di questa componente hanno un ruolo essenziale per lo sviluppo del Sud e per l’occupazione giovanile. L’incremento del grado di digitalizzazione del Paese andrà a particolare beneficio delle giovani generazioni, che saranno inoltre destinatarie principali degli investimenti in capitale umano previsti dalla Missione 4 di questo stesso piano. Di assoluta rilevanza strategica per il nostro Paese e per il nostro Sud è lo sviluppo della filiera sulle tecnologie di base, cioè sulla microelettronica e sui microprocessori, ambito di azione che rientra tra le sette iniziative bandiera indicate dall’Unione nelle linee guida per la redazione dei PNRR (flagship “scale- up”), a cui viene quindi destinato un progetto specifico. Infine, alcune tra le filiere produttive ad alta vocazione all’esportazione sono collocate nel Sud Italia, in particolare in Puglia e in Campania.
Lo stanziamento totale per questa componente è di 26,7 miliardi (di cui 800 milioni sul React/EU).

Tabella delle risorse della componente
M1C2 – Digitalizzazione,
innovazione e competitività del sistema produttivo
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Transizione 4.0
3,10 15,88
18,98 –
18,98
Innovazione e tecnologia dei microprocessori

0,75
0,75

0,75
Digitalizzazione PMI e Fondo di Garanzia **



0,80
0,80
Banda Larga, 5G e monitoraggio satellitare
1,10
3,10
4,20

4,20
Connessioni Veloci
1,10 2,20
3,30

3,30
Costellazione satellitare e Istituto Nazionale di Osservazione della Terra

0,90
0,90

0,90
Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione *

2,00
2,00

2,00
TOTALE
4,20 21,73
25,93 0,80
26,73
Intervento 1: Transizione 4.0
Si prevedono incentivi per agevolare la transizione digitale e verde, sostenendo i processi virtuosi generati da trasformazioni tecnologiche interconnesse nella progettazione, nella produzione e nella distribuzione di sistemi e prodotti manifatturieri. Il Piano agisce sui fattori che abilitano la trasformazione digitale delle imprese creando le condizioni favorevoli alla realizzazione degli investimenti innovativi. I principi fondanti del Piano possono sintetizzarsi in una logica di neutralità tecnologica e nella scelta di intervenire con azioni orizzontali e automatiche. Con il “Piano Transizione 4.0” è stata elaborata una nuova strategia di politica industriale del Paese, più inclusiva e attenta alla sostenibilità.

Il Piano si compone di una serie di misure volte a:
• stimolare la domanda di investimenti privati in beni strumentali per favorire sia la trasformazione digitale delle imprese che il necessario ammodernamento di macchinari e impianti in un’ottica di efficientamento produttivo ed energetico;
• sostenere prodotti e processi innovativi attraverso una misura dedicata alle attività di ricerca e sviluppo che portano all’adozione di soluzioni nuove per il settore o mercato di riferimento.
Il nuovo progetto Transizione 4.0 prevede misure pluriennali per favorire la pianificazione delle strategie di investimento delle imprese. Introduce inoltre significativi potenziamenti, sia in termini di aliquote e massimali delle agevolazioni, sia in termini di semplificazione e accelerazione delle procedure di erogazione del vantaggio fiscale. L’estensione degli investimenti agevolabili, che a partire dal 2021 includono un bacino più ampio di beni strumentali immateriali, dovrebbe consentire il coinvolgimento maggiore delle piccole imprese che storicamente devono colmare un divario in termini di digitalizzazione di base. Infine, sempre in favore delle piccole imprese, il Piano prevede un bacino più ampio di beni strumentali immateriali agevolabili e meccanismi semplificati e accelerati di compensazione dei benefici maturati per le aziende con fatturato annuo inferiore ai 5 milioni di euro. La possibilità di fruizione immediata del credito potrebbe favorire maggiori investimenti da parte delle PMI ovviando alle note carenze di liquidità.
Il progetto si basa su un credito d’imposta articolato per spese in beni strumentali (materiali e immateriali 4.0), e per investimenti in ricerca e sviluppo, nonché in processi di innovazione e di sviluppo orientati alla sostenibilità ambientale e all’evoluzione digitale. A queste misure potranno accedere anche le imprese editoriali per le attività di digitalizzazione e per gli interventi a sostegno della trasformazione digitale dell’offerta e della fruizione di prodotti editoriale. Infine, uno specifico finanziamento di 180 milioni viene attribuito alle infrastrutture digitali per le filiere agroalimentari nelle regioni meridionali.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 19 miliardi, di cui 3,1 miliardi già stanziati a legislazione vigente.
Inoltre, si aggiungono risorse complementari per 6 miliardi e 760 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Intervento 2: Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione
Il progetto prevede di sostenere le filiere industriali in particolare quelle che maggiormente hanno risentito degli effetti della crisi e quelle più avanzate dal punto di vista dell’innovazione e della sostenibilità ambientale, favorendone il rafforzamento anche al fine di migliorarne il posizionamento nelle catene del valore europee e globali e di ridurre la dipendenza da paesi terzi. Particolare attenzione sarà rivolta, in questo ambito progettuale, alle imprese che promuovono nel mondo i prodotti del Made in Italy, in particolare a quelle di minori dimensioni.

A tale scopo, sarà utilizzato il sistema del fondo di fondi attraverso il quale le risorse stanziate sono conferite a fondi operativi specializzati per strumenti finanziari, rischi assunti e settori di intervento. Tale conferimento, unitamente a strumenti BEI e dell’UE e alla partecipazione al capitale e/o ai finanziamenti di intermediari finanziari e partner, può rappresentare la dotazione che ogni singolo fondo utilizzerebbe per finanziare le iniziative di questo progetto. Inoltre, sostenere le filiere significa anche prevedere un insieme di interventi che stimoli la qualità e la specializzazione nei processi di aggregazione delle filiere in ogni settore, soprattutto in quelli di rilevanza nazionale. Saranno così incentivate le integrazioni e le interconnessioni tra le aziende nelle diverse fasi dei processi produttivi, favorendo, con strumenti idonei, anche processi di fusione e di patrimonializzazione.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 2 miliardi.
Intervento 3: Finanziamento PMI e fondo di garanzia
La crisi di liquidità provocata dall’emergenza sanitaria fa emergere, per ampi segmenti del sistema produttivo e a prescindere dalla dimensione di impresa, l’esigenza di accedere a fonti di finanziamento diverse dal cash flow, compromesso dal calo di fatturato. In tale contesto il sistema bancario e le misure di sostegno intraprese dal Governo hanno giocato un ruolo preminente. Per questo, il PNRR – grazie ad una sinergia tra più programmi europei – mette a disposizione diversi strumenti per il rafforzamento del sistema produttivo, in particolare strumenti per favorire l’accesso al credito e la liquidità delle imprese, come il rifinanziamento del Fondo di Garanzia.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 800 milioni su React-EU.
Inoltre, si aggiungono risorse complementari per 1 miliardo dai progetti PON e per 3 miliardi e 100 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Intervento 4: Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare
In questo ambito si prevedono interventi per la riduzione del digital divide favorendo il raggiungimento degli obiettivi europei della Gigabit society. Tra le principali linee di progetto vi sono:
• Il Piano Italia 1 Gbit/s che prevede il completamento del progetto Banda ultra larga, con iniziative per il collegamento all’utente finale delle connessioni ultraveloci e la sua estensione alle nelle aree grigie;
• La copertura in fibra ottica in realtà pubbliche ritenute prioritarie (completamento Piano scuole; piano sedi della sanità; piano fibra per parchi naturali; piano fibra per musei e siti archeologici);
• Fibra per il 5G lungo le vie di comunicazione extra-urbane e diffusione di reti 5G negli impianti sportivi pubblici;
• Interventi per la promozione dei servizi 5G e la safety del 5G.
Inoltre, in piena coerenza con le iniziative avviate dall’Unione europea e da numerosi stati membri in un settore in forte espansione a livello globale, nel quadro del Piano straordinario per la space economy si prevede il lancio di una costellazione satellitare per il monitoraggio della Terra (ottico e via radar) ad elevata risoluzione con la relativa realizzazione dell’infrastruttura di terra per il controllo della costellazione e la costituzione di un istituto per il monitoraggio ambientale e di difesa del territorio, tramite sistemi di IA e high speed computing. Previsti poi interventi in materia di tracciamento (mirror Galileo) e di telecomunicazioni satellitari a bassa latenza per servizi istituzionali e governativi (GovSatCom), attuati anche in partenariato pubblico-privato. E’ noto infatti l’apporto che tecnologie e applicazioni spaziali possono fornire nella risoluzione di sfide sociali di diversa natura, incluso il contrasto alla pandemia da Covid19, oltre che il ruolo di propulsione che tale settore può giocare nel processo di rilancio del potenziale di crescita del paese. Potranno trovare spazio all’interno di questa linea di finanziamento anche i progetti dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Lo stanziamento totale per questo progetto è di 4,2 miliardi [di cui 1,1 già stanziati per progetti in essere].
Intervento 5: Innovazione e tecnologia dei microprocessori
Il progetto è volto a sostenere il settore ad alto contenuto tecnologico della microelettronica, attraverso un mix di strumenti per il sostegno finanziario agli investimenti in macchinari, attrezzature e impianti produttivi. Data la specializzazione nel settore di alcune aree del paese, è ragionevole attendersi che una quota significativa di questa linea di intervento possa riguardare il Sud e favorire peraltro l’occupazione, anche giovanile, altamente qualificata.
Lo stanziamento totale per questo progetto è di 750 milioni.

1.3 – TURISMO E CULTURA 4.0
Obiettivi della componente
• Incrementare il livello di attrattività del sistema turistico e culturale attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali del patrimonio storico artistico, miglioramento della fruibilità digitale e dell’accessibilità fisica e cognitiva della cultura.
• Rigenerare i borghi e le periferie urbane attraverso la promozione della partecipazione alla cultura, il rilancio del turismo sostenibile, della tutela e valorizzazione dei parchi e giardini storici.
• Mettere in sicurezza e restaurare i luoghi di culto e il patrimonio storico- architettonico.
• Potenziare le strutture ricettive attraverso investimenti in infrastrutture e servizi turistici strategici, rinnovando l’ecosistema turistico e promuovendo il turismo delle radici.
• Turismo e cultura 4.0 per promuovere la formazione e l’interazione tra scuola, università, impresa.
• “Caput Mundi” e “Percorsi nella Storia” per promuovere la capacità attrattiva turistica del Paese attraverso una fruizione sinergica e innovativa del Patrimonio e riqualificando i contesti, con forme di turismo “lento” e sostenibile.
Nella terza componente “Turismo e Cultura” si concentrano gli interventi in due settori che offrono potenziale di crescita, costituiscono concreti fattori di sviluppo, nonché vantaggi comparativi ed asset strategici del Paese, e che, conseguentemente, rappresentano ambiti di intervento imprescindibili nelle politiche di rilancio. La transizione verde e la sostenibilità ambientale nel nostro Paese non possono che fondarsi sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio culturale, politiche intrinsecamente ecologiche che comportano la limitazione del consumo di suolo, minimizzano l’uso di risorse naturali ed energetiche e assicurano un basso impatto ambientale.Tursimo e cultura sono tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia che necessitano un sostegno specifico per accompagnarne la ripresa e rafforzarne la resilienza per il futuro.
Nel settore pubblico l’Italia dispone di un patrimonio culturale molto vasto e di pregio che richiede il mantenimento di importanti investimenti annuali, ma può essere un importante polo di attrazione per le attività culturali e turistiche. Il Piano prevede pertanto numerosi progetti di valorizzazione dei siti culturali e storici delle principali città metropolitane, comprese le aree periferiche.

C’è anche la necessità di investire per rendere i siti culturali italiani più accessibili a fasce più ampie della popolazione e dei turisti. Gli investimenti proposti comprendono interventi mirati a migliorare l’accessibilità ai siti e agli edifici del patrimonio culturale, consentendo una più ampia partecipazione alla cultura, promuovendo così l’inclusione e la rigenerazione socio-culturale delle aree trascurate e il benessere economico e sociale. Le aree remote e le periferie urbane saranno incluse fra le aree di investimento.
Esiste l’opportunità di bilanciare flussi turistici investendo nel turismo rurale e sostenibile. L’Italia ha ad esempio tanti piccoli centri storici (“borghi”) e luoghi di culto, che possono offrire esperienze turistiche arricchenti e diversificate. Inoltre, sono tanti i cittadini di origine italiana nel mondo che potrebbero essere interessati a un tipo di turismo legato alla scoperta delle proprie radici. C’è però la necessità di riqualificare le strutture ricettive.
L’accesso digitale alle informazioni pubbliche sul patrimonio culturale è limitato, riducendo così le opportunità per le imprese culturali e creative di utilizzare e riutilizzare le informazioni per i loro prodotti e servizi e per il settore dell’istruzione e della ricerca di aumentare il livello dei servizi culturali essenziali.
Il rapido sviluppo delle nuove tecnologie digitali nel settore cinematografico, soprattutto quelle legate alla produzione virtuale, richiede un investimento strategico nella formazione di nuove figure professionali in questo campo, per non perdere competitività rispetto ad altri paesi.
È necessario tuttavia migliorare l’efficienza energetica degli edifici del patrimonio culturale e aggiornare le pratiche relative al patrimonio culturale, al fine di progredire verso un’economia più circolare e contribuire al Green Deal europeo. Peraltro sono attività ad alta incidenza di lavoro femminile e giovanile che rappresentano due capisaldi del Piano di Rilancio.
Nella consapevolezza che il patrimonio artistico e culturale rappresenta un biglietto da visita unico che nessun altro Paese può vantare, la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale e il turismo diventano una delle nostre “iniziative bandiera”. La componente Turismo e Cultura è stato conseguentemente valorizzato in termini di risorse per investimenti e contributi con una dotazione di 8 miliardi che potrebbero anche essere rafforzati da importanti effetti leva su alcune aree di azione come quella legata alla infrastruttura ricettiva.

Riforma del settore Turismo e delle imprese culturali
Per il 2021 è previsto un Collegato turismo alla legge di bilancio, che conterrà la riforma del settore. La riforma reca norme in materia di turismo, nei limiti consentiti dalla competenza statale, provvedendo al riordino, al coordinamento e all’integrazione delle disposizioni legislative statali vigenti, nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione europea e delle attribuzioni delle regioni e degli enti locali. Tale riforma si rende necessaria per superare alcune criticità rilevate dagli operatori, rese ancora più problematiche dalla pandemia, assicurando la regolamentazione e lo sviluppo del settore turistico a livello nazionale, anche al fine di stimolare l’offerta turistica per rafforzare la competitività del sistema nazionale nel suo complesso.
Riforma connessa all’adozione formale dei Criteri Ambientali Minimi (C.A.M.)
La riforma mira a favorire la riduzione dell’impronta ecologica di eventi culturali: mostre, esposizioni, festival, rassegne culturali, eventi musicali mediante l’inclusione di criteri sociali ed ambientali nelle politiche per gli appalti pubblici negli eventi culturali finanziati, promossi o organizzati da enti pubblici, orientandoli verso la sostenibilità ambientale. La loro applicazione sistematica e omogenea consente di diffondere le tecnologie ambientali e i prodotti ambientalmente preferibili e produce un effetto leva sul mercato, inducendo gli operatori economici meno virtuosi ad adeguarsi alle nuove richieste della Pubblica Amministrazione. Tale azione può pertanto contribuire a dirigere la catena di approvvigionamenti verso l’eco-innovazione di prodotti e servizi nel settore della cultura.
Il Piano per il Turismo e la Cultura si divideo in tre grandi aree di intervento: “Patrimonio culturale per la EU Next Generation”, “Siti Minori, Aree Rurali e Periferie” e “Turismo e Cultura 4.0”. Gli interventi che saranno descritti prevedono una forte cooperazione tra attori pubblici coinvolti nell’attuazione del programma in modo da agevolare la messa a terra dell’intervento in un ambito dove è usuale che insistano diverse responsabilità a livello centrale (Amministrazioni) e locale (Comuni, Città Metropolitane e Regioni). Inoltre saranno anche coinvolti i privati, i cittadini e le comunità sia in termini di incentivazione delle sponsorship, sia attraverso forme di governance multilivello, in linea con la “Convenzione di Faro” sul valore del patrimonio culturale per la società, e con il Quadro di azione europeo per il patrimonio culturale, che invita a promuovere approcci integrati e partecipativi al fine di generare benefici nei quattro pilastri dello sviluppo sostenibile: l’economia, la diversità culturale, la società e l’ambiente.
Tabella delle risorse della componente
M1C3 – Turismo e cultura
4.0
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Patrimonio culturale Next
Generation

2,70
2,70

2,70
65

Potenziamento del piano strategico grandi attrattori
turistico-culturali

1,10
1,10

1,10
Piattaforme e strategie digitali per l’accesso al
patrimonio culturale

0,50
0,50

0,50
Miglioramento dell’accessibilità
fisica

0,30
0,30

0,30
Caput Mundi. Interventi sul
patrimonio artistico-culturale di Roma

0,50
0,50

0,50
Sviluppo industria
cinematografica (Progetto Cinecittà)

0,30
0,30

0,30
Siti minori, aree rurali e
periferie

2,40
2,40

2,40
Piano nazionale borghi
Patrimonio storico rurale
– 1,00 – 0,50
1,00 0,50
– –
1,00 0,50
Programma Luoghi identitari, Periferie, Parchi e
giardini storici

0,40
0,40

0,40
Sicurezza antisismica dei luoghi di culto e restauro patrimonio
FEC

0,50
0,50

0,50
66

Turismo e Cultura 4.0
0,30 2,60 2,90 – 2,90
Cultura 4.0: Formazione
Turistica e iniziative per la diffusione culturale nelle scuole

0,40
0,40

0,40
Supporto agli operatori culturali nella transizione
green e digitale

0,50
0,50

0,50
“Percorsi nella storia” – Turismo
lento

0,50
0,50

0,50
Miglioramento delle infrastrutture di ricettività e dei
servizi turistici *
0,30
1,20
1,50

1,50
TOTALE
0,30 7,70 8,00 – 8,00
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Intervento 1: Patrimonio Culturale per la EU Next Generation
La prima area di investimento della linea di azione consiste nel potenziamento del Piano Strategico Grandi Attrattori Turistico-Culturali, che prevede l’investimento nella rigenerazione del patrimonio culturale e urbano in alcune delle principali città italiane. Si tratta di provvedere restauro e alla rifunzionalizzazione di complessi di elevata valenza storico-architettonica e testimoniale. Gli interventi, salvo alcune eccezioni, sono localizzati nelle principali città italiane e condividono tutti la natura di progetti complessi ove il recupero dei beni del patrimonio culturale è alla base di processi di rigenerazione urbana nei quali, in taluni casi, le amministrazioni locali sono già da tempo impegnate. Si considera che simili investimenti nella rigenerazione del patrimonio culturale producano una vasta gamma di benefici economici, sociali e ambientali: rafforzano il valore culturale del sito, aumentano l’attrattiva dei luoghi e contribuiscono alla loro prosperità economica e sociale. L’investimento nel patrimonio culturale garantisce una buona redditività ed è un generatore significativo di entrate fiscali derivanti direttamente dalle attività economiche di settori connessi al patrimonio culturale e, indirettamente, grazie ai nuovi progetti stimolati dagli interventi di riqualificazione.

Si investirà inoltre su piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale, per incrementare, organizzare e integrare l’immenso patrimonio digitale prodotto nel corso degli anni da archivi, biblioteche, musei e in generale dai luoghi della cultura, per consentire a cittadini e operatori nuove esperienze di fruizione e per migliorare l’offerta di servizi. Questo importante sforzo di digitalizzazione del patrimonio culturale sarà accompagnato dallo sviluppo di una infrastruttura per la raccolta, conservazione e accesso alle risorse digitali, che metterà a disposizione le risorse per il riuso per servizi complementari ad alto valore aggiunto sviluppati dalle imprese culturali e creative e da start-up innovative, e per fini educativi.
Un altro intervento infrastrutturale fondamentale per innalzare i livelli di attrattivi del Paese riguarderà il miglioramento dell’accessibilità fisica e cognitiva di istituti e luoghi della cultura, con particolare attenzione ai musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici, archivi e biblioteche statali. L’intervento prevede la realizzazione di un Piano strategico per l’eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A) senso-percettive, culturali e cognitive, di interventi di accessibilità fisica, senso-percettiva, culturale e cognitiva e di fruizione diffusa nei luoghi della cultura italiani e la realizzazione di un sistema informativo per la qualità della fruizione del patrimonio culturale da parte di persone con esigenze specifiche. Verranno infine realizzate attività di formazione sui temi della fruizione ampliata al patrimonio ai professionisti del patrimonio.
Viene previsto anche una importante area di investimento, “Caput Mundi”, con cui si vuole definire un processo innovativo di valorizzazione del patrimonio archeologico, culturale e turistico su Roma usando l’opportunità offerta prossimo Giubileo del 2025. Con questa azione si andranno a valorizzare quei siti “minori” importanti e preziosi ma non promossi e da tempo trascurati. Si tratta di più interventi di valorizzazione, messa in sicurezza, restauro e restituzione al pubblico di monumenti inseriti in percorsi integrati di fruizione capaci di aggiungere itinerari a quelli più noti esistenti a Roma. In particolare le azioni si estendono anche alle aree periferiche della città in cui esistono e insistono realtà importanti che sorgevano lungo le principali vie che uscivano da Roma. Si dovrà quindi prevedere una strategia importante di integrazione ad esempio offrendo una bigliettazione congiunta e sconti tra aree principali e aree “riscoperte”. Dovranno essere incentivate le sinergie tra il mondo formativo a tutti i livelli educativi sfruttando le nuove realtà rese fruibili e rifunzionalizzate. A conclusione degli interventi ogni sito oggetto di intervento dovrà essere corredato da una fruibilità digitale e divulgativa “smart”.
Si investirà infine nello sviluppo dell’industria cinematografica attraverso il Potenziamento degli studi cinematografici di Cinecittà per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali, europee e internazionali e potersi confrontare con i grandi competitor internazionali. Si rilancerà la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia mediante lo sviluppo di infrastrutture (“virtual production live set”) ad uso professionale e didattico tramite e-learning, nonché attraverso la digitalizzazione e la modernizzazione degli immobili e degli impianti e mediante investimenti sulla formazione, in modo da rafforzare le capacità e le competenze professionali nel settore audiovisivo legate soprattutto a promuovere la transizione tecnologica.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON.

Intervento 2: Siti Minori, Aree Rurali e Periferie
Una linea di intervento rilevante di questa componente è quindi lo sviluppo del Turismo e della Cultura nelle aree rurali e nelle periferie. Si realizzeranno interventi di valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani dall’enorme potenziale naturalistico, paesaggistico e culturale.
Sotto questa linea si interverrà sui piccoli borghi storici e rurali con un Piano Nazionale Borghi. Si tratta di frequente di contesti fragili sotto il profilo demografico, sociale, caratterizzati da elevati rischi ambientali. Sono previsti interventi di valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani, favorendo la rinascita delle antiche strutture agricole e dei mestieri tradizionali (ad es. l’artigianato). Si sosterrà l’attivazione di iniziative imprenditoriali e commerciali, tra le quali nuove modalità di ricettività quali ospitalità diffusa e albergo diffuso, per la rivitalizzazione del tessuto socio-economico dei luoghi, contrastando lo spopolamento dei territori e favorendo la conservazione del paesaggio e delle tradizioni.
Si investirà nella riqualificazione di luoghi identitari, periferie, parchi e giardini storici, sostenendo progetti partecipati di rigenerazione urbana a base culturale, incentrati sulle comunità locali, che vedranno protagoniste le amministrazioni comunali, con il fine di sostenere la realizzazione e il potenziamento del’offerta di attività culturali e creative. Si prevedono anche interventi di riqualificazione di beni immobili pubblici destinati ai servizi sociali e culturali, educativi, in condizioni di degrado e/o non utilizzati.
Grande attenzione verrà riservata all’ambiente attraverso la riqualificazione di Parchi e giardini storici, per la prima volta in modo sistematico, mettendo in piedi un’estesa azione di conoscenza e di recupero dei parchi e giardini storici italiani nella prospettiva di una loro corretta manutenzione, gestione e fruizione pubblica.
Si investirà inoltre nella sicurezza antisismica dei luoghi di culto e nel restauro del patrimonio del Fondo Edifici di Culto (FEC). Il programma realizza un grande piano di interventi preventivi antisismici per ridurre significativamente il rischio ed evitare l’enorme investimento necessario per il ripristino dopo eventi calamitosi, oltre che la perdita definitiva di molti beni, come purtroppo accade dopo ogni terremoto. Per quanto riguarda il patrimonio mobile si realizzeranno depositi temporanei per la protezione del patrimonio culturale ad elevato rischio legato a grandi fenomeni naturali derivanti da azioni esogene (pioggia, neve, escursione termica, vento, piene, alluvioni, frane) o endogene (sisma, eruzione vulcanica) determinando situazioni di emergenza che vanno affrontate con tempestività.
Infine, per diffondere attività culturali e creative e rafforzare il tessuto sociale, sono previsti interventi nelle Periferie urbane. In particolare, si sosterranno progetti partecipati di rigenerazione urbana a base culturale, incentrati sulle comunità locali, per sostenere la realizzazione e il potenziamento dell’offerta di attività culturali e creative, in partenariato (co-progettazione) con attori pubblici e privati, sociale organizzato, terzo settore, fondazioni e/o associazioni culturali, Università, centri di ricerca, istituti di alta formazione non profit, imprese e professionisti.
Intervento 3: Turismo e Cultura 4.0

Turismo e Cultura 4.0 si prefigge l’obiettivo di promuovere l’interazione tra scuola, università, impresa e luoghi della cultura sulla base di strategie locali di specializzazione intelligente anche attraverso l’interazione tra le imprese creative ed artigianali con attività di formazione specialistica e affiancamento. L’azione è connessa alla formazione professionale e alla riforma degli ITS potenziando le professionalità in ambito di valorizzazione e manutenzione del patrimonio storico culturale. Verrà promossa la formazione professionale di qualità nel settore del turismo attraverso la creazione di una struttura nazionale per l’alta formazione e la formazione del personale addetto alle attività turistiche.
Si investirà inoltre per supportare agli operatori culturali nella transizione green e digitale, attraverso interventi volti: a favorire la domanda e la partecipazione culturale, incentivando la transizione tecnologica degli operatori culturali e la partecipazione attiva dei cittadini; a migliorare l’ecosistema nel quali i settori culturali e creativi operano, sostenendo l’integrazione tra hub creativi e territorio attraverso l’innovazione tecnologica.
Si interverrà sul miglioramento delle infrastrutture di ricettività e dei servizi turistici, riqualificando e migliorando gli standard di offerta ricettiva, con il duplice obiettivo di innalzare la capacità competitiva delle imprese e di promuovere un’offerta turistica basata sulla sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi. L’azione include interventi di riqualificazione e ammodernamento delle imprese che operano nel comparto turistico per potenziare il loro livello di digitalizzazione; promuovere modelli innovativi di organizzazione del lavoro anche attraverso lo sviluppo dei network e altre forme di aggregazione; sviluppare le competenze, digitali e non, degli operatori del settore attraverso l’accesso ad una formazione qualificata. In questo ambito sarà anche possibile attivare degli effetti leva delle risorse attraverso opportune iniziative di Fondi di Investimento con importante benefici moltiplicativi degli investimenti e di funding.
Infine “Percorsi nella Storia” è una azione profonda che vuole coinvolgere tutto il territitorio introducendo un nuovo modo di fruire il patrimonio. E’ un “Turismo lento” fatto di percezione, di appartenenza e di contesto identitario. Un grande progetto innovativo che punta a generare nuove aree di attrazione e a promuovere una maggiore diffusione dei flussi dei visitatori, aprendo alla valorizzazione di nuovi territori, in chiave di sostenibilità e autenticità, anche attraverso la creazione e l’offerta di cammini, percorsi ciclabili, percorsi ferroviari, riscoperta di aree archeologiche “dimenticate”. Avrà anche un ruolo di riequilibratore di fammentazione locale e territoriale aumentandone l’integrazione lungo i principali attrattori.
Infine, ma molto importante per gli obiettivi “green” che guidano il Piano di Rilancio e Resilienza, tutti i progetti sopraddetti cercheranno di avere una importante valenza ambientale, rinverdendo e riqualificando il contesto urbano e periferico attraverso il rimboschimento e l’assorbimento della CO2.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON

2. RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
Obiettivi generali della missione
• Rendere la filiera agroalimentare sostenibile, preservandone la competitività.
• Implementare pienamente il paradigma dell’economia circolare
• Ridurre le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi 2030 del Green Deal
• Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili e sviluppare rete trasmissione
• Promuovere e sviluppare la filiera dell’idrogeno
• Sostenere la transizione verso mezzi di trasporto non inquinanti e le filiere
produttive
• Migliorare l’efficienza energetica e la performance antisismica degli edifici
• Assicurare la gestione sostenibile della risorsa idrica lungo l’intero ciclo
• Contrastare il dissesto idrogeologico ed attuare un programma di riforestazione
• Migliorare la qualità delle acque interne e marine
Risorse impiegate nella Missione (miliardi di euro) Agricoltura sostenibile ed
circolare……………………………………………………………..6,3
economia mobilità degli risorsa
Energia rinnovabile, idrogeno sostenibile………………………………………………….18,2
Efficienza energetica e edifici……………………………………………………29,35
e riqualificazione
Tutela del territorio e idrica……………………………………………………………………15,0
della
Totale………………………………………………………………………………………………………………………… 68,9
La Missione 2 concerne i grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica degli edifici, delle risorse idriche e dell’inquinamento. Essa comprende tre dei programmi flagship del NGEU identificati dalla Commissione Europea nella Strategia Annuale di Crescita Sostenibile 2021 e ribadite nelle Linee Guida per i Piani di Ripresa e Resilienza: Power up (rinnovabili e produzione e trasporto di idrogeno verde), Renovate (efficienza energetica degli edifici), Recharge and Refuel (sviluppo della mobilità sostenibile tramite reti di distribuzione di elettricità e idrogeno).
Lo European Green Deal fissa un nuovo e più ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 e gas clima alteranti, pari ad almeno il 55% entro il 2030 (in confronto al livello del 1990), e di neutralità climatica entro il 2050. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 richiede ingenti investimenti e una vasta gamma di riforme abilitanti.

In Italia, tra il 1990 e il 2018 le emissioni di gas a effetto serra si sono ridotte del 17%, passando da 516 a 428 milioni di tonnellate equivalenti. Aggiungendo gli assorbimenti netti del settore agricolo e forestale, l’ammontare delle emissioni 2018 era pari a 390 Mton CO2 eq. Lo scenario che porterebbe l’Italia alla neutralità climatica entro il 2050 evidenzia dunque un gap emissivo che dovrà essere chiuso tramite tre principali tipologie di azioni:
(1) una riduzione sostanziale della domanda di energia (soprattutto nel settore residenziale e commerciale e in quello dei trasporti);
(2) un ulteriore cambiamento nel mix energetico a favore delle fonti rinnovabili, insieme ad una estesa elettrificazione degli usi finali e alla produzione di idrogeno;
(3) un aumento degli assorbimenti della CO2 dalle superfici e dai suoli forestali.
FIGURA II.2.1: EMISSIONI COMPLESSIVE DI GAS CLIMA-ALTERANTI NEI SETTORI ETS E NON-ETS E DISAGGREGAZIONE PER SETTORI DELLE EMISSIONI “NON-ETS”
La maggior parte delle emissioni non è soggetta al sistema di scambio EU ETS
600
500
400
300
200
100 ETS
0
Non ETS
4 00 3 50 3 00 2 50 2 00 1 50 1 00 50
0
Rifiuti
Agricoltura
I trasporti e il settore residenziale sono critici per la riduzione delle emissioni
Manifattura
Residenziale
Servizi
Trasporti
Fonte: European Environment Agency.
Gli investimenti in cui si concretizzano le quattro componenti della missione Rivoluzione verde e transizione ecologica sono distribuiti su diverse linee progettuali per un ammontare complessivo di risorse pari a 68,9 miliardi di euro. Tali linee progettuali verranno più puntualmente definite, con le relative concrete iniziative di investimento in coerenza con la strategia nazionale complessiva in corso di definizione per alcuni aspetti e alla capacità di raggiungere con efficacia ed efficienza gli obiettivi PNIEC.
Le azioni di investimento della Missione saranno accompagnate da specifiche riforme volte a favorire la transizione energetica e la svolta ecologica, fra le quali spicca la definizione di una strategia nazionale in materia di economia circolare. Essa si baserà su un intervento di riforma normativa, denominato “Circolarità e tracciabilità” volto a promuovere la semplificazione amministrativa in materia di economia circolare e l’attuazione del piano d’azione europeo per l’economia circolare. Quest’ultimo punterà a migliorare l’organizzazione e il funzionamento del sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti, per rafforzare l’ecodesign e la simbiosi industriale, riducendo a monte la produzione di rifiuti e per rafforzare la posizione dell’Italia come paese con i più alti tassi di riuso circolare in Europa.

1990 1992
1994 1996
1998 2000
2002 2004
2006 2008
2010 2012
2014 2016
2018
1990 1992
1994 1996
1998 2000
2002 2004
2006 2008
2010 2012
2014 2016
2018

Saranno inoltre contemplate misure normative, coerenti con le direttive e gli obiettivi europei, per favorire il riuso/recupero dei prodotti e la promozione di nuovi sistemi gestionali, in particolare di quelli che ricadono in catene del valore strategiche o individuati in base all’impatto ambientale e al loro potenziale di circolarità. La strategia prevede, tra l’altro, la nascita di un hub tecnologico nazionale e centri di competenza territoriali per l’economia circolare a supporto del sistema produttivo. La strategia intende rendere il Paese più resiliente in alcuni settori strategici, mitigando anche le criticità relative alla sicurezza degli approvvigionamenti di materie prime.
IMPATTO TERRITORIALE, GENERAZIONALE E DI GENERE DELLA MISSIONE 2
La Missione 2 è prevalentemente orientata al perseguimento della sostenibilità ambientale, ma ha anche notevoli contenuti di digitalizzazione, che sono presenti in numerose linee progettuali. La valutazione degli impatti sociali, generazionali, territoriali e di genere è assai complessa e sarà più compiutamente affrontata nella versione finale del PNRR anche attraverso l’aggregazione di informazioni al livello dei singoli progetti. In via preliminare, è peraltro possibile formulare le seguenti valutazioni di carattere qualitativo.
Inclusione sociale. Il riciclo, l’abbattimento delle emissioni e dell’inquinamento dell’aria e delle acque, così come il contrasto al dissesto idrogeologico, rappresentano politiche intrinsecamente inclusive da un punto di vista sociale, giacché i guasti prodotti dal deterioramento dell’ambiente e dal consumo di suolo si ripercuotono maggiormente sugli strati della popolazione meno protetti e a minor reddito. Un Paese meno inquinato, più verde e vivibile andrebbe a vantaggio di tutta la cittadinanza, ma in termini relativi avvantaggerebbe maggiormente coloro che hanno minori possibilità economiche di mitigare i relativi rischi per la salute.
Riequilibrio territoriale e Mezzogiorno. L’impatto positivo della Missione 2 sui divari territoriali sarà molto rilevante, in particolare per quanto attiene al riciclo dei rifiuti, l’economia circolare, le reti idriche, il dissesto idrogeologico e gli interventi edilizi antisismici- ambiti che attualmente vedono il Mezzogiorno in una posizione di ritardo o di maggiore vulnerabilità. Anche i progetti riguardanti le FER e le relative filiere industriali attiveranno investimenti nel Mezzogiorno. Inoltre, diversi interventi di riconversione di processi produttivi da materie prime fossili a materiali riciclati interesseranno impianti industriali situati nel Mezzogiorno e di notevole rilevanza occupazionale. Infine, il miglioramento della qualità delle acque interne e marine e l’abbattimento dell’inquinamento, nonché gli investimenti a sostegno del turismo, della cultura e del patrimonio archeologico del Paese, accresceranno l’attrattività delle destinazioni turistiche del Sud Italia, con positive ricadute sul turismo, settore assai importante per l’economia del Mezzogiorno.
Occupazione giovanile. L’impulso della Missione sulla crescita del PIL e dell’occupazione sarà significativo e contribuirà alla riduzione della disoccupazione giovanile, uno dei principali problemi dell’Italia. La spesa per investimenti prevista dalle linee progettuali porterà, infatti, ad un significativo aumento dei posti di lavoro, non solo nel settore dell’energia e delle costruzioni, ma anche nel manifatturiero. L’occupazione giovanile potrà beneficiarne in notevole misura, soprattutto se altre missioni del PNRR contribuiranno a ridurre fortemente lo skills mismatch attraverso la formazione e il miglioramento dell’efficienza del mercato del lavoro.

Parità di genere. Anche l’occupazione femminile beneficerà dello sviluppo economico e dei miglioramenti ambientali generati dalle linee progettuali della Missione 2. Una critica rivolta al NGEU è che il disegno complessivo del programma indirizza la maggior parte delle risorse verso obietti ambientali e tecnologici, attivando settori a prevalente occupazione maschile. Va tuttavia evidenziato che Il PNRR e la Legge di Bilancio mitigano questa distorsione dedicando ampie risorse all’inclusione di genere, ed inoltre, che la crescita occupazionale generata dalla Missione 2 riguarderà anche settori in cui la quota di occupazione femminile è relativamente elevata (ad esempio servizi alle imprese, turismo).

2.1 AGRICOLTURA SOSTENIBILE ED ECONOMIA CIRCOLARE
Obiettivi della componente
• Conseguire una filiera agroalimentare sostenibile, migliorare la competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, potenziare le infrastrutture della logistica del comparto.
• Rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il recupero le materie prime secondarie (MPS).
• Implementare il paradigma dell’economia circolare, riducendo l’uso di materie prime di cui il Paese è carente e sostituendole progressivamente con materiali di scarto, conseguendo un minore impatto ambientale (ad esempio riduzione di inquinanti e CO2) e la creazione di posti di lavoro legati all’economia verde.
Descrizione sintetica della componente
La componente “Agricoltura sostenibile Impresa verde ed economia circolare” ha come obiettivi prioritari la promozione della sostenibilità ambientale nella filiera dell’agricoltura, il sostegno a progetti innovativi di decarbonizzazione tramite processi di economia circolare, nonché la definizione di un piano nazionale per l’economia circolare, anche promuovendo la transizione verso processi sostenibili e certificati, che adottino i principi del Life Cycle Assessment (LCA) per la valutazione dell’impronta ambientale di prodotti e servizi nonché l’utilizzo di materiali biobased.
La prima linea d’azione, “Agricoltura sostenibile”, prevede iniziative per la competitività, la riqualificazione energetica e la capacità logistica del comparto agroalimentare italiano. La seconda, intitolata “Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti”, si concentra sul revamping di istallazioni esistenti e la costruzione di nuovi impianti per la valorizzazione e la chiusura del ciclo dei rifiuti, affrontando in particolare situazioni critiche attualmente esistenti nella gestione dei rifiuti in grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia. Infine, la terza componente, “Progetti di economia circolare per la riconversione di processi industriali”, mira a supportare con interventi a bando la riconversione di industrie quali la chimica verso la sostituzione di materie prime maggiormente inquinanti con materiali da riciclo.
Box – interventi di riforma della componente
Strategia nazionale per l’economia circolare. La nuova strategia sarà proposta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nei prossimi mesi. Essa perseguirà la riduzione dell’uso di materie prime non rinnovabili, la diminuzione del volume di rifiuti, il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti, attraverso l’introduzione di sistemi di tracciabilità dei flussi di materiali, l’innovazione tecnologica, la diffusione di buone pratiche e l’adozione di strumenti per favorire la sinergia tra i settori pubblico e privato e pianificare le infrastrutture per chiudere il ciclo dei rifiuti.
Cambiamenti normativi. Sarà modificata la normativa primaria e secondaria per il riconoscimento della fine della qualifica di rifiuto per numerose tipologie di materiali prodotti nella filiera del riciclo e per accelerare i procedimenti autorizzativi degli impianti e del loro esercizio.

Tabella delle risorse della componente
M2C1- Agricoltura sostenibile ed Economia Circolare
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Agricoltura
sostenibile –
TOTALE
– 5,20 5,20 1,10 6,30
– 1,80 1,80 1,80
Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti

3,40
3,40
1,10
4,50
Realizzazione di nuovi impianti e ammodernamento degli impianti esistenti per il riciclo

1,50
1,50

1,50
Progetti a bando di economia circolare per riconversione processi industriali

1,90
1,90
0,30
2,20
Transizione ecologica nel Mezzogiorno-Progetti da individuare



0,80
0,80
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
1. Agricoltura sostenibile
Questa linea progettuale ha un costo complessivo di 1,8 miliardi, e consiste in tre progetti:
1.1 Contratti di filiera: Incentivi per progetti nei settori agroalimentari, ittici, forestali e florovivaistici che prevedano investimenti in beni materiali ed immateriali finalizzati alla riconversione delle imprese verso modelli di produzione sostenibile. L’individuazione delle priorità di intervento è prevista entro il T2 2021, la pubblicazione del bando per la selezione dei programmi di investimento entro il T4 2021 e l’approvazione delle graduatorie definitive dei bandi pubblici per la concessione degli aiuti entro il T2 2023. La realizzazione degli investimenti avverrà entro il 2026.
1.2 Parchi agrisolari: Incentivi per l’ammodernamento dei tetti degli immobili ad uso produttivo nel settore agricolo, zootecnico e agroindustriale (installazione pannelli solari, isolamento termico, sostituzione coperture in eternit, ecc.) per incrementare la sostenibilità e l’efficienza energetica del comparto, realizzando inoltre sistemi decentrati di produzione di energia. Il programma sarà attuato tramite bandi, i cui criteri saranno coerenti con gli obiettivi europei (alta innovazione ed elevato contributo alla sostenibilità energetica ambientale). La procedura per la presentazione delle domande sarà avviata entro il T4 2021 e si punterà ad ottenere entro il 2026 una superficie coperta con pannelli fotovoltaici pari a 13.250 mq, tale da produrre 1.300-1.400 GWh a regime (un incremento della produzione fotovoltaica del 5% rispetto alla baseline di 24.000 GWh).

1.3 Logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, forestale, florovivaistica. Si opererà tramite incentivi agli investimenti per il miglioramento della capacità di stoccaggio delle materie prime agricole, il potenziamento delle infrastrutture dei mercati agricoli e per lo sviluppo di un sistema logistico integrato per le filiere dei comparti coinvolti. Si individueranno dapprima le priorità di intervento; quindi si predisporrà la misura, i livelli di aiuto e la relativa pubblicazione delle manifestazioni d’interesse. Si aprirà quindi il bando, con successiva approvazione delle graduatorie e concessione degli aiuti, puntando a realizzare 60 interventi entro il 2026.
2. Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti
Investimenti per la valorizzazione e la chiusura del ciclo dei rifiuti. Gli investimenti aggiuntivi di questa linea saranno pari a 1,5 miliardi. Si punterà all’adeguamento degli impianti esistenti e alla realizzazione di nuovi impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti con la produzione di materie prime secondarie. Gli investimenti saranno anche finalizzati a potenziare la raccolta differenziata con investimenti su mezzi di nuova generazione e implementando la logistica per particolari frazioni di rifiuti.
Gli interventi previsti sono volti in particolare ad affrontare situazioni critiche nella gestione dei rifiuti nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia (ad esempio Città metropolitane di Roma Capitale, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Palermo). Si attueranno azioni comunicative per incrementare la raccolta differenziata e promozione dei centri di raccolta e riuso.
Si realizzeranno altresì progetti flagship ad alto contenuto innovativo, fra cui l’incremento della raccolta e del recupero dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE); la chiusura del ciclo di gestione dei fanghi di depurazione prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; la creazione di poli di trattamento per il recupero dei rifiuti prodotti da grandi utenze (porti, aeroporti, ospedali, plessi scolastici).
La tempistica di realizzazione degli investimenti prevede un orizzonte 2026, partendo da progetti disponibili proposti da città metropolitane, presenti nella pianificazione regionale, ove regolati, verificati dall’ARERA per i profili tariffari e, comunque, verificati per i profili di sostenibilità finanziaria, indicando l’eventuale effetto leva per la quota a carico dei soggetti attuatori privati.
3. Progetti di economia circolare per la riconversione di processi industriali
Questo pacchetto d’interventi viene finanziato attraverso un Fondo appositamente destinato a realizzare gli obiettivi dell’economia circolare con la finalità di ridurre l’utilizzo di materie prime di cui il Paese è carente nei processi industriali, sostituendole progressivamente con materiali prodotti da scarti, residui, rifiuti.

Gli interventi dovranno essere coerenti con il Piano europeo per l’economia circolare (Circular Economy Action Plan) con l’obiettivo di ridurre la produzione netta di rifiuti e il conferimento in discarica di tutti gli scarti di processo (sotto questa finalità sono presenti tutte le azioni volte alla valorizzazione dei rifiuti e alla produzione di prodotti intermedi da destinare ai vari settori produttivi riducendo progressivamente l’approvvigionamento di materie prime dall’estero). Sul Fondo verranno finanziati gli interventi attivando, ove possibile in relazione al soggetto attuatore e alla sostenibilità economico-finanziaria dell’intervento, strumenti finanziari atti a massimizzare l’effetto leva e il concorso dei capitali privati e di soggetti finanziatori come la BEI.

2.2 ENERGIA RINNOVABILE, IDROGENO E MOBILITÀ SOSTENIBILE
Obiettivi della componente
• Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile (FER), in linea con il PNIEC e gli obiettivi europei
• Stimolare la crescita di una filiera industriale nei settori tecnologici legati alla produzione di energia da fonti rinnovabili
• Potenziare le reti di trasmissione e distribuzione per accogliere l’aumento di produzione da FER e aumentarne la resilienza a fenomeni climatici estremi
• Promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno, in linea con le strategie comunitarie e nazionali
• Rendere più sostenibile la mobilità delle persone attraverso il potenziamento del trasporto rapido di massa e delle ciclovie oltre che il rinnovo del parco circolante di mezzi di trasporto pubblico locale e di veicoli privati.
Descrizione sintetica della componente
Si tratta di una delle componenti più importanti del Piano per via del suo ruolo strategico all’interno dell’obiettivo di sostenibilità ambientale e delle risorse ad essa dedicate. La componente interviene innanzitutto sulla produzione e la distribuzione di energia, favorendo il ricorso alle fonti rinnovabili e predisponendo le infrastrutture necessarie per la loro integrazione nel sistema elettrico nazionale e le infrastrutture per alimentare veicoli elettrici e per lo sfruttamento dell’idrogeno liquido. Tali interventi, finanziati dal PNRR, contribuiranno al conseguimento degli obiettivi UE, resi ancor più sfidanti dalla revisione della normativa in essere in sede europea (Fit for 55 package) e che saranno incorporati nella revisione del PNIEC.
Il programma di investimento nelle rinnovabili offshore e il Piano Idrogeno si avvarranno delle consultazioni in corso e dei progetti in via di definizione. Si è tenuto conto del loro probabile costo dati gli obiettivi di decarbonizzazione del PNIEC e le strategie annunciate a livello UE.
La componente interviene anche tramite un’azione di decarbonizzazione dei trasporti, con particolare attenzione al rinnovo del parco rotabile degli enti locali – che risulta fra i più vetusti dell’Unione europea – e soluzioni green di mobilità pubblica. L’approccio adottato punterà a far sì che la domanda pubblica di veicoli, treni e navi ad emissioni basse o nulle sia accompagnato dallo sviluppo della produzione nazionale in tutte le componenti della relative filiere. Anche per quanto riguarda la mobilità privata si interverrà con soluzioni che tengano conto della filiera di produzione più efficace ed efficiente.
Queste modifiche strutturali del sistema produttivo ed energetico ridurranno aiuteranno anche la riduzione anche dell’inquinamento locale: il 3,3 per cento della popolazione italiana vive in aree dove sono superati i limiti delle sostanze inquinanti (particolati e ossidi di azoto) presenti nell’aria fissati dalle direttive europee. Parallelamente, verrà riformata la normativa nazionale sul controllo dell’inquinamento dell’aria.

Box – interventi di riforma della componente
Autorizzazioni e sostegni rinnovabili. Semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili onshore e offshore e alla definizione del nuovo quadro giuridico per sostenere la produzione da fonti rinnovabili innovative con proroga dei tempi e estensione del perimetro di ammissibilità agli attuali regimi di sostegno.
Rilascio biogas. Nuova regolamentazione per l’imposizione di quote obbligatorie di rilascio di biogas a importatori e produttori di gas naturale. Riforma finalizzata all’aumento della quota di biogas in ambito industriale, commerciale e residenziale, in sostituzione del gas naturale fossile.
Valutazione dei progetti di trasporto pubblico locale con installazioni fisse e nel settore dei trasporti rapidi di massa (TPM). Semplificazione delle procedure di valutazione dei progetti nel trasporto pubblico locale e trasporto rapido di massa eliminando le duplicazioni di competenze nell’ambito della valutazione dei progetti all’interno della stessa Amministrazione e accelerando i processi di pagamento e tempistica degli interventi sui sistemi di TPM.
Programmi nazionali sul controllo dell’inquinamento dell’aria. Allineamento della legislazione nazionale e regionale e misure di accompagnamento per la riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici e il relativo sistema di monitoraggio.
Tabella delle risorse della componente
M2C2 – Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità locale sostenibile
Risorse (€/mld)
In essere (a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Produzione e distribuzione di rinnovabili e sostegno alla filiera

7,98
7,98
0,68
8,66
Fonti di Energia Rinnovabile (FER)
Sostegno alla filiera rinnovabili
Infrastrutture di rete e smart grids
Investimenti nella filiera dell’idrogeno
– 4,00
– 0,36
– 2,72
– 2,00
4,00 0,36 2,72
2,00
– 4,00
– 0,36 0,18 2,90
Progetti dei Comuni in linea con PNIEC

0,90
0,90
0,50
1,40

2,00

Trasporti locali sostenibili, ciclovie e rinnovo parco rotabile
2,95
4,60
7,55

7,55
TOTALE 2,95 14,58 17,53 0,68 18,21
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
1. Produzione energia da fonti rinnovabili
1.1 Produzione e distribuzione di rinnovabili e sostegno alla filiera industriale
L’azione di investimento prevede contributi a sostegno dello sviluppo di progetti fotovoltaici galleggianti ed eolici offshore, progetti onshore realizzati su siti di proprietà della PA o a basso consumo di suolo o abbinati a tecnologie di stoccaggio, nonché supporto finanziario tramite finanziamenti (prestiti senior/junior e/o credit enhancement) per sistemi di grid parity (pareggiamento fra costo dell’energia elettrica autoprodotta con un impianto fotovoltaico e costo al chilowattora dell’energia prodotta con fonti tradizionali). Le sovvenzioni contribuiranno a mitigare il rischio commerciale, mentre i prestiti faciliteranno la bancabilità del progetto e/o la sostenibilità finanziaria con un focus specifico su iniziative di grid parity. Gli obiettivi fissati al 2026 sono rappresentati da un aumento di 4,5-5 GW della capacità di rinnovabili installata, al fine di supportare l’obiettivo del PNIEC per il 2025. In combinazione con gli impianti eolici, saranno progettati e installati impianti fotovoltaici galleggianti da 100 MW in un’area ad alto irraggiamento, aumentando così la produzione totale di energia. Il programma punta alla realizzazione di un primo gruppo di impianti integrati eolici/fotovoltaici/storage e relative infrastrutture di connessione. Parallelamente, sarà infatti sviluppata l’infrastruttura di trasmissione elettrica per supportare le tecnologie rinnovabili offshore emergenti.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 300 milioni dai progetti PON.
1.2 Sostegno alla filiera industriale nei settori tecnologici legati alle rinnovabili
Supporto alla crescita dei settori industriali legati alla produzione di tecnologie per la generazione elettrica da fonte rinnovabile. L’investimento si concentra su due settori, fotovoltaico ed eolico. In particolare, per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici di nuova generazione, l’obiettivo dell’investimento è portare la produzione nazionale dagli attuali 200 MW/anno ad almeno 2 GW/anno nel 2025 e a 3 GW/anno negli anni successivi. Per quanto riguarda le turbine eoliche, l’investimento supporterà la creazione di proprietà intellettuale e l’acquisizione di tecnologie e competenze mancanti per la produzione di turbine ad alta efficienza, con la creazione di un impianto di produzione prototipale.
1.3 Potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete elettrica
L’investimento prevede l’installazione di sistemi di accumulo termico per disaccoppiare i flussi
termici ed elettrici degli impianti CCGT (Combined Cycle Gas Turbines), consentendo lo spostamento temporale della produzione elettrica e garantendo al contempo una fornitura sicura e continua ai complessi industriali. Queste azioni contribuiranno all’obiettivo enunciato nel PNIEC di aumentare la quota rinnovabile nel mix energetico italiano (55,4% al 2030) e raggiungere una capacità di stoccaggio di 3,0 GW al 2025 e sono in linea con la strategia di decarbonizzazione UE. Al fine di aumentare l’integrazione delle energie rinnovabili nella rete di distribuzione elettrica, si prevedono cospicui interventi di infrastrutturazione fisica e digitalizzazione della rete stessa.
Ulteriori interventi sono finalizzati ad aumentare la resilienza della rete di distribuzione elettrica e ad istallare poli integrati di ricarica per veicoli elettrici. Per raggiungere gli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione, è previsto un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici al 2030 (di cui 4 milioni completamente elettrici e 2 milioni ibridi plug-in). È pertanto essenziale promuovere lo sviluppo di una rete di stazioni di ricarica veloce. La proposta favorisce l’innovazione della rete di distribuzione dei carburanti, che conta oltre 22.000 stazioni con una diffusione capillare sul territorio.
1.4 Supporto ai progetti dei Comuni in linea con PNIEC
I progetti inviati dall’ANCI, nonché quelli raccolti da Utilitalia, verranno selezionati in base alla coerenza e contributo agli obiettivi del PNIEC, nonché per impatto locale, mediante procedura di evidenza pubblica e intensità di aiuto, in linea con le norme comunitarie in vigore al momento dell’avvio della selezione.
2. Produzione, distribuzione e utilizzo dell’Idrogeno verde
La Strategia Idrogeno è attualmente in fase di finalizzazione. In attesa della sua definizione, la linea progettuale Idrogeno verde si basa sulle seguenti iniziative:
2.1 Produzione di idrogeno in aree dismesse. Questo investimento ha l’obiettivo di riconvertire aree industriali abbandonate per testare la produzione di idrogeno da FER localizzate nelle aree stesse. L’investimento consentirà l’uso locale dell’idrogeno nell’industria, creando da 5 a 10 Hydrogen Valley con produzione e utilizzo locali.
2.2 Produzione di elettrolizzatori e sviluppo di una filiera italiana dell’idrogeno. Il progetto mira a creare un polo industriale per la produzione di elettrolizzatori. Il polo industriale dovrà essere in grado di produrre elettrolizzatori di diverse dimensioni e tipologie per soddisfare le diverse esigenze del mercato.
2.3 Utilizzo dell’idrogeno idrogeno nell’industria ‘Hard-to-abate’. Nell’industria siderurgica primaria, l’idrogeno rappresenta in prospettiva un’alternativa al gas naturale per la produzione di Ferro Ridotto Diretto (DRI). In linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, è previsto un investimento per lo sviluppo del DRI connesso al progetto di decarbonizzazione dell’ex ILVA a Taranto e alla transizione per la produzione di acciaio verde in Italia. Oltre alla produzione di acciaio primario, l’idrogeno può essere utilizzato nel riscaldamento in altri processi produttivi della siderurgia, della raffinazione del petrolio, della chimica, cemento, vetro e cartiere.

2.4 Rete stazioni di rifornimento idrogeno. Questo investimento mira a creare una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno con un massimo di 40 distributori di carburante adatti ai camion per una riduzione delle emissioni legate al trasporto.
2.5 Utilizzo idrogeno nel trasporto ferroviario. Questo investimento mira a introdurre treni alimentati a idrogeno nella rete ferroviaria nazionale. La propulsione FCH (Fuel Cell Hydrogen) può sostituire il diesel laddove l’elettrificazione dei binari non è economicamente fattibile (attualmente circa il 40% della rete nazionale).
2.6 Ricerca nel campo dell’idrogeno. L’investimento mira a migliorare la conoscenza dell’implementazione del vettore idrogeno in tutte le fasi: produzione, stoccaggio e distribuzione. Accanto alle tecnologie, si sosterrà la sperimentazione nei principali segmenti e la realizzazione di prototipi per l’industrializzazione dei processi innovativi. Questo progetto sarà raccordato con quelli previsti dalla Componente 2 della Missione 4 (“Dalla Ricerca all’Impresa”) con particolare riferimento agli IPCEI e alla creazione di centri di eccellenza per la ricerca e le tecnologie emergenti.
2.7 Sviluppo tecnologico idrogeno verde. L’obiettivo principale dell’investimento è rendere le turbine a gas parte integrante del futuro mix energetico, soddisfacendo la domanda in arrivo per estendere la capacità delle infrastrutture di generazione di energia esistenti di incorporare combustibili verdi, in particolare l’idrogeno. La strategia è progettare e realizzare bruciatori in grado di utilizzare idrogeno in sostituzione del gas naturale fino al 70%, corrispondente a una riduzione delle emissioni di CO2 del 40%.
3. Trasporti locali sostenibili, ciclovie e rinnovo parco rotabile
La linea si compone dei seguenti progetti:
3.1 Piano nazionale ciclovie. Realizzazione e manutenzione di reti ciclabili, di percorsi ciclopedonali e di infrastrutture urbane e interurbane dedicate alla mobilità dolce e al cicloturismo. In particolare, La misura prevede la (i) realizzazione di 1.000 km di piste ciclabili urbane e metropolitane; (ii) realizzazione di 1.626 km di piste ciclabili turistiche.
3.2 Mobilità sostenibile: affrettati lentamente. Il progetto prevede di realizzare interventi integrati (piste ciclabili, scuola bus, sharing mobility, mobility management ecc.) in 40 Comuni con oltre 50.000 abitanti, da individuare tramite pubblicazione di una manifestazione di interesse, a beneficio delle aree urbane più affette dagli impatti negativi della qualità dell’aria, incidentalità e congestione del traffico.
3.3 Trasporto pubblico locale green e trasporto rapido di massa
3.3.1 Rafforzamento dell’industria dei trasporti green e delle relative filiere nazionali. L’investimento prevede diverse misure di supporto per le filiere produttive. Una prima misura prevede la stipula di 25/30 contratti di sviluppo per aziende della filiera nazionale autobus che permettano di implementare progetti di trasformazione industriale per servire l’incremento di domanda di autobus a basso impatto ambientale. Una seconda azione promuove attraverso un credito d’imposta l’acquisto o la costruzione di stampi per la laminazione sotto vuoto di scafi per imbarcazioni da diporto in infusione di fibra di vetro o tessuti pre-gravati, che consentono una maggiore efficienza in navigazione. Una terza misura prevede l’attivazione di bandi, appalti pre- competitivi, sistemi di early adoption con soglie più basse rispetto alle attuali per incentivare le PMI alla riconversione verso nuove tecnologie (veicoli elettrici/ibridi, digitalizzazione, ecodesign, etc.), nuove produzioni ed estensione alle filiere automotive, autobus, nautica e per la mobilità marittima finalizzati al trasporto a basso impatto ambientale e smart.

3.3.2 Rinnovo flotta autobus a basso impatto ambientale. La misura viene attuata accelerando l’attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile e prevede il progressivo rinnovo degli autobus per il trasporto pubblico locale e la realizzazione di infrastrutture di ricarica dedicate. In particolare, è previsto l’acquisto entro il 2026 di 5.139 bus a basse emissioni: 2.730 veicoli alimentati da GNC o GNL, 2.051 veicoli a propulsione elettrica e 358 veicoli alimentati a idrogeno. La provincia autonoma di Bolzano ha presentato un progetto specifico per gli autobus a propulsione a idrogeno.
3.3.3 Rinnovo flotta treni per trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa. L’obiettivo è di ridurre l’età media della flotta rotabile regionale tramite l’acquisto di treni a propulsione elettrica e treni alimentati a idrogeno. Il numero totale di treni da acquistare è di 80 unità entro il 2026, di cui 59 a propulsione elettrica e 21 a idrogeno.
3.3.4 Rinnovo flotta navale per trasporto regionale con unità a propulsione alternativa. Si intende rinnovare il 25% della flotta navale per il trasporto pubblico locale acquistando unità a basse e zero emissioni. È previsto l’acquisto di 12 traghetti e di 10 unità navali ad alta velocità (aliscafi) alimentati a GNL, elettrici o idrogeno. Sarà istituita una cabina di regia nazionale per gestirne l’acquisto da parte delle Regioni, che le daranno in concessione ad operatori regolati da contratti di servizio pubblico.
3.3.5 Digitalizzazione del trasporto pubblico locale. La proposta mira a rendere i servizi pubblici più sicuri, versatili e collegati attraverso due azioni. La prima prevede la progettazione e realizzazione di una piattaforma abilitante nazionale con servizi C-ITS a partire dai progetti flagship delle città di Torino, Roma e Napoli, realizzabili anche in altre realtà urbane. La seconda prevede la creazione di un living lab all’interno della città di Milano che ottimizzi le soluzioni più avanzate in termini di motopropulsori per autobus urbani e l’adattamento delle infrastrutture con tecnologie C-ITS e 5G al fine di migliorare la sicurezza dei veicoli e il servizio agli utenti.
3.3.6 Trasporto pubblico di massa. La misura prevede realizzazione di 195 km di rete attrezzata per il trasporto rapido di massa. Tra gli interventi già individuati vi sono quelli che coinvolgono Genova, Bergamo, Rimini, Firenze, Roma e Palermo. Inoltre, si prevede la realizzazione di ulteriori 97 km di rete attrezzata per sistemi di trasporto rapido di massa. Gli interventi oggetto di questo secondo gruppo saranno individuati tramite una nuova manifestazione di interesse nei primi mesi del 2021 

2.3 EFFICIENZA ENERGETICA E RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI
Obiettivi della componente
• Efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, con contestuale messa in sicurezza e digitalizzazione delle strutture.
• Rilancio dell’edilizia in chiave di sostenibilità ambientale e performance antisismica
Descrizione sintetica della componente
La componente intercetta una dimensione assai rilevante per l’abbattimento delle emissioni di CO2: la riduzione dei consumi di energia degli edifici che generano più di un terzo dei consumi totali in Italia, nonché l’adeguamento antisismico degli stessi. La maggior parte dei 14,5 milioni di edifici del Paese è stata edificata in epoche precedenti alle vigenti normative legate all’efficienza energetica. L’Italia è inoltre esposta a rischi sismici, che richiedono una diffusione capillare degli interventi di prevenzione.
La componente è costituita da due linee progettuali. La prima riguarda la realizzazione di un programma di efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, con particolare riferimento a scuole, edilizia residenziale pubblica, comuni e cittadelle giudiziarie. La seconda prevede l’introduzione di un incentivo temporaneo per la riqualificazione energetica e l’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato, attraverso una detrazione fiscale pari al 110% dei costi sostenuti per gli interventi.
Tabella delle risorse della componente
M2C3 – Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
Risorse (€/mld)
In essere (a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Efficientamento edifici pubblici
Efficientamento edifici demanio statale
6,10 4,42
10,52 0,32
10,84
Programma di risanamento
strutturale degli edifici scolastici
5,87
0,50
6,37
0,05
6,42
—–
Programma di realizzazione di nuove scuole

0,60
0,60

0,60

Programma “Safe, green and social” per l’edilizia residenziale pubblica

2,00
2,00

2,00
Efficientamento energetico e riqualificazione edifici pubblici delle aree metropolitane
0,23
0,87
1,10
0,25
1,35
Efficientamento cittadelle giudiziarie
– 0,45 0,45 0,02 0,47
Efficientamento energetico e sismico edilizia residenziale privata e pubblica
10,26
8,26
18,51

18,51
TOTALE 16,36 12,68 29,03 0,32
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
1. Edilizia pubblica
1.1 Risanamento strutturale degli edifici scolastici
29,35
Efficientamento energetico degli edifici scolastici, digitalizzazione degli ambienti di apprendimento attraverso il cablaggio interno delle scuole, in modo da favorire una progressiva riduzione dei consumi energetici e delle emissioni climalteranti, un miglioramento delle classi energetiche e un incremento della sicurezza sismica degli edifici. Il tasso di ristrutturazione della superficie degli edifici scolastici che si intende realizzare è pari al 20% del patrimonio esistente, raggiungendo la quota del 50% complessivo, data la situazione di partenza (30% di edifici efficienti e sicuri).
1.2 Realizzazione di nuove scuole mediante sostituzione edilizia
Realizzazione di nuove scuole sostituendo parte del patrimonio scolastico vetusto, soprattutto nelle aree a maggior rischio sismico, incremento aree verdi, digitalizzazione degli ambienti di apprendimento attraverso il cablaggio interno delle scuole. Il numero degli edifici oggetto di intervento è pari al 20% del patrimonio esistente.
1.3 “Safe, green and social” per l’edilizia residenziale pubblica
Riqualificazione del patrimonio abitativo di edilizia residenziale pubblica nazionale, comprendente interventi di efficientamento energetico, volti a realizzare il passaggio di classe energetica da classe G a classe E, nonché interventi di miglioramento sismico. Si stima di intervenire su una superficie di circa 10.200.000 mq, ovvero 1/5 dell’intera superficie del patrimonio edilizio residenziale pubblico in Italia; per il miglioramento sismico si stima di intervenire su circa 1/5 di tale valore.

1.4 Efficientamento energetico e riqualificazione edifici pubblici in aree metropolitane
Progetti in corso di definizione con l’ANCI, che riguardano la riqualificazione di edifici di proprietà comunale per utilizzi sociali.
1.5 Efficientamento cittadelle giudiziarie
Realizzazione delle cittadelle giudiziarie, riqualificazione e potenziamento del patrimonio immobiliare della amministrazione della giustizia in chiave ecologica e digitale. Il target è stimato in 40 edifici da riqualificare, ivi comprese la realizzazione delle cittadelle giudiziarie.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON.
Si segnala che questa linea di azione benefica anche di risorse complementari per 250 milioni dai progetti PON per interventi di Efficientamento edifici demanio statale.
2. Edilizia privata: estensione del superbonus al 110% per efficientamento energetico e messa in sicurezza degli edifici
La misura, introdotta di recente, prevede una detrazione d’imposta pari al 110% per le spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica, come quelli di isolamento termico degli involucri edilizi, di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale e di riduzione del rischio sismico degli edifici. Nel caso di tali casi interventi, è possibile includere nell’ incentivo anche l’installazione di impianti solari fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.
Il beneficio spetta per le spese sostenute per interventi effettuati su parti comuni di edifici, su unità immobiliari funzionalmente indipendenti e con uno o più accessi autonomi dall’esterno, site all’interno di edifici plurifamiliari, nonché sulle singole unità immobiliari. Si applica agli interventi effettuati dai condomìni, dalle persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni, e dagli Istituti autonomi case popolari e enti aventi le stesse finalità sociali che rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di “in-house providing”, cooperative di abitazione a proprietà indivisa, Onlus e associazioni di volontariato, associazioni e società sportive dilettantistiche.
Al fine di favorire l’utilizzo generalizzato della misura, è prevista la possibilità di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante.
In aggiunta agli adempimenti ordinariamente previsti per le detrazioni fiscali, ai fini della fruizione dell’incentivo, il contribuente deve acquisire anche il visto di conformità della documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta, ivi inclusi l’asseverazione tecnica relativa agli interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico da parte di tecnici abilitati e l’attestazione della congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati in base a specifiche tabelle di costo.

La misura si applica alle spese sostenute fino al 30 giugno 2022 (31 dicembre 2022 per gli IACP). Può essere applicata per ulteriori sei mesi nei casi di lavori effettuati da condomìni e IACP quando siano stati effettuati almeno il 60% dei lavori prima del termine di scadenza della misura. Al fine di dare maggiore tempo per gli interventi più complessi, si prevede di allungare l’applicazione della misura (i) per gli IACP al 30 giugno 2023; e (ii) per i condomìni fino al 31 dicembre 2022, a prescindere dalla realizzazione di almeno il 60% dei lavori.
L’obiettivo è di aumentare in modo sostanziale il risparmio annuale generato dagli interventi di riqualificazione energetica. In termini di superficie sottoposta a riqualificazione energetica e sismica, si stimano circa 3 milioni di metri quadri riqualificati per anno, corrispondenti a circa l’1% della superficie complessivamente occupata da edifici residenziali.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 6 miliardi e 200 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.

2.4 TUTELA DEL TERRITORIO E DELLA RISORSA IDRICA
Obiettivi della componente
• Garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico a scopo idropotabile, irriguo e industriale e una riduzione della dispersione delle acque attraverso una gestione efficace, efficiente e sostenibile della risorsa idrica.
• Perseguire la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità ambientale attraverso una gestione integrata dei bacini idrografici.
• Prevenire e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto idrogeologico e sulla gestione sostenibile dell’agro-ecosistema irriguo e forestale.
• Digitalizzare e innovare i processi connessi alla gestione della risorsa idrica e al rischio alluvioni e alla salvaguardia del territorio anche ai fini dell’economia circolare dell’acqua.
• Attuare un programma di forestazione urbana per contribuire alla cattura della CO2.
Descrizione della componente
La componente punta anzitutto a migliorare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e all’incremento degli stress conseguenti, migliorando lo stato di qualità ecologica e chimica dei corpi idrici, la gestione a livello di bacino e l’allocazione efficiente della risorsa idrica tra i vari usi/settori (urbano, agricoltura, idroelettrico, industriale), investendo sulla manutenzione straordinaria degli invasi e dei sistemi di approvvigionamento (alcuni con estensione sovraregionale), ovvero completando i grandi schemi idrici ancora incompiuti, spesso utilizzati a scopo plurimo.
Inoltre, si intende ridurre drasticamente la dispersione delle acque legata ad una gestione poco efficiente di infrastrutture obsolete (la media nazionale è 41%, mentre nel Sud la media è 51%). L’uso efficiente della risorsa idrica è una misura fondamentale di adattamento al cambiamento climatico, considerando la maggior durata osservata dei periodi di siccità e lo stress idrico in alcune aree del paese. Favorire la trasformazione e supportare il consolidamento delle reti quali smart network con sensori e apparecchiature che consentano il controllo continuativo delle pressioni e la identificazione proattiva delle perdite, investendo nella manutenzione con sostituzione delle tubazioni, mirata ed economicamente più vantaggiosa nel breve e nel lungo periodo.
Un ulteriore obiettivo della componente è di favorire una depurazione più efficace delle acque al fine di migliorare la qualità delle acque interne e marine combinando innovazione tecnologica, transizione ecologica e miglioramento della qualità ambientale. Attualmente l’Italia è destinataria di numerose procedure di infrazione aperte dalla Commissione Europea per violazione della Direttiva 91/271/CEE, che per la maggior parte riguardano il Mezzogiorno. Gli impianti di depurazione dovranno diventare “fabbriche verdi”, che consentano il recupero energetico e dei fanghi, e la produzione di acque reflue depurate ad uso irriguo.

In aggiunta, si punta a mitigare i rischi legati al dissesto idrogeologico, esacerbati dagli impatti del clima sul ciclo idrologico e su tutte le fenomenologie ad esso collegate. I finanziamenti per gli interventi di mitigazione dei rischi derivanti da fenomeni di dissesto idrogeologico rivestono carattere strategico, anche nell’ottica delle politiche complessive di sviluppo sostenibile, di crescita economica dei territori e di costruzione di politiche di resilienza delle comunità locali.
Sempre per la mitigazione dei rischi dal dissesto vanno realizzate misure di tipo estensivo nelle superfici forestali presenti nei bacini idrografici, con interventi di gestione forestale sostenibile e di sistemazioni di idraulica forestale, con particolare riferimento alle zone collinari e montane ad alto rischio idrogeologico e di frana, allo scopo di migliorare la funzionalità, la resistenza, la resilienza dei boschi esistenti e, tra le funzioni, quella regimante ed antierosiva per prevenire il dissesto idrogeologico e migliorare il deflusso nel reticolo idrografico minore e nel sistema irriguo al servizio dei territori rurali.
Le azioni di mitigazione, nell’ambito dell’agroecosistema irriguo, devono necessariamente riguardare in modo integrato da un lato interventi per la migliore gestione delle risorse idriche quali interventi infrastrutturali irrigui di riconversione del sistema di irrigazione verso sistemi a più alta efficienza, con installazione di tecnologie, quali misuratori e telecontrollo e sistemi di monitoraggio delle concessioni irrigue ad uso privato e, dall’altro, interventi nella gestione e manutenzione del territorio rurale quali manutenzione straordinaria della rete scolante, verifica e potenziamento degli impianti idrovori, automazione e telecontrollo di sbarramenti mobili al fine di prevenire fenomeni di esondazione a monte in caso di piene.
Infine, è necessario realizzare le misure supplementari e non strutturali dei Piani di gestione delle acque e del rischio alluvioni anche per accompagnare il raggiungimento degli obiettivi delle Direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE. Per garantire un’adeguata riduzione del rischio residuo è necessario affiancare alle misure strutturali di contrasto al dissesto idrogeologico misure non strutturali, quali la manutenzione attiva del territorio, la riqualificazione, il monitoraggio e la prevenzione. Inoltre, al fine di preservare e migliorare lo stato dei corpi idrici e ridurre il consumo di suolo è necessario incrementare l’utilizzo di interventi nature-based e land-based, come le Natural Water Retention Measures, che forniscono un ampio spettro di servizi ecosistemici, integrando le esigenze di mitigazione del rischio idrogeologico con la tutela e il recupero degli ecosistemi e della biodiversità.
Catalizzatore e strumento complementare alle precedenti azioni è la digitalizzazione dei processi per quanto attiene la gestione della risorsa idrica e del rischio alluvioni. Risponde alla necessità di promuovere la transizione digitale, perseguendo l’obiettivo di investire nella creazione di sistemi di monitoraggio finalizzati a fornire una valida base conoscitiva per una corretta programmazione mirata ad aumentare la resilienza del sistema idrico, irriguo e forestale nonché di rendere fruibili agli utenti, con modalità informatizzate e digitali, dati e informazioni utili per la protezione del territorio e della risorsa idrica dagli effetti dei cambiamenti climatici, garantendo al contempo lo sviluppo di conoscenze e competenze e la valorizzazione del capitale ambientale nei bacini distrettuali.
Per il raggiungimento degli obiettivi citati è indispensabile accompagnare i progetti di investimento con un’azione di riforma che rafforzi e affianchi la governance del servizio idrico integrato, affidando il servizio a gestori efficienti nelle aree del paese in cui questo non è ancora avvenuto e, ove necessario, affiancando gli enti interessati con adeguate capacità industriali per la messa a terra degli interventi programmati.

Risulta indispensabile per assicurare l’implementazione dei Piani di Gestione dei Distretti Idrografici e della strategia complessiva per la gestione della risorsa, una governance adeguata a livello di Bacino e la presenza di gestori dell’acqua all’ingrosso solidi dal punto di vista tecnico e finanziario.
Nella stessa direzione è previsto un intervento di potenziamento delle strutture tecniche a supporto dei Commissari nella progettazione, nell’appalto e nella supervisione di interventi di tutela contro il rischio idrogeologico. La riforma è inoltre volta a potenziare la capacità progettuale dei Consorzi di bonifica anche mediante centrali di progettazione regionali, promuovendo la revisione e il rafforzamento dei Consorzi nelle regioni del Mezzogiorno.
Nella componente si aggiungono due ulteriori interventi. Il primo concerne la forestazione urbana secondo criteri di abbattimento delle emissioni climalteranti previsti in un programma già definito con apposita normativa di settore. Il secondo riporta interventi per la resilienza, la valorizzazione ambientale del territorio e l’efficientamento energetico nelle aree urbane già oggetto della legislazione vigente.
In sintesi, gli interventi della componente favoriscono la sostenibilità ambientale, lo sviluppo socio economico del Paese, la competitività territoriale e l’ammodernamento infrastrutturale, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno, ove si registra una pesante arretratezza nella gestione dei servizi pubblici essenziali nei settori idrico e della depurazione che comportano frequenti stati emergenziali, rafforzando la coesione sociale e la resilienza alle sfide future. L’insieme delle azioni descritte nonché quella trasversale a tutte di digitalizzazione dei processi concorrono a produrre un impatto rilevante complessivo in termini di green e di digitalizzazione.
Box – interventi di riforma della componente
• Semplificazione della normativa relativa al Piano nazionale degli interventi nel settore idrico
• Rafforzamento della governance nell’ambito delle infrastrutture di approvvigionamento idrico e misure per la piena attuazione degli affidamenti nel Servizio Idrico Integrato
• Rafforzamento dei soggetti attuatori e misure di supporto e accompagnamento per i Commissari di Governo e le Autorità di bacino distrettuale
• Semplificazione e accelerazione delle procedure connesse ai progetti di dissesto e forestazione e valorizzazione dei residui vegetali ottenuti dagli interventi di gestione forestale
• Potenziamento della capacità progettuale e gestionale dei Consorzi di bonifica

Tabella delle risorse della componente
M2C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica
Risorse (€/mld)
In essere (a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Interventi sul dissesto idrogeologico
Infrastrutture verdi urbane
Forestazione e tutela dei boschi (*)
3,36 0,25 0,03 0,30
3,61 – 3,61
0,33 0,20 0,53 —–
Invasi e gestione sostenibile delle risorse idriche
1,46
2,40
4,38

4,38
Infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento
1,46
0,90
2,36

2,36
Resilienza dell’agrosistema irriguo (compresa digitalizzazione e monitoraggio delle reti)

0,52
0,52

0,52
Reti di distribuzione idrica e digitalizzazione reti di monitoraggio

0,90
0,90

0,90
Fognature e depurazione
– 0,60
0,60 0,60

Resilienza, valorizzare del territorio e efficientamento energetico dei comuni
6,00

6,00

6,00
Sistemi di gestione rifiuti raccolti a mare nelle aree portuali

0,50
0,50

0,50

TOTALE 10,85 3,45 14,83 0,20 15,03
Note: (b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
(*) La dotazione del PNRR sulla componente forestazione sarà ulteriormente rafforzata dal FEASR, una volta completato il processo programmatorio in corso e in accordo con le Regioni e PA. A titolo indicativo, nel periodo2014-2020 sono stati destinati 1,6 miliardi di euro a misure forestali di gestione sostenibile e di prevenzione del dissesto idrogeologico.
Descrizione sintetica degli interventi
Interventi sul dissesto idrogeologico
Si tratta di Interventi strutturali e manutenzione attiva del territorio, riqualificazione, monitoraggio e prevenzione che sono selezionati in base a livello di rischio dell’area e numero dei cittadini sottoposti al rischio al verificarsi di eventi calamitosi quali frane e alluvioni.
Questi interventi beneficiano di risorse complementari per 160 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Forestazione e tutela dei boschi. Sono interventi coerenti con la pianificazione regionale di manutenzione dei sistemi di idraulica forestale, gestione e manutenzione del territorio rurale, per ridurre le aree forestali in dissesto e le aree soggette a rischio idraulico che riguardano le seguenti azioni:
– azioni estensive di gestione forestale sostenibile su superfici sottoposte a vincolo idrogeologico;
– interventi di manutenzione e sistemazione straordinaria delle opere di idraulica forestale in aree montane e collinari ad alto rischio idrogeologico e di frana;
– interventi di prevenzione degli incendi boschivi e di ricostituzione e restauro di aree forestali degradate;
– interventi di manutenzione del territorio rurale, dei canali e della rete idrica minore.
Gli interventi sono finanziati con le risorse FEASR per 1 miliardo.
Infrastrutture verdi urbane
Si tratta di interventi di forestazione urbana realizzati nei comuni secondo criteri di abbattimento delle emissioni climalteranti previsti in un programma già definito con apposita normativa di settore.
Invasi e gestione sostenibile delle risorse idriche
Infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento. Si tratta di circa 100 interventi su tutto il territorio nazionale, riguardanti la manutenzione straordinaria, finalizzati alla sicurezza statica e sismica, potenziamento e/o completamento di infrastrutture idriche di derivazione, invasi artificiali e dighe, condotte di adduzione primaria e alla riduzione delle perdite idriche nei sistemi di adduzione. Gli interventi sono collocati per lo più al Sud essendo le aree del territorio più vulnerabili sotto l’aspetto della sicurezza e delle perdite

Resilienza dell’agrosistema irriguo. Interventi infrastrutturali sulle reti e sugli impianti irrigui e sui relativi sistemi di digitalizzazione e monitoraggio, attraverso l’installazione di tecnologie quali misuratori e sistemi di telecontrollo, e sistemi di monitoraggio dei depuratori con potenzialità di riutilizzo irriguo.
Reti di distribuzione idrica e digitalizzazione reti di monitoraggio. Si tratta di investimenti per ammodernare ed efficientare 45 reti di distribuzione idrica, per circa 25.000 Km con una riduzione delle perdite del 15%. Gli interventi nell’immediato partono dalle aree con maggiori perdite già note, con impiego delle nuove tecnologie e della digitalizzazione delle reti che permetteranno una manutenzione di tipo predittivo più efficace e meno costosa.
Fognatura e depurazione. Investimenti nelle reti di fognatura e negli impianti di depurazione con il fine prioritario di contribuire al superamento delle procedure di infrazione UE in materia nonché per il miglioramento atteso della qualità dei corpi idrici riceventi.
Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficientamento energetico dei comuni. Interventi di piccola dimensione realizzati nelle aree urbane e già oggetto della legislazione vigente. Questi interventi beneficiano inoltre di risorse complementari per 600 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Sistemi di gestione dei rifiuti raccolti a mare nelle aree portuali. Interventi per la gestione dei rifiuti raccolti a mare che si realizzano attraverso la costruzione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti marini, ovvero prodotti dalle navi o catturati in mare, ed interventi di adeguamento degli impianti esistenti.

3. INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE
Obiettivi generali della missione
• Realizzare un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale
• Introdurre sistemi digitali di monitoraggio da remoto per la sicurezza delle arterie stradali e conseguenti urgenti opere per la messa in sicurezza arterie stradali, ponti e viadotti ammalorati
• Investire per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee e valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra- mediterranei e per il turismo
Risorse impiegate nella Missione
Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 28,3 miliardi
Intermodalità e logistica integrata 3,68 miliardi
Totale 31,98 miliardi
La missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile punta a completare entro il 2026, una prima e significativa tappa di un percorso di più lungo termine verso la realizzazione di un sistema infrastrutturale moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale, tenuto conto delle specificità della orografia del territorio italiano. Aggiungendo risorse a progetti già esistenti e accelerandoli, nonché introducendone di nuovi, si punterà a realizzare e completare opere che fanno parte di progetti infrastrutturali europei o che vadano a colmare lacune che hanno sin qui penalizzato lo sviluppo economico del Paese e, in particolare, del Mezzogiorno e delle Isole.
Per l’attuazione di questo percorso strategico sul sistema infrastrutturale della mobilità italiana concorreranno e verranno messe in sinergia le risorse della NGEU, le risorse ordinarie di bilancio, e le altre risorse europee disponibili allo scopo. In coerenza con il disegno strategico del Recovery Plan, sono stati inseriti interventi aggiuntivi che vengono finanziati con le risorse del programma Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027.
L’investimento sulla rete ferroviaria porta a compimento i principali assi ferroviari legandoli e integrandoli alla rete AV/AC e contestualmente alla velocizzazione e messa in sicurezza dell’intera rete, con un rapido miglioramento nei tempi di percorrenza delle linee, in particolare nel Mezzogiorno. Punta, per quanto possibile, al trasporto su ferro per la movimentazione delle merci sulle lunghe distanze (tra 500 e i 900 km) e a risolvere i problemi di ultimo miglio stradali e ferroviari.

Gli investimenti ferroviari sono contestualmente finalizzati ad incrementare la resilienza dell’infrastruttura, attraverso interventi mirati a garantirne la disponibilità al servizio ferroviario, aumentare i livelli di sicurezza e adeguare le dotazioni ai migliori standard di settore.
l’accessibilità dell’infrastruttura migliorando l’integrazione modale del sistema ferroviario nel più ampio contesto della mobilità pubblica e privata e ampliando la gamma ed il livello qualitativo dei servizi forniti nelle stazioni ai viaggiatori.
E’ inoltre fondamentale agire fin da subito investendo in sistemi digitali di monitoraggio da remoto per la verifica della sicurezza delle arterie stradali identificando con immediatezza le necessarie urgenti opere per la messa in sicurezza arterie stradali, ponti e viadotti ammalorati. Si tratta di interventi essenziali per garantire un futuro alle centinaia di opere realizzate nei decenni passati e che vanno adeguate ai nuovi standard di sicurezza.
La missione ha infine l’obiettivo di sviluppare un sistema portuale competitivo su tutto il territorio nazionale capace, da un lato di giocare un ruolo importante insieme ai porti del Nord Europa per i traffici oceanici – in tal senso il completamento dei valichi alpini (a partire da Gottardo e Brennero) e dei collegamenti TEN T con i porti dell’Alto Tirreno e Alto Adriatico consentiranno all’Italia di godere di uno sviluppo coerente con la sua posizione geografica. Dall’altro, anche in considerazione del ruolo strategico che possono assumere per il rilancio della competitività del Paese, i necessari interventi infrastrutturali e di logistica permetteranno una valorizzazione del ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo.
La missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile si concretizza in 2 componenti che prevedono 4 linee progettuali, per un ammontare complessivo di risorse pari a 31,98 miliardi di euro.
Al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi e la realizzazione degli interventi si applicherà il quadro di riforme procedurali di cui al “D.L. Semplificazioni” con possibilità di attivazione di specifici strumenti in caso di blocchi 

3.1 ALTA VELOCITÀ FERROVIARIA E MANUTENZIONE STRADALE 4.0
Obiettivi della componente
• Decarbonizzazione e Riduzione delle emissioni inquinanti attraverso il potenziamento del trasporto passeggeri e merci su ferrovia (passaggio da gomma a ferro).
• Connettività e Sviluppo della coesione territoriale / riduzione dei tempi di percorrenza.
• Digitalizzazione dei sistemi di controllo e conseguente messa in sicurezza delle
infrastrutture stradali (ponti, viadotti e gallerie).
• Sviluppo della competitività dei traffici e sostegno alla competitività del sistema produttivo del Mezzogiorno
Descrizione sintetica della componente
Le proposte di interventi infrastrutturali e tecnologici consistono nel:
• Puntare all’alta velocità e alla velocizzazione della rete per passeggeri e merci
• Completare i corridoi ferroviari TEN-T
• Completare le tratte di valico
• Potenziare i nodi e le direttrici ferroviarie
• Colmare il gap infrastrutturale Nord -SUD per le regioni del Sud
In primo luogo, sono previsti interventi di velocizzazione delle principali linee passeggeri e di incremento della capacità dei trasporti ferroviari per merci, lungo gli assi prioritari del Paese Nord- Sud ed Est-Ovest, per favorire la connettività del territorio ed il passaggio del traffico da gomma a ferro sulle lunghe percorrenze. In particolare, nel Nord del Paese si potenzieranno le tratte ferroviarie Milano-Venezia, Verona-Brennero e Liguria-Alpi, migliorando i collegamenti delle aree a nord delle Alpi con i porti di Genova e Trieste per servire i traffici oceanici; nel Centro del paese si rafforzeranno due assi Est-Ovest (Roma-Pescara e Orte-Falconara) riducendo significativamente i tempi di percorrenza ed aumentando le capacità ; verrà potenziata altresì la velocizzazione della linea tirrenica e adriatica da nord a sud, secondo il principio più elettronica e meno cemento.
Si estenderà l’Alta Velocità al Sud, lungo la direttrice Napoli-Bari che viene conclusa, e con la massima velocizzazione della Salerno-Reggio Calabria, ottimizzando gli interventi. Infine si velocizzerà anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania- Messina.
Una particolare attenzione è posta sulle linee regionali al Sud, con interventi di upgrading, elettrificazione e resilienza. Integra il quadro degli interventi infrastrutturali nel mezzogiorno una specifica previsione di un Piano per le stazioni del Sud.

Si tratta di interventi per lo più al sud mirati ad omogeneizzare ed elevare gli standard prestazionali delle infrastrutture esistenti sia per il traffico viaggiatori che per quello merci. In tale contesto rientrano anche gli interventi sulle ferrovie regionali. Gli interventi prevedono l’adeguamento di alcune linee regionali (Canavesana, Torino-Ceres, Bari-Bitritto, Rosarno-San Ferdinando, Sansepolcro-Terni, Benevento-Cancello, rete gestita da FSE) agli standard tecnici della rete nazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale che tecnologico di sicurezza. Tali interventi garantiranno:
o Maggioreintegrazionetral’infrastrutturaferroviarianazionaleeleferrovieregionali o Ampliamentoedintegrazionedeiserviziferro/gomma
o Omogeneizzazionedeglistandarddisicurezza
o Nuoveconnessionipasseggeriemerciconaeroporti,portieterminali
o Ottimizzazionedell’offertaconintegrazionetraserviziAVeTPL
Gli investimenti previsti sullo sviluppo tecnologico di vari nodi e direttrici della rete con applicazione della tecnologia ERTMS, infine, aumenteranno significativamente la capacità e sicurezza del trasporto ferroviario, con effetti importanti anche sul trasporto ferroviario regionale e sulla frequenza del traffico pendolari in entrata a Milano, Roma e Napoli.
Inoltre, sono previsti interventi di messa in sicurezza, contrasto e adattamento al cambiamento climatico, nonché di digitalizzazione della rete stradale che includeranno una forte componente di ammodernamento tecnologico, attraverso un sistema di monitoraggio digitale avanzato, che consenta una maggiore sicurezza delle infrastrutture stradali a fronte dei rischi sismici, di dissesto e di incidentalità, realizzando risparmi sulle future spese di manutenzione effettuate in termini predittivi, sulla base della vita dell’infrastruttura.
Si tratta di opere immediatamente cantierabili, per le quali si prevede un intervento straordinario di messa in sicurezza e l’inserimento di un sistema di sensoristica avanzata e di gestione informazioni digitali per il monitoraggio delle opere, rafforzandone la resilienza e sicurezza. Questi interventi saranno agevolati dalla riforma attuata con il “D.L. Semplificazioni” che ha recepito anche le pertinenti disposizioni in materia di sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali.
Conclusioni e impatti trasversali
Completare la rete dei servizi Alta Velocità rappresenta una scelta di equità, di uguali opportunità di sviluppo per tutto il Paese e di integrazione con le altre reti europee in quanto introduce un cambiamento significativo nell’offerta di trasporto in grado di modificare radicalmente le scelte di viaggio dei passeggeri, dei lavoratori e dei giovani per i quali le opportunità di mobilità sono fondamentali sia per la loro formazione che per massimizzare la corretta collocazione delle competenze.
Tali investimenti consentono di invertire i fenomeni di depauperamento demografico e socioeconomico dei territori meno collegati, fungendo da fattore di coesione territoriale. Una migliore e più estesa rete ferroviaria ed una rete stradale smart, più sicura grazie al controllo e gestione dei flussi di traffico e più resiliente a fronte del cambio climatico e della sua vetustà, sono imprescindibili per contribuire ad aumentare la competitività del Paese, colmare il divario tra il nord e il sud, garantire collegamenti rapidi ed efficienti tra l’est e l’ovest della penisola e uniformare la qualità dei servizi di trasporto su tutto il territorio nazionale. Si può registrare che sulla rete ferroviaria il 50% degli interventi è al Sud, anche grazie all’integrazione in termini di aggiuntività delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.

RIFORME
Accelerazione dell’iter di approvazione dei contratti di programma con RFI, semplificando alcune procedure (parere VIA, ecc..) ivi compreso l’utilizzo delle risorse autorizzate per le opere del Piano nell’ambito del Contratto di programma, ed eliminando fasi ridondanti.
Attuazione del sistema di Monitoraggio dinamico delle strade; Riforma attuata dal MIT dicembre 2020, con l’emanazione del decreto (attualmente in attesa di pubblicazione sulla G.U.)
Trasferimento della titolarità delle opere d’arte delle strade
Tabella delle risorse della componente
Opere ferroviarie per la mobilità e la connessione veloce del Paese
11 15 26 10
Investimento
Risorse (€/mld)
Im patto
Green
Imp atto
Digi tal
In essere
nu ovi
tot ale
Interventi Alta Velocità e miglioramento della velocità, frequenza e capacità di collegamenti ferroviari esistenti
8, 66
6, 13
14 ,79
Programmi European Rail Management Systems (ERTMS)
Transport
,20
27
0,
,50
7
2
2,
0,
,70 0%
2,
0,
Programma nodi e Programma direttrici – Sviluppo e upgrading infrastrutturale e tecnologico. Resilienza tratte appenniniche di collegamento con i principali nodi.
2, 27
0, 7
2, 97
Rinnovo locomotori rotabili e infrastrutture trasporto merci

2
Linee Regionali – integrazione AV con il trasporto regionale (ferrovie interconnesse) e adeguamento ferrovie regionali urbane
0
2, 67
2, 67

Upgrading, elettrificazione e resilienza al sud 0 Piano stazioni al sud 0
Messa in sicurezza e monitoraggio digitale di 0 strade, viadotti e ponti
2, 44
0, 77
2, 0, 1,
60
60
%
1,
40 100 %
Predisposizione nelle autostrade A24-A25 di un sistema di monitoraggio dinamico per controlli da remoto ed interventi di messa in sicurezza sulle opere d’arte (ponti, viadotti, cavalcavia e gallerie)
0
1, 15
1, 15
Predisposizione sulla rete di un sistema di monitoraggio dinamico per controlli da remoto sulle opere d’arte (ponti, viadotti, cavalcavia e gallerie) ed attuazione degli interventi nei punti di maggior criticità e digitalizzazione delle infrastrutture stradali
0
0, 45
0, 45
TOTALE
11 ,20
17 ,10
28 ,30
Descrizione sintetica degli interventi ferroviari
Gli interventi danno attuazione alle indicazioni strategiche e programmatiche dell’allegato al DEF #italia veloce, approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 luglio 2020:
• I principali investimenti per l’AV riguardano la realizzazione di alcune tratte fondamentali: Napoli-Bari, Brescia-Verona-Vicenza-Padova e Salerno-Reggio Calabria.
• Sono previsti investimenti di velocizzazione e incremento delle capacità di 6 ulteriori tratte: Roma-Pescara, Orte-Falconara, Palermo-Catania-Messina, Liguria-Alpi, Taranto- Metaponto-Potenza-Battipaglia e Verona-Brennero (opere di adduzione).
• Aggiornamento tecnologico delle direttrici e dei nodi ferroviari tramite l’avvio dell’implementazione dello European Rail Traffic Management System (ERTMS) sull’intera rete nazionale.
• L’upgrade tecnologico dei sistemi di gestione della circolazione consente il miglioramento della regolarità di circolazione ed il superamento della ridotta capacità di alcune direttrici ferroviarie.
• Investimenti relativi alle sole linee regionali interconnesse alla rete nazionale (Torino Cerese-Canavesana, FUC Ferrovia Udine-Cividale, linea Bari-Bitritto, linea Rosarno-S. Ferdinando, FCU ferrovia Centrale Umbra, EAV, FSE Ferrovie del Sud Est).
• Si prevede inoltre l’adeguamento di alcune ferrovie regionali e urbane ritenute prioritarie (Roma Lido, Circumvesuviana e Circumetnea e altre).

• Si prevedono specifici investimenti di upgrading, elettrificazione e resilienza al sud (tra li linee specificatamente interessate si possono citare Ionica Sibari-Catanzaro Lido-Reggio Calabria, Venafro – Campobasso – Termoli, Nodo di Catania, Raddoppio Decimomannu- Villamassargia, Collegamento ferroviario aeroporto di Olbia, e altre).
• Infine il programma prevede una linea specifica di intervento per le stazioni al sud ( Piano Stazioni al Sud).
A completamento della descrizione degli interventi si fornisce un quadro dello sviluppo infrastrutturale relativo alla costruzione di nuove linee ferroviarie o a potenziamenti importanti dell’esistente, suddiviso per quadranti geografici.
• Quadrante Nord-Ovest.
In questo ambito territoriale sono previsti la prosecuzione di grandi interventi per lo sviluppo del corridoio europeo Reno-Alpi e la parte occidentale del corridoio Mediterraneo. Ci si riferisce al potenziamento delle linee del corridoio nazionale Liguria-Alpi: Terzo Valico dei Giovi unificato con le nuove realizzazioni nel nodo di Genova; quadruplicamento delle linee Gallarate-Rho nella tratta Parabiago-Rho e Milano Rogoredo-Pavia nella tratta Milano Rogoredo-Pieve Emanuele.
Si tratta di investimenti che si caratterizzano da un elevato livello di maturità, essendo o in realizzazione ad opera di General Contractor (Terzo Valico e connessi interventi nel nodo di Genova) oppure con progettazioni in fase avanzata e che hanno già acquisito gran parte delle autorizzazioni necessarie. Diversi gli obiettivi perseguiti: dalla capacità di trasporto dei corridoi e delle penetrazioni nei nodi di Torino, Milano e Genova; al miglioramento della competitività del trasporto ferroviario delle merci conseguente alla possibilità di effettuare treni più pesanti, più lunghi e di maggiore sezione.
• Quadrante Nord-Est

Rientra in questo ambito territoriale il lotto
prioritario delle opere di adduzione della linea
Verona-Brennero identificato con la circonvallazione di Trento, che consentirà una diversione del traffico merci e una conseguente liberazione di capacità
sulla tratta storica in ambito urbano a beneficio di un possibile incremento dei servizi di tipo regionale.
L’intervento, associato ad altri investimenti sulla tratta, in parte in corso di realizzazione (nuovo tunnel di base del Brennero) e in parte in fase di progettazione (tratte di accesso al valico del Brennero), è prevalentemente rivolto allo sviluppo del traffico merci, attraverso l’incremento di capacità di trasporto dell’infrastruttura ferroviaria ed il superamento degli attuali limiti prestazionali per consentire una maggiore competitività del vettore ferroviario lungo il corridoio europeo Scandinavia-Mediterraneo.
Inoltre il piano comprende la prosecuzione dell’Asse orizzontale AV/AC Brescia-Verona- Vicenza-Padova di cui sono già in corso di realizzazione le tratte affidate a General Contractors: 1° Lotto Funzionale Brescia Est-Verona e 1° Lotto Funzionale Verona – Bivio Vicenza. L’investimento persegue l’incremento della capacità di trasporto e la disponibilità di una nuova coppia di binari consente lo sviluppo dell’offerta di trasporto ferroviario nei diversi settori: viaggiatori di breve e lungo raggio; merci.
• Centro
Per lo sviluppo infrastrutturale dell’Italia centrale sono previsti gli interventi per il potenziamento delle linee trasversali appenniniche: Orte-Falconara (Ancona) e Roma-Pescara.
Si tratta di investimenti che si collocano nel filone dell’evoluzione dell’attuale sistema ad alta velocità in un sistema ad “Alta Velocità di Rete” (AVR), che riesca a massimizzare le prestazioni offerte ai principali centri
urbani, mediante un utilizzo oculato di tratte
convenzionali e dedicate, eventualmente integrate da interventi infrastrutturali di adeguamento della rete esistente, od anche, laddove necessario, dalla realizzazione ex novo di varianti e tratte integrative.
Per diversi anni, la mancata approvazione dei progetti e l’assenza di risorse finanziarie ha sospeso ogni successiva attività per lo sviluppo di queste trasversali appenniniche e solo nell’ultimo periodo è stato possibile riavviare il confronto con le istituzioni nazionali e locali sul tema della velocizzazione di queste relazioni ferroviarie per il collegamento del versante adriatico con quello tirrenico e sulla valenza trasportistica a carattere locale che le linee di adduzione ai centri di Roma e Chieti-Pescara ed Ancona possono rivestire per i rispettivi bacini di traffico. Su queste basi è in corso la condivisione con tutti gli stakeholders delle prospettive di sviluppo per delineare un piano di investimenti, caratterizzato da un approccio pragmatico e concreto, che sia fondato sulla maggiore sostenibilità degli impegni finanziari derivante dal Recovery Fund.
Per entrambi le direttrici, lo stato di attuazione degli investimenti candidati al finanziamento vede interventi in corso di realizzazione e l’avvio di nuove proposte di potenziamento per le quali è stato recentemente avviato un confronto con le Regioni, preliminare allo sviluppo delle progettazioni. Lo stato di avanzamento delle progettazioni non consente di prevedere il completamento di questi nuovi assi, per cui nel Recovery Plan sono comprese le prime fasi di questi impegnativi investimenti.
• Sud
Il «Piano Sud 2030, Sviluppo e coesione per l’Italia» del Governo evidenza che in Italia degli ultimi dieci anni vi è stato un disinvestimento complessivo nella spesa infrastrutturale, con il conseguente aumento del divario di dotazione infrastrutturale tra l’Italia e gli altri grandi paesi europei. Inoltre, questo divario si ampia anche all’interno dell’Italia stessa, con le regioni del Sud che hanno visto diminuire in maniera significativa gli investimenti rispetto al Centro- Nord, tanto che la spesa ordinaria in conto capitale della PA ha raggiunto nel 2018, nelle regioni meridionali, i 6,2 miliardi, ovvero solo il 22,5% del valore nazionale, ben al disotto del peso del Sud in termini di popolazione (circa 34%).
Nell’allegato al DEF 2020 «#italiaveloce», il Governo stabilisce la necessità di avviare una programmazione di interventi strutturali rilevanti per il settore dei trasporti e della logistica tra cui:
• il rilancio degli investimenti e dalla spesa pubblica nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di promuovere l’economia nazionale (effetto moltiplicatore) e dei territori resi più accessibili;
• modifiche strutturali al settore della logistica e trasporto delle merci, al fine di renderlo più resiliente e competitivo soprattutto a livello internazionale.
Il potenziamento della rete ferroviaria esistente e la realizzazione di nuove linee Alta Velocità e Alta Velocità/Alta Capacità lungo le principali direttici del meridione costituiscono un obiettivo primario per l’Italia, sia per rilanciare gli investimenti e la spesa pubblica nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, sia in un’ottica di raggiungimento degli obiettivi europei di riconversione ecologica e decarbonizzazione.
Nell’allegato al DEF 2020
«#italiaveloce» viene giudicato prioritario l’intervento di velocizzazione della relazione Roma-Napoli-Salerno-Reggio Calabria con progressivo upgrading delle linee di connessione con la Basilicata (Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto) e la Calabria. Interventi la cui progettazione è stata finanziata con il Decreto Rilancio per 40 mln.
Ad un diverso livello di maturità ci sono gli ingenti investimenti relativi all’itinerario Napoli-Bari (circa 6 mld) e a quello Messina-Catania-Palermo (circa 8 mld).
Sono già stati appaltati i primi lotti della Napoli-Bari per un valore di circa 2,3 mld: Variante Napoli – Cancello; Raddoppio e velocizzazione tratta Cancello – Frasso Telesino; raddoppio Apice- Hirpinia. Sono in fase di affidamento tutti i restanti lotti ed è proprio di questi giorni la pubblicazione del bando di gara per l’ultimo lotto relativo alla tratta Hirpinia – Orsara, per un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro. Già ultimato il raddoppio Bovino-Cervaro. Dal prossimo anno tutti i cantieri della Napoli –Bari saranno operativi. Entro il 2023, con il completamento delle prime tratte (Napoli – Cancello e Cancello – Frasso), partirà il primo collegamento diretto tra Napoli e Bari con successiva estensione dell’itinerario fino a Lecce e Taranto.
Per l’itinerario Palermo-Catania sono in corso i lavori del primo lotto Bicocca- Catenanuova del valore di 0,4 mld, mentre sono in fase di progettazione gli altri lotti.
Inoltre, con le nuove risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027 si interverrà in maniera puntuale su linee per lo sviluppo del trasporto (rete in concessione alle Regioni, jonica, rete sarda e siciliana, nodi di Catania e Palermo, rete molisana, dorsale adriatica), i collegamenti con gli aeroporti (Trapani Birgi e Olbia), i collegamenti con porti e terminali (Augusta e Bari Lamasinata).
Infine, è previsto un piano per il rilancio delle stazioni al sud. Il programma è finalizzato al miglioramento dell’accessibilità delle stazioni, in particolare alle persone a ridotta mobilità (PRM), e dei servizi di assistenza in stazione e di informazione al pubblico. Il programma prevede interventi per il miglioramento dell’integrazione modale nelle stazioni con la realizzazione di parcheggi, l’attrezzaggio di aree di interscambio con i servizi di trasporto pubblico su gomma, la creazione di aree di sosta per le biciclette. Un filone a parte riguarda progetti di investimento finalizzati al potenziamento e sviluppo e/o alla riqualificazione funzionale di stazioni medio-grandi, comprensivi delle aree esterne in asset, che si rivelano strategici per il trasporto ferroviario e con rilevanti ricadute sul territorio, spesso integrati in un contesto più ampio di rigenerazione urbana e del sistema di mobilità. Nodi ferroviari di particolare rilevanza strategica, ovvero linee metropolitane da potenziare/riqualificare con un investimento omogeneo che garantisca coerenza e riconoscibilità.
Nell’attuale configurazione della mobilità di viaggiatori e merci la quota modale ferroviaria è molto inferiore a quella stradale. Gli investimenti ferroviari destinati allo sviluppo della rete sono finalizzati a realizzare una infrastruttura più competitiva e mirano al riequilibrio della ripartizione modale del traffico a favore del trasporto pubblico su ferro. Tra gli effetti attesi da questa tipologia di investimenti c’è una diversione modale dalle altre modalità di trasporto, in particolare dalla strada, verso la ferrovia.

Se si considera che il passaggio dalla mobilità privata a quella pubblica costituisce un importante saving economico per la collettività e se si aggiunge che il vettore ferroviario è vincente nel confronto con le altre modalità in termini di cosiddetti “costi esterni”: soprattutto inquinamento e incidentalità, ci si attende che l’impatto di un investimento ferroviario abbia effetti positivi (Benefici) molto importanti.
Descrizione degli interventi per la manutenzione stradale 4.0
Il Paese è servito da una rete infrastrutturale viaria che, nel tempo, si è sviluppata su un territorio ove sono presenti numerose tipologie di vincoli (ambientali, orografici, archeologici, sismici, idrogeologici…); ciò ha fatto sì che la rete nazionale (d’altronde più adatta, per caratteristiche plano-altimetriche, a servire ampie porzioni del territorio) sia servita da numerose opere d’arte, quali ponti, viadotti e gallerie, realizzate in massima parte a cavallo degli anni ’50 e ’60 dello scorso secolo, e principalmente in calcestruzzo, soggetto a fenomeni di deterioramento che si stanno via via acuendo.
Attualmente c’è un uso limitato di strumenti digitali per analizzare e valutare i dati sul traffico e sulla sicurezza per le strade a maggiore inetnsità e rischio. Il progetto si propone soprattutto un aumento della digitalizzazione per gestire i flussi di traffico e pianificare le attività di manutenzione in modo smart ed economico, oltre che ad aumentare notevolmente la resilienza della rete stessa.
L’insufficiente conoscenza dello stato manutentivo di ponti, viadotti e gallerie, che va a sommarsi con un’incertezza sulla proprietà e sulla responsabilità manutentiva delle opere d’arte che interferiscono sulla rete primaria, rischiano di depotenziare gli ingenti investimenti che il Paese ha programmato.
La situazione appare particolarmente critica lungo le autostrade A24 e A25 (da Roma a L’aquila e Teramo e da Roma a Pescara), infrastruttura strategica per il collegamento della parte est del Paese con la Capitale, sulla quale insistono numerose opere d’arte con un elevato indice di rischio, soprattutto in quanto realizzate in zona ad alta pericolosità sismica ed in tempi non recenti,come sottolineato da una delibera del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
3.2 INTERMODALITÀ E LOGISTICA INTEGRATA
Obiettivi della componente
• Potenziamento della competitività del sistema portuale italiano in una dimensione di sostenibilità e sviluppo delle infrastrutture intermodali sulla base di una pianificazione integrata e realizzazione dei collegamenti di ultimo miglio dei porti
• Sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico dei porti (Green ports);
• Digitalizzazione della catena logistica e del traffico aereo;

• Riduzione delle emissioni connesse all’attività di movimentazione merci. Descrizione sintetica della componente
Sono previsti una serie di interventi relativi al settore della logistica ed in particolare del sistema marittimo. Il traffico merci intermodale in Italia è tipicamente terrestre, gomma-ferro, ma è inefficiente il collegamento con il traffico marittimo. Considerando che i terminali dei corridoi ferroviari merci (istituiti con il Reg. 913/2010) sono spesso dei porti, risulta dirimente, ai fini di un rapido collegamento fra la linea ferroviaria e l’infrastruttura portuale, per migliorare la competitività dei porti italiani, la realizzazione del cosiddetto “ultimo miglio”. A causa delle inefficienze del settore, le nostre imprese pagano, infatti, un extra costo della logistica superiore dell’11% rispetto alla media europea. Oltre al miglioramento dei collegamenti l’obiettivo generale è quello della sostenibilità ambientale, riducendo le emissioni legate alla movimentazione delle merci, accompagnando la trasformazione green del sistema portuale.
Pertanto, la seconda componente –Intermodalità e logistica integrata – attiene al miglioramento della competitività, capacità e produttività dei porti in chiave green:
– considerando i porti non solo punti di transito, ma integratori del sistema mare-terra;
– proponendo un’offerta logistica efficace ed affidabile per i trasporti inland da/per le destinazioni finali
– creando una massa critica che consenta economie di scala ed efficienze in termini ambientali, e sviluppando i traffici verso l’area geograficamente a Nord delle Alpi
– realizzando una serie di interventi sistemici, l’accessibilità portuale e dei collegamenti ferroviari e stradali con i porti (ultimo miglio);
– migliorando la situazione ambientale e la riduzione delle emissioni climalteranti dei porti (riducendo le emissioni inquinanti da combustibili fossili sia degli edifici, che degli impianti, che dei mezzi di servizio sia terrestri che navali).
Progetto integrato Porti d’Italia
I progetti di questa componente riguardano interventi su porti e intermodalità collegati alle grandi linee di comunicazione europea.
Il fenomeno del gigantismo navale ha richiesto negli ultimi anni l’adeguamento dei nostri scali alle mutate condizioni delle flotte marittime che prevedono navigli sempre più grandi.
I porti maggiori interessati dall’intervento (Genova e Trieste) rappresentano snodi strategici per l’Italia e per l’Europa nei traffici da e per vicino-medio-estremo Oriente.
Tra i principali investimenti necessari, la realizzazione della nuova diga foranea di Genova, opera necessaria per consentire la navigazione a doppio senso e un bacino di evoluzione adeguato per le grandi navi operanti oggi nel porto ligure, e il progetto Adrigateway per lo sviluppo della parte terminalistica e dei collegamenti retroportuali per un efficace instradamento delle merci verso i mercati del Nord.

Il sistema portuale italiano si svilupperà efficacemente al nord per i traffici oceanici e al sud per lo sviluppo dei traffici intermediterranei, aumentandone dinamicità, competitività, in un’ottica di riduzione delle emissioni clima alteranti.
Gli interventi su porti e intermodalità per le linee di comunicazione nazionali riguardano lo sviluppo dei porti del Sud anche a fini turistici. Occorre valorizzare i Porti del Sud anche attraverso efficaci collegamenti con le linee ferroviarie veloci e stimolando le filiere logistiche territoriali con particolare riferimento alla intermodalità delle merci in una dimensione green che consenta la riduzione delle emissioni climalteranti.
Tale rafforzamento permetterebbe ai porti del Sud di svolgere un ruolo più rilevante nei traffici intra mediterranei, resistendo maggiormente alla concorrenza dei porti del Nord Africa. A tal fine è indispensabile valorizzare il ruolo delle Zone Economiche Speciali (ZES) vicino alle aree portuali nel Sud, con l’obiettivo di attrarre investimenti produttivi, grazie alla semplificazione amministrativa e all’applicazione di una legislazione economica agevolata.
Contestualmente vanno previsti interventi per lo sviluppo dei porti minori del Sud anche in chiave turistica per la navigazione da diporto. Lo sfruttamento turistico del Mezzogiorno è infatti una delle ricchezze che l’Italia deve sfruttare maggiormente, e si lega ad una maggiore accessibilità delle coste delle regioni meridionali anche dal lato marittimo.
Quanto agli Interventi “Green Ports” sono integrati con i progetti di elettrificazione delle banchine “Cold ironing”, essendo tutti volti alla sostenibilità ambientale.
L’elettrificazione delle banchine portuali si configura come un intervento strategico al fine ridurre l’impatto inquinanti dei generatori delle navi ormeggiate in porto, attualmente tenuti accessi durante le operazioni di carico e sbarco in banchina, riducendo significativamente l’impatto dei navigli sul ecosistema marittimo e ambientale.
Digitalizzazione dei sistemi logistici del Paese, inclusi aeroporti
La digitalizzazione sistemi logistici, inclusi aeroporti costituiscono un ottimo impulso verso la digitalizzazione avanzata a condizione che si rispettino le scadenze di realizzazione.
È evidente la necessità di concepire le infrastrutture logistiche come un unicum di nodi e reti, adeguatamente interconnesse che consentano una movimentazione dei carichi quanto più possibile fluida e priva di “colli di bottiglia”.
Un rilancio dalla logistica passa attraverso concetti innovativi possibili solo attraverso una digitalizzazione a tutto campo per garantire:
– procedimenti “just in sequence”: combinando le due grandi variabili della logistica, il tempo e lo spazio.
– “industrializzazione” della catena di trasporto tra i aeroporti, porti marittimi, i dry ports;
– “modularità” e standardizzazione necessaria per gestire grandi numeri di TEU sbarcati nei porti.

La rivoluzione digitale e l’aumento di produttività ad esso correlati sono possibili solo attraverso un investimento significativo per portare banda larga e 5G nei nodi principali della catena logistica. L’intervento è pertanto trasversalmente collegato con la Missione digitalizzazione M1C2 che contiene interventi destinati alla diffusione della Banda larga e dei 5 Giga sulle aree bianche e grigie del territorio territorio.
Conclusioni e impatti trasversali
Gli effetti principali di questo gruppo di interventi interessano: a)sul fronte rivoluzione verde la riduzione delle emissioni climalteranti legata alle modificazioni nel funzionamento strutturale dei porti; b) sul fronte ripresa e resilienza del sistema economico impatti positivi in termini di sviluppo di nuove aree e settori produttivi legati all’attività del retroporto e all’incremento dei traffici commerciali, con conseguenti elevati effetti in termini di crescita occupazionale; un aumento dei traffici consente infatti ricadute economiche non solo nell’ambito delle città portuali, ma anche del lavoro indotto dalla catena logistica e nei terminal interni con lavorazioni di migliore qualità.
RIFORME
Semplificazione dei procedimenti per l’aggiornamento della pianificazione portuale sia a livello strategico con il Documento di pianificazione strategica di sistema (DPSS) che a livello di Piano Regolatorio Portuale (PRP).
Dare attuazione alla riforma del 1994, che prevede l’emanazione di un Regolamento sulle concessioni, che stabilisca le condizioni per un affidamento competitivo delle concessioni nei porti.
Realizzazione di un apposito portale a servizio dello Sportello Unico Doganale, che permetterà l’interoperabilità con le banche dati nazionali ed il coordinamento da parte della dogana delle attività di controllo.
Approvazione di procedure semplificate per la realizzazione delle infrastrutture di trasporto di energia finalizzate alla fornitura di energia elettrica da terra alle navi nella fase di ormeggio.
Rendere i port community system (PCS) delle singole Autorità di Sistema Portuale compatibili fra loro e con la piattaforma strategica di livello nazionale UIRNET.
Semplificazione delle procedure della logistica e della digitalizzazione dei documenti, con particolare riferimento all’adozione della CMR elettronica, alla spedizioni merci, alla individuazione dei laboratori di analisi accreditati
Tabella delle risorse della componente 

Investimento
Risorse (€/mld)
Im patto
Green
Imp atto
Digi tal
In essere
n uovi
tot ale
Progetto integrato Porti d’Italia
Green ports e cold ironing
Digitalizzazione aeroporti e sistemi logistici
Digitalizzazione dei sistemi logistici del Paese, inclusi aeroporti
Descrizione sintetica degli interventi Progetto integrato Porti d’Italia
0, 2 3, 40 48 ,84 32 %
Porti e intermodalità collegati alle grandi linee di comunicazione europea e nazionali e per lo sviluppo dei porti del Sud
0, 48
1 ,62
2, 10
,22
,36
,36
1 1, 22
00, 10 36 0%
1.Porti e intermodalità collegati alle grandi linee di comunicazione europea e nazionali e per lo sviluppo dei porti del Sud
Sviluppo del porto di Genova: è prevista la realizzazione di una nuova diga foranea che consentirà l’accesso delle navi di nuova generazione, l’adeguata protezione dei bacini interni e l’innalzamento dei livelli di sicurezza delle manovre di ingresso e di evoluzione.
Sviluppo del porto di Trieste:
Linee di intervento in coerenza con la pianificazione strategica Italia Veloce:
– Ultimo miglio ferroviario e stradale (Porti di Venezia, Ancona, Civitavecchia, Napoli, Salerno);
– Resilienza Infrastrutture a cambiamenti climatici (Porti di Palermo, Salerno, Manfredonia, Catania e Venezia);
– Accessibilità Marittima (Porti di Vado Ligure, Civitavecchia,Taranto, Marina di Carrara, Napoli e Salerno e Brindisi);
0
0,
36
TOTALE
0, 48
3 ,20
3, 68
è prevista la realizzazione del progetto Adriagateway
di potenziamento complessivo del sistema logistico del Porto di Trieste sia con riferimento alla
parte terminalistica che a quella dei collegamenti ferroviari.

– Aumento Capacità Portuale (Porti di Ravenna, Cagliari, La Spezia, Napoli, Trapani e Venezia);
– Efficientamento energetico e ambientale: porti dello Stretto di Messina.
2. Altri interventi di sostenibilità ambientale dei porti “Green Ports” e elettrificazione banchine “Cold ironing”
Il progetto Green Port si concentra sulle nove Autorità di Sistema Portuale nel Centro-Nord, non coperte dal PON Infrastrutture e Reti (Mar Ligure Occidentale, Mar Ligure Orientale, Mar Tirreno Settentrionale, Mar Tirreno Centro Settentrionale, Mare di Sardegna, Mar Adriatico Centrale, Mar Adriatico Centro-Settentrionale, Mar Adriatico Orientale, Mar Adriatico Settentrionale).
Si finanzieranno interventi di:
– riduzione dei consumi energetici legati alle attività di movimentazione merci e agli edifici portuali, con particolare attenzione ai sistemi di illuminazione e sostituzione di impianti non efficienti dal punto di vista energetico;
– efficientamento, produzione di energia da fonti rinnovabili e monitoraggio ambientale delle aree portuali.
Il progetto cold ironing prevede l’elettrificazione delle banchine, in linea con la direttiva 2014/94 UE, per ridurre al minimo la dipendenza dal petrolio e attenuare l’impatto ambientale nel settore dei trasporti. L’investimento proposto si focalizzerebbe su 41 porti, di cui 39 della rete TEN-T.
Digitalizzazione dei sistemi logistici del Paese, inclusi aeroporti
Il progetto di Digitalizzazione della catena logistica prevede la creazione di piattaforme di dialogo e interlocuzione con i clienti per la gestione/monitoraggio/tracciamento e lo scambio bidirezionale per le singole spedizioni nelle diverse modalità; la dotazione di sistemi di intelligenza artificiale per pianificare, programmare ottimizzare i carichi, la digitalizzazione integrale dei documenti di trasporto.
Il Progetto Digital Innovation dei sistemi aeroportuali prevede l’implementazione, su alcuni aeroporti, di un sistema Air Traffic Management di nuova generazione che consente la completa digitalizzazione delle operazioni e aumentando la sicurezza delle infrastrutture informatiche (117 mln)

MISSIONE 4 – ISTRUZIONE E RICERCA
Obiettivi generali della missione
• Colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita del nostro Paese e la sua capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali
• Migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti; agevolarne le condizioni di accesso per accrescere l’incentivo delle famiglie a investire nell’acquisizione di competenze avanzate da parte dei giovani
• Rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni
Risorse impiegate nella Missione
Componente 1: “Potenziamento delle competenze e diritto allo studio”……..16,72 Componente 2: “Dalla Ricerca all’impresa” ……………………………………………. 11,77 Totale …………………………………………………………………………………………………28,5
La missione “Istruzione e ricerca” ruota attorno ai seguenti assi portanti:
• l’ampliamento delle competenze acquisite nelle scuole, nelle università e nelle istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale da parte di giovani, di lavoratori e ampie fasce di popolazione attiva;
• il potenziamento della ricerca di base e delle grandi infrastrutture di ricerca, fondamentali nelle aree di frontiera e per il trasferimento tecnologico, il miglioramento dell’interazione tra mondo della ricerca e mondo produttivo, nonché della propensione all’innovazione delle imprese, soprattutto delle PMI, e la loro partecipazione a progetti e filiere strategiche. Per questa via si sostengono anche la domanda e l’adeguato impiego di competenze avanzate nel nostro sistema produttivo;
• l’internazionalizzazione della formazione superiore e della ricerca attraverso la promozione della mobilità di docenti e ricercatori, sia verso l’estero che verso l’Italia, per contribuire ai principali processi internazionali di ricerca e formazione di nuove competenze, nei principali ambiti strategici per il futuro;
• il supporto alla ricerca condotta dai giovani talenti, con finanziamenti ad essi dedicati, seguendo il modello d’eccellenza degli ERC grant europei.
Per accompagnare queste azioni sarà fondamentale un’attenzione specifica alle disparità regionali, e riqualificare la forza lavoro per farla attivamente contribuire all’attuazione delle transizioni gemelle.
Le linee di azione della missione saranno accompagnate da una serie di riforme volte a rimuovere i possibili ostacoli alla efficiente attuazione delle varie iniziative di investimento e a rafforzarne la ricaduta attesa sul diffuso ampliamento delle competenze, sull’aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte del settore pubblico e di quello privato, sul fluido e tempestivo trasferimento dei risultati della ricerca di base al mondo produttivo

La missione si concretizza in 2 componenti per quanto riguarda gli investimenti: Ø Potenziamento delle competenze e diritto allo studio
Ø Dalla ricerca all’impresa
Per quanto riguarda gli investimenti in cui si concretizzano le due componenti della missione Istruzione e ricerca, questi sono distribuiti su 24 progetti per un ammontare complessivo di risorse pari a 26,1 miliardi di euro.
Istruzione e ricerca
28,5
Dalla ricerca all’impresa
11,77
Potenziamento delle competenze e diritto allo studio
16,72
Contributo della missione alla riduzione dei divari di genere, territoriali e generazionali
Il lavoro di cura deve essere una questione di rilevanza pubblica mentre oggi nel nostro Paese è lasciato sulle spalle delle famiglie e distribuito in modo diseguale fra i generi. Su questo principio si fonda una delle più rilevanti azioni a sostegno della parità di genere contenuta in questa missione.
Il potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, delle scuole per l’infanzia e del tempo scuola fornisce un concreto supporto a una piena libertà di scelta ed espressione della personalità da parte delle donne e contribuisce ad aumentare l’occupazione femminile. A questo obiettivo concorrono le misure previste nel campo dell’istruzione, in particolare quelle che favoriscono l’accesso da parte delle donne all’acquisizione di competenze STEM.
Questa missione ha un impatto diretto particolarmente rilevante sulle nuove generazioni dato che tutti i suoi obiettivi, dal contrasto all’abbandono scolastico alla digitalizzazione della didattica, dai percorsi professionalizzanti al potenziamento della ricerca, sono rivolti innanzitutto a dare ai giovani gli strumenti necessari per una partecipazione attiva alla vita sociale, culturale ed economica del Paese, fornendo al contempo quel bagaglio di competenze ed abilità che sono indispensabili per affrontare i processi di trasformazione del nostro vivere indotti dalla digitalizzazione e dalla transizione ecologica.

I progetti relativi ad asili, lotta all’abbandono scolastico e contrasto alla povertà educativa, ed efficientamento delle scuole avranno un forte impatto in termini di riduzione dei divari territoriali aggredendo uno dei fattori strutturali di ritardo in alcune regioni. Inoltre la promozione di nuovi centri di eccellenza ricerca al Sud – integrati in ecosistemi dell’innovazione a livello locale – favoriranno anche il trasferimento tecnologico e l’impiego di risorse qualificate.
Come per tutte le altre missioni il monitoraggio e la valutazione degli effetti su queste tre dimensioni orizzontali avverranno a livello sia di singoli progetti sia di risultati complessivi attesi.

POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE E DIRITTO ALLO STUDIO
Obiettivi della componente
• Aumentare l’offerta di asili nido e servizi per l’infanzia e favorirne una distribuzione equilibrata sul territorio nazionale
• Ampliare le opportunità di accesso all’istruzione e contrastare l’abbandono scolastico e la povertà educativa
• Migliorare i risultati e i rendimenti del sistema scolastico
• Potenziare la formazione e il reclutamento del personale docente
• Potenziare la didattica in particolare in discipline STEM, linguistiche e digitali anche attraverso una maggiore autonomia scolastica
• Istituire un Fondo per la riduzione dei gap dell’istruzione e per facilitare la diffusione del tempo pieno su tutto il territorio nazionale
• Rafforzare la formazione professionale secondaria e universitaria, l’apprendistato professionalizzante e gli investimenti in formazione terziaria
• Ridurre lo squilibrio di competenze tra domanda e offerta di lavoro
Descrizione sintetica della componente
Secondo il Programme for International Student Assessment (PISA), gli studenti italiani di 15 anni si collocano al di sotto della media OCSE in lettura, matematica e scienze, con ampie differenze territoriali che documentano risultati migliori della media OCSE al Nord e molto inferiori al Sud.
Analoghe evidenze – come riportato nella Figura II 4.1 – si hanno per gli italiani adulti, per i quali il programma di valutazione internazionale delle competenze degli adulti (PIAAC) indica un peggioramento costante dei risultati rispetto alla media OCSE.
La componente persegue l’obiettivo di potenziare le competenze di base nella scuola secondaria di I e II grado, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico (14,5% nel 2018 rispetto alla media UE del 10,6%) e di ridurre i divari territoriali. Gli interventi terranno conto delle esperienze maturate in passato. L’INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), a seguito di un’azione informativa e formativa rivolta a tutte le scuole del Mezzogiorno conclusa nel 2019, ha rilevato che la formazione dei docenti ha ricadute positive non solo sulle competenze e le metodologie di insegnamento, ma anche sulla motivazione degli studenti e sui loro risultati scolastici nelle discipline di base. Inoltre, la collaborazione delle istituzioni scolastiche con il terzo settore ha dato prova di garantire un’inclusione ampiamente intesa, caratterizzata dal recupero della socialità e dall’attenzione ad aspetti motivazionali, metacognitivi e legati alle soft skills, che hanno un peso determinante per il successo formativo e la prevenzione della dispersione scolastica.

FIGURA II.4.1: IL LIVELLO DELLE CONOSCENZE BASE SIA TRA GLI SCOLARI SIA NELLA POPOLAZIONE ADULTA MOSTRA UN FORTE RITARDO RISPETTO ALLA MEDIA OCSE
I risultati sull’apprendimento scolare misurati dai test … un ritardo che dipende soprattutto dal forte divario tra “PISA” dell’OCSE evidenziano un ritardo dell’Italia … nord e sud del Paese in termini di risultati educativi.
Risultati dei test PIACC (2013-16) per classe d’età
Fonte: OCSE.
Ulteriore e sinergico obiettivo è aumentare la percentuale di popolazione di età compresa tra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo di studio di livello terziario (28% rispetto al 44% di media nei paesi dell’OCSE). A tal fine si incrementerà l’investimento pubblico in istruzione terziaria, prevedendo efficaci azioni di orientamento degli studenti verso i più adeguati percorsi universitari, in modo da ridurne anche l’abbandono precoce, l’ampliamento del numero delle borse di studio a favore degli studenti meritevoli e meno abbienti e del numero di alloggi per studenti, il rafforzamento delle agevolazioni per la frequenza di corsi universitari. Si aggiungono da un lato il potenziamento dei programmi professionali di livello secondario e terziario che consentono un migliore inserimento nel mondo produttivo, colmando un importante deficit di offerta formativa nei confronti dei nostri principali partner europei, dall’altro lato l’ampliamento del numero di ricercatori, a sostegno sia dello sviluppo della formazione superiore, sia della ricerca di base.
Parallelamente, in coerenza con quanto quanto previsto nella missione 2 in tema di efficientamento energetico degli edifici scolastici, si realizzeranno interventi di ammodernamento e di cablatura delle scuole.

Per realizzare tali obiettivi, oltre alle iniziative di riforma sopra citate, sono previste tre linee d’azione, con rispettivi investimenti riforme.
Accesso all’istruzione e riduzione dei divari territoriali
La scuola determina il futuro del Paese, preparando i più giovani alla vita, al loro inserimento nella società e offrendo loro prospettive e scelte di lavoro. Rappresenta il primo strumento per l’integrazione, la pari opportunità sociale e migliori prospettive di vita professionale. È la base su cui si poggiano la creazione della comunità nazionale e la coesione sociale garantendo lo sviluppo del Paese e la sua crescita di lungo periodo. Per questo la scuola e l’istruzione sono uno dei cardini del Piano di Rilancio. Questa linea di azione agisce per rafforzare l’accesso all’istruzione a tutti, prescindendo dalle possibilità economiche garantendo pari opportunità ai giovani su tutto il territorio e riducendo la povertà educativa; per aumentare il “tempo-scuola”, incrementando lo spazio per l’offerta formativa e contemporaneamente aiutando la conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle famiglie e specialmente delle donne. Questo avviene anche attraverso il potenziamento delle scuole materne (3-6 anni) e classi “primavera” (dai 2 anni). Il Piano asili nido e servizi per l’infanzia viene inserito all’interno di questa Missione e portato a 3,6 mld di euro (80% di copertura del fabbisogno), a fronte di un target minimo del 33%, invertendo in questo modo la posizione dell’Italia da paese sotto la media a paese sopra la media europea. Queste ultime azioni producono effetti positivi immediati sul mercato del lavoro, anticipando una dinamica che, via capitale umano, tipicamente si possono avere solamente nel medio-lungo termine.
Competenze STEM e multilinguismo
Le azioni sono volte a colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita del nostro Paese e la sua capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali. Si agisce sul potenziamento della didattica e su qualità e diritto allo studio. Formare il futuro è un lavoro difficilissimo con alte responsabilità che deve essere accompagnato e valorizzato nel tempo. Si deve quindi costruire una carriera docente dando l’opportunità ai docenti più dinamici e capaci di assumere responsabilità all’interno della scuola, accompagnata alla possibilità di crescere in ruolo. Potranno avere funzioni di coordinamento, progettazione o formazione dei loro colleghi e per le loro mansioni aggiuntive e per la qualifica raggiunta avranno una retribuzione mensile maggiore. I migliori docenti del Paese potranno dedicare alcuni anni a inizio o fine carriera all’insegnamento in scuole svantaggiate. Si incoraggerà la mobilità dei docenti (e la loro permanenza) presso aree svantaggiate o scuole con particolari criticità socio-economiche; sarà premiato il miglioramento delle scuole rispetto ai parametri più critici (inclusi gli apprendimenti certificati da test INVALSI). Si sostiene l’autonomia scolastica valorizzando docenti e dirigenti e il ruolo attivo di studenti e genitori nella vita scolastica e nella progettazione dei piani di offerta formativa. Il Progetto Scuola 4.0 attraverso un massiccio intervento di innovazione e digitalizzazione delle strutture scolastiche (es. cablaggio, nuove aule e laboratori) darà una importante spinta agli investimenti e avrà un ruolo abilitante su molti interventi del cluster, contribuendo a renderli più efficaci.
Istruzione professionalizzante e ITS
La seconda grande area di intervento riguarda lo “skill mismatch” tra educazione e mondo del lavoro. Si agisce quindi attraverso l’ampliamento delle competenze nelle scuole, nelle università e presso le aziende e i lavoratori. Si potenzia l’offerta formativa, in particolare in discipline abilitanti 4.0, e correlate alla vocazione produttiva del territorio di riferimento. Si investe nell’ammodernamento tecnologico e della dimensione strutturale degli istituti tecnici superiori, anche attraverso l’istituzione di forme di collaborazione congiunta (es. laboratori) pubblico-privati. Verranno introdotti i moduli di orientamento nelle scuole secondarie di secondo grado. In ambito universitario si darà una maggiore incidenza ai crediti formativi in materia digitale e ambientale, istituendo anche nuovi dottorati di ricerca negli stessi ambiti e su programmi specifici per il mondo produttivo. Si riformano i percorsi di dottorato, con semplificazione delle procedure di accreditamento per potenziare i programmi in collaborazione con aziende ed i programmi internazionali e con atenei ed istituzioni straniere. Il dottorato viene arricchito con dei moduli dedicati allo sviluppo di idee imprenditoriali e alla valorizzazione economica delle tecnologie e dell’innovazione. Parimenti si agisce sui corsi di laurea professionalizzanti, per renderli più flessibili rispetto alle esigenze poste dalle imprese e adeguati allo scenario internazionale della formazione terziaria. Si potenziano gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) con l’obiettivo di decuplicarne in 5 anni gli studenti e creando una maggiore osmosi fra ITS e percorsi universitari. Si apriranno percorsi di formazione terziaria professionalizzante per i “drop out” universitari e consentendo il riconoscimento di crediti universitari ai diplomati degli ITS. Fondamentale sarà assicurare la coerenza di questi interventi con la Missione 5 per dare una spinta al sistema duale e all’apprendistato per rimettere al lavoro i più vulnerabili attraverso il contratto di apprendistato formativo. Infine, si vogliono migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti rafforzando i sistemi di ricerca e l’interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni nonché della Cultura 4.0.

Box – riforme componente
• Riforma del sistema di reclutamento dei docenti. La riforma integra le procedure concorsuali con una modalità innovativa di un anno di formazione e di prova, superata la quale si intende effettivamente vinto il concorso per docente. Tale percorso consente di selezionare i nuovi docenti non solo in base al livello di conoscenza, ma anche in riferimento alle metodologie didattiche acquisite e alle capacità di relazionarsi con la comunità educante.
• Scuola di alta formazione (Università – Indire) e Formazione in servizio obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale ATA. Introduzione di moduli di formazione continua di dirigenti, docenti e personale ATA (life-long learning), con sistema di crediti e obbligatorietà della frequenza. La riforma introduce una sistema di formazione di qualità per tutto il personale della scuola (dirigenti, docenti e personale ATA) correlato con il sistema di sviluppo professionale continuo e di carriera; la norma introduce altresì l’obbligatorietà della formazione in servizio e istituisce una scuola di alta formazione dedicata a tutto il personale scolastico. La riforma confluisce nell’investimento Didattica digitale integrata e formazione continua del personale scolastico
• STEM e competenze digitali nei gradi di istruzione. La riforma consiste nell’integrazione, nelle discipline curriculari, di attività, metodologie e contenuti correlati a sviluppare e rafforzare le competenze STEM e di digitalizzazione e innovazione, in tutti i gradi d’istruzione, a partire dall’ infanzia e primaria alla secondaria di I e II grado, in ottica di piena interdisciplinarità, avendo cura di garantire pari opportunità di accesso alle carriere scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.

• Riforma del sistema di istruzione terziaria professionalizzante ITS. La riforma rafforza il sistema degli ITS attraverso l’estensione del modello organizzativo e didattico in altri contesti formativi (potenziamento dell’offerta formativa, introduzione di premialità e ampliamento dei percorsi per lo sviluppo di competenze tecnologiche abilitanti – Impresa 4.0), il posizionamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’Istruzione Terziaria Professionalizzante e il riequilibrio qualità della connessione con il tessuto imprenditoriale nei territori.
• Riforma degli istituti tecnici e professionali. La riforma mira a adeguare i programmi di formazione degli istituti tecnici e professionali alle esigenze del mondo della produzione e della situazione socio-economica dei singoli territori. In particolare, essa orienta gli Istituti tecnici e Istituti professionali verso l’innovazione prodotta dal piano industria 4.0 oltre che alla profonda innovazione digitale in atto in tutti i settori del mercato del lavoro.
• Riforma del sistema di Orientamento. L’intervento normativo introduce moduli di orientamento – non inferiori a 30 ore annue – nelle scuole secondarie di secondo grado e in riferimento alle classi iv e v., al fine di incentivare l’innalzamento dei livelli di istruzione. Inoltre, intende realizzare una piattaforma digitale di orientamento relativa alla offerta formativa terziaria universitaria e ITS facilmente accessibile da parte dei giovani.
• Lauree abilitanti. La riforma prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di stato, con ciò rendendo semplificando e velocizzando l’accesso al mondo del lavoro da parte dei laureati
• Classi di laurea. La riforma prevede l’aggiornamento della disciplina per la costruzione degli ordinamenti didattici dei corsi di laurea. L’obiettivo consiste in una rimozione dei vincoli nella definizione dei crediti formativi da assegnare ai diversi ambiti disciplinari, in modo da consentire la costruzione di ordinamenti didattici che consentano il rafforzamento di competenze multidisciplinari, sulle tecnologie digitali ed in campo ambientale oltre alla costruzione di soft- skills. La riforma inoltre amplierà le classi di laurea professionalizzanti.
• Riforma dei Dottorati. La riforma prevede l’aggiornamento della disciplina dei dottorati, semplificando le procedure per il coinvolgimento di imprese, centri di ricerca nei percorsi di dottorato, per rafforzare le misure dedicate alla costruzione di percorsi di dottorato non finalizzati alla carriera accademica
• Innovazione del quadro normativo legato all’edilizia universitaria, all’offerta di residenze per studenti e all’erogazione di borse di studio.

Tabella delle risorse della componente: potenziamento delle competenze e diritto allo studio
M4C1 – Potenziamento delle competenze e diritto allo studio
Risorse (€/mld)
In essere (a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Accesso all’istruzione e riduzione dei divari territoriali
1,60
7,40
9,00
0,45
9,45
Alloggi per studenti
Fondo Tempo pieno Scuola
Piano Asili Nido e servizi integrati
– 1,00
– 1,00
1,60 2,00
1,00 – 1,00
1,00 – 1,00
3,60 – 3,60
Borse di studio e accesso gratuito all’università

0,90
0,90
0,45
1,35
Riduzione dei divari territoriali nelle competenze e contrasto all’abbandono scolastico

1,50
1,50

1,50
Potenziamento scuole dell’infanzia (3-6 anni) e sezioni “primavera”

1,00
1,00

1,00
Competenze STEM e multilinguismo
1,39
2,73
4,12
0,90
5,02
Didattica digitale integrata e formazione continua del personale scolastico
0,39
0,03
0,42

0,42
Competenze STEM e multilinguismo
– 1,10
1,10 – 1,10

per professori e studenti
Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuove aule didattiche e laboratori
1,00
1,10
2,10
0,90
3,00
Didattica e competenze
universitarie avanzate

0,50
0,50

0,50
Istruzione professionalizzante e ITS

2,25
2,25

2,25
Sviluppo e riforma degli ITS
– 1,50
1,50 – 1,50
Formazione professionalizzante e collaborazione università – territori

0,50
0,50

0,50
Orientamento attivo nella transizione scuola-università

0,25
0,25

0,25
TOTALE
2,99
12,38
15,37
1,35
16,72

Descrizione sintetica degli interventi
Potenziamento delle competenze e diritto allo studio
1. Alloggi per studenti
Descrizione
Il progetto prevede investimenti per il potenziamento dei servizi abitativi destinati agli studenti fuori sede al fine di migliorare le condizioni di accessibilità, agendo sulle barriere legate alla condizione reddituale con meccanismi di elegibilità basati sull’ISEE della famiglia di origine.
L’iniziativa prevede l’utilizzo di meccanismi di leva finanziaria con un conseguente, contenuto, risparmio di risorse o, in alternativa, la possibilità di soddisfare una maggiore domanda di alloggi a parità di risorse impegnate. È possibile finanziare interventi infrastrutturali proposti dalle città metropolitane di riqualificazione di edifici pubblici degradati e inutilizzati per destinarli ad alloggi per studenti a canoni ridotti finalizzati alle spese di gestione e manutenzione.
2. Borse di studio e accesso gratuito all’università
Descrizione
Finanziare l’aumento del numero di borse di studio universitarie e riformare il sistema di esenzione dalle tasse scolastiche a favore di studenti meritevoli e bisognosi. Con questo progetto si persegue l’integrazione delle politiche di contribuzione con quelle per il sostegno allo studio attraverso:
• l’estensione della no-tax area a studenti provenienti da famiglie con ISEE inferiore ai 23.500 €;
• incremento delle borse di studio di 700€;
• finanziamento delle borse per una quota più ampia di iscritti
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 660 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
3. Fondo Tempo pieno Scuola
Descrizione
Si aumenterà il “tempo-scuola” incrementando lo spazio per l’offerta formativa e contemporaneamente aiutando la conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle famiglie e specialmente delle donne. Questo avverrà anche attraverso il potenziamento delle scuole materne (3-6 anni) e classi “primavera” (dai 2 anni).
L’intervento è finanziato con 1 miliardo di euro, sono inoltre previsti 300 milioni per interventi all’interno dei progetti PON.

4. Riduzione dei divari territoriali nelle competenze e contrasto all’abbandono scolastico
Descrizione
Piano per il potenziamento delle “Competenze di base”, che pone particolare attenzione alle scuole che hanno registrato maggiori difficoltà in termini di rendimento scolastico – differenziando quindi gli interventi in relazione ai bisogni degli studenti. Oltre all’intervento di supporto del dirigente scolastico con tutor esterni, nei casi più critici vi sarà la disponibilità di organico potenziato di almeno un’unità per disciplina (Italiano, Matematica e Inglese) e per almeno un biennio. Sono previste azioni di tutoraggio e di formazione per i docenti. Un unico portale nazionale per la formazione online supporterà il piano.
Il progetto include altresì un investimento rivolto al contrasto alla dispersione scolastica attraverso tutoraggio, consulenza e orientamento attivo e vocazionale che prevengano l’abbandono prematuro degli studi nel periodo della scuola secondaria e consentano di ridurre il fenomeno dell’abbandono scolastico ai parametri europei della strategia ET2020 (fascia di età 18-24).
Il progetto mira anche a favorire l’inclusione sociale ed in particolare garantire DDI (Didattica digitale integrata) a soggetti con disabilità sensoriali e/o intellettive o in territori svantaggiati.
L’intervento è finanziato con 1,5 miliardi di euro, sono inoltre previsti 750 milioni per interventi all’interno dei progetti PON e 240 milioni di stanziamenti della Legge di Bilancio.
5. Piano Asili Nido e servizi integrati
Descrizione
L’obiettivo dell’investimento è superare il target fissato dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002, relativo al raggiungimento di un’offerta minima al 33% per i servizi per la prima infanzia, e conseguentemente raggiungere un’offerta media nazionale pari al 83%, con la creazione di circa 622.500 nuovi posti entro il 2026. Il raggiungimento di tale obiettivo permetterebbe all’Italia, dall’attuale offerta pari al 25,5%, di superare la media europea (35,1%) e collocandosi ben oltre il livello di altri Stati membri come la Spagna (50,5%) e la Francia (50%).
Ai fini dell’implementazione complessiva del progetto, si procederà all’emanazione di atti per l’aumento delle risorse disponibili del Fondo asili nido e scuole dell’infanzia, istituito presso il Ministero dell’interno dalla legge di bilancio per il 2020 (art. 1, comma 59, legge n. 160/2019), al fine di prevedere un finanziamento aggiuntivo e specifico per la riconversione o costruzione di nuovi servizi per la prima infanzia. A questo seguiranno gli atti necessari a definire le modalità e le procedure di presentazione delle richieste di contributo, i criteri di riparto e le modalità di utilizzo delle risorse, di monitoraggio, i criteri di ammissibilità e valutazione (decreto ministeriale e avviso pubblico) per la selezione dei progetti ricevuti da parte dei Comuni, soggetti beneficiari.
In seguito alla pubblicazione della graduatoria degli ammessi a finanziamento, i beneficiari attiveranno le loro procedure per la sottoscrizione delle convenzioni e l’avvio dei lavori di riconversione e costruzione necessari alla creazione di circa 622,5 mila posti aggiuntivi nei servizi per la prima infanzia, per il conseguimento a oggi del 83% di offerta a copertura del fabbisogno.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 300 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
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6. Potenziamento scuole dell’infanzia (3-6 anni) e sezioni “primavera”
Descrizione
Investimento per la realizzazione, riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole dell’infanzia, anche attraverso l’innovazione degli ambienti di apprendimento e la sostenibilità ambientale, con il potenziamento delle sezioni sperimentali Primavera (24-36 mesi) e la costituzione dei poli per l’infanzia, di cui al decreto legislativo n. 65 del 2017.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 560 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Competenze STEM e multilinguismo
7. Didattica digitale integrata e formazione continua del personale scolastico
Descrizione
Il progetto, collegato alla riforma “scuola di alta formazione” (vedi box riforme della componente, secondo punto), prevede la realizzazione di un sistema per lo sviluppo professionale continuo di tutto il personale della scuola (dirigenti, docenti e personale ATA) con interventi mirati in formazione per 300.000 destinatari, sulla base di una rilevazione dei bisogni di aggiornamento degli insegnanti e del personale della scuola. Il progetto prevede altresì la realizzazione di un sistema digitale che documenti le esperienze e la formazione (portfolio delle professionalità “Open badge”), la realizzazione di un bilancio di competenze e le azioni formative di miglioramento. Saranno coinvolte nei progetti di formazione, previsti da una pianificazione nazionale, tutte le 8.000 scuole presenti sul territorio italiano. Il sistema digitale sofia.istruzione.it consentirà di garantire il monitoraggio e la governance nazionale del progetto.
Include la riforma Scuola di alta formazione (Università – Indire) e Formazione in servizio obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale ATA.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 400 milioni dai progetti PON e 140 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
8. Competenze STEM e multilinguismo per professori e studenti
Descrizione
L’intervento consiste nell’integrazione nelle discipline curriculari di attività, metodologie e contenuti correlati a sviluppare e rafforzare le competenze STEM e di digitalizzazione e innovazione, in tutti i gradi d’istruzione, a partire dall’infanzia e primaria alla secondaria di I e II grado, in ottica di piena interdisciplinarità, con particolare attenzione alle pari opportunità e alla parità di genere nell’approccio metodologico e nell’orientamento alle materie STEM.
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Il programma di sviluppo/potenziamento delle competenze prevede la collaborazione con il settore produttivo. Per quanto concerne il rafforzamento delle competenze multilinguistiche, l’intervento consta di azioni indirizzate agli alunni e ai docenti, con un allargamento dei programmi di informazione e consulenza relativi a Erasmus +. In particolare, si prevede di attivare:
• corsi curricolari per la scuola dell’infanzia, extracurricolari per la primaria e la secondaria di primo grado e un periodo di studio all’estero per gli alunni della scuola secondaria di II grado (attraverso una iniziale erogazione di borse di studio);
• la mobilità in entrata di docenti stranieri;
• corsi di lingua e metodologici per docenti.
Sarà anche realizzato un sistema di monitoraggio digitale delle competenze linguistiche del nostro
Paese anche con la collaborazione dei relativi enti certificatori.
L’intervento è finanziato con 1,1 miliardi di euro, sono inoltre previsti 250 milioni per interventi all’interno dei progetti PON.
9. Scuola 4.0. scuole innovative, cablaggio, nuove aule didattiche e laboratori
Descrizione
Si investe nell’ammodernamento tecnologico e della dimensione strutturale delle scuole di ogni ordine ma soprattutto per gli istituti tecnici superiori, anche attraverso l’istituzione di forme di collaborazione congiunta (es. laboratori) pubblico-privati, necessitano di strutture a tecnologie adeguate al mercato lavorativo. Anche le dotazioni “smart” saranno integrate nelle scuole di ogni ordine e grado per ridurre le disparità e i gap di dotazione sul territorio.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 630 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
10. Didattica e competenze universitarie avanzate
Descrizione
Il progetto mira a qualificare e innovare, attraverso un insieme di sottomisure, i percorsi universitari (e dei dottorati), finanziando iniziative in tema di:
o (T1) formazione digitale d’eccellenza, sinergiche tra università e imprese;
o (T2) “cultura dell’innovazione”, potenziando il ruolo delle Scuole Superiori Universitarie; o (T3) internazionalizzazione
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Istruzione professionalizzante e ITS
11. Sviluppo e riforma degli ITS
Descrizione
L’investimento è orientato ad incrementare l’offerta formativa degli Istituti Tecnico-Scientifici, rafforzandone le dotazioni strumentali e logistiche e incrementando la partecipazione delle imprese nei processi di formazione per una migliore connessione con il tessuto imprenditoriale. E’ inoltre prevista l’attivazione di una piattaforma digitale nazionale che consenta agli studenti di conoscere le offerte di impiego per chi consegue un titolo di studio professionale.
12. Formazione professionalizzate collaborazione università – territori
Descrizione
Il progetto mira a implementare un programma per la Formazione Superiore Professionale, che preveda la costruzione di collaborazioni su base regionale con il contributo delle Università e delle articolazioni locali di associazioni di categoria. Incrementare l’offerta di percorsi di laurea professionalizzanti è cruciale in questa in questa categoria di formazione superiore si determina in larga parte il divario del nostro paese rispetto alla media europea in termini di percentuale della popolazione con titolo di studio terziario rispetto al totale della popolazione con 25-34 anni.
Ogni ambito regionale potrà gestire diverse lauree professionalizzanti in diverse classi, secondo la vocazione delle imprese del territorio. Le collaborazioni su base regionale potranno prevedere la partecipazione degli ITS e la creazione di percorsi in sinergia con meccanismi di scambio e di integrazione dei percorsi formativi
13. Orientamento attivo nella transizione scuola-università
Descrizione
La misura consiste in un programma di investimenti a favore degli studenti al quarto ed al quinto anno delle scuole superiori, con un risultato atteso di aumento del tasso di transizione tra scuola e università. Essa è finalizzata a un orientamento attivo e vocazionale verso le opportunità di formazione universitaria, attraverso corsi brevi erogati da docenti universitari e insegnanti scolastici che consentano agli studenti di comprendere meglio l’offerta dei percorsi didattici universitari e di colmare i gap presenti nelle competenze di base che sono richieste. Inoltre, obiettivo concorrente è anche costruire un programma, integrato con il precedente, che preveda iniziative di orientamento al quarto ed al quinto anno delle scuole superiori per avvicinare le ragazze alle opportunità offerte dalle discipline STEM e dalle discipline legate al digitale.
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DALLA RICERCA ALL’IMPRESA
Obiettivi della componente
• Accrescere la spesa, pubblica e privata, in ricerca e innovazione
• Rafforzare le iniziative IPCEI
• Potenziare i meccanismi di trasferimento tecnologico
• Sostenere l’innovazione
• Favorire una più stretta interazione tra imprese e mondo della ricerca
Descrizione sintetica della componente
La seconda componente “Dalla ricerca all’impresa” mira ad innalzare il potenziale di crescita del sistema economico, agendo in maniera sistemica sulla leva degli investimenti in R&S, tenendo conto dei divari territoriali e della tipicità delle imprese. Le ricadute attese si sostanziano in un aumento del volume della spesa e in un più efficace livello di collaborazione tra la base scientifica pubblica e il mondo imprenditoriale.
Sul primo fronte, l’Italia rimane, infatti, ancora distante dalle performance di altri Paesi facendo registrare una intensità delle spese in R&S rispetto al PIL (nel 2018 pari all’1,4%) decisamente più bassa della media OCSE (2,4%), tanto nel settore pubblico quanto nel privato (0,9% contro una media OCSE dell’1,7% – si veda la figura II 4.2).
FIGURA II.4.2: L’ITALIA SPENDE MOLTO POCO IN R&S E IN INVESTIMENTI IN CAPITALE “KNOWLEDGE BASED”
Spesa in ricerca e sviluppo Investimenti privati in capitale “knowledge-based” (% del PIL) (% del PIL)
Fonte: OCSE.
Il minor numero di ricercatori in Italia rispetto ai principali paesi avanzati (pari solo a 5,5 ogni mille lavoratori, contro i quasi 9 dell’OCSE) e il numero di brevetti, normalizzato in base alle dimensioni del PIL, rispecchia tali carenze, attestandosi a meno della metà rispetto alla media dei
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paesi OCSE. Sul fronte della integrazione dei risultati della ricerca nel sistema produttivo, infatti, la frammentazione del tessuto industriale in micro e PMI ha finora mantenuto bassa la domanda di innovazione, limitando il potenziale di utilizzo (e la relativa valorizzazione) della base scientifica e tecnologica già disponibile: deve considerarsi, al riguardo, che il volume della ricerca condotta nel sistema di R&I pubblico e finanziata dalle imprese (in percentuale del PIL) resta ancora distante dalla media UE e ben lontano dalle performance dell’industria tedesca2; nel 2019, inoltre, solo il 2% delle pubblicazioni italiane erano co-pubblicazioni pubblico/privato rispetto al 4 % dell’UE.
Rafforzare la propensione all’innovazione del nostro sistema produttivo comporta una sua maggiore domanda di competenze avanzate, la cui remunerazione aumenterebbe sostenendo l’incentivo all’investimento delle famiglie nell’istruzione e nella formazione. Ne discenderebbe una progressiva riduzione dell’attuale squilibrio tra domanda e offerta di elevate competenze, che rappresenta una condizione essenziale per una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile.
Per affrontare tali sfide sono previste tre linee d’intervento che riguardano nel dettaglio: Rafforzamento di Ricerca e Sviluppo e delle iniziative IPCEI
Una prima direttrice di intervento, significativamente potenziata, è rivolta al rafforzamento della filiera di R&S nel sistema della ricerca e nel sistema economico, attraverso il potenziamento delle grandi infrastrutture di ricerca; i partenariati allargati per lo sviluppo di progetti di ricerca orientati alle sfide strategiche di innovazione che il Paese ha davanti a sé; e il finanziamento di progetti di ricerca di giovani ricercatori. Si vogliono inoltre costituire poli per l’innovazione e la ricerca e lo sviluppo degli IPCEI con partnership ed investimenti pubblici e privati. Sono stati infine introdotti interventi per quasi due miliardi volti al finanziamento del fondo programma nazionale della ricerca e dei nuovi PRIN, e un miliardo in favore del fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca, in particolare nel Mezzogiorno.
Tali interventi daranno un significativo contributo a ridurre il divario di spesa in ricerca e sviluppo rispetto agli Paesi più avanzati, come richiesto anche da eminenti esponenti dello stesso mondo della ricerca italiano (Piano Amaldi) e saranno accompagnati da iniziative di riforma volte a favorire: l’integrazione e semplificazione degli strumenti di incentivazione e agevolazione; la maggiore apertura del sistema scolastico e universitario al mondo delle imprese, anche attraverso una modifica dei centri di trasferimento tecnologico presso gli atenei.
Trasferimento di tecnologia e sostegno all’innovazione
Con la seconda linea di azione si mira a migliorare il sistema di produzione dei risultati scientifici migliorando la competitività delle istituzioni di ricerca, creando un ecosistema attraente per i flussi internazionali di talento creativo e trattenendo all’interno del sistema nazionale competenze che altrimenti sarebbero destinate a perseguire la loro carriera altrove.
Si introducono “ecosistemi dell’innovazione” attorno a “sistemi territoriali” di R&S, un nuovo modello simile a quello dei “Fraunhofer” ovvero una rete di istituti di ricerca applicata sparsi in tutto il territorio italiano, attraverso un finanziamento pubblico-privato (30 pubblico 70 privato)
2 European semester thematic factsheet Research and innovation
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volto a assicurare la piena osmosi tra ricerca e sua applicazione industriale. Sono contemplati, in quest’ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di “reti nazionali” di R&S su alcune tecnologie abilitanti (Key Enabling Technologies) quali lo sviluppo dei sistemi di comunicazione di quinta (5G) e generazioni successive, con un aumento di un fattore mille della velocità dei dati, con un servizio sicuro, affidabile e a bassa latenza, con un consumo di energia inferiore ad oggi; il supercalcolo; la nuova diagnostica medica; l’integrazione di biologia con intelligenza artificiale; le tecnologie quantistiche e i nuovi materiali. Gli ecosistemi dell’innovazione sono rafforzati attraverso la costruzione di una rete selezionata di facilities di ricerca duali in settori strategici quali le scienze della vita, scienza dei materiali, tecnologie digitali, secondo schemi di partenariato pubblico-privato.
I benefici oltre a quelli a lungo termine di innovazione, sarebbero anche un effetto leva sulla capacità complessiva del Paese di recuperare gli ingenti Fondi competitivi europei in Horizon Europe and ERC con un evidente effetto leva. La realizzazione di strutture duali di ricerca all’avanguardia, di laboratori con macchinari di ultima generazione rappresenta, ad esempio, un incentivo per attrarre giovani talenti e aumentare la percentuale di assegnazione di fondi europei per la ricerca.
Il sostegno all’innovazione delle PMI è stimolato anche attraverso l’istituzione di dottorati dedicati a specifiche esigenze di R&S delle imprese.
Infine, i progetti di questa componente consentiranno di incoraggiare l’innovazione attraverso l’uso sistemico dei risultati della ricerca da parte di tutto il tessuto produttivo, coinvolgendo anche le PMI che tradizionalmente fanno più fatica a partecipare a questi processi virtuosi.
Box – riforme della componente
• Riforma a supporto degli interventi di promozione della R&S
• Potenziamento delle grandi infrastrutture di ricerca, presso gli enti e gli istituti di ricerca e gli atenei, per renderle accessibili alle filiere produttive. La riforma mira a potenziare la capacità di attuazione degli interventi agendo su tre fronti:
• approccio al sostegno delle attività di R&S, introducendo un modello basato su poche priorità – di natura orizzontale – intorno alle quali aggregare gli interventi che coprono l’intera filiera, garantendo continuità al finanziamento delle iniziative
• semplificazione delle modalità di gestione dei fondi ai partenariati pubblico-privati per le attività di ricerca
• potenziamento, da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, dei centri di technology transfer presso Atenei ed enti di ricerca, stimolando la definizione di modelli di funzionamento che mirino a rafforzare la collaborazione tra ricerca pubblica e privata, secondo buone pratiche di successo di altri paesi (es. Fraunhofer Institute in Germania)
• Costruzione di ecosistemi di innovazione e reti tematiche nazionali, intorno alle sfide di innovazione strategiche per il paese, attraverso la collaborazione tra mondo della ricerca, mondo produttivo, istituzioni e società, per promuovere la contaminazione tra formazione
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avanzata, ricerca di base, ricerca orientata, innovazione e disseminazione dei risultati della ricerca.
• Riforme a sostegno dell’attrattività delle posizioni di ricercatore, con riferimento alla disponibilità di fondi di ricerca ed alla mobilità tra le sedi e verso istituzioni straniere.
Tabella delle risorse della componente: Dalla Ricerca all’Impresa
M4C2 – Dalla ricerca all’impresa
Risorse (€/mld)
In essere (a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Rafforzamento di Ricerca e Sviluppo e delle iniziative IPCEI
1,38
5,91
7,29

7,29
Partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese e finanziamento progetti di ricerca di base

1,61
1,61

1,61
Finanziamento giovani ricercatori
Accordi per l’Innovazione
IPCEI, Partenariati in ricerca e Innovazione
– 0,60 – 0,70
– 1,00
0,60 – 0,60 0,70 – 0,70 1,00 – 1,00
Fondo programma nazionale della ricerca
0,45
0,40
0,85

0,85
Nuovi PRIN – Ricerche su temi di rilevante interesse nazionale
0,35
0,60
0,95

0,95
Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca
0,58
1,00
1,58

1,58
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Trasferimento di tecnologia e sostegno all’innovazione

4,00
4,00
0,48
4,48
Ecosistemi dell’innovazione e campioni territoriali di R&S

1,30
1,30

1,30
Potenziamento strutture di ricerca e creazione di campioni nazionali di R&S su Key Enabling Technologies (Agritech, Fintech, IA, Idrogeno, Biomedics)

1,60
1,60

1,60
Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria

0,50
0,50

0,50
Dottorati innovativi per le imprese e immissione di ricercatori nelle imprese

0,60
0,60

0,60
Dottorati e ricercatori green e innovazione



0,48
0,48
TOTALE
0,80
9,91
11,29
0,48
11,77
Descrizione sintetica degli interventi
Rafforzamento di Ricerca e Sviluppo e delle iniziative IPCEI
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14. Partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese e finanziamento progetti di ricerca
Descrizione
Finanziare progetti di R&S, nell’ambito di 10 “missioni”, che prevedano la partecipazione di partenariati allargati – estesi a Università, centri di ricerca, imprese – capaci di coprire l’intero spettro del livello di maturità tecnologica (dalla ricerca di base, alla ricerca industriale, allo sviluppo sperimentale)
I progetti di R&S prevedono inoltre investimenti da parte degli atenei in nuove posizioni di ricercatore a tempo determinato, per consentire la conduzione delle attività di ricerca previste dai progetti stessi e far crescere, nel lungo periodo, le competenze adeguate a cogliere le sfide di innovazione che i progetti di R&S delineano.
15. Finanziamento giovani ricercatori
Descrizione
Finanziare – sul modello dei bandi ERC, nel pillar Excellent Science del programma Horizon Europe – attività di ricerca gestite da giovani ricercatori per 5 anni, al fine di consentire loro di maturare una prima esperienza di responsabilità di ricerca. Il progetto prevede, inoltre, un programma di periodi brevi di mobilità per ricerca o didattica di docenti universitari presso altre sedi, incentivando lo scambio presso le sedi meno favorite o all’estero, con l’obiettivo di potenziare la mobilità dei docenti. Questo intervento beneficia di risorse complementari per 200 milioni dai progetti PON.
16. Accordi per l’Innovazione
Descrizione
Finanziare, attraverso uno strumento di natura negoziale, progetti di ricerca e sviluppo, in grado di sperimentare e introdurre soluzioni innovative di alto profilo, anche tramite la collaborazione con centri di trasferimento tecnologico, organismi di ricerca e di diffusione della conoscenza
17. Iniziative sul modello di IPCEI Partenariati in ricerca e Innovazione – Horizon Europe
Descrizione
La misura prevede il sostegno pubblico (tramite incentivi) alla partecipazione delle imprese italiane alle catene strategiche del valore attraverso iniziative quali IPCEI e a Partenariati in ricerca e Innovazione – Horizon Europe. Nel dettaglio, gli IPCEI, che si applicano in sei catene strategiche del valore europee, consentono di riunire conoscenze, competenze, risorse finanziarie e attori economici di tutta l’Unione, favorendo la collaborazione tra settore pubblico e privato per progetti su larga. I Partenariati in ricerca e Innovazione – Horizon Europe mirano a sostenere progetti di ricerca, sviluppo e innovazione individuati con specifici bandi, in raccordo con gli omologhi UE, per la partecipazione ai partenariati per la ricerca e l’innovazione
18. Fondo Programma Nazionale della Ricerca
Descrizione
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Il Fondo è finalizzato a rafforzare le misure di sostegno alla ricerca scientifica indicate nel Programma nazionale per la ricerca (PNR) 2021–2027 in modo tale da garantire l’attuazione delle linee strategiche nel campo della ricerca scientifica in coerenza con il programma quadro di ricerca e innovazione dell’Unione europea.
19. Nuovi PRIN – Ricerche su temi di rilevante interesse nazionale
Descrizione
Finanziare progetti di ricerca triennali, per promuovere il sistema nazionale della ricerca, rafforzare le interazioni tra università ed enti di ricerca e favorire la partecipazione italiana alle iniziative nell’ambito del Programma Quadro di ricerca e innovazione dell’Unione Europea. Ciascun progetto deve prevedere un costo massimo di euro 1.200.000 e un numero di unità di ricerca da 1 a 5.
20. Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca
Descrizione
Il Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca finanzierà interventi in strutture e infrastrutture di ricerca con particolare attenzione al Mezzogiorno.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 420 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Trasferimento di tecnologia e sostegno all’innovazione
Descrizione
Finanziare la creazione di 20 “campioni territoriali di R&S” che, caratterizzati da una specializzazione legata alle vocazioni produttive e di ricerca di un territorio, ne mettano a sistema, intorno a una eccellenza (tipicamente, Università o Centro/Infrastruttura di ricerca), le competenze scientifiche e le facilities, favorendo, secondo un approccio market-oriented, il collegamento tra ricerca e industria.
Una componente rilevante nella strutturazione e nel rafforzamento di “innovation ecosystem” inter-disciplinari consiste nella realizzazione di nuove infrastrutture digitali, con integrazione di intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, materiali avanzati, metodi avanzati di analisi matematica e di intelligenza artificiale applicati al business, con erogazione di servizi alle imprese e alle strutture di ricerca e, inoltre, con il sostegno allo sviluppo di imprese innovative. Gli “innovation ecosystem” potranno valorizzare forme di partenariato pubblico privato (PPP) per realizzare infrastrutture duali (utilizzate dalle strutture pubbliche e dalle imprese) di ricerca e innovazione, imperniata su linee pilota per lo sviluppo di nuovi materiali e dispositivi, per tecnologie quantistiche, tecnologie per la salute, energie rinnovabili. L’obiettivo è quello di generare infrastrutture di ricerca rilevanti per molte applicazioni chiave: sviluppo dei sistemi di comunicazione di quinta (5G) e sesta generazione (6G), con un aumento di un fattore mille della velocità dei dati, con un servizio sicuro, affidabile e a bassa latenza, con un consumo di energia
21. Creazione e potenziamento degli “ecosistemi dell’innovazione”, costruendo “campioni territoriali di R&S”
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inferiore ad oggi; supercalcolo; nuova diagnostica medica, integrazione di biologia con intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e nuovi materiali. La rete di infrastrutture di ricerca consentirà di sostenere l’apertura di nuove traiettorie di sviluppo e innovazione. Ad esempio, nelle scienze della vita, la facility sosterrà lo sviluppo e il test di sensori, dispositivi flessibili e integrabili in abiti o con il corpo umano, algoritmi di intelligenza artificiale per la diagnosi e la prognosi di malattie complesse, e per lo sviluppo di nuovi vaccini, nuove tecnologie ottiche non invasive per differenziare tessuti sani e malati, dando un impulso importante alla “capacità di resilienza” rispetto alle future emergenze sanitarie. In questa infrastruttura saranno integrati didattica avanzata (master e Dottorati innovativi per le imprese e immissione di ricercatori nelle imprese), ricerca, laboratori pubblico-privati e terzo settore, per rafforzare le ricadute sociali ed economiche. La disponibilità di una linea pilota favorirà la partecipazione delle imprese italiane a collaborazioni europee e internazionali su progetti di innovazione ed hub tecnologici. Le infrastrutture duali, là dove rilevanti per la strutturazione degli “innovation ecosystem”, saranno basate su schemi di partnership pubblico-privato, per mobilitare competenze e capitali capaci di valutare la sostenibilità e la fattibilità di ciascuna operazione. La combinazione di garanzie e finanziamenti pubblici con prestiti della Banca Europea degli Investimenti, capitali privati e industriali consentirà la realizzazione e gestione ottimale delle infrastrutture.
Nel dettaglio, il progetto, che riprende e si ispira ad alcune esperienze di successo (come il Polo universitario dell’Università Federico II a San Giovanni a Teduccio), copre un ampio spettro della collaborazione tre impresa ed enti di ricerca: potenziamento delle infrastrutture di ricerca, luoghi di didattica e formazione, soprattutto innovativa come le academies, laboratori multidisciplinari, spazi innovativi misti per ospitare imprese innovative e start-up, luoghi per la contaminazione con il territorio, inclusi gli operatori del terzo settore
Descrizione
Finanziare la creazione di 7 centri attivi in altrettanti domini tecnologici di frontiera attraverso il rafforzamento della dotazione infrastrutturale hardware e software e di personale altamente qualificato. Nel dettaglio:
– Centro Nazionale per l’intelligenza artificiale (l’Istituto avrà sede a Torino)
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia ambiente ed energia.
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia quantum computing.
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l’Idrogeno
– Centro Nazionale di Alta Tecnologia per il Biofarma
– Centro Nazionale Agri-Tech (il Polo Agri-Tech avrà sede a Napoli)
– Centro Nazionale Fintech, (il Polo avrà sede a Milano)
Si prevede che circa la metà degli investimenti saranno localizzati al Sud.
22. Potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali di R&S” su alcune Key Enabling Technologies”
23. Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria
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Descrizione
Finanziare, anche attraverso un processo di riorganizzazione e razionalizzazione, i centri (Centri di Competenza, Digital Innovation Hub, Punti di Innovazione Digitale) incaricati della erogazione alle imprese di servizi tecnologici avanzati e servizi innovativi qualificanti di trasferimento tecnologico.
Oltre al sostegno per il trasferimento tecnologico sono previste risorse PON per 400 milioni in favore di progetti di investimento innovativi per le piccole e medie imprese.
24. Dottorati innovativi per le imprese e immissione di ricercatori nelle imprese
Descrizione
Finanziare il potenziamento delle competenze di alto profilo, in modo particolare nelle aree delle KET’s, attraverso:
– (T1) l’istituzione di programmi di dottorato dedicati, con il contributo e il coinvolgimento delle
imprese, anche favorendo spin-off da ricerca
– (T2) incentivi all’assunzione di ricercatori precari junior da parte delle imprese.
È, inoltre, prevista, in collaborazione con Istituzioni nazionali, la creazione di un hub finalizzato a supportare il trasferimento tecnologico dalla ricerca all’economia reale e la valorizzazione economica della ricerca prodotta dai dottorati industriali, favorendo la creazione di spin-off.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 100 milioni dai progetti PON.
25. Dottorati e ricercatori green e innovazione
Descrizione
È prevista l’attivazione di percorsi di dottorato coerenti con le strategia di ecosostenibilità e di innovazione e digitalizzazione, finanziati con risorse ReactEU per 480 milioni di euro, cui si aggiungono 200 milioni per interventi all’interno dei progetti PON.
Se segnala infine nell’ambito di questa linea di azione su Trasferimento di tecnologia e sostegno all’innovazione” la presenza di un progetto “investimenti innovativi PMI” da 400 milioni di euro all’interno dei PON.
5. INCLUSIONE E COESIONE
Obiettivi generali della missione
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• Rafforzamento delle politiche attive del lavoro e della formazione di occupati e disoccupati.
• Aumento dell’occupazione giovanile di qualità attraverso il rafforzamento del sistema
duale.
• Sostenere l’imprenditoria femminile come strumento di autonomia economica
• Potenziare il servizio civile universale stabilizzando i posti annui.
• Potenziamento della quantità e qualità delle infrastrutture sociali, per minori, anziani non
autosufficienti e persone con disabilità.
• Recupero e rigenerazione di edifici e territori urbani, con particolare attenzione a periferie
e aree interne del paese, per destinarli a un importante gamma di obiettivi:
• Ristrutturazione – e dotazione di investimenti di domotica – di abitazioni da destinare a
percorsi di vita indipendente di anziani non autosufficienti e persone con disabilità;
• Realizzazione di impianti sportivi e parchi urbani attrezzati, che contrastino il degrado urbano, favoriscano la socializzazione dei giovani, e contrastino la marginalizzazione sociale;
• Ampliamento dell’offerta residenziale pubblica e di alloggi a canone calmierato, anche per
studenti (social housing) nonché di abitazioni a prezzi più bassi di quelli di mercato.
• Interventi speciali per la Coesione territoriale mirati alla riduzione dell’impatto della crisi e alla creazione delle condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in ambiti territoriali specifici.
Risorse impiegate nella Missione
Politiche per il lavoro …………………………………………………………………….12,62 mld Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore ……………………10,83 mld Interventi speciali per la coesione territoriale……………………………………..4,18 mld
Questa missione ha un ruolo di grande rilievo nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle competenze e delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne.
Un’attenzione prioritaria è dedicata alle politiche di sostegno all’occupazione e alle transizioni occupazionali, con attenzione alla qualità dei posti di lavoro creati.
Per accompagnare la modernizzazione del sistema economico del Paese e la transizione verso un’economia sostenibile e digitale, si prevede infatti un forte sostegno alla creazione di posti di lavoro, alla formazione e alla riqualificazione dei lavoratori, nonché al reddito durante le transizioni occupazionali (la cassa integrazione e la NASPI sono finanziate in legge di bilancio e la riforma degli ammortizzatori sociali avverrà nel rispetto della sostenibilità finanziaria prevista dalle Country Specific Reccomendations). L’Italia vuole porre rimedio agli scarsi investimenti nelle competenze, e al conseguente rallentamento della transizione verso un’economia basata sulla conoscenza. In questa missione sono quindi previsti investimenti in attività di upskilling, reskilling e life-long learning di lavoratori e imprese, che mirano a far ripartire la crescita della produttività e migliorare la competitività delle PMI e delle microimprese italiane, in ritardo rispetto a quelle degli altri Paesi europei. La formazione e il miglioramento delle competenze, in particolare quelle digitali, tecniche e scientifiche, miglioreranno la mobilità dei lavoratori e forniranno loro le capacità di raccogliere le future sfide del mercato del lavoro poste anche dalle transizioni verde e digitale. Si prevede un
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investimento volto a rafforzare le politiche attive per il lavoro e misure specifiche per favorire l’occupazione giovanile anche attraverso l’apprendistato duale (che unisce formazione e lavoro) e il servizio civile universale. Il potenziamento del servizio civile, attraverso un incremento del numero di giovani che possono accedere a tale opportunità, si accompagna a un innalzamento del livello di qualità dei programmi e progetti in cui i giovani vengono impegnati.
È inoltre introdotto un sostegno specifico all’imprenditorialità femminile, con l’obiettivo di favorire l’indipendenza economica delle donne, e che può costituire un importante contributo per sostenere le donne vittime di violenza, nel loro percorso verso l’autonomia economica.
Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni, le politiche sociali e di sostegno della famiglia devono essere notevolmente rafforzate, inserendole in una programmazione organica, che abbia anche lo scopo di superare i sensibili divari territoriali esistenti, con la finalità di migliorare l’equità sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
A questi scopi concorre in modo determinante la scelta di destinare risorse ingenti alle infrastrutture sociali, funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. Si tratta di interventi finalizzati a favorire la socializzazione, sostenere percorsi di vita indipendente, e a prevenire la istituzionalizzazione, anche attraverso la ristrutturazione di alloggi che sfruttino le tecnologie innovative per superare le barriere fisiche, sensoriali e cognitive che sono di impedimento allo svolgimento autonomo degli atti della vita quotidiana. Questo tipo di progetti saranno affiancati da servizi a valere sui fondi PON. Ne va inoltre sottolineata l’integrazione possibile con le misure di sostegno monetario contenute nel Family Act, con particolare riferimento all’Assegno unico per i figli.
Il potenziamento delle infrastrutture sociali contribuisce a ridurre i forti divari di opportunità di cura che caratterizzano il nostro Paese e che sono alla base dei processi di riproduzione e ampliamento delle disuguaglianze sociali, economiche e territoriali. Attraverso il riconoscimento del valore sociale dell’attività di cura, permetteranno di raggiungere inoltre il duplice obiettivo di alleggerire i carichi di cura tradizionalmente gestiti nella sfera familiare, con una ripartizione fortemente squilibrata fra i generi – stimolando conseguentemente una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro – e favorire una maggiore domanda di lavoro in un settore in cui è più alta la presenza femminile.
Gli interventi di costruzione o ristrutturazione di immobili esistenti (pubblici o privati), destinati ad essere occupati da persone con gravi disabilità o da anziani non autosufficienti si affiancano ad altri interventi di rigenerazione urbana, con importanti ricadute sulla riqualificazione del tessuto urbano, soprattutto periferico, e con un significativo impatto nelle aree interne del paese.
Le politiche di inclusione, prioritariamente dedicate alle fasce più vulnerabili della popolazione, in condizioni di marginalità sociale, sono sostenute attraverso interventi volti a potenziare l’edilizia pubblica residenziale e l’housing temporaneo (come le strutture di accoglienza temporanea per gli individui senza fissa dimora o in difficoltà economica),ma anche
136

l’housing sociale rivolto a offrire alloggi a canone ridotto, ad esempio, a studenti o famiglie monoreddito.
Un ruolo importante è esercitato anche dalla valorizzazione del ruolo della cultura e dello sport per l’inclusione e il benessere sociale.
Nella definizione e implementazione dei progetti a valenza sociale e territoriale di questa missione verrà valorizzato il ruolo degli enti locali e in particolare delle aree metropolitane dove le condizioni di disagio sociale e di vulnerabilità sono più diffuse. Il coinvolgimento degli enti locali è fondamentale per assicurare il finanziamento a regime dei servizi forniti attraverso le strutture e l’operatività di quest’ultime con risorse non a valere sul PNRR, che dovranno, nel corso della programmazione di bilancio dei prossimi anni, essere opportunamente rafforzate.
L’azione pubblica potrà avvalersi del contributo del Terzo Settore anche attraverso la pianificazione in coprogettazione di servizi, che potrà giovarsi della sinergia tra impresa sociale, volontariato e amministrazione, operando così una lettura più penetrante dei disagi e dei bisogni al fine di intercettare le nuove marginalità e fornire servizi più innovativi, in un reciproco scambio di competenze ed esperienze che arricchiranno sia la PA sia il terzo settore.
Il PNRR persegue trasversalmente a tutte le missioni l’obiettivo di riduzione dei divari territoriali. In aggiunta a ciò, la presente missione include alcuni interventi che si focalizzano sul rafforzamento di specifiche azioni mirate alla riduzione dell’impatto della crisi e alla creazione delle condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in specifici ambiti territoriali: il Mezzogiorno, le aree interne del Paese, i territori dei terremoti.
Ridurre i divari tra cittadini e tra territori è una priorità nazionale per un’Italia più unita e più giusta, è la vera opportunità per riavviare uno sviluppo forte e durevole, per riprendere a investire attivando potenziali di crescita e innovazione inespressi, per creare opportunità di lavoro buono, in particolare per i giovani e le donne, nei territori marginali.
La missione si esplicita in 3 linee di azione (componenti) per quanto riguarda gli investimenti:
• Politiche per il lavoro
• Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore
• Interventi speciali per la coesione territoriale
Queste linee di azione, che tengono conto e rispondono alle raccomandazioni della Commissione europea n. 2 per il 2019 e n. 2 per il 2020, saranno accompagnate da una serie di riforme che sostengono e completano l’attuazione degli investimenti.
Contributo della missione alla riduzione dei divari di genere, territoriali e generazionali
Gli interventi previsti in questa missione avranno un forte impatto sulle tre dimensioni orizzontali previste nel Piano: divari di genere, giovani e sud. In particolare le ricadute più forti si avranno, in qualità e quantità, sul tasso di occupazione.

Per quanto riguarda le donne questo avviene prevalentemente con l’investimento in infrastrutture sociali e la progressiva attivazione dei servizi ad essi connessi, che favorisce l’occupazione femminile sia dal punto di vista dell’offerta che della domanda. Allo stesso esito contribuiranno gli interventi a favore dell’imprenditoria femminile. Il riequilibrio territoriale in questo tipo di investimenti avrà l’ulteriore effetto di contribuire a ridurre i divari occupazionali fra nord e sud del paese.
Gli interventi sulle politiche attive del lavoro e sulla formazione, che sono diretti a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro attraverso lo strumento prioritario di una creazione e valorizzazione delle competenze con un forte investimento nelle politiche di istruzione e formazione (apprendistato duale), andranno a vantaggio principale delle nuove generazioni, e, assieme al potenziamento del servizio civile universale, aiuteranno anche ridurre il numero dei Neet, fra i quali pure si registra un divario significativo di genere.
Le misure a sostegno del sud che rafforzano la dotazione dei servizi essenziali e colmano il gap di connettività e digitalizzazione nelle aree marginali sono diretti a aumentare l’attrattività dei territori a maggior rischio di spopolamento, accrescere le opportunità di lavoro e affermare il diritto a restare per le nuove generazioni, migliorare le condizioni di occupabilità delle donne. Mettere in rete Università e imprese innovative innesca virtuosi processi di innovazione tecnologica e sociale nei contesti urbani da rigenerare al Sud ed ha effetti diretti sul capitale umano qualificato di giovani e donne. Valorizzare i beni confiscati alle mafie con il contributo Terzo Settore contribuisce alla creazione di una nuova consapevolezza sociale sui temi del contrasto alla criminalità organizzata.
Gli effetti di questa missione nel suo complesso comporteranno un miglioramento dei seguenti indicatori:
– dotazione di servizi pubblici essenziali nelle aree marginalizzate,
– investimenti in ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno,
– divari territoriali dei tassi di occupazione e di disoccupazione,
– tasso di occupazione femminile, pari al solo 50,1% nel 2019, e di quasi 18 punti percentuali
inferiore a quello maschile,
– gap nel tasso di occupazione fra donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e donne
senza figli: per le prime tale tasso è pari al solo 74,3% delle seconde;
– tasso di disoccupazione giovanile, che è pari al 29,2% per giovani compresi fra i 15-24 anni
di età e al 14,8% per quelli far i 25 e i 34 anni.
– Incidenza dei Neet fra i giovani: pari al 27,9% delle donne e al 19,9% degli uomini.
– Tasso di occupazione al Sud che è pari al 44,8% contro il 67,9% del nord.
– Il saldo migratorio netto dal sud che negli ultimi 20 anni è stato di circa 1 milione di persone
– la quota di 18-24enni italiani che possiede al più un titolo secondario inferiore ed è già
fuori dal sistema di istruzione e formazione è pari al 13,5% (561mila giovani), un valore più elevato del benchmark europeo fissato al 10%

POLITICHE PER IL LAVORO
Obiettivi della componente
• Sostenere i livelli di occupazione, in particolare quella giovanile, attraverso la definizione e l’ampliamento di misure di politica attiva del lavoro a sostegno dell’acquisizione di competenze per l’adattamento ai cambiamenti del mercato del lavoro e per la ricollocazione;
• Far fronte al disallineamento tra le competenze in possesso dei lavoratori e i fabbisogni di competenze delle imprese mediante intese ai diversi livelli di governo e tra le diverse amministrazioni statali e regionali competenti, al fine di garantire l’accesso a una formazione adeguata e di qualità su tutto il territorio nazionale, definendo standard uniformi e rafforzando il sistema di certificazione delle competenze (Piano Nazionale delle Nuove Competenze);
• Far fronte alle esigenze di formazione e lavoro per i giovani con l’apprendistato duale per i giovani;
• Promuovere l’autonomia economica e l’autoimprenditorialità delle donne con il sostegno all’imprenditorialità femminile;
• Sostenere l’attivazione del Servizio Civile Universale per i giovani nella fascia tra i 18 e i 28 anni e l’acquisizione da parte di questi di competenze chiave (soft skills)
Descrizione sintetica della componente
La componente, “politiche per il lavoro”, mira ad accompagnare la trasformazione del mercato del lavoro con adeguati strumenti volti a facilitare le transizioni occupazionali, a migliorare l’occupabilità dei lavoratori, a innalzare il livello delle tutele attraverso la formazione.
L’obiettivo strategico di questa componente è aumentare il tasso di occupazione facilitando le transizioni lavorative dotando le persone di formazione adeguata; ridurre il mismatch di competenze (e quindi affrontare il problema dei NEET); aumentare quantità e qualità dei programmi di formazione continua degli occupati e dei disoccupati.
A tal fine si rivedono le politiche attive del lavoro a partire dall’assegno di ricollocazione per arrivare all’istituzione di un programma nazionale («Garanzia di occupabilità dei lavoratori» – GOL) che prevede un sistema di presa in carico unico dei disoccupati e delle persone in transizione occupazionale che associ la profilazione dei servizi al lavoro alla formazione. Si rafforzano i centri per l’impiego e si integrano con il sistema di istruzione e formazione anche attraverso la rete degli operatori privati. Nello specifico si interverrà nella ridefinizione degli strumenti di presa in carico dei disoccupati con politiche attive che a partire dalla profilazione della persona permettano la costruzione di percorsi personalizzati di riqualificazione delle competenze e di accompagnamento al lavoro. Contestualmente si procederà alla fissazione di standard di formazione per i disoccupati profilati presso i centri per l’impiego e al rafforzamento del sistema della formazione professionale in Italia, promuovendo una rete territoriale dei servizi di istruzione, formazione, lavoro anche attraverso partenariati pubblico-privati, (anche nelle forme di industry accademy). Per i lavoratori occupati è previsto il Fondo nuove competenze al fine di permettere alle aziende di rimodulare l’orario di lavoro dei lavoratori al fine di favorire attività di formazione sulla base di specifici accordi collettivi con le organizzazioni sindacali.

È previsto un progetto di sostegno all’imprenditoria femminile e una misura per stabilizzare l’apprendistato duale che coniuga formazione e lavoro dei giovani. Infine si potenzia il Servizio Civile Universale con l’obiettivo di disporre di un numero più elevato di giovani che, attraverso il Servizio Civile, compiono un percorso di apprendimento non formale, attraverso il quale accrescono le proprie conoscenze e competenze e sono meglio orientati rispetto allo sviluppo della propria vita professionale.
Queste azioni sono volte a promuovere nuove competenze e a favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e si affiancano agli incentivi per le assunzioni attraverso misure di decontribuzione per i datori di lavoro (finanziate in legge di bilancio).
Nel complesso, questi interventi beneficiano di risorse complementari per 1 miliardo e 650 milioni dai progetti PON e 24 miliardi e 650 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Box – riforme
Riforma 1. Politiche attive del lavoro e nuove competenze dei lavoratori. Si vogliono riformare le politiche attive attraverso la piena integrazione dei percorsi di riqualificazione delle competenze a supporto dei lavoratori in transizione occupazionale mediante l’istituzione di un programma nazionale “garanzia di occupabilità dei lavoratori” (GOL). In particolare, si intende potenziare i centri per l’impiego, affinché possano sistematicamente e diffusamente svolgere attività di analisi del fabbisogno di competenze, di costruzione di piani formativi e, quindi, di orientamento e accompagnamento al lavoro in un sistema che coinvolge pubblico e privato. A partire dalla rivisitazione dell’assegno di ricollocazione (già finanziato in legge di bilancio), verrà istituito un sistema di profilazione unico a livello nazionale e un’offerta di servizi che integri la formazione per l’aggiornamento professionale, la riqualificazione o la riconversione, anche attraverso percorsi che consentano di acquisire, tramite riconoscimento dei crediti, qualifiche e diplomi professionali, diplomi di tecnici superiori e lauree professionalizzanti. Le modalità di calcolo delle spese ammissibili, del rimborso a processo e risultato e la relazione con gli operatori privati sono definite a livello nazionale ma il programma sarà gestito in accordo con le regioni. La riforma sarà parzialmente finanziata da ReactEU.
Riforma 2. Il rafforzamento delle politiche attive sarà accompagnato da un intervento strategico nazionale di riorganizzazione della formazione dei lavoratori, occupati e disoccupati. Si procederà al rafforzamento del sistema della formazione professionale in Italia, promuovendo una rete territoriale dei servizi di istruzione, formazione, lavoro anche attraverso partenariati pubblico-privati fino a sviluppare un sistema permanente di formazione (life-long learning, reskilling e upskilling). In stretto coordinamento con le Regioni, l’obiettivo della riforma è di definire gli standard qualitativi per le attività formative che devono essere attivate, in relazione al sistema di profilazione stabilito a livello nazionale. Si propone di fissare standard per la formazione dei beneficiari di strumenti di sostegno al reddito dei disoccupati (NASPI, DIS-COLL), ovvero dei beneficiari del reddito di cittadinanza e di disoccupati di lunga durata, nonché per lavoratori che godono di strumenti straordinari o in deroga di integrazione salariale (CIGS, cassa per cessazione attività, trattamenti in deroga nelle aree di crisi complessa)

Tabella delle risorse della componente
M5C1 – Politiche per il
Lavoro
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Politiche attive del lavoro e
sostegno all’occupazione
0,40
5,60
6,00
1,50
7,50
Politiche attive del lavoro e
formazione
0,40
2,60
3,00
0,50
3,50
Sostegno all’imprenditoria
femminile

0,40
0,40

0,40
Apprendistato duale
Piano nuove competenze
Servizio civile universale
TOTALE
– 0,60 0,60
– 2,00 2,00
– 0,60 1,00 3,00
Fiscalità di vantaggio per il lavoro al sud e nuove assunzioni di giovani e donne
**



4,47
4,47
0,40 0,25 0,65 0,65 –
0,80 5,85 6,65
5,97 12,62
Note:
(b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
Piano nuove competenze. Si svilupperà un sistema permanente di formazione (life-long learning, reskilling e upskilling), attraverso il potenziamento del sistema dei Centri di Formazione Professionale, dei Fondi Interprofessionali (che potranno fare attività di formazione anche per i disoccupati), degli ITS, dei Centri Provinciali di Istruzione per Adulti (CPIA) e delle Università (che potranno anche esse fare corsi per occupati e disoccupati). Si valorizzeranno gli strumenti esistenti che utilizzano modalità di apprendimento duale (IeFP, IFTS, ITS, percorsi professionalizzanti con il coinvolgimento degli Atenei) e si favorirà l’istituzione di partenariati pubblico – privati con l’attivazione di reti sinergiche tra i portatori di interesse, anche nella forma delle industry accademy, in analogia con quanto previsto dalla recente Agenda per le competenze per l’Europa. Per i lavoratori occupati è istituito il Fondo nuove competenze al fine di permettere alle aziende di rimodulare l’orario di lavoro dei lavoratori al fine di favorire attività di formazione sulla base di specifici accordi collettivi con le organizzazioni sindacali. In tal modo, individuato il fabbisogno formativo per la specifica azienda, il settore o il territorio, si assicura l’aggiornamento professionale richiesto mettendo in capo alle risorse del Fondo il costo delle ore trascorse in formazione. Restano a carico delle imprese i costi della formazione (docenti e aule), per i quali è possibile il ricorso ai Fondi interprofessionali. Il Fondo può essere attivato anche per aziende che utilizzano la Cassa integrazione e, quando i trattamenti sono volti a far fronte a ristrutturazioni o crisi strutturali, le attività di formazione promosse sono cruciali per accompagnare processi di ricollocazione della forza lavoro ovvero aiutare la transizione verso nuova occupazione. Questo intervento è parzialmente finanziato da ReactEU per 1 miliardo.

Attività di sostegno all’imprenditoria femminile. Il progetto, nella sua duplice natura, di riforma e di investimento, intende sistematizzare e ridisegnare gli attuali strumenti di sostegno all’avvio e alla realizzazione di progetti aziendali innovativi per imprese a conduzione femminile o prevalente partecipazione femminile già costituite e operanti (digitalizzazione delle linee di produzione, passaggio all’energia verde, ecc.). Allo strumento del “Fondo a sostegno dell’imprenditoria femminile” già previsto in Legge di Bilancio 2021 saranno affiancati misure di accompagnamento (mentoring, supporto tecnico-gestionale, misure per la conciliazione vita-lavoro, ecc.), campagne di comunicazione multimediali ed eventi e azioni di monitoraggio e di valutazione.
Apprendistato duale. Sono previste ulteriori azioni specifiche per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. È previsto il potenziamento del sistema duale con l’obiettivo di rendere sempre più sinergici i sistemi d’istruzione e formazione con il mercato del lavoro, nell’ottica di favorire l’occupabilità dei giovani tramite l’acquisizione di nuove competenze, con la modalità di apprendimento on the job spendibili sul mercato del lavoro. Si punta alla costruzione di percorsi formativi che rispondano alle esigenze dei fabbisogni professionali delle imprese, fornendo al tessuto produttivo le competenze di cui ha bisogno riducendo così il mismatch tra competenze richieste nel mercato del lavoro e quelle in uscita dai percorsi di istruzione e formazione al fine di uscire dalla crisi e agganciare la ripresa.
Servizio civile universale verrà potenziato al fine di incrementare la qualità dei progetti e il numero dei giovani (con un obiettivo pari a 80 mila volontari nel corso del periodo di vigenza del PNRR) coinvolti in attività che contribuiscono al miglioramento della coesione sociale del Paese. Gli obiettivi specifici del Progetto sono i seguenti: disporre di un numero più elevato di giovani che, attraverso il Servizio Civile, compiono un percorso di apprendimento non formale, attraverso il quale accrescono le proprie conoscenze e competenze e sono meglio orientati rispetto allo sviluppo della propria vita professionale; diffondere il valore e l’esperienza della cittadinanza attiva dei giovani come strumento di inclusione e di coesione sociale; realizzare, attraverso i progetti in cui operano i volontari, interventi di valenza sociale più efficaci sui territori, anche intercettando la dimensione della transizione al verde e al digitale; implementare i servizi a favore delle comunità per rendere il Paese più resiliente ma anche per attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi.

INFRASTRUTTURE SOCIALI, FAMIGLIE, COMUNITA’ E TERZO SETTORE
Obiettivi della componente
• Rafforzare le infrastrutture sociali a favore di minori, anziani e persone con disabilità, per migliorarne la qualità della vita, e favorire l’occupazione femminile
• Accelerare i processi di deistituzionalizzazione e di prevenzione della istituzionalizzazione al fine di migliorare l’autonomia delle persone con disabilità e/o non autosufficienti, anche sviluppando soluzioni residenziali ad alta tecnologia (es. domotica);
• Migliorare il sistema di protezione e le azioni di inclusione a favore di persone in condizioni di estrema emarginazione (es. persone senza dimora) e di deprivazione abitativa attraverso una più ampia offerta di strutture e servizi;
• Riconoscere il ruolo dello sport nell’inclusione e integrazione sociale come strumento di contrasto alla marginalizzazione di soggetti e comunità locali;
• Integrare politiche e investimenti nazionali che riguardino sia la disponibilità di case pubbliche e private più accessibili, sia la rigenerazione urbana e territoriale.)
Descrizione sintetica della componente
Questa componente vuole predisporre strumenti attraverso i quali il “sociale” interpella ed orienta le politiche sanitarie, urbanistiche, abitative i servizi per l’infanzia per gli anziani per i soggetti più vulnerabili, quelle della formazione, del lavoro, del sostegno alle famiglie, della sicurezza, della multiculturalità, dell’equità tra i generi.
La finalità è quella di intervenire per evitare l’emergenza che insorge quando non si è riusciti a prevenire i rischi di esclusione.
In particolare questa componente mira ad intercettare e supportare situazioni di fragilità sociale ed economica, sostenere le famiglie e la genitorialità. Una specifica linea d’intervento è pensata per le persone con disabilità o non autosufficienti e prevede l’incremento di infrastrutture (per esempio soluzioni abitative temporanee per persone con gravi disabilità, centri diurni, luoghi di sostegno e socializzazione per gli anziani fragili, case famiglia per il sostegno al disagio minorile) e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza territoriale. Uno degli obiettivi è quello di accelerare il processo di deistituzionalizzazione e prevenire la istituzionalizzazione attraverso percorsi di autonomia accompagnati da servizi integrati di assistenza domiciliare, realizzando anche soluzioni abitative personalizzate e dotate di supporti tecnologici avanzati. Si interviene inoltre con progetti volti ad affrontare le principali vulnerabilità sociali in materia di povertà materiale, disagio abitativo, attraverso il rafforzamento dei servizi sociali, l’adozione di modelli innovativi di presa in carico dei soggetti più fragili e iniziative di housing sociale, anche nei confronti di situazioni più complesse (nuclei familiari in difficoltà temporanea, senza dimora) e potenziando le iniziative di housing sociale.

Per il sostegno alle politiche per l’abitazione a prezzi più bassi (sostenibili) di quelli di mercato (affordable housing) è inoltre immaginato un meccanismo a leva con l’investimento in fondi target che propongono il progetto di social housing.
Un’attenzione particolare è riconosciuta ad interventi di rigenerazione urbana, anche come strumento di supporto all’inclusione soprattutto giovanile, e al recupero del degrado sociale e ambientale. Un ruolo strategico è affidato alla riqualificazione delle strutture sportive, volte a garantire il potenziamento del ruolo dello sport ai fini della inclusione e della integrazione sociale.
Il potenziamento delle infrastrutture sociali previsto in questa componente, con un significativo focus nel Mezzogiorno, appare particolarmente rilevante in relazione all’occupazione femminile e alla liberazione di parte del tempo che le donne dedicano al lavoro di cura.
Box – Interventi di riforma
Accelerazione dell’attuazione della riforma del terzo settore Al completamento della riforma del terzo settore mancano ancora importanti decreti attuativi. Ci si propone di accelerarne l’implementazione e al tempo stesso valutare gli effetti della riforma su tutto il territorio regionale.
Tabella delle risorse della componente
M5C2 – Infrastrutture
sociali, famiglie, comunità e terzo settore
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Servizi socio- assistenziali,
disabilità e marginalità

3,45
3,45
0,38
3,83
Infrastrutture sociali nei Comuni e coinvolgimento del
Terzo Settore

2,50
2,50
0,10
2,60
Percorsi di autonomia per i
disabili

0,50
0,50

0,50
Housing temporaneo e
Stazioni di Posta

0,45
0,45
0,28
0,73

Interventi previsti dal Family
Act ***





Rigenerazione urbana e Housing
sociale
3,30
3,00
6,30

6,30
Rigenerazione urbana
Housing sociale
Sport e – periferie
– 3,50
– 2,80
0,70 0,70 0,70 –
2,80 0,70 3,50 0,50 2,30 2,80
TOTALE
*** Family Act finanziato con 30,5 miliardi stanziati dalla Legge di Bilancio.
Descrizione interventi:
3,30 7,15 10,45
0,38 10,83
1) Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità
-1.1 Infrastrutture sociali a favore di minori, anziani non autosufficienti e persone con disabilità, con particolare attenzione alla prevenzione delle vulnerabilità di famiglie e minori. Complessivamente questo investimento vale 2,5 miliardi di euro nel corso di vigenza del PNRR a cui si aggiungono 100 milioni a valere sul ReactEU. La progettazione è affidata agli Enti locali in sinergia con il Terzo settore, con attenzione alla necessaria perequazione territoriale nella distribuzione di queste infrastrutture.
-1.2 Servizi sociali dedicati alle persone con disabilità, potenziati al fine di sostenere il processo di deistituzionalizzazione e prevenire la istituzionalizzazione, dando supporto all’assistenza domiciliare. Il piano propone la definizione di progetti personalizzati di presa in carico, che individuano le diverse necessità, incrementando i percorsi di accompagnamento verso l’autonomia, anche mediante il sostegno diretto alla ristrutturazione degli alloggi, dotandoli di strumenti tecnologicamente avanzati. Il rafforzamento delle diverse misure di assistenza domiciliare, la correlata attivazione di dispositivi utili a favorire il lavoro a distanza e la riqualificazione professionale dei soggetti con disabilità faciliterà l’accesso al mercato del lavoro.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 200 milioni dai progetti PON.
-1.3 Programmi di housing temporaneo (fino a 24 mesi) per singoli o nuclei familiari in difficoltà estrema con contestuali azioni volte ad agevolare l’uscita dai percorsi di assistenza. Nei centri urbani di più grandi dimensioni, sono previsti progetti dedicati a persone che versano in condizioni di marginalità estrema e senza fissa dimora. Nelle strutture realizzate e dedicate all’accoglienza notturna o temporanea (Stazioni di Posta) opereranno equipe multidisciplinari che prenderanno in carico gli utenti e con un approccio socio sanitario integrato, ne favoriranno l’inserimento nel mondo del lavoro.

Questo intervento beneficia di risorse complementari per 150 milioni dai progetti PON.
2) Rigenerazione urbana e Housing sociale:
-2.1 Interventi promossi dalle Città Metropolitane mirati alla rigenerazione urbana e rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, con particolare attenzione alle periferie. Si propone di contribuire alla riduzione delle difficoltà abitative e insediative con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente ed alla riqualificazione in quartieri privi di servizi. Il piano prevede anche la predisposizione di un “progetto pilota” ad alto impatto strategico per il recupero urbano
– 2.2 Interventi promossi da Comuni destinati alla rigenerazione urbana al fine di ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale. I progetti intervengono sulla qualità e il decoro urbano finalizzando il recupero al miglioramento del contesto sociale e ambientale.
-2.3 Progetti di recupero territoriale e d’incremento della disponibilità di alloggi pubblici, per sostenere le persone vulnerabili e le famiglie a basso reddito e investimenti per ampliare l’offerta di edilizia residenziale pubblica e di alloggi a canone calmierato, anche per studenti (cd. Housing Sociale). Le azioni verranno affiancate da misure per garantire trasparenza, legalità ed equità e si prevede un meccanismo a leva con l’investimento in fondi target che propongono progetti di social housing.
3) Sport e periferie.
Interventi volti alla rigenerazione delle aree periferiche, integrando il recupero urbano con la realizzazione di impianti sportivi. Si tratta di un modello d’intervento di contrasto al degrado urbano attraverso il recupero di infrastrutture sportive e la realizzazione di parchi urbani attrezzati. In tal modo si favorirà lo sport anche come strumento di contrasto all’emarginazione, e di aiuto alla socializzazione, soprattutto tra i giovani.
Si intende agire, in via preferenziale, sulle comunità più indigenti, grazie a misure e interventi coerenti alle politiche e alle strategie a sostegno della transizione verde e digitale, promuovendo le istanze di coesione economica, sociale, territoriale nazionale ed europea, nonchè rafforzando la capacità di resilienza economica e sociale e di mitigazione dell’impatto sociale ed economico della crisi indotta dal perdurare della pandemia da Covid-19.
Questi interventi beneficiano di risorse complementari per 180 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.

INTERVENTI SPECIALI DI COESIONE TERRITORIALE
Obiettivi della componente
Rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne, attraverso misure a supporto del miglioramento dei livelli e della qualità dei servizi scolastici e sanitari e delle infrastrutture sociali, e dell’imprenditoria giovanile, in particolare nel settore turistico e agroalimentare.
Rafforzamento della vocazione internazionale e della propensione alla ricerca e all’innovazione dell’economia e della società del Mezzogiorno, attraverso la creazione di Ecosistemi dell’innovazione in contesti urbani da rigenerare, in grado di rispondere alle sfide poste dalle transizioni gemelli (digitale e verde) nonché al rafforzamento della collaborazione tra imprese, istituzioni e organismi di ricerca e cittadini.
Valorizzazione economica e sociale del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie.
Investimenti per la sostenibilità delle aree colpite dai Terremoti al fine di potenziare le attività economiche, rispettando la vocazione dei territori; favorire la transizione ecologica; dare impulso alla diffusione dell’economia circolare; recuperare la dotazione infrastrutturale in uso o dismessa.
Descrizione sintetica della componente
La terza componente, “Interventi speciali per la Coesione territoriale”, non esaurisce l’obiettivo di riduzione dei divari territoriali, che il PNRR persegue trasversalmente a tutte le missioni, ma si focalizza sul rafforzamento di specifici interventi mirati alla riduzione dell’impatto della crisi e alla creazione delle condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in ambiti territoriali particolari: le aree interne del Paese, i territori colpiti dai terremoti, i contesti urbani da rigenerare mediante l’innovazione tecnologica e sociale nelle regioni del Mezzogiorno.
Nel ventennio della stagnazione italiana la geografia dei divari territoriali si è complicata: accanto alla frattura tra Nord e Sud, in tutto il Paese è aumentata la divergenza tra centri e periferie, tra città e campagne deindustrializzate, tra aree urbane e aree interne. Occorre rafforzare una nuova politica territoriale per la prossimità ai luoghi per rispondere alla nuova connotazione “nazionale” della coesione territoriale, provando a restituire protagonismo ai luoghi marginalizzati dalle politiche pubbliche, che necessitano di una rinnovata attenzione per la garanzia dei servizi essenziali e il rilancio delle vocazioni produttive. Occorre rafforzare le politiche che consentano l’accessibilità e la mobilità nelle aree interne e la possibilità di usufruire di servizi scolastici, sanitari e sociali in linea con il resto del Paese.
In tema di innovazione e ricerca va necessariamente rafforzato il ruolo delle politiche pubbliche nella creazione di contesti che favoriscano la radicazione sul territorio delle Università e la loro prossimità e collaborazione con le imprese locali ed esterne per le attività di ricerca applicata e di trasferimento delle conoscenze. Come enfatizzato nel Piano Sud 2030, la riqualificazione dal punto di vista ambientale e socio-economico delle aree urbane interessate da fenomeni di disagio/degrado è centrale al fine di creare le condizioni per l’insediamento di imprese innovative, per l’attrazione dei talenti e nei processi di trasformazione tecnologica del sistema produttivo del Mezzogiorno. Il Piano Sud 2030, in particolare, individua quale modello di riferimento per la promozione dell’innovazione replicabile in altre regioni meridionali il Polo Universitario di San Giovanni a Teduccio: un’esperienza di riqualificazione urbanistica e di rilancio economico e sociale in un’ottica di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei residenti e di integrazione dei siti riqualificati nel tessuto territoriale di riferimento.

La strategia per il recupero e la riqualificazione dei beni confiscati alle mafie rappresenta un elemento di grande rilievo e simbolicità. Nel Piano Sud 2030 la prevenzione e il contrasto dei fenomeni corruttivi e di criminalità organizzata vengono individuate come aree di intervento prioritarie delle politiche, riconoscendo il valore economico e sociale del riutilizzo dei beni confiscati con particolare riferimento ai territori meridionali.
Interventi di riforma della componente
Riforma 1. Riforme per le aree interne: rafforzamento delle misure a favore e delle aree interne del Paese, attraverso l’erogazione di maggiori servizi, mediante uno specifico rifinanziamento della norma per il potenziamento delle infrastrutture sociali, e l’attuazione di misure a favore dell’imprenditorialità, nonché l’estensione al 2026 del superbonus per i territori colpiti dal sisma
Tabella delle risorse della componente
M5C3 – Interventi speciali di coesione territoriale
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Strategia nazionale per le aree interne

1,50
1,50

1,50
Interventi per le Aree del Terremoto
– 1,78
1,78 1,78 –
Ecosistemi dell’innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati

0,60
0,60

0,60
Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie

0,30
0,30

0,30
TOTALE
– 4,18
4,18
– 4,18 

Descrizione sintetica degli interventi 1.
Strategia nazionale per le aree interne: il rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI), in coerenza con quanto definito nel Piano Sud 2030 e in numerosi interventi normativi nel corso dell’ultimo anno, prevede interventi aggiuntivi per migliorare il livello e la qualità dei servizi scolastici, sanitari e di mobilità, un potenziamento dell’infrastrutturazione sociale, ambientale e digitale (anche attraverso spazi di co-working), nonché misure a sostegno dell’imprenditoria giovanile, in particolare nel settore turistico e agroalimentare, e del reinsediamento abitativo e produttivo. Inoltre si prevede la realizzazione di un’infrastruttura digitale capace di erogare servizi innovativi automatizzati e da remoto che contribuiscano al rafforzamento delle filiere agroalimentari. Obiettivo del rafforzamento della SNAI nel Piano è di incrementare il numero di aree coinvolte nella Strategia, a partire da quelle maggiormente caratterizzate da accesso limitato ai servizi di base, indici di disagio socioeconomico e di
spopolamento.
2. Interventi per le aree dei Terremoti. Si prevede l’ulteriore incentivazione della ricostruzione privata e pubblica (con particolare attenzione ai servizi sociali, agli asili, ai centri di formazione tecnica ed alle scuole), l’efficientamento energetico e l’illuminazione ecosostenibile; il rafforzamento del sistema delle competenze e della formazione, il sostegno alle attività economiche e produttive locali, anche attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali, agroalimentari, il turismo ed i beni culturali, ed il miglioramento della dotazione in termini di infrastrutture di servizi e di trasporto. Questi interventi beneficiano di risorse complementari per 2 miliardi e 950 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
3. Ecosistemi dell’innovazione al Sud, in contesti urbani marginalizzati. Come parte del progetto nazionale previsto nella seconda componente della missione 4, gli interventi per l’innovazione e la trasformazione ecologica e digitale nelle regioni del Sud sono finalizzati a realizzare infrastrutture e laboratori per il trasferimento tecnologico riqualificando il tessuto urbano. Lo scopo è la creazione di nuovi asset infrastrutturali destinati all’attrazione e alla creazione di imprese innovative, al potenziamento del capitale umano altamente qualificato, ad una riqualificazione delle competenze in grado di rispondere alle sfide poste dalle transizioni ecologica e digitale, nonché al rafforzamento della collaborazione tra imprese, istituzioni e organismi di ricerca e cittadini. La scelta è di localizzare tali interventi in contesti urbani da rigenare al Sud, coniugando innovazione tecnologica e innovazione sociale.
4. Valorizzazione dei beni confiscati. Si interviene sulla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, potenziando il lavoro congiunto dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati e dell’Agenzia per la coesione territoriale, con investimenti finalizzati alla restituzione alla collettività dei beni confiscati e al loro utilizzo a fini di sviluppo economico e sociale (inclusa la creazione di posti di lavoro), nonché come presidi di legalità a sostegno di un’economia più trasparente e del contrasto al fenomeno della criminalità organizzata. 

M6 – SALUTE
Obiettivi generali della missione
• Intervenire con azioni di rafforzamento sia del sistema ospedaliero sia, in particolare, della rete dell’assistenza territoriale, al fine di garantire omogenità nella capacità di dare risposte integrate (di natura sanitaria e sociosanitaria), nonché equità di accesso alle cure.
• Rafforzare la resilienza e la tempestività di risposta del sistema sanitario alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie.
• Dare impulso alla sanità digitale, disporre di soluzioni digitali per piani di presa in carico multidisciplinari e multiprofessionali in grado di integrare processi di cura ed assistenza, nonché di supportare la vicinanza e la comunicazione alle persone.
• Promuovere e rafforzare il settore della ricerca scientifica, incrementando le risorse destinate alla ricerca biomedica e sanitaria anche attraverso la promozione di fondi equity e sviluppando le competenze che possano facilitare il trasferimento tecnologico.
• Realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili, con azioni miranti all’all’ammodernamento tecnologico delle strutture ospedaliere con particolare riferimento alle attrezzature di alta tecnologia e ad altri interventi orientati alla digitalizzazione delle strutture sanitarie.
• Rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del Paese di fronte agli impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici.
• Rafforzare la compagine del personale sanitario, anche sotto il profilo formativo al fine sviluppare le competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti del SSN nonché di colmare le carenze relative sia ad alcune figure specialistiche, sia nel campo della medicina generale.
Risorse impiegate nella Missione
Componente 1
Assistenza di prossimità e telemedicina 7,5 miliardi a cui si aggiungono 400 milioni di ReactEU
Componente 2
Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria 10,5 miliardi a cui si aggiungono 1,31 miliardi di ReactEU
Totale della Missione Salute 18 miliardi a cui si aggiungono risorse React UE per 1,71 miliardi, per complessivi 19,72 miliardi 

La pandemia da Covid-19 ha reso evidente il valore universale della salute e la sua natura di bene pubblico fondamentale.
Il Servizio Sanitario Nazionale italiano è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei pochi sistemi che, nel garantire la salute come diritto, riesce a raggiungere adeguati risultati in termini di salute e, al contempo, una spesa sanitaria contenuta.
L’Italia, infatti, si caratterizza per una popolazione con elevata speranza di vita alla nascita (circa 83 anni secondo la rilevazione Istat relativa al 2019) e un tasso di mortalità inferiore (circa 10.5 per mille abitanti) rispetto ai paesi OCSE, e, al tempo stesso, per una spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL relativamente contenuta (pari al 6,5%, contro il 7,8% della media europea, il 9,6% della Germania e il 9,4% della Francia).
FIGURA 2.6.1
: SPESA SANITARIA DEGLI STATI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA
Fonte: statistiche sulla Salute dell’OCSE 2019 (i dati si riferiscono a 2017).
Le dinamiche e i trend del settore individuano nell’invecchiamento della popolazione, e nel conseguente aumento delle cronicità, la sfida più importante che i sistemi sanitari dovranno affrontare. Tale sfida è rilevante anche per il SSN del nostro Paese dove l’incidenza della popolazione anziana sul totale è elevata (23% circa di over 65 e 3,6% circa di over 80); ciò si traduce inevitabilmente, a livello epidemiologico, in una costante crescita dell’incidenza di malattie croniche non trasmissibili, cosi come nel resto del mondo.

Considerato il cambiamento demografico in corso e l’aumento della popolazione anziana, il SSN deve quindi orientarsi sempre di più ad una domanda di salute e a bisogni complessi, che necessitano di una offerta di servizi integrati della rete di assistenza territoriale (sanitaria e socio sanitaria), quale elemento imprescindibile per garantire una risposta assistenziale appropriata ed efficace alle persone.
Il quadro attuale dell’assistenza sanitaria territoriale, tuttavia, mostra elevata frammentarietà e significativi elementi di criticità: in particolare, l’Italia evidenzia un forte ritardo sulla diffusione dell’assistenza domiciliare rispetto agli altri Paesi OCSE (4% pazienti anziani rispetto alla media OCSE del 6%) e un’elevata disomogeneità fra regioni di tutti i servizi residenziali e di prossimità.
La tendenza a razionalizzare i ricoveri ospedalieri inappropriati, già evidente se si considera che tra il 2008 e il 2018 si assiste ad una riduzione del numero di ricoveri del 3,3%, deve essere consolidata e rafforzata. Occorre demandare all’ospedale le attività a maggiore complessità e spostare a livello territoriale le prestazioni meno complesse.
Anche il sistema ospedaliero manifesta ritardi in particolare riguardo alla carenza e formazione del personale, ma anche in termini di vetustà delle apparecchiature tecnologiche e delle dotazioni informatiche, per cui è prioritario prevedere interventi ammodernamento in modo uniforme sul territorio nazionale.
A fronte di tale contesto, il sistema sanitario è giunto, inoltre, alla prova del Covid-19 manifestando elementi di relativa debolezza e in presenza di divario tra regioni un ampio e persistente. La risposta del sistema sanitario all’avanzata della pandemia, infatti, è stata ostacolata da difficoltà nell’approvvigionamento di dispositivi medici e sanitari adeguati, e da carenze dotazione di risorse umane specializzate e di infrastrutture (in particolare tecnologiche e digitali), ma soprattutto da una risposta non sempre adeguata dell’assistenza territoriale e di quella ospedaliera (sebbene quest’ultima abbia mostrato nel complesso una buona capacità di “tenuta”).
Emerge quindi l’esigenza di intervenire con azioni di rafforzamento sia del sistema ospedaliero sia, in particolare, della rete dell’assistenza territoriale: quest’ultima appare, infatti, debole e non omogenea nella capacità di dare risposte integrate (di natura sanitaria e sociosanitaria), non garantendo equità di accesso alle cure e costituendo una delle principali criticità del SSN.
Per supportare lo sviluppo dell’assistenza territoriale e per fronteggiare il futuro fabbisogno di cure la sanità digitale riveste un ruolo cruciale e trasversale. Solo l’1,2% della spesa sanitaria pubblica è destinato a tecnologie digitali 4.0. In termini assoluti, la spesa in sanità digitale in Italia si assesta su 22 € pro capite, contro i 70 € della Danimarca, il paese più virtuoso a livello europeo, mentre il “DESI Index” – Indice di digitalizzazione dell’economia e della società ci vede posizionati al 25° posto in Europa nel 2020. Disporre quindi di soluzioni digitali per piani di presa in carico multidisciplinari e multiprofessionali – in grado di integrare processi di cura ed assistenza, nonché di supportare la vicinanza e la comunicazione alle persone – diventa un fattore fondamentale per sostenere il processo di potenziamento e di omogeneizzazione dei servizi territoriali in tutte le aree del Paese nella fase post emergenziale.

Sul versante della ricerca scientifica, che è uno degli asset strategici del nostro Paese, si rilevano alcune tendenze strutturali su cui è altrettanto importante intervenire: la riduzione dei fondi destinati alla ricerca biomedica e sanitaria; il numero ridotto di brevetti, pur a fronte della crescita delle produzioni scientifiche degli IRCCS; la carenza di capitali di rischio e di competenze che possano facilitare il trasferimento tecnologico.
Infine, ulteriore elemento da affrontare e non più rinviabile per il SSN riguarda il rafforzamento della compagine del personale sanitario, anche sotto il profilo formativo: l’Italia mostra un numero di infermieri inferiore ai Paesi OCSE (5,8 per 1.000 abitanti rispetto alla media europea di 8,8) e, nonostante il numero dei medici sia nel complesso superiore al valore europeo, è necessario colmare le carenze relative sia relativamente ad alcune figure specialistiche (in particolare in anestesia e terapia intensiva, medicina interna, pneumologia, pediatria) sia nel campo della medicina generale. In particolare, occorre rafforzare il ruolo del Ministero della salute e delle regioni nell’attività di programmazione dei fabbisogni formativi.
Per la missione che riguarda la Salute, il PNRR indirizza risorse per il rafforzamento della resilienza e della tempestività di risposta del sistema sanitario alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie. Questo obiettivo viene perseguito in primo luogo attraverso lo sviluppo di una sanità di prossimità, vicina ai bisogni delle persone, ma anche grazie ad una più forte integrazione tra politiche e servizi sanitari e sociali. In secondo luogo, il PNRR punta a rafforzare il settore della ricerca scientifica e a sostenere la sfida dell’innovazione, attraverso l’ammodernamento tecnologico ed il potenziamento dei processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica, sia a livello locale, a supporto del processo di ammodernamento delle aziende, che regionale, sviluppando modelli assistenziali innovativi e digitali. Inoltre, occorrerà accelerare l’evoluzione e il completamento del Fascicolo Sanitario Elettronico, e, non da ultimo, a livello centrale, rafforzare l’infrastruttura tecnologica e la capacità del Ministero della Salute di disporre di strumenti innovativi di analisi dei dati e di simulazione di scenari predittivi in grado di supportare scelte complesse di programmazione sanitaria e di prevenzione.
La missione si concretizza in due componenti per quanto riguarda gli interventi: Ø Assistenza di prossimità e telemedicina
Ø Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria 

Gli interventi saranno caratterizzati da linee di azione coerenti all’interno di un unico progetto di riforma, volte a rafforzare e rendere più sinergica la risposta territoriale e ospedaliera, nonché l’attività di ricerca del SSN:
Ø Promuovere e rafforzare un’assistenza di prossimità, vicina ai bisogni dei cittadini, per consentire un’effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e sociosanitarie, attraverso la definizione di standard qualitativi e quantitativi uniformi, il potenziamento della rete dei servizi distrettuali, nonché il consolidamento di quella ospedaliera ad essa integrata.
Ø Definire un nuovo assetto istituzionale di prevenzione Salute-Ambiente-Clima, secondo l’approccio “One-Health”, per promuovere la salute umana rispetto alle determinanti ambientali e ai loro cambiamenti, in sinergia con lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Ø Riformare il rapporto tra Salute e Ricerca, rivisitando il regime giuridico degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e delle politiche afferenti al Ministero della Salute, sostenere l’attività di ricerca e rafforzare le capacità di risposta del SSN alle emergenze sanitarie, alla transizione epidemiologica e ai fabbisogni sanitari legati al quadro demografico.
Gli investimenti in cui si concretizzano le due componenti della missione Salute sono distribuiti su 4 progetti per un ammontare complessivo di risorse pari a 18 miliardi di euro a cui si aggiungono risorse React UE per 1,71 miliardi, per complessivi 19,72 miliardi.
Salute
19,72
Assistenza di prossimità e telemedicina
158
Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria
7,9
11,82

M6C1 – ASSISTENZA DI PROSSIMITÀ E TELEMEDICINA
Obiettivi della componente
• Potenziare e riorientare il Sistema Sanitario Nazionale verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria;
• Superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali garantendo omogeneità nell’accesso alle cure e nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza – “LEA”;
• Potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità di integrare servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali, per garantire continuità assistenziale, approcci multiprofessionali e multidisciplinari, percorsi integrati ospedale-domicilio a tutta la popolazione;
• Rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del Paese di fronte agli impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici, in una visione “One- Health” e nella evoluzione di “Planetary health”
La componente M6C1, denominata Assistenza di prossimità e telemedicina, è finalizzata a potenziare e riorientare il SSN verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza socio-sanitaria; a superare la frammentazione e il divario strutturale tra i diversi sistemi sanitari regionali garantendo omogeneità nell’accesso alle cure e nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza – “LEA”; a potenziare la prevenzione e l’assistenza territoriale, migliorando la capacità di integrare servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali, per garantire continuità assistenziale, approcci multiprofessionali e multidisciplinari, percorsi integrati ospedale- domicilio a tutta la popolazione; a rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del Paese di fronte agli impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici, in una visione “One- Health” e nella evoluzione di “Planetary health”.
Lo stanziamento totale di questo cluster è pari a 7,5 miliardi a cui si aggiungono 400 milioni di ReactEU 

BOX Riforme
Riforma denominata “Assistenza di prossimità e telemedicina” – sotto riforma “Definire standard strutturali, tecnologici e organizzativi dell’assistenza territoriale” e “Istituire un Sistema Nazionale Prevenzione Salute-Ambiente-Clima (SNPS) con conseguenti atti regolamentari applicativi ed attuativi” che sostengono e accompagnano gli interventi prospettati.
La riforma è trasversale alle due componenti della Missione Salute e si pone come azione preliminare e di accompagnamento a tutti gli interventi in ambito salute.
Con riferimento alla prima componente, la Riforma è finalizzata a Definire standard strutturali, tecnologici e organizzativi dell’assistenza territoriale; la seconda azione di riforma consiste nell’Istituzione di un Sistema Nazionale Prevenzione Salute-Ambiente- Clima (SNPS) con conseguenti atti regolamentari applicativi ed attuativi, funzionale a:
o consentire una effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e sociosanitarie;
o definire un nuovo assetto istituzionale, in grado di gestire la tematica salute- ambiente-clima in sinergia con lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Tabella delle risorse della componente
M6C1 – Assistenza di prossimità e telemedicina
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale

7,00
7,00

7,00
Casa della Comunità e presa in carico della persona

4,00
4,00

4,00
Casa come primo luogo di cura. Assistenza domiciliare

1,00
1,00

1,00
160

Sviluppo delle cure intermedie
TOTALE
– 2,00 2,00 – 2,00
– 7,50 7,50 0,40 7,90
Salute, Ambiente e Clima. Sanità pubblica ecologica

0,50
0,50
0,40
0,90
Note:
(b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
Intervento 1.1 Casa della Comunità e presa in carico delle persone
La carenza di coordinamento negli interventi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali, le disomogeneità regionali presenti nell’offerta dei servizi di assistenza territoriale, soprattutto per le popolazioni che abitano in zone rurali o svantaggiate, costituiscono criticità superabili attraverso l’implementazione di strutture assistenziali di prossimità per le comunità, collocando nello stesso spazio fisico un insieme di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie e sfruttando la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, consentendo anche percorsi di prevenzione, diagnosi e cura per ogni persona con un approccio basato sulle differenze di genere, in tutte le fasi e gli ambienti della vita.
Il Progetto nasce pertanto per potenziare l’integrazione complessiva dei servizi assistenziali socio-sanitari per la promozione della salute e la presa in carico globale della comunità e di tutte le persone, siano esse sane o in presenza di patologie (una o più patologie) e/o cronicità
Per realizzare tale integrazione, il progetto prevede la realizzazione di strutture fisicamente identificabili (“Casa della comunità”), che si qualificano quale punto di riferimento di prossimità e punto di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, socio-sanitaria e sociale per i cittadini, garantendo interventi interdisciplinari attraverso la contiguità spaziale dei servizi e l’integrazione delle comunità di professionisti (équipe multiprofessionali e interdisciplinari) che operano secondo programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e tra servizi sanitari e sociali.
Dal punto di vista operativo, il modello proposto prevede l’identificazione di uno standard di riferimento comune, attraverso il quale distribuire in maniera capillare e omogenea tali strutture su tutto il territorio nazionale, indentificandole quale nodo, facilmente riconoscibile e raggiungibile dalla popolazione di riferimento, all’interno della più ampia rete di offerta dei servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali, e al tempo stesso come parte integrante dei luoghi di vita della comunità locale. In questo senso, con questo intervento si intende definire un atto regolamentare preliminare e action plan entro il 2022, e realizzare entro il 2026 1 Casa della Comunità ogni 24.500 abitanti: si punta a realizzare 2.564 nuove Case della comunità con l’obiettivo di prendere in carico 8 milioni circa di pazienti cronici mono-patologici e 5 milioni circa di pazienti cronici multi- patologici:

Intervento 1.2 Casa come primo luogo di cura. Assistenza domiciliare
L’assistenza domiciliare integrata (ADI) rappresenta oggi il setting assistenziale che meglio risponde ai cambiamenti epidemiologici della popolazione (invecchiamento, aumento della comorbilità e delle patologie croniche) e alle esigenze di sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale. Costituisce un modello di cura alternativo al ricovero ospedaliero, che consente la permanenza a domicilio di persone fragili e con patologie croniche e l’attuazione di percorsi terapeutici integrati dal punto di vista sanitario e sociale, garantendo nel contempo una adeguata socialità e la prossimità della rete dell’assistenza primaria.
Attraverso tale progetto si intende promuovere e rafforzare l’assistenza domiciliare, incrementarne la diffusione e la qualità dell’offerta su tutto il territorio nazionale attraverso la riorganizzazione della gestione dei servizi di cure domiciliari integrate e lo sviluppo e implementazione locale di un modello digitale dell’ADI, che renda fruibile soluzioni e strumenti di telemedicina e connected care, fondamentali per la presa in carico al domicilio, il monitoraggio e la diagnosi a distanza dei pazienti.
In questa prospettiva, il progetto si pone in stretta connessione con la progettualità sopra descritta della “Casa della Comunità”, in quanto nell’ambito della Presa in carico globale che la Casa della Comunità realizza, uno degli strumenti necessari ad una integrata ed efficace gestione delle cronicità, soprattutto per i pazienti cronici anziani, è l’erogazione di prestazioni di assistenza domiciliare integrata con il supporto delle soluzioni tecnologiche e digitali e di telemedicina. L’obiettivo è quello di definire a livello nazione indicazioni per l’erogazione di prestazioni in telemedicina entro il 2022 e di implementare e mettere a regime un nuovo modello ADI entro il 2026, con 575 Centrali di coordinamento attivate, 51.750 medici e altri professionisti nonché 282.425 pazienti con kit technical package attivo.
Risultati attesi: circa 500.000 nuovi pazienti over 65 Presi in Carico (PIC).
Intervento 1.3 Sviluppo delle cure intermedie 

Il progetto mira alla implementazione di presidi sanitari a degenza breve (Ospedali di comunità) che, interconnesse con il sistema dei servizi sanitari e sociali, svolgono una funzione “intermedia” tra il domicilio e il ricovero ospedaliero al fine di sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità che non necessitano di un elevato carico assistenziale e contribuire in modo sostanziale alla riduzione degli accessi impropri alle strutture di ricovero e ai pronto soccorso.
Gli Ospedali di comunità sono, pertanto, strutture che si pongono ad un livello intermedio tra l’assistenza territoriale e l’assistenza ospedaliera, per fornire assistenza a tutti i soggetti che non hanno necessità di ricovero ma di un’assistenza e sorveglianza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio.
Dal punto di vista operativo si prevede di definire entro il 2022 il piano d’azione per realizzare/adeguare le strutture a ospedale di comunità; il progetto si traduce nella realizzazione di posti letto in strutture di ricovero di breve durata (15-20 giorni), secondo uno standard uniforme su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di realizzare e/o adeguare 1 ospedale di comunità ogni 80.000 abitanti – 753 ospedali – entro il 2026.
Intervento 2 Salute ambiente e clima. Sanità pubblica ecologica
Il progetto è finalizzato a rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del Paese di fronte agli impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici, in una visione “One-Health”, e nella evoluzione di “Planetary health”,attraverso un piano di riforme e investimenti che istituisce, sul piano normativo e di dotazioni di infrastrutture e risorse, la rete del “sistema nazionale di prevenzione salute-ambiente e clima, SNPS”, articolata a livello centrale regionale e territoriale, per la piena integrazione con l’esistente Sistema Nazionale per la Protezione ambientale (SNPA).
In particolare, si prevede di realizzare:
§ un Piano di investimenti associato alla riforma strutturale istitutiva del SNPS;
§ Investimenti funzionali allo sviluppo di programmi operativi di attuazione di modelli
integrati in specifici siti contaminati di interesse nazionale
Dal punto di vista operativo si prevede di definire entro il 2022 un Action plan per l’istituzione/rafforzamento di poli di eccellenza e riferimento nazionale della rete SNPS e di poli regionali e istituzioni territoriali della rete SNPS-SNPA; la digitalizzazione della rete SNPS e SNPA; la creazione/rafforzamento di strutture territoriali della rete SNPS-SNPA e eventuali enti pubblici di ricerca; il rafforzamento di strutture sanitarie territoriali e ospedaliere, IRCSS e altri enti di ricerca, per interventi integrati di promozione della salute, sorveglianza attiva e assistenza sanitaria e sistemi di comunicazione partecipativa delle comunità, in specifici siti contaminati di interesse nazionale. Sempre entro il 2022, effettuare la Procedura per assegnazione di Bandi di ricerca triennali nazionali in salute – ambiente-clima.

Si prevede entro il 2026 di riqualificare in infrastrutture, risorse strumentali e umane il 100% delle strutture di riferimento nazionale SNPS e il 50 % (circa. 190) delle strutture SNPS-SNPA.
Si prevede altresì di finanziare 8 borse di studio universitarie in Salute-Ambiente e Clima per 3 cicli; saranno istituiti a) un centro di formazione e aggiornamento in Salute- Ambiente/Clima con 11 percorsi di formazione FAD su tematiche specifiche a carattere prioritario; b) un centro di formazione e aggiornamento in Salute-Ambiente/Clima con 11 progetti di ricerca triennali a carattere nazionale, su tematiche Salute/Ambiente/Clima di carattere prioritario.
Saranno elaboratori programmi operativi per l’attuazione di modelli integrati di intervento salute-ambiente-clima in almeno due siti specifici contaminati di interesse nazionale, con il coinvolgimento di strutture territoriali della rete SNPS-SNPA, strutture sanitarie e ospedaliere, IRCSS e altri enti di ricerca

M6C2 – INNOVAZIONE, RICERCA E DIGITALIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA SANITARIA
Obiettivi della componente
• promuovere e rafforzare il settore della ricerca scientifica, privilegiando la creazione di reti clinico-transnazionali di eccellenza;
• rafforzare i sistemi informativi sanitari e gli strumenti digitali a tutti i livelli del servizio sanitario nazionale;
• valorizzare le risorse umane, attraverso l’ammodernamento degli strumenti e dei contenuti formativi e lo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti del SSN;
• superare le criticità legate alla diffusione limitata e disomogenea della cartella clinica elettronica;
• risolvere il problema relativo all’invecchiamento delle apparecchiature e al basso uso di tecnologie sanitarie negli ospedali, raggiungendo maggiori standard di efficienza e di efficacia
• realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili
• superare la limitata diffusione di strumenti e attività di telemedicina.
La componente M6C2, denominata Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria è finalizzata a promuovere e rafforzare il settore della ricerca scientifica privilegiando la creazione di reti clinico-transnazionali di eccellenza; a rafforzare i sistemi informativi sanitari e gli strumenti digitali a tutti i livelli del SSN; a valorizzare le risorse umane attraverso l’ammodernamento degli strumenti e dei contenuti formativi e lo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti del SSN; a superare le criticità legate alla diffusione limitata e disomogenea della cartella clinica elettronica; a risolvere il problema relativo all’invecchiamento delle apparecchiature e al basso uso di tecnologie sanitarie negli ospedali, raggiungendo maggiori standard di efficienza e di efficacia; a realizzare ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili; a superare la limitata diffusione di strumenti e attività di telemedicina.
Lo stanziamento totale di questo cluster è stato pari a 10,51 miliardi a cui si aggiungono 1,31 miliardi di ReactEU. Questi interventi beneficiano, inoltre, di risorse complementari per 1,01 miliardi dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
BOX Riforme 

Intervento di riforma denominato “Assistenza di prossimità e telemedicina” – sotto riforma “Riorganizzare la rete degli IRCCS per contribuire al miglioramento delle eccellenze SSN”. La riforma è trasversale alle due componenti della Missione Saluteche si pone come azione preliminare e di accompagnamento a tutti gli interventi in ambito salute.
Con riferimento alla seconda componente la riforma è finalizzata a riorganizzare la rete degli IRCCS per contribuire al miglioramento delle eccellenze del SSN, ed in particolare a rivisitare il regime giuridico degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e delle politiche della ricerca afferenti al Ministero della Salute per rafforzare le
capacità di risposta del SSN.
Tabella delle risorse della componente
M6C2 – Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria
Risorse (€/mld)
In essere
(a)
Nuovi (b)
Totale
(c) = (a)+(b)
React EU
(d)
TOTALE NGEU
(c) + (d)
Ammodernamento tecnologico e digitale
5,28 4,73 10,01 –
10,01
Ammodernamento parco tecnologico e digitale ospedaliero
1,41
2,00
3,41

3,41
Ospedali 3,30
2,30 5,60 – 5,60
Fascicolo Sanitario Elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dei dati a livello centrale
0,57
0,43
1,00

1,00
Ricerca e trasferimento
tecnologico e formazione

0,50
0,50
1,31
1,81
Valorizzazione e potenziamento della
– 0,20 0,20 – 0,20 166

ricerca biomedica del SSN
Ecosistema innovativo della salute
TOTALE
– 0,10
5,28 5,23
0,10 0,10

10,51 1,31
11,82
Sviluppo delle competenze tecnico- professionali, digitali e manageriali dei professionisti in sanita

0,20
0,20
1,31
1,51
Note:
(b) include risorse FSC già previste, da finalizzare agli specifici interventi
Descrizione sintetica degli interventi
Intervento 1.1 Ammodernamento parco tecnologico e digitale ospedaliero
Il progetto è finalizzato all’ammodernamento tecnologico degli ospedali in riferimento alle attrezzature di alta tecnologia e ad altri interventi orientati alla digitalizzazione delle strutture sanitarie (sia in termini di processi che di infrastruttura tecnologica e asset informatici). In particolare, l’intervento è orientato a:
– ammodernare gli asset tecnologici in dotazione presso le strutture ospedaliere, sostituendo tutto il parco delle grandi apparecchiature sanitarie vetuste (anzianità maggiore di 5 anni);
– digitalizzare tutti i processi clinico-assistenziali ospedalieri delle strutture sede di DEA di II livello, con particolare riferimento ai sistemi di blocco operatorio, Laboratory Information System, risonanze, servizi di farmacia, pronto soccorso, sistemi di accettazione/dimissione/trasferimento, prescrizione e somministrazione farmaci, diagnostica per immagini, repository e order entry.
Entro marzo 2021 è prevista la produzione di report con la rilevazione fabbisogno delle grandi apparecchiature; sarà adottato entro il 2023 un action plan per la progettazione e pianificazione degli interventi sulle grandi apparecchiature, ivi ricomprendendo la definizione delle procedure di appalto, la stipula contratti con fornitore del servizio e la realizzazione degli interventi;
L’obiettivo è acquistare e collaudare 2.648 grandi apparecchiature sanitarie e digitalizzare 184 strutture sanitarie sede di DEA.

Intervento 1.2 Ospedali
Il progetto intende delineare un percorso di miglioramento strutturale in materia di sicurezza delle strutture ospedaliere, che rivestono un ruolo cruciale e strategico nelle situazioni di emergenza, con l’obiettivo di allinearle alle più moderne normative sismiche a livello internazionale, tenuto anche conto che l’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. All’ospedale, sede tra le più esposte e sensibili in quanto affollata da migliaia di persone aventi capacità reattive diversissime, viene quindi richiesto non solo di resistere senza danni eccessivi alla forza d’urto del sisma, ma anche di continuare a offrire sufficienti livelli di assistenza sanitaria.
Ciò significa che si deve porre una particolare attenzione non solo agli elementi portanti, ma anche a quelli non strutturali e impiantistici, oltre che alla distribuzione delle funzioni e ai flussi, per far sì che possano rimanere pienamente operative le unità ambientali e le apparecchiature necessarie per la gestione delle maxiemergenze.
A tal fine, il Ministero della Salute ha rilevato nel 2020 un fabbisogno complessivo di interventi in materia di antisismica ospedaliera nelle diverse Regioni di circa 10 miliardi e ha individuato 675 interventi finanziabili a valere sulle risorse del Recovery Fund, ripartendo l’ammontare disponibile di 2,3 miliardi di euro in misura proporzionale tra le Regioni per quota di accesso.
Il periodo di esecuzione previsto è 2021-2026. Sarà elaborato entro il 2022 un action plan per l’avvio delle procedure e dei cantieri di lavoro al fine di completare 675 interventi di antisismica entro il 2026.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 680 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.
Intervento 1.3 Fascicolo Sanitario elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dei dati a livello centrale
Il progetto è finalizzato a realizzare interventi regionali per l’evoluzione, il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), anche ampliandone gli strumenti (es. IoT, app) che abilitino la raccolta di nuove informazioni su base volontaria da parte del cittadino (es. abitudini e stili di vita).
Il progetto intende inoltre potenziare e ampliare a livello centrale il Sistema Informativo Sanitario nazionale, in termini di evoluzione e ammodernamento dell’infrastruttura, dei sistemi di costruzione, raccolta e analisi delle informazioni sanitarie e non sanitarie, con particolare riferimento al completamento del percorso in atto di costruzione di strumenti simulativi e predittivi del fabbisogno di salute della popolazione.

E’ prevista entro il 2021 la predisposizione di piani regionali e della pubblica amministrazione centrale per il rafforzamento del FSE ed entro il 2022 il completamento di studi di fattibilità per la realizzazione dei nuovi flussi a livello nazionale e regionale. Entro il 2026 si prevede 1 miliardo di documenti digitalizzati.
L’obiettivo è anche quello di implementare entro il 2024 2 nuovi flussi informativi a livello nazionale e regionale; di implementare entro il 2026 l’infrastruttura tecnologica e applicativa del Ministero della salute e attivare la piattaforma e portale Open Data; di realizzare ed integrare, sempre entro il 2026, un modello predittivo su dati di real world.
Intervento 2.1 Valorizzazione e potenziamento della ricerca biomedica del SSN Il progetto è finalizzato a realizzare due tipologie di interventi:
§ finanziamento di progetti di PoC (Proof of Concept), per complessivi 100 mln, attraverso cui ridurre il gap fra risultati della ricerca e applicazione industriale e sostenere lo sviluppo di tecnologie con un basso grado di maturità tecnologica, nonchè favorirne il trasferimento tecnologico verso l’industria. Vengono quindi rese disponibili risorse finanziarie a breve termine per realizzare esperimenti che dimostrino la fattibilità di una tecnologia o del concept di un prodotto, per:
a. costruire/migliorare un prototipo per prepararne la commercializzazione;
b. verificare la fattibilità commerciale o effettuare test per lo scale-up;
c. dimostrare la mitigazione del rischio per un potenziale investitore/industria o licenziatario, nel caso esista un brevetto;
d. affrontare e superare uno specifico gap identificato dall’industria e che ne ostacola l’attrattività per gli investitori;
§ finanziamento di programmi/progetti di ricerca finalizzata in materia di malattie rare e tumori rari. Queste patologie, ad alta complessità biomedica e spesso ad espressione multiorgano, necessitano della convergenza di elevata competenza clinica e di avanzate attività diagnostiche e di ricerca e richiedono tecnologie di eccellenza e il coordinamento di reti collaborative a livello nazionale ed europeo. Al fine di rafforzare la capacità di risposta dei centri di eccellenza presenti in Italia, si intende lanciare un programma di ricerca con un finanziamento dedicato per complessivi 100 mln, al fine di sviluppare terapie mirate in grado di fornire risposte concrete ai bisogni di salute dei cittadini affetti da patologie rare.
È prevista entro il 2023 la definizione di una procedura selettiva biennale per l’assegnazione dei voucher per il sostegno al trasferimento tecnologico ed entro il 2026 la procedura ad evidenza pubblica per la ricerca finalizzata in materia di malattie rare e tumori rari.

Si prevede di effettuare 2 bandi da 50 milioni per assegnare voucher per progetti di PoC (Proof of Concept) entro il 2023 per un valore complessivo di 100 milioni e, sempre entro il 2023, con due bandi da 50 milioni, l’assegnazione di finanziamenti per programmi/progetti di ricerca finalizzata in materia di malattie rare e tumori rari per un valore complessivo di 100 milioni.
Intervento 2.2 Ecosistema innovativo della salute
L’intervento si propone di sviluppare un ecosistema per l’innovazione nell’Area “Salute” così come individuata dal Programma Nazionale per la Ricerca (PNR) e dalla Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI). L’elemento innovativo nel metodo di approccio risiede nella funzione strutturata di “regia” e condivisione per determinare le priorità di intervento, le Traiettorie Tecnologie e dei Domini cui orientare l’azione, nello specifico contestuale e di fase attuativa.
La finalità è quella di generare con continuità nuove occasioni di innovazione, sviluppo e occupazione qualificata nell’Area Salute, anche attraverso partenariati pubblico-privati, mediante la collaborazione virtuosa tra Sistema Sanitario, Università, Incubatori d’impresa, Centri di ricerca, Grandi Imprese, PMI ed altri soggetti del mondo produttivo, della ricerca e degli Investitori istituzionali, finalizzata al consolidamento della catena dell’innovazione a cui agganciare lo sviluppo competitivo dell’Ecosistema Salute e in quest’ambito del SSN.
Il programma coglie la necessità di valorizzare la specificità e la complessità dell’innovazione nelle scienze della vita in ordine ai temi della proprietà intellettuale, alla dilatazione dei tempi della ricerca, alla complessità regolatoria e alle implicazioni etiche. Si svilupperà comunque in coerenza e collaborazione con i programmi di ecosistema della ricerca proposti dal MUR e di trasferimento tecnologico proposti dal MISE, anche attraverso iniziative congiunte.
Il progetto si pone in continuità con Piano Operativo Salute (POS) in fase di implementazione da parte del Ministero della Salute, che prevede la realizzazione di Hub Lifescience, ovvero infrastrutture dedicate alla ricerca pubblica-privata, all’attrazione di iniziative imprenditoriali innovative, al trasferimento tecnologico e allo sviluppo di servizi e attività per l’open innovation, anche grazie ad iniziative di partnership pubblico-private. Le risorse messe a disposizione dal Recovery Plan, pertanto, saranno rese disponibili a ciascun Hub per la realizzazione un progetto finalizzato su una linea specifica di ricerca e trasferimento tecnologico.
E’ programmata l’elaborazione entro il 2023 di un action plan per la realizzazione di una rete di centri per il il trasferimento tecnologico dedicata alle scienze della vita e alla salute con i soggetti attivi nel campo a livello regionale e territoriale, negli IRCCS, in partnership pubblico/privato, in ambito universitario o di iniziativa privata e sempre entro il 2023 l’elaborazione di un action plan per il rafforzamento della rete nazionale di infrastrutture innovative specializzate – HUB Scienze della Vita avviata dal Ministero della Salute nell’ambito del POS – Piano Operativo Salute.

E’ prevista la realizzazione entro il 2026 di almeno 3 azioni con co-finanziamento di 40 milioni destinato a Centri per il trasferimento tecnologico e di almeno 3 progetti Nord- Centro-Sud con co-finanziamento di 60 milioni per il rafforzamento degli Hub Lifescience.
Investimento 2.3 Sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti in sanità
Il progetto è finalizzato a rafforzare l’attività formativa lungo tre direttrici:
– aumentare le borse di studio e il corso di formazione specifica in medicina generale, garantendo il completamento di tre cicli formativi triennali;
– avviare un piano di formazione straordinario di tutto il personale ospedaliero della dirigenza medica e non medica ed il personale infermieristico e tecnico del SSN in materia di infezioni ospedaliere;
– attivare un percorso di formazione dei ruoli apicali degli Enti del SSN e delle sue macro-articolazioni organizzative (Direttori generali, sanitario, amministrativo delle aziende, direttore dei distretti, dei dipartimenti, dei presidi ospedalieri, nonché collegio sindacale e Organismo di Vigilanza), ai fini dell’acquisizione delle necessarie competenze e capacità manageriali per affrontare le sfide sanitarie attuali e future in un’ottica integrata, sostenibile, innovativa, flessibile ed orientata al risultato.
E’ programmata l’adozione di un action plan per la definizione dei fabbisogni delle borse di studio per il corso di formazione specifica in MMG per ciascuno dei trienni formativi 2021-2024, 2022-2025, 2023-2026.
E’ programmata l’adozione entro il 2023 di un action plan per la realizzazione dei percorsi formativi per i ruoli apicali e per il personale del SSN.
L’obiettivo è erogare e completare 900 borse di studio per il corso di formazione specifica in medicina generale per ciascuno degli anni 2024, 2025, 2026; erogare corsi di formazione tecnico-manageriale entro il 2025 a almeno 5.000 operatori dei ruoli apicali ed erogare corsi di formazione straordinaria in materia di infezioni ospedaliere entro il 2026 ad almento 200.000 dipendenti del SSN.
Questo intervento beneficia di risorse complementari per 330 milioni dagli stanziamenti della Legge di Bilancio.

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