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PICCOLI DETTAGLI SCOMODI DELLA VITA DI SCOTELLARO

Lettere lucane

Ogni tanto rileggo l’intervista che Raffaele Nigro fece a Tommaso Pedio come introduzione a “Lettere a Tommaso Pedio” (Osanna, 1986) di Rocco Scotellaro. Mi piace rileggerla perché Pedio, che fu vero amico di Scotellaro, in quest’intervista lo racconta senza mitologie. Tra i tanti dettagli, vi emerge anche uno Scotellaro proto-garantista. Era infatti accaduto che il segretario di Matera della Federazione giovanile socialista non desse conto di un ammanco di 67.000 lire. Il segretario regionale del Partito socialista, Vincenzo Torrio, trovò la cosa imperdonabile, e pretese dal partito che il giovane venisse denunciato. Ma a opporsi fu proprio Scotellaro, che si rivolse a Torrio con queste parole: “Ma vuoi veramente ricorrere, Vincenzo, vecchio socialista come sei, al magistrato?” Torrio insistette, ma fu messo in minoranza da Scotellaro, che aveva un grande seguito. Scotellaro sosteneva che non bisognasse rivolgersi alla giustizia borghese. Concluse Pedio: “Ci limitammo ad allontanare dal partito questo compagno che poi fece lo stesso carriera”. Ma altre due annotazioni mi hanno sempre colpito di quest’intervista. La prima: “A Rocco piaceva il vino, beveva forte negli ultimi tempi” (riferito a un ricordo del ’44). La seconda, ancora più demitizzante (riferita a un ultimo incontro nei primi anni ‘50): “Mi sembrò un uomo diverso. Non aveva più gli interessi di un tempo”. E poi, sibillino: “Armento, Bertoldo, erano nomi che ricorrevano in questo nostro ultimo incontro, ma c’era il fantasma della ‘ figlia del trainante’. La donna non apparteneva più all’uomo che ora viveva e lavorava a Portici. Era una figura lontana, richiamata con nostalgia e con noncuranza contemporaneamente. Non capivo se c’era rimpianto o distacco dal mondo del passato”. Eh sì, era cambiato il nostro Rocchino: voleva crescere, andare via. La Basilicata gli aveva fatto male. O questo non si può dire?

diconsoli@lecronache.info

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