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UN FONDO DOVE RACCOGLIERE LE LETTERE DEI LUCANI

Lettere lucane

Quando eravamo in Svizzera, i miei genitori ogni tanto scrivevano lettere ai loro genitori – e io pagherei oro per leggerle, quelle lettere ormai perdute. Li ricordo seduti al tavolo, concentrati, con la penna in mano, in imbarazzo per un gesto – scrivere – per loro inconsueto; e ricordo le loro grafie, certi svolazzi vanitosi. Un tempo per comunicare un sentimento s’impiegavano giorni; e, per ricevere una risposta, potevano passare settimane. Oggi avviene tutto velocemente grazie a Messenger e WhatsApp. Non so cosa l’umanità abbia perso eliminando l’attesa e il silenzio nel dialogo tra le persone, ma ho il sospetto che comunicare ogni cosa simultaneamente porti a una sorta di logoramento dei rapporti. E allora mi è venuta questa idea, e chissà che qualcuno, risvegliandosi dal rumore di sottofondo di questo eterno presente, non s’innamori della proposta. Si tratta di questo. Sarebbe bello creare un Fondo dove raccogliere su base volontaria lettere scritte da lucani in ogni dove e in ogni tempo, e poi trascriverle, digitalizzarle e catalogarle. Sarebbe anche utile contestualizzare le lettere, fornire dati e informazioni per poterle interpretare al meglio. Questo Fondo potrebbe anche essere un luogo straordinario dove custodire ed esporre le lettere più belle, preziose e suggestive – e dove organizzare incontri sul concetto di lettera, epistola, messaggio, ecc. Ma sarebbe principalmente un modo per dare una casa a un patrimonio identitario estremamente prezioso, e che ora in gran parte è affidato alla cura incerta dei privati. Perché nelle lettere troveremmo ogni cosa più intima della nostra storia – amore e morte, dolore e felicità, ecc. – e sarebbe un modo per capire come eravamo, cosa provavamo, come siamo cambiati. Chissà che qualcuno non la faccia per davvero, questa Casa delle lettere dei lucani.

diconsoli@lecronache.info

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