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«CON BARDI È MORTA LA POLITICA, IN CONSIGLIO SOLO PICCOLA BOTTEGA»

Marcello Pittella a tutto tondo: dalla gestione «pessima del Covid e della sanità» al Recovery fund, passando per il petrolio

Posato, ma allo stesso tempo deciso e sicuro. L’ex Governatore Marcello Pittella si concede a Cronache come sempre preparato sui temi centrali che attraversano in queste ore la regione. Una chiacchierata a tutto tondo che ha spiazzato dalla gestione della pandemia al Recovery Fund.


È da tempo che da queste colonne evidenziamo come la gestione della pandemia in regione abbia lasciato molto a desiderare. Dai tremila tamponi al giorno promessi dal Governatore Bardi che restano solo un miraggio, passando per la disfatta del “dono del Qatar”, fino ad arrivare alla questione dei vaccini antinfluenzali con “priorità” Policoro. Tra l’altro i numeri ci dicono che la spesa lucana per contagiato risulta tra le più alte d’Italia. Ma non solo, anche il tasso di letalità regionale è superiore al dato nazionale. Una gestione non proprio rose e fiori consigliere…

«Una gestione pessima direi. Ho più volte tuonato su questo argomento arrivando a chiedere le dimissioni del Direttore Esposito che é anche a capo della task force. Le criticità sono su tutti i livelli: manca il piano pandemico, è mancata tra le due fasi la tempestiva programmazione, é mancato l’approvvigionamento dei vaccini, manca il raccordo con i medici di base, abbiamo constato come gli ospedali da luoghi di cura siano stati origine di contagio, per non parlare dello stop insopportabile delle attività ordinarie. Il Quatar é davvero solo una pagliuzza rispetto alla trave che ci hanno conficcato negli occhi. Se dovessi dare un voto darei 3. E quel che é peggio é che non si é ravvisata l’esigenza del governo regionale e dei suoi tecnici di mettere in campo iniziative interistituzionali che coinvolgessero tutti coloro i quali sono stati in trincea, dai sindaci, ai medici, ai sindacati. E’ una sorta di allergia al confronto e all’ascolto quella di Bardi».

Andando oltre l’emergenza pandemica. La sanità e’ forse il tasto dolente della nuova governace in Regione. A fine ottobre, per esempio, ancora mancava il piano per il recupero delle liste d’attesa, come sollecitato dalla Corte dei Conti. Senza dimenticare il crollo delle prestazioni specialistiche che vede le Basilicata “trionfare” con il triste primato in Italia. Consigliere, sono numeri, i numeri non mentono. Cosa non sta funzionando e come si può porre rimedio?

«Non c’è la visione del sistema sanitario e della nuova mission della sanità ospedaliera e territoriale. Purtroppo, non c’è alcuna iniziativa che prova a tenere insieme territorio ed ospedali, come faticosamente stavamo provando a mettere in piedi noi con il disegno di riorganizzazione. Tra l’altro, nonostante in questa fase siano caduti i limiti che c’erano nel recente passato, non si é messo in piedi nessun piano di rafforzamento dei presidi. Ma tant’è».

Le riconosciamo grandi doti di onestà intellettuale. Senza filtro e sicuri di una sua risposta sincera, ci consenta di chiederle: ma la situazione che la sanità lucana vive oggi non è un po’ dovuta da quanto il centro destra ha ereditato?

«Sul piano economico assolutamente no perché abbiamo lasciato il segno più e la Regione era benchmark in Italia; netto no anche sulla visione. Noi abbiamo lasciato una prima bozza di riforma basata sul modello “hub and spoke”, ossia la relazione tra territorio e centro. Non é quella che oggi viene evocata dagli esperti come la ricetta giusta? Noi lo immaginammo per evitare la chiusura degli ospedali, che in quegli anni erano minacciati da leggi nazionali stringenti. Se ci sono stati problemi nella gestione della emergenza é semplicemente perché l’approccio é stato superficiale e basato su una scarsa conoscenza. Ed aggiungo, ma se per qualcuno che governa la colpa é del passato, perché si muovono con tanta sciatteria ed inerzia e non si mettono a lavorare sul serio? Delle due l’una. Non le pare?»

Cambiando tema, ma riallacciandoci a ciò che non sta funzionando in questo governo regionale e ai rimedi possibili, da qualche tempo, anche se ultimamente ci pare meno convintamente, ha rappresentato la necessità di allargare il confronto su temi strategici anche alla minoranza. In qualche modo mettendo a sistema le esperienze. Ma pare che questa sua apertura non solo e’ rimasta inascoltata, ma che addirittura abbia quasi infastidito qualcuno…

«Complimenti perché é uno dei pochi che se n’è accorto. Il dialogo con le minoranze é essenziale ma non c’è politica in consiglio e non c’è cultura istituzionale. Io avrei fatto diversamente…ma non mi faccia dire».

A proposito di condivisione. Oltre all’emergenza sanitaria il tema del momento e’ il Recovery Fund. Oggi in Consiglio regionale si voterà una proposta di Italia Viva per l’istituzione di una Commissione speciale e una risoluzione del Pd, anche a sua firma, su una sorta di cabina di regia da istituire per lo scopo. Ci spieghi la vostra idea sul Recovery Fund, la proposta che discuterete in Consiglio e se pensa che la risoluzione passerà.

«Non mi stupirebbe se la risoluzione venisse bocciata dalla maggioranza. Il vero limite é che molti consiglieri che presumono di guidare la politica in consiglio hanno come primo interesse quello di occuparsi della piccola gestione, non si pongono mica il tema di costruire visione. Visione. Il recovery Fund può essere lo strumento per realizzarne una. Ma non c’è. Le schede della Basilicata sono un elenco, recuperato qui e lì, e collazionato senza criterio. Non si individua una linea strategica sulla quale scommettere: economia verde? Rilancio di Matera? Vista l’eredità… turismo? Nuove fragilità e povertà? Non c’è una parola. Si lancia lo spot dicendo che il Recovery é importante, ma non si lavora, né ci si confronta con i soggetti organizzati del territorio. C’è solo piccola bottega… modifica della legge sull’Arlab, sul garante per l’infanzia. Ma in quali mani siamo capitati? Consegneremo la Regione al baratro».

Dicevamo del Consiglio di oggi. Tra i suoi “tifosi” nel recente passato c’erano i Cicala. Oggi a capo della Lega in Basilicata. Da uomo delle Istituzioni, non le chiediamo di commentare la gestione spesso incespicante della Presidenza del Consiglio. Ma una considerazione sul teatrino della penultima assise ce la deve concedere. Il presidente Cicala ha ancora la credibilità, per ricoprire il ruolo in maniera terza?

«Per sincerità. Non ha mai ricoperto un ruolo terzo, per quanto si sia sforzato. Manca la vera scuola politica. Sono troppe le ingenuità che pure in buona fede si commettono, ma che non sono consentite. Se fossi Cicala e volessi diventare il paladino di un’area, purtroppo non essendolo, non mi farei chiedere le dimissioni, ma le consegnerei e mi metterei nel banco del consiglio e da lì rappresenterei le ragioni di un territorio».

Torniamo al merito. Cosa pensa di questo emendamento sulla gestione delle risorse rinvenienti dall’estrazione petrolifera? È inutile oppure se ne può discutere certamente con modi e tempi differenti da quelli proposti da Cicala?

«Per la verità sarebbe opportuno rivedere nel complesso la legge ‘40, se avessimo maturità politica e consapevolezza delle difficoltà che gli enti locali vivono. Ma vi pare che un comune incassa una enormità di risorse che non sa come spendere e il comune vicino non ha quelle minime? Responsabilità vuole che ci sia equilibrio e questo puó garantirlo solo la Regione, sottraendo il tema ad uno scontro campanilistico. Questa é la sfida. Ma non nutro molte speranze».

Un’ultima considerazione ancora sul petrolio. I suoi colleghi di minoranza nei giorni scorsi hanno accusato Bardi di essere in qualche modo benevolo con Eni e Total. La pensa anche lei così?

«Bé questo governo regionale non ha ancora rinegoziato con Eni a distanza di più di un anno dalla scadenza degli accordi. Né fa nulla per aprire una vertenza nazionale. Dove sono finiti il patto di sito, le compensazioni e l’economia indotta. Come dovrei pensarla? Come credo la pensino i lucani dinanzi a queste evidenze».

Un’ultima domanda. Ieri il Commissario Del Pd, Stefano si é dimesso. Cosa succederà a questo punto? Si apriranno di nuove faide?

«Anzitutto un grazie a Dario per lo sforzo compiuto con disponibilità e competenza in un momento delicato per il Pd in Basilicata. Il partito non ha bisogno più di faide. Sono quelle che hanno portato Bardi alla Regione. Ora, senza giri di parole, si vada a congresso… Covid permettendo».


Di Massimo Dellapenna

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